Le vie di Cristo

Gesu Cristo, la spiritualità e la terra:
Le vie di Gesù Cristo, i suoi contributi alla coscienza umana e ai cambiamenti dell’umanità sulla terra:  una pagina informativa indipendente con  nuovi punti di vista di molti   campi di studio e di esperienza; con indicazioni pratiche per lo sviluppo personale.

 http://www.ways-of-christ.com/it

 

Le vie di Cristo nella coscienza umana e del mondo.

Indice di tutte le parti

La prima parte: capitoli sui passi dei Vangeli:

1.  INTRODUZIONE al senso e all’uso di questo testo, con indicazioni metodologiche sulla meditazione ecc.; 
Le nostre pagine e le diversi correnti teologiche nella storia della Chiesa
2.  „In principio era il verbo" e „Il verbo si è fatto carne...
3.  Gesù di Nazareth: la sua nascita
4.  Si trova qualcosa di significativo negli anni della gioventù di Gesù?
5.  Una nota a margine sulla disputa dei „due Gesù bambini"
6.  Giovanni battista e il battesimo nel Giordano
7.  Il silenzio nel deserto
8.  Le tentazioni
9.  Le nozze di Cana
10.(Punti di vista sulla sessualità, sulla simpatia, sulla capacità di comprensione e sull’amore)
11.Il „santo zelo" (e alcuni punti di vista sulle emozioni)
12.Sul discorso della montagna (Matteo 5; con punti di vista sulla ragione)
13.La trasfigurazione di Cristo sul Monte Tabor (Matteo 17)
14.La questione dei „miracoli"
15.La resurrezione di Lazzaro

16.„le pecorelle"
17.Cristo e la lavanda dei piedi; e l’unzione di Gesù da parte di Maria di Betania
18.L’ultima cena, la cattura e la flagellazione
19.La corona di spine e le ultime parole ai discepoli
20.Crocifissione e sepoltura
21.Il sepolcro vuoto, la „discesa negli inferi", „l’ascesa al Paradiso"
22.La resurrezione
23."L’ascensione"
24.L’evento della Pentecoste
25.Un’immagine di Gesù

2. Parte: i passi della rivelazione di Giovanni

26. La rivelazione di Giovanni (apocalisse)
27. Come comportarsi con le profezie
28. Sul contenuto dell’apocalisse di Giovanni: "Le sette chiese" (con pagina extra sulle chiese contemporanee)
--   Le ispirazioni e le chiese
29. I sette sigilli
30. Le sette trombe
31. I "sette tuoni" e i due profeti
32. La donna e il drago
33. Il mostro dalle sette teste che sale dal mare
34. La bestia che sale dalla terra
35. Gli "ultimi sette flagelli" e la caduta di Babilonia; il ritorno di Cristo
36. Il (vero) "regno dei mille anni"
37. Il "nuovo cielo, la nuova terra e la nuova Gerusalemme"

38. Capitolo conclusivo: la cristianità
39. Tavola: un atteggiamento cristiano – "Nel mondo, ma non ‘fuori dal mondo’, una "terza via"

3. Parte: 11 capitoli su vari temi e questioni della vita

9.  Una preghiera per la pace, la vita e la terra
2.  Principi dei valori etici
5.  Una breve correzione a proposito delle "moderne rivelazioni" e del "tutto su Gesù" odierni
6.  Scienza naturale e fede in Dio
--   La consapevolezza, il cervello e il libero arbitrio.
7.  Gesù e le questioni nutrizionali
8.  Gesù Cristo e la guarigione – anche oggi
9b.A proposito della benedizione cristiana
9c.Lamentarsi: un elemento possibile della pratica cristiana
9d.Un percorso cristiano per affrontare gli avvenimenti della vita
10.Punti di vista cristiani per l’economia e le questioni sociali
11.Punti di vista cristiani per la società e la politica
12.Filosofia e Cristianesimo – Commento al discorso di Habermas "Glaube und Wissen" ("Fede e sapere")
15.Punti di vista cristiani generali relativi alle questioni ecologiche 
16.La vita non nata

Parte 4: Vecchio Testamento, e contributi al dialogo con le altre religioni

1.  Il Vecchio Testamento, la religione ebraica (giudaismo), e Gesù Cristo
1b.Zaratustra
3.  Gesù Cristo e l’Islam
--   Informazioni:  Gesù Cristo, il taoismo e il confucianesimo.
4.  Gesù Cristo e il Buddismo
4b.Informazioni su:  Gesù Cristo e l’Induismo
14.Punti di vista generali sulle religioni naturali

0.  La religione come „ri-unione" dell’uomo con Dio – sulle vie di Gesù Cristo

Aiuto per l’autoesame del lavoro con i testi principali de Le vie di Cristo
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La prima parte: capitoli sui passi dei Vangeli:

INTRODUZIONE al senso e all’uso di questo testo

Da duemila anni – con le profezie avvenute in precedenza, qualche migliaio di anni in più – gli esseri umani sono sempre garanti delle loro diverse esperienze dirette con Gesù Cristo. Nonostante caratteri diversi, diverse religioni, ambiente filosofico o scientifico, mostrano indipendentemente una dall’altra qualcosa in comune. Ognuna parla dell’attuale realtà di Cristo; in parte anche della possibilità di qualcos’altro e del prepararsi ad una tale esperienza; delle nuove capacità che da 2000 anni sono entrate nello sviluppo dell’umanità e che non sono da intendere solo in senso di mediazione storico-culturale superficiale. Questi passi di„crescita" non solo teorici, ma anche pratici da seguire vengono analizzati esattamente in modo nuovo uno dopo l’altro. Seguendo i passi che Gesù stesso ha percorsosi può comprendere il loro significato per diversi ambiti della vita.

Nel XII secolo l’abate Gioaccchino de Fiore profetizzò un’ „Era dello Spirito Santo", in cui questo tipo di rapporto con Dio, del singolo indipendente dalle istituzioni, sarebbe divenuto un bene comune. Oggi si diffondono nel mondo vari tentativi, che non solo cercano una tale forma di Cristo nell’uomo, ma che vedono anche l’individuo come una cellula che acquista coscienza nel „corpo di Cristo". In parte a questo legati, „il ritorno di Cristo" e „l’apocalisse" come eventi universali fanno riferimento a qualcosa di onnicomprensivo, piuttosto che ad un „nuovo diventare carne" così come viene inteso dall’uomo.

La domanda che ci si pone è: quali specifiche possibilità di sviluppo per l’uomo e la terra si possono trovare in questo contesto? Questo testo raccoglie diversi approcci che vanno intesi come impulsi e suggerimenti per trovare una risposta a questa domanda.

Proprio in un periodo in cui,

- il fenomeno Gesù Cristo viene preso in considerazione da diverse teologie e dogmi, da punti di vista linguistici, storico-critici, archeologici e paleografici,

- come nei tempi del precristianesimo accanto alla vecchia scena materialista è nata una scena spirituale varia, che produsse rispetto al cristianesimo passaggi come anche confini mobili,

- si presentano le più incredibili apparizioni, come per esempio, diversi presunti Gesù incarnati nel presente, ed in cui spesso in nome di Cristo accadono fatti problematici addirittura negativi, può essere interessante analizzare quale sia lo speciale contributo di Cristo.

In questo caso si rimanda a esperienze interiori personali, così come ad altre fonti mistiche, ecc. I concetti usati sono interdisciplinari, provengono da diversi campi del sapere e dell’esperienza, e quindi non solo teologici. Nel caso di concezioni spirituali nessuno deve parlare di pseudo-interiorità che distoglie dalla coscienza politica. Dogmi del pensiero meccanicistico delle scienze naturali degli ultimi secoli non possono d’altra parte venir accettati come limite di angolazione; allo stesso modo non possono venir accettati i concetti che derivano dall’oriente e che partono dal presupposto che non esista niente che non fosse già presente nell’antico Veda indiano e che Gesù sia solo „eventualmente un maestro di terza classe" dello stesso. Dalle indicazioni solo di confronto o integrative su libri ecc. fornite nel testo non si lasciano trarre riferimenti su questo tema e così questi libri o conoscenze teologiche non sono necessarie per la comprensione. (lo stesso vale per una lista di libri prevista per interessati alla teologia, vedi links). Niente è da intendere come dogma o opinione di una qualunque organizzazione esterna. E neanche ci si indirizza contro una qualsiasi chiesa o comunità religiosa, né contro per esempio il Credo apostolico. Persone con un’altra concezione del mondo o retroterra religioso, che hanno un positivo interesse verso nuove conoscenze in campo cristiano, possono trovare quello che cercano in questo testo che non è stato reso banale né in campo dogmatico o materiale. Per questo sono quì comprese anche indicazioni sul comportamento delle vie di Cristo verso altre aspirazioni. In parte, come nel vangelo secondo Giovanni lo specifico cristiano è trattato in una lingua comprensibile a coloro che cercavano la conoscenza, così questo scritto ricerca oggi approcci di diverso tipo. Questo scritto lascia liberi anche nel proprio stile; la ricerca è qualcosa di diverso rispetto alla missione. Quei cristiani che preferiscono una fede semplice senza riflessioni profonde potrebbero imparare da questo scritto ad entrare in dialogo con persone di spirito diverso, senza che avvengano in continuazione equivoci.

Il testo vorrebbe parlare esclusivamente attraverso i suoi contenuti. 

„Molte cose avrei ancora da dirvi; ma per ora non ne siete capaci. Quando invece sarà venuto lui, lo Spirito di verità, egli vi guiderà verso tutta la verità" (Giovanni 16: 12 – 13). È questo spirito a ispirare questo progetto.

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Indicazioni metodologiche*** per la pratica della meditazione cristiana:

I nostri testi sono stati creati tra l’altro attraverso la contemplazione meditativa dei testi biblici. Per questo motivo, oltre al contenuto delle informazioni, essi sono stati scritti sopratturro come punto di partenza per meditare sui capitoli del Vangelo.

I 37 capitoli del testo principale seguono i passi dei vangeli e dell’apocalisse di Giovanni. È consigliabile seguire questo ordine con l’aiuto del vangelo di Giovanni e dell’apocalisse.
Lo studio della Bibbia, e cioè la lettura dei testi e lo studio degli stessi nel loro contesto e nel loro linguaggio, è solo uno dei metodi possibili. Nel corso dello studio i capitoli del testo e infine anche Dio possono favorire l’acquisizione di conoscenze più profonde.
La pagina web consta di un testo unico più lungo, i cui capitoli sono raggiungibili anche dall’indice. Per uno studio approfondito si consiglia di stampare il testo*: a seconda della configurazione del browser e della stampante si tratta di circa 120 pagine.
Coloro che attraverso la lettura acquisiscono un maggiore interesse per un metodo di studio più completo – che comprenda anche gli strati trascurati dell’anima -, dopo lo studio di un capitolo di queste osservazioni concentrate può leggere il capitolo relativo p.es. il vangelo di Giovanni e meditare su di esso. (Giovanni e i suoi discepoli si occuparono in particolare del significato spirituale profondo degli eventi.)

Qualche dettaglio in più sulla pratica della meditazione

Ci sono diverse possibilità; innanzitutto valgono le premesse valide per tutte le meditazioni: attraverso una „presa di coscienza" o un colloquio con qualcuno bisogna liberare sufficientemente la propria mente dalle distrazioni, dalle irritazioni e dai problemi del momento;  in questo modo si rende di nuovo possibile un’apertura spirituale. Bisogna inoltre non essere troppo stanchi o sotto gli effetti della fame, dell’alcol o del tabacco. Inoltre la meditazione non deve venire disturbata dal telefono ecc. Il luogo deve essere piacevole, quindi per es. non nelle vicinanze di apparecchiature che emanano radiazioni (v. i links: biologia delle costruzioni). Chi ha già esperienza è in grado eventualmente di concentrarsi anche se si trova su una vivace piazza di un mercato, ma all’inizio è sicuramente opportuno seguire tali indicazioni. Prima per meditare sul Vangelo il testo veniva in parte recitato lentamente ad occhi chiusi (p. es. da parte dei Rosacrociani**). Affinché l’attenzione non si concentrasse sulle parole, ma sul contenuto, il testo veniva imparato prima a memoria. C’era anche una variante nella quale il testo veniva accompagnato da gesti euritmici. C’è anche la possibilità di leggere il testo e lasciarlo agire su di sé ad occhi chiusi. Non si pensa in maniera attiva o comunque la vera contemplazione meditativa comincia solo dopo il pensiero. Se i pensieri vanno oltre, essi verranno brevemente „guardati" invece di continuare a pensare. Questo vale anche quando emergono pensieri che apparentemente o effettivamente non hanno niente a che fare con la meditazione. (se si tratta di questioni esterne, se ne può prendere nota e si cercherà poi di rinviare la loro analisi ad un momento successivo, affinché lo spirito se ne possa liberare). Gli avvenimenti importanti che si manifestano durante la meditazione verranno eventualmente annotati, in questo modo è più semplice seguire il proprio sviluppo. La contemplazione può condurre ad un maggiore approfondimento della coscienza, ma non è detto che ciò avvenga necessariamente (contemplazione, meditazione). Inoltre può essere utile avere un taccuino a disposizione appena ci si sveglia, per annotare alcune parole chiave. Ciò aiuta da un lato a ricordare i sogni, dall’altro gli appunti sui sogni consentono di seguire meglio il proprio sviluppo. Se di giorno verranno disegnati simboli di sogno, ciò aiuterà ulteriormente a rafforzare questa apertura. Risulta sempre più evidente che non tutti i sogni sono spiegabili con le esperienze quotidiane e mediante la loro elaborazione psichica, ma che invece qui avviene qualcosa che anche se in un’altra forma è altrettanto importante quanto ciò che avviene durante il giorno. Non si tratta di rituali occulti, si tratta piuttosto di lasciare all’anima il tempo di aprirsi ai contenuti o meglio a Dio, anziché di lasciare i contenuti solo a disposizione dell’intelletto – cosa che non è sbagliata, ma che non basta per una comprensione assoluta. Con il tempo tutti gli strati dell’essere, anche la volontà e il corpo possono esserne toccati e trasformati. Quando per esempio si arriva a nuove conoscenze o durante la meditazione si manifestano immagini simboliche ad esse relative o si fanno sogni che si riferiscono a queste conoscenze, oppure si verificano degli sviluppi nella vita, significa che ciò che viene descritto nel capitolo è arrivato all’interno del nostro essere, per lo meno in maniera reminescente. Allora si può andare oltre, soprattutto se se ne avverte il bisogno. Potrebbe essere necessario vivere una settimana o meglio un mese occupandosi di un capitolo. Al contrario, non è necessario mettere in pratica il contenuto al 100%, peché questi passi non sono più completamente separati l’uno dall’altro. Dio concede all’uomo di fare un’esperienza quando lui (Dio) vuole, un „momento magico" può venire preparato al massimo dalla meditazione, ma non può essere ottenuto con la forza. Ciononostante nessuna teologia da sola può sostituire una tale pratica interiore. Essa può condurre alla reale comprensione anziché limitarsi alla grigia teoria. Indipendentemente dalle possibilità di praticare tale forma di meditazione, esistono molte vie che conducono allo stessa meta, tante quanti sono gli uomini.

Ulteriori forme di meditazione nel contesto cristiano

Come già accennato in precedenza, mentre una tale forma di meditazione, che anche dal punto di vista del contenuto è specificamente cristiana, si trova raramente nel contesto ecclesiastico, vengono offerte in centri per convegni appartenenti alla Chiesa altre forme di meditazione. Gli uomini infatti cercano queste esperienze. Le Chiese nel corso dei secoli hanno seppellito la propria tradizione spirituale e quindi anche meditativa, e devono quindi tentare di renderla nuovamente accessibile. Per questo hanno cominciato ad adottare per esempio variazioni delle forme di meditazione buddista (come lo Zen, una semplice meditazione silenziosa) cui è stata aggiunta un’introduzione cristiana o neutrale. Oppure vengono osservati in silenzio dipinti, immagini o singoli passaggi della Bibbia o massime dei mistici cristiani. Per esempio una pratica dei monaci greco-ortodossi ancora viva sul Monte Athos con la ripetizione del "kyrie eleison" (signore, abbi pietà di me) viene menzionata nel nostro testo principale nel capitolo "Il silenzio nel deserto". Anche i canti possono acquistare un carattere riflessivo e meditativo. La cosa più semplice sarebbe di gran lunga la più efficace: se le Chiese dessero un buon esempio e cioè se nelle funzioni religiose ci fosse più spazio per il silenzio, p.es. prima della preghiera, durante e dopo -, dopo la predica, durante la consulenza pastorale ecc. l’elemento meditativo non sarebbe un qualcosa di isolato, il suo valore potrebbe invece venire percepito. Al di là di certi preparativi che concernono l’operare divino, in linea di massima tutta la vita può acquisire un carattere meditativo, cosa che nel nostro tempo febbrile risulta difficile. Comunque considerare senza distinzione ogni forma di meditazione come „non cristiana" solo perché alcune forme di meditazione praticate da gruppi non cristiani sono più conosciute che le forme cristiane, sarebbe assurdo e scaturirebbe da una notevole ignoranza. Disegni (.pdf).

Anche coloro che attraverso la ricerca di esperienze interiori si sono imbattuti nella via pericolosa e inopportuna del consumo di droga, potrebbero al suo posto attraverso la meditazione trovare un’esperienza appagante.

* Lo studio concentrato di testi stampati aiuta a evitare le conseguenze che ricercatori indipendenti attribuiscono all’uso eccessivo di internet e al "multitasking" (=seguire contemporaneamente diverse attività).

** Ad esempio nella scuola cristiana rosacrociana "Universitas Esoterica" di Berlino (Wolfgang Wegener), esistita fino al 1984.

*** La comprensione (profonda) di queste pagine presuppone la considerazione della loro concezione e degli altri metodi utilizzati (v. sopra). D’altro canto, un tale approccio allo studio dei testi è considerato anche dalla filosofia come linea guida per un lavoro serio ("principle of charity", Donald Davidson, "On the Very Idea of having a Conceptual Scheme", in "Proceedings and Adresses of the American Philosophical Association", Vol.47, 1973-1974, pag. 19.

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Le nostre pagine e le diversi correnti teologichenella storia della Chiesa

1. Per rivelare le profondità spirituali del Cristianesimo in parte sepolte deve essere effettuato uno sforzo partendo naturalmente dall’insegnamento, dalla vita e dal significato di Gesù Cristo stesso e dei primi cristiani: e cioè bisogna prendere in considerazione anche gli aspetti „apocalittici" e non solo quello che piace a una o all’altra teologia. In questo modo risulta evidente come anche la molteplicità dei primi cristiani debba essere presa sul serio, - così come già venne presa sul serio dagli evangelisti ******), per comprendere appieno il significato ampio degli impulsi dati da Cristo. *)

2. Le chiese antiche dei secoli successivi erano in gran parte determinate dall’autorità degli estesi trattati dei „padri della Chiesa". Con l’iuto soprattutto della lingua greca e dell’erudizione, loro hanno saputo rendere la tradizione dei primi cristiani più chiara e più precisa per l’Europa. Essi conoscevano ancora le antiche scritture che oggi sono scomparse. Come in tutte le fasi, anche nel corso di questa fase si è litigato su che cosa corrispondeva o meno al vero Cristianesimo. Più tardi vennero messi da parte anche alcuni aspetti delle loro conoscenze che invece bisogna riprendere, sicuramente anche in un confronto con le origini. Del resto c’erano ancora dei cristiani – p.es. in Egitto, cfr. anche i ritrovamenti effettuati a Naq Hammadi – che devono essersi occupati non tanto della mediazione di guarigione fornita da una Chiesa, quanto piuttosto dell’accesso individuale a Dio nella preghiera e nella meditazione.

3. La scolastica e la canonistica medioevale condussero ad una sistematizzazione teologica attraverso deduzioni o conclusioni che potremmo definire intellettuali o meglio filosofico-religiose; i padri della Chiesa avevano ancora autorità, ma solo nella misura in cui questi concordavano con tali posizioni. Anche se per quei tempi si trovava nutrimento in esse, spaventa la logica intellettuale spesso univoca e assoluta che tende ad essere esclusiva, e che quindi bisognerebbe distinguere dalla vera dimensione religiosa. Questo salvagurdò la fede sotto forma di dottrine e dogmi, ma condusse anche a pratiche inquisitorie. Dalla creatività di un ricercatore spirituale o mistico di oggi si può riconoscere il fatto che in alcuni punti lo stesso metodo intellettuale avrebbe potuto portare anche ad altre conclusioni (e in parte ciò avvenne) e cioè che la vera crescita spirituale presuppone una coscienza flessibile e ampia, e non una così insensibile e dura. Il severo metodo scolastico è ancora oggi un punto di partenza fondamentale per la teologia sistematica, soprattutto nel campo cattolico. Ci sono però alcune aperture nei confronti di altri approcci, soprattutto ecumenici (p. es. Yves Congar). Non si tratta di una qualsiasi critica unilaterale ad una delle correnti teologiche. In uno stadio precedente al lavoro relativo al testo attuale delle „Vie di Cristo" ci si è anche chiesti quali possibilità c’erano di strutturare il materiale in maniera sistematica. È rimasta solo una possibilità, e cioè la successione dei „passi di Gesù" seguendo i Vangeli stessi! Perché proprio lì si rispecchia una successione archetipica degli stadi di sviluppo e dei campi della coscienza dell’uomo, apertamente anche in relazione con il mondo circostante. Si tratta però di un approccio nuovo ed interdisciplinare.

4. Dopo che sulle origini si era sovrapposta una quantità sufficiente di tradizione religiosa, seguirono gli sforzi da parte dei Riformatori per riprendere in maniera più massiccia le origini bibliche come base. Questo riuscì però in maniera piuttosto limitata, perché essi erano i figli del loro tempo e p.es. sapevano poco sulle correnti spirituali e mistiche della storia del Cristianesimo. Del resto vennero anche abbandonate delle tradizioni che sicuramente nel loro nucleo sono preziose, come la venerazione della Madonna. Rimaneva a discrezione dei singoli, come per esempio nel caso del teologo evangelico J.V. Andreae, occuparsi di esperienze profonde eventualmente „cristiano-esoteriche" sotto forma di cammuffate immagini di sogno romanzate; il fatto che l’aspetto cristiano non fosse facilmente riconoscibile dipende da questa forma che venne scelta per ragioni di sicurezza. Anche il settore protestante non fu sempre così tollerante come potrebbe sembrare. La Controriforma, le guerre di religione ecc. fecero il resto. Ciononostante i diversi metodi teologici allora si assomigliavano in molte cose. Oggi anche all’interno stesso delle Chiese protestanti esistono comunità confessionali divise come la luterana e la riformata (calvinista), così come esistono Chiese unificate, e i loro esponenti devono lasciarsi dire che questo può essere adatto per discussioni teologiche, ma che dal punto di vista della comunità dei loro credenti la discussione è da tempo superata. **)

5. Il periodo della nuova filosofia, dell’illuminismo e delle scienze naturali che seguì tantomeno affiancò alla teologia caratterizzata dall’intelletto e sistematica una teologia dell’esperienza spirituale. Anzi, al contrario sempre più teologi storico-critici si orientarono in maniera consapevole o inconsapevole alla sensibilità delle scienze naturali altrettanto intellettuale di quel tempo, per giunta ormai diventata unilateralmente materialistica. La teologia divenne in parte una corrente di ricerca della scienza della letteratura e della linguistica.
Non c’è niente di male nel tenere in considerazione il genere letterario, purché lo si faccia in modo per quanto possibile appropriato e non schematico; si veda ad esempio la nostra pagina sul cosiddetto Vangelo secondo Filippo (Le nostre nuove pagine tematiche in tedesco/ in inglese ). Confrontare le affermazioni contenute nelle Scritture con le circostanze del tempo è altresìspesso necessario, a patto che non vi si sovrapponga a priori uno screditamento di tali affermazioni derivante dallo spirito del tempo presente. Anche il legame con la comunità nascente può chiarire il significato, questo però non deve limitare la considerazione a un mero fatto umano in cui Dio non compare più direttamente, quando invece egli era per gli uomini l’elemento più importante. Il fatto che un messaggio fosse stato trasmesso a determinati uomini non esclude in alcun modo il suo significato universale. È importante cercare cosa significa per noi oggi ciò che ci è stato tramandato - il contenuto integrale, però, si svelerà solamente se prendiamo sul serio la condivisibilità di quanto preannunciato anche per l’umanità di oggi, o perlomeno cerchiamo di prenderla sul serio.
Ciò non rappresenta un approccio sbagliato, ma sicuramente parziale. (Rispetto a ciò gli allora sostenitori dell’antica teologia sistematica si consideravano una specie di essenza della vera teologia, intorno alla quale le correnti di ricerca più nuove potevano raggrupparsi. Ma potevano rappresentare davvero un tale nucleo integrante? Sarebbe impresa audace in parte giustificata porre in relazione le varie scoperte scientifiche con quelle dogmatiche. Ma allora sarebbe coerente farlo ancora oggi. Ciò significherebbe prendere in considerazione la nuova concezione del mondo o paradigma che si stava delineando, che si profilava grazie alle correnti più nuove e non più così tanto materialistico-scientifiche della fisica delle particelle elementari, della moderna biofisica, della geofisica e dell’astrofisica e in particolare anche di altre scienze quali la parapsicologia. È privo di senso per una teologia odierna fare riferimento alla visione scientifica del mondo del XIX secolo! ***)

6. Così seguirono nel XX secolo molti sforzi per trovare nella teologia sfaccettature che essa fino ad allora non aveva preso in considerazione sufficientemente, senza però includere quella dimensione mistico-spirituale che già Karl Rahner aveva riconosciuto cone necessaria. Questi tentativi nel campo cattolico ed evangelico hanno significato molto per la società essendosi occupate di più delle preoccupazioni pratiche dell’uomo: p.es. B. Karl Barth, la teologia politica, la teologia di liberazione del terzo mondo, così come la teologia di creazione ****), la teologia femminista... . In alcune correnti come nella "Entmythologisierungstheologie" (teologia della smitizzazione) di Bultmann però la fede veniva ridotta ad una comprensione materialistica del mondo - come accennato prima già superata - anche se veniva tenuto presente che la fede non necessitava un’oggettivazione scientifica. Drewermann tentò poi un’interpretazione psicologica del profondo dei Vangeli. Questo poteva essere un ponte per condurre fuori dal mondo senz’anima caratterizzato da una visione materialistica del mondo stesso; ma la psicologia del profondo non è affatto la dimensione spirituale della Bibbia, e quindi non ha senso mettere questi due campi completamente diversi uno contro l’altro. 
I problemi tra il fondamentalismo e il relativismo dominano ancora la discussione.
Inoltre, negli ultimi anni al di fuori dei circoli teologici giocano un ruolo le presunte „rivelazioni e il tutto su Gesù" commerciali che danneggiano ulteriormente l’attuale discussione.

7. Fino a questo punto quindi si avverte poco della teologia „postmoderna" del XXI secolo. Un rinnovamento delle possibilità spirituali del Cristianesimo – mantenendo sia la profondità della fede antica che la vigilanza sociale conseguita - presuppone un mutamento più ampio della coscienza *****. Qui sono richiesti la precisione spirituale e uno sguardo differenziato sulla società e sul mondo, anziché un’amministrazione delle correnti di ricerca della teologia e della scienza della religione ed un’ulteriore frammentazione delle stesse. Questo è l’approccio delle „Vie di Cristo".

*) Essi riconoscevano appunto non solo la „fonte Q" che fu più tardi resa accessibile dai ricercatori. (Essa conteneva solo massime di Gesù prima della storia della passione, con quell’etica al di là di molte convenzioni sociali, come oggi viene interpretato il discorso della montagna. Il vangelo di Tommaso, che è affine e quindi autentico mostra che a seconda del predicatore o del pubblico circolavano anche altre dichiarazioni...). Gli ultimi passi nella vita di Gesù – già cominciati con la resurrezione di Lazzaro ecc. – potevano essere compresi solo da pochi e quindi anche sostenuti solo da pochi. Ciononostante vennero resi accessibili a coloro che ne erano alla ricerca.

**) Ultimamente in Germania ci sono tentativi di risolvere questi aspetti controversi. ...Sulle diverse Chiese vedi inoltre la nostra pagina „Le sette comunità (dell’apocalisse) e le Chiese contemporanee".

***) V. anche la nostra pagina „Le scienze naturali e la fede in Dio". Update English/ Deutsch. Per quanto riguarda lo sviluppo del cristianesimo si veda anche Prof. Hans Küng, Das Christentum. Wesen und Geschichte, Sonderausgabe 2007. L’opera si propone di eseguire una ricerca integrata, che prende sul serio le antiche scritture considerandole come fonti contenutistiche, nonostante l’archeologia e lo studio critico. Non condividiamo tutte le conclusioni della ricerca storico-critica ivi riportate. Gli eventi relativi a Gesù, ad esempio, appaiono a volte eccessivamente come esperienze puramente soggettive; tuttavia, Küng è aperto a una realtà indipendente e non ancora analizzata di tali esperienze. Del resto, il suo metodo di per sé interessante di analizzare le fasi dello sviluppo del cristianesimo (paradigmi) può non dare il giusto peso all’importanza di alcune correnti che finora in generale non sono mai state determinanti, come ad esempio la mistica; queste hanno portato alla luce delle vie molto importanti per poter attingere pienamente al potenziale del cristianesimo. A questo punto è opportuno sottolineare che gli uomini con una "missione" interiore e spirituale, ovvero i mistici, spesso non possono essere compresi pienamente tramite un’analisi puramente storico-critica, dal momento che, oltre a una biografia comprensibile da un punto di vista esterno hanno soprattutto una biografia interiore spirituale e indipendente. Perciò è più utile cercare di considerarli seriamente invece che criticarli aspramente.

****) V. per es. "Ökologische Theologie", Kreuz-Verlag, Alemania.

 *****) Anche l’accenno ad un „nuovo eterno Vangelo" donato attraverso lo spirito santo nell’apocalisse di Giovanni 14,6 presuppone una consapevolezza più forte di quella che l’intelletto rende possibile. ...

******) Completamento: Gesù e le teologie...

Nel Nuovo Testamento sono presenti punti di vista teologici differenti. Ma gli autori devono averli combinati insieme appositamente. Essi avvertivano che Gesù è dotato di qualità e aspetti diversi. Per comprenderlo sono necessari punti di osservazione teologici differenti.
Da una parte egli insegnò la sensibilità sociale tipica dei liberali o della teologia della liberazione - e insegnò anche le severe linee etiche individualistiche dei teologi decisamente conservatori (anche se non formalisti e non orientati al potere).
Aveva anche l’atteggiamento spirituale dei mistici cristiani o dei cristiani esoterici (cfr. la teologia mistica delle chiese ortodosse orientali) – e riteneva che i discepoli dovessero essere in grado di gestire la propria vita in questo mondo fisico (quest’ultimo è il tema principale della maggior parte dei teologi odierni e della pastorale, in particolare degli evangelisti). Gesù mostrò una relazione „soprannaturale" con Dio, (dal battesimo fino alla croce e alla resurrezione; così come viene descritto nella retrospettiva di Giovanni e dei suoi discepoli nel vangelo di Giovanni); ciò non può essere spiegato con l’aiuto della coscienza intellettuale di teologi quali Bultmann. Ciononostante Gesù dovette vivere esperienze di vita umana, il tipo di esperienze accessibili anche agli scienziati naturali.
Molti avvenimenti possono essere compresi grazie alla moderna psicologia del profondo; altri sono invece di tipo spirituale e vanno quindi al di là delle possibilità della psicologia del profondo.
Molti punti di vista sono quasi andati persi a partire dal momento in cui molte parti della cristianità antica vennero perseguitate come "eretiche" (gettati tutti in una pentola con veri abusi religiosi). Erano tutti parziali, ma a loro modo non più di altre chiese esistenti.
Questa parzialità non è automaticamente negativa. Le parti costruttive di queste correnti sarebbero giuste – se non ritenessero di essere le uniche ad avere ragione e a sostenere che tutti gli altri sono in torto.

I singoli vangeli e la teologia

I vangeli – e per esempio quella parte del Vangelo di Marco che viene chiamate la „fonte Q" –presentano diversi punti di vista. Per questo sono scritte per persone che hanno backgrounds differenti. Marco per esempio era importante per la ragione analitica dei Romani e per le traduzioni nelle lingue romaniche. (Ma il Prof. Morton Smith cita una "parte segreta" di questo vangelo, che troverebbe la sua origine negli scritti di Pietro e che venne usata solo con persone esperte; per es. il risveglio di Lazzaro ecc.). Il mistico austriaco Jakob Lorber scrisse che Marco da giovane era stato un messaggero molto stimato tra i discepoli. Quindi egli doveva essere bene informato sugli avvenimenti. Presenta aspetti di un teologo la cui domanda era: chi è Gesù?  
Il vangelo di Matteo originalmente in aramaico, che è andato perso o comunque non è stato ancora ritrovato, doveva essere rivolto agli ebrei, così come il „vangelo secondo Matteo" odierno si rivolge a tutti coloro che hanno bisogno di una descrizione precisa e vivace delle azioni di Gesù. 
Lo stesso vale anche per Luca, ma con maggiore profondità emotiva.  
Il vangelo di Giovanni si rivolgeva ai cristiani spirituali (per esempio con la biografia greca dei misteri), e in esso gli aspetti specifici cristiani furono elaborati nel loro linguaggio.
Giovanni comprende la vita di Gesù molto precisamente partendo dall’evento pasquale; Matteo comincia più chiaramente con la vita. Entrambi i punti di vista sono corretti, ma la croce e la resurrezione hanno le maggiori conseguenze per il tempo successivo.
Il „vangelo apocrifo di Filippo" non è un vangelo, ma piuttosto uno scritto non commentato risalente ai primi cristiani e relativo alle discussioni con persone di altre correnti religiose – con una propria posizione tra questi. (Non è una scrittura gnostica, come qualcuno afferma volentieri). Il „vangelo aprocrifo di Tommaso" non è un vangelo, ma piuttosto una raccolta in gran parte autentica di massime di Gesù; comprese alcune affermazioni che erano dedicate in questa forma a persone interessate alle cose spirituali.
I rappresentanti dei diversi popoli svilupparono più approfonditamente l’uno o l’altro aspetto.

Metodi di ricerca

In maniera analoga tutti i metodi di ricerca sono utili, tenendo presente i rispettivi limiti, se vengono usati insieme (in modo interdisciplinare). Se però qualcuno tenta di sviluppare la teologia partendo da un unico ramo del sapere (come la linguistica/filologia o l’archeologia), il risultato sarà in parte falso. È inoltre necessario utilizzare anche metodi di meditazione, cosa che non viene fatta quasi da nessuna parte.
Vi sono inoltre la scienza delle religioni, più o meno indipendente dalla teologia cristiana, e la filosofia, entrambe in parte in concorrenza con la teologia, nel momento in cui trattano questioni religiose difficilmente accessibili se il ricercatore non ha un proprio rapporto con la religione. Se invece vi si unisce una vera ricerca di Dio, ciò può rappresentare un’integrazione fruttuosa. Se la religiosità venisse riconosciuta come una caratteristica fondamentale dell’essere umano, nel corso del tempo potrebbe rivelarsi una maggiore compatibilità di queste discipline. (v. "Religione…") 

 Una nota aggiuntiva a proposito della „trinità" di Dio.

Nelle rappresentazioni ecclesiatiche relative alla trinità di Dio bisognerebbe distinguere se colui che apprende collega all’apprendimento un’esperienza che potrebbe in qualche modo trasmettere ad altri oppure se si tratti solo di una dottrina intellettuale relativa a tre persone divine. Le „Vie di Cristo" descrivono tra l’altro Dio, Gesù e lo spirito santo nel loro carattere e nelle loro relazioni apprendibili, anziché discutere su concetti quali la trinità.

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„In principio era il Verbo (greco Logos) ... e il verbo si è fatto carne" (Giovanni 1)

Questo tipo di rappresentazioni non si indirizzano contro una visione di Cristo come esempio umano, ma indicano il suo profondo legame con Dio ed il processo della creazione. Questo tipo di legame può essere interpretato ancora diversamente; definirlo però già dal principio come incomprensibile ed eliminarlo come non autentico è un illecito.. Questo si trova nel Vangelo secondo Giovanni 1,Giov. 5, Giov.6, 69, Giov. 7…, in Matteo 16,16, nella lettera ai Colossei e agli Efesini, ecc.; si può trovare anche nei vecchi dottori della chiesa, nei Mistici come Jakob Böhme, in Rudolf Steiner (Helsingfors 1912) e si può di nuovo trovare nelle „dottrine esoteriche" del saggio cristiano „Daskalos" così come nei libri del teologo americano Matthew Fox „Der Große Segen" und „Vision vom kosmischen Christus", ecc...(...)

Nella chiesa cattolica e in alcune settori della chiesa evangelica si provò a conservare la sbiadita vicinanza ad un tale piano della tradizione attraverso affermazioni di fede teoretiche. Altri settori della chiesa evangelica, che riconobbero in modo più forte la funzione sociale di Gesù, credettero di dover eliminare i suoi caratteri divini. Nelle dottrine di origine induista viene paragonato con il termine dei diversi livelli dell’„Avatare". Con questo ci si riferisce a esseri umani che sono sulla terra non per il loro proprio sviluppo, ma secondo una libera scelta per portare il loro contributo il loro contributo allo sviluppo di un popolo o dell’manità: come una goccia „della divina perfezione". Le differenze tra questo tipo di successivi „Atavara" si perdono però in questo tipo di concezioni, mentre la concezione cristiana ed ebrea dà particolare importanza al „Dio della storia", all’aspetto dello sviluppo e in questo caso al ruolo particolare del Messia.

Si fa notare che il Corano riconosce in più punti Gesù Cristo come profeta inviato da Dio ed anche come „parola" di Dio, „creato come Adamo". Ha quindi valore in un ben compreso Islam, piuttosto che per ogni teologo cristiano moderno che ha conservato di Gesù solo gli aspetti del riformatore sociale! Solo la dottrina – dai cristiani del tempo di Maometto già intesa in modo molto terreno – del figlio di Dio Gesù nel contesto della più tarda dottrina della trinità non venne accettata nel Corano. Non esistevano quasi più cristiani che avrebbero potuto spiegare ciò che questo significava in modo autentico, in modo tale che anche le persone con altre posizioni di partenza potessero comprenderlo. (Vedi pagina extra „Gesù e l’Islam").

Rimane quì innanzi tutto da tenere presente che questo livello dell’enigma di Cristo derivava più volte non da un pensiero speculativo, ma da esperienze limite visionarie, e questo si può ben vedere in Jakob Böhme, che tra l’altro possedeva una rara facoltà di tradurre l’esperienza in maniera comprensibile a tutti. Tutte le esperienze di tipo spirituale hanno bisogno di una rielaborazione (auto)critica , ma una valutazione dei risultati, senza riconoscere l’esistenza di questo tipo di piano percettivo spirituale porta, poichè si tratta di un metodo non adatto, al vuoto.
Gli uomini con una missione palesemente mistica, ovvero spirituale, non possono venire compresi pienamente se considerati solo da un punto di vista storico-critico nella loro socializzazione esteriore, senza includere il loro sviluppo spirituale interiore indipendente.

*) L’esistenza di Gesù come uomo nella storia è documentata relativamente bene. Storiografi del primo secolo dopo Cristo, quali Giuseppe e Tacito, confermano la sua effettiva esistenza. Anche nei vangeli biblici, in riferimento a diversi eventi, vengono nominati luoghi e tempi. Ad esempio, vi si fa il nome di diversi sovrani e funzionari (ad es. Luca 3:1, 2, 23), tramite i quali si può risalire all’anno in cui Gesù iniziò il suo predicare. Questi dati si ritrovano poi anche nella storiografia. I racconti biblici non sono quindi semplicemente racconti mitologici. I testi "apocrifi" non contenuti nella Bibbia, ossia gli altri vangeli cristiani e i testi dei primi secoli dopo Cristo, spesso non danno molta importanza all’esattezza del resoconto, soffermandosi invece su determinate interpretazioni di singoli eventi da parte dei diversi autori.

 Su questo tema nelle pagine in tedesco e in inglese si trova un passo del vangelo secondo Giovanni, inizio del capitolo 1.

La meditazione dei vangeli è descritta nelle „Indicazioni metodologiche". Questo testo in particolare venne usato per mettersi in sintonia con Cristo come un ricevente scelto molto attentamente, invece di mettersi in contatto con qualche presunta forza cristiana

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Gesù di Nazareth: la sua nascita

Dopo la serie nei vangeli ci rivolgiamo adesso agli avvenimenti umani. La nascita di Gesù è tradizionalmente legata al Natale – anche se non ovunque questa festa viene riconosciuta come tale – Luca. 1, 26 e seg. ff.; Matteo. 1, 18 e seg.. C’è da chiedersi perchè, visto il ruolo centrale dei seguenti „tre anni di insegnamento" di Gesù oggi i teologi si adoperino in tali fatiche per contestare la nascita immacolata di Gesù. Mentre il primo gnosticismo che si allontanava dalla terra riteneva di aver bisogno della concezione che Gesù avesse solo un corpo apparente, in altre correnti si può constatare concordanza sul fatto che Gesù abbia dovuto passare tutte le stazioni della vita, mostrandosi come modello nello stesso tempo per alcuni criteri. Ci si augurerebbe su questo argomento – se il motivo fosse veramente la ricerca della verità – una maggiore franchezza. In un periodo in cui, in relazione alla trasformazione della sessualità e dell’amore, si manifestano nuove concezioni, in parte filtrate da pratiche orientali, che ricordano vecchi usi del templio, non sembra azzardato riconoscere un nocciolo di verità nella tradizione. I buddisti – che attribuiscono anche a Buddha una nascita particolare – non avrebbero assolutamente nessuna difficoltà ad accettare una „nascita immacolata" di Gesù, e naturalmente neanche con una verginità in senso prevalentemente spirituale, come per esempio sostiene Steiner. Il Corano parla di Gesù come di un inviato di Dio, che Dio stesso creò nella Vergine Maria "come creò Adamo". Similmente la Bibbia parla di un angelo che annunciò l’immacolata concezione di Gesù.

Potrebbe risultare che l’essenza di Gesù che non rientra in nessuno dei soliti schemi di pensiero si spieghi qui. Nel corso della sua vita riconosceremo tuttavia caratteristiche specifiche ed incontreremo anche il significato della possibilità, di „rinascere"* con Cristo durante la vita.

Sin dall’inizio, la vita e l’attività di Gesù si svolgono in connessione con il corso della storia mondiale. Ciò è evidente già dal censimento ordinato dall’imperatore romano, che spinse i genitori di Gesù a recarsi a Betlemme, luogo di profetica importanza, dove nacque Gesù. Questo fatto è stato considerato dalla letteratura teologica per illustrare l’importanza di Gesù a livello mondiale.

Su questo tema nelle pagine in tedesco e in inglese si trova un passo del vangelo secondo Giovanni 3,5-8...: La nuova nascita.

  Questa non è una parabola. È uno di quei punti „difficilmente comprensibili" della Bibbia, con un significato molto preciso ed importante per coloro che possedevano le esperienze e le conoscenze necessarie per comprenderlo. Gesù non disse cose ai singoli, il cui significato già dal principio non potesse essere assolutamente immaginato e utilizzato. Nel corso dei capitoli del nostro testo principale, per esempio „il battesimo", „il silenzio nel deserto", „la „trasfigurazione" e altri, vengono descritte diverse cose che possono rendere il tema della „nuova nascita" più accessibile.

Anche per coloro che non cercano così direttamente in questa direzione, la festa del Natale aveva in tempi più tranquilli a che fare con questo tema. Le feste dell’"anno della chiesa", in questo caso il periodo dell’Avvento, preparava anche le masse ad un‘interiorizzazione plastica della nascita di Cristo, in modo simile a come il periodo della Quaresima preparava spiritualmente alla Pasqua. Così nel corso degli anni potè essere recepito qualcosa– anche se non completamente capito, cosa di cui oggi, in tempo che più che altro distrae da questo, può essere vissuto quasi solo attraverso una meditazione intensa o lunghi periodi di preghiera..

Natale è in senso generale una festa dell’amore, in ricordo del fatto che Gesù venne donato all’umanità. Questo però non ne cambia il senso più profondo, poichè ogni stadio della vita di Gesù può anche essere seguito. Cfr. inoltre il capitolo „E il verbo si è fatto carne" nel testo principale.

I Cristiani nati di nuovo secondo le Chiese libere ecc..
- devono comunque rafforzare la loro fede quotidianamente per diventare ancora più perfetti.
- Ognuno deve trovare il proprio metodo per rinnovare tutti i settori della sua vita; per fare ciò molti dovranno sottoporsi a un notevole cambiamento.
- Come citato in Apocalisse 21:5 per un periodo futuro: "Faccio nuove tutte le cose", così già oggi è tempo di iniziare a pensare a tutto in modo nuovo.

Domanda:
Se non ne ho ancora avuto esperienza, posso desiderare un rinnovamento interiore da Dio in quanto fonte del tutto?

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Si trova qualcosa di significativo nella gioventù di Gesù ?

Anche a questo tema viene attribuito, in parte questa volta anche in alcuni scritti spirituali moderni, un significato sproporzionato. La Bibbia racconta solo del canto di lode del saggio Simeone e dello stupore degli studiosi per gli scritti del 12enne – Luca 2,29 – 51. Il più autentico dei Vangeli dell’infanzia non biblico, il presente Vangelo secondo Jacopo (l’ultimo nella casa editrice Lorber), contiene sì vicende ed incontri, non vi si trova però il fatto – secondo una tesi moderna – che Gesù abbia imparato tutto dagli Essener o da quelli che con questi erano imparentati della comunità dei Qumran, secondo altri in templi egiziani o greci o ancora in India ecc…Potrebbe essere produttivo,avendone punti di riferimento, mettere in moto la fantasia creativa, se questo non portasse a precipitosi dogmi. Così si avrebbe un debole profilo di un Gesù che non venne in contatto con l’una o l’altra corrente di pensiero, ma in modo intenso con tutte le principali correnti di allora, ed in questo modo sviluppò quella corrente, che secondo il suo spirito doveva sviluppare, cosa che non deve essere per forza identica con quello che altri pensavano dovesse essere imparato. Questa è un’esperienza di base che in piccolo può essere ben condivisa, e che da alcuni è ben conosciuta. Rompe con limitative interpretazioni psicologiche sull’ „impronta" e sul comportamento. Per gli individui e per coloro che sono particolarmente mistici è addirittura tipica. Può rivelarsi in piccola parte già dall’infanzia….

R. Steiner presenta nel cosiddetto „quinto Vangelo" una scena nella quale per Gesù prima del battesimo nel Giordano diventa chiarissimo che nei tempi nuovi gli ordini esoterici come gli Essener che si distanziano dal mondo esterno, possono essere controproduttivi. Il loro fervore nel seguire le leggi – con diversi precetti di purificazione corporali ed etico-spirituali – liberava loro stessi da influenze negative, ma il loro ambiente ne era tanto più colpito. Almeno nel corso successivo della vita di Gesù troviamo un impulso basilare testimoniato nella Bibbia „essere nel mondo, ma non del mondo" e l’includere il mondo nel proprio sviluppo. A ciò è legato il fatto che Gesù in fondo insegna cose che sono per tutti e che prima invece sarebbero rimaste segrete; ciò non contraddice il fatto che determinati insegnamenti furono dapprima insegnati in modo chiaro ai discepoli meglio preparati.

In effetti, in confronto alle vecchie tradizioni misteriche che si basavano sul mantenimento di uno stretto segreto, questa si presenta come una svolta storica. Stranamente lo stesso avvenne per esempio anche nelle nuove direzioni del buddismo – Mahayana, in cui improvvisamente la compassione per tutti gli esseri venne fortemente accentuata. Ma solo nella nostra epoca è diventata chiara la possibilità di tutti gli esseri viventi di avere accesso alle profondità spirituali. Nessuno può dire, lui/lei non ne hanno mai sentito parlare. Visto che l’esoterica da edicola di oggi è ancora molto superficiale, bisogna ritenere che questa tendenza sia ancora ben lontana dall’essersi realizzata. È chiaro che per esempio la prassi di mantenimento dei segreti della chiesa dà l’impressione di essere „precristiana".

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Una nota a margine sulla disputa dei „Due Gesù bambini":

Qui si dovrebbe accennare ancora all’interpretazione di Steiner delle due diverse notizie sull’origine in Matteo e Luca e come „due Gesù bambini". Poichè in quel caso non vi fu discussione sul fatto che la natura divina si manifestò in un solo uomo, è abbastanza divertente come l’intelletto degli antroposofi, così come dei teologi, si lasciò portare ad un „punto di disputa principale 1 e 2". Si trattava di qualcos’altro e cioè della questione dell’accompagnamento della crescita umana di Gesù e del suo ambiente attraverso le forze dei saggi di molteplici culture: (…). Dato che gli oggetti di ricerca possono essere ancora più complessi di quanto siano trasportati nelle concrete concezioni terrestri, le indicazioni concretizzate nella letteratura non sono sempre più esatte di certi punti di vista più generali.

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Giovanni battista e il battesimo nel Giordano

La forma originaria del battesimo nell’acqua non era né un atto simbolico né una dichiarazione di appartenenza ad una comunità religiosa. L’immersione attraverso un esperto, in questo caso Giovanni battista, sfiorava spesso l’affoggare e rappresentava quindi un’esperienza limite. Assomigliava così ad antiche „iniziazioni" o „riti d’iniziazione", solo che qui le possibili esperienze psicologiche non sono fini a sé stesse o non rappresentano un metodo per superare la paura della morte, ma il battesimo suggellava invece l’esortazione alla „penitenza", più esattamenta tradotta con „ritorno" verso il volere del Dio creatore, il cui „regno dei cieli" venne annunciato come „avvicinatosi"- Matteo 3, Giovanni 1.

Quando Gesù chiese di essere battezzato, Giovanni non si sentì in grado di aiutarlo ulteriormente. Accetta, ma non ha il controllo su ciò che accade, può solo stare a guardare come in Gesù avviene un mutamento più grande di quanto lui sia in grado di trasmettere. Aveva già avuto la possibilità di prevedere attraverso il fuoco dello spirito un battesimo di tipo più profondo, attraverso Uno, che sarebbe venuto dopo di lui, vede così adesso lo „spirito di Dio" scendere su Gesù. Esoterici cristiani vedevano in questo la vera „nascita di Cristo in Gesù", questo non significa però sostenere necessariamente la concezione, che invece alcune volte viene proposta, che vede Gesù e Cristo come esseri che prima non avrebbero avuto niente a che fare l’uno con l’altro.

In generale quindi il battesimo, in particolare il „battesimo dello spirito"– il termine viene usato in modo diverso per esempio nelle chiese libere – può essere visto come accesso ad una „nuova nascita" dell’uomo – Giov. 3. Il termine „rinascita" in uso nelle aspirazioni cristiane viene quì evitato a causa delle sua possibile confusione con la reincarnazione; con questo non si vuol dire che la questione della reincarnazione non appaia nella Bibbia – p.es. Matteo 11,14 sarebbe da studiare per quanto riguarda questo tema in modo più approfondito.

Invece di voler affrontare le discussioni teologico-teoretiche sul carattere del battesimo, l’interesse si potrebbe una volta indirizzare su ciò che può voler dire dal punto di vista pratico una tale „nuova nascita" per l’uomo. L’essere umano può ad un livello più profondo del suo essere porsi di fronte a tutta la sua vita, sentirla e illuminarla in modo nuovo; da un livello dell’essere che è rivolto a Dio. Dio può „prendere corpo" negli esseri umani e può così più chiaramente essere riconosciuto come „fatto a sua immagine"; oppure, come viene formulato dai mistici, la „scintilla di Dio" nel cuore viene riempita di vita e comincia a crescere nell’uomo. L’essere umano meditativo che si confronta con tutto ciò, può accorgersi di questo anche nell’immagine di un bambino che si sviluppa realmente, o anche di un bambino con la madre come immagine dell’anima. A differenza di una veloce immagine interiore creata con l’esercizio si mostra qui uno sviluppo ulteriore, che rispecchia gli sviluppi interiori dell’uomo che non possono essere provocati arbitrariamente. Questo bambino interiore può più tardi „diventare adulto" ed è anche più tardi sempre coscientemente presente.

In persone meno portate all’immaginazione, lo stesso fenomeno può manifestarsi attraverso un sentimento interiore o una sensazione di tipo cognitivo, o semplicemente attraverso cambiamenti nella vita. Opere d’arte come „La madonna della Sistina" potrebbero essere anche nate da visioni e possono per questo essere utili per trovare l’accesso ad una realtà interiore. (...)

(...) Vedi anche le osservazioni meditative per esempio del vangelo secondo Giovanni che riguardano le „indicazioni metodologiche" nel capitolo introduttivo.
Qui può delinearsi un altro particolare fondamentale di un sentiero come lo intende Gesù: lo sviluppo ed il suo metro di misura viene posto in ogni singolo uomo. Esso può sviluppare ogni cosa da sé ed in relazione di scambio con la vita senza aver bisogno obbligatoriamente di un’instituzione per la mediazione della salvezza. Questo non esclude il fraterno consigliarsi uno con l’altro. Il sentiero è pensato come un percorso dall’ „imitazione" al „condividere".

Il tipo di esperienza „interiore" non è perciò stata pensato come sostituto della preghiera per il Dio „esteriore": „Rimanete in me ed io in voi" – Giovanni 15 .

Continuare la pratica del battesimo nell’acqua anche dopo l’inizio dell’insegnamento di Gesù, o addirittura dopo il „battesimo spirituale" dell’esperienza della pentecoste non era assolutamente necessario. Già in Gesù stesso fu il segno esteriore per una fase di un processo appena maturato interiormente. Il movimento per il battesimo insegnava ancora „pentitevi e lasciatevi battezzare", i discepoli di Gesù dopo la fusione con questo movimento insegnavano „credete", cioè apritevi per la forza della fede, „e lasciatevi battezzare". Questa era, tra le altre cose, una concessione ai discepoli del Battista. In questo modo si cominciava da qualcosa di positivo. Entrambi battezzavano gli adulti, che potevano decidere coscientemente. Ciò non esclude che potrebbe esistere da 2000 anni un tipo di benedizione anche per i neonati come un „diritto di nascita"; ma sarebbe stato certamente più conveniente differenziarla dal battesimo in senso stretto, e anche dalla questione dell’appartenenza ad una determinata chiesa. Così le dispute a questo riguardo si risolverebbero da sé.

Inevitabilmente in base all’interpretazione che era ricorrente nell’antico Israele di un messia annunciato come re, il battesimo fu vissuto anche come ingresso nel nuovo regno. Non aveva particolarmente successo spiegare allora agli uomini che non si trattava però di un regno statale esterno, e neanche di un’organizzazione esterna della chiesa, ma della comunità di tutti coloro che accettano Dio come proprio padre ed accettano sè stessi quindi nelle loro anime come figlio/figlia appena nati di questo padre. Questa sicurezza, unita ad una situazione fraterna di questi „figli" e „figlie" tra di loro e con l’uomo e figlio di Dio Gesù come fratello maggiore, costituivano il nocciolo delle dottrine, che vennero offerte agli esseri umani per capire e seguirne il senso. Nell’antico Israele esisteva già infatti insieme alle intoccabili concezioni di Dio anche la concezione di Dio come padre. Ma venne vissuto in questo caso in modo più forte come padre di Abramo e del suo popolo. Solo per il popolo Dio era il padre dei singoli uomini. Al massimo alcuni singoli individui possono aver fatto l’esperienza di sentire Dio, cosa che fu annunciata a tutti solo da Gesù, come diretto padre dell’individuo che nel corso della sua vita sa di essere diretto dall’influenza di Dio, che in ogni momento può cercare di mettersi in comunicazione con Dio e che attraverso questa comunione con il Dio eterno potrebbe presagire il supratemporale del suo proprio essere. Questo verrà stabilito più chiaramente nel successivo corso del sentiero di Gesù. Ciò verrà ancorato in maniera più precisa nel percorso successivo delle „Vie di Cristo", ma trova qui già un’anticipazione.

(...)

I teologi liberali hanno interpretato il battesimo di Gesù come esperienza di vocazione. Dal punto di vista della teologia tradizionale, invece, è stato tematizzato anche l’inserimento nella storia mondiale per quanto riguarda gli aspetti calendaristici e profetici (ad es. Luca 3:1-4 con riferimento a Isaia 40:3-5;): la profezia parla dell’azione redentrice di Dio.

Su questo tema nelle pagine in tedesco e in inglese si trova un passo del vangelo secondo Matteo 28,18-20; con annotazioni sul battesimo oggi.

Oggi il battesimo avviene nella maggior parte dei casi attraverso l’aspersione con l’acqua o l’immersione. Le chiese riconoscono tra di loro almeno il battesimo, e con questo l’essere cristiano dei credenti. Le chiese libere danno particolare importanza al fatto che il battesimo avvenga in modo cosciente o che almeno abbia luogo in età adulta un nuovo battesimo. Quì viene oltre a ciò tenuta in particolare considerazione l’esperienza profonda del venir battezzato per mezzo dello spirito. (Al principio vennero in effetti battezzati gli adulti. Ciò non escludeva che anche i bambini ricevessero una benedizione. Solo che questa aveva un altro carattere rispetto al battesimo.) Il battesimo in senso originario non era ancora fatto in modo da essere capito nello stesso tempo come appartenenza ad una confessione specifica, come invece viene praticata oggi sopratutto dalle grandi chiese. Le chiese riconoscono anche normalmente, che „in caso di emergenza", dove non vi fosse a disposizione un sacerdote, ogni cristiano/a possa battezzare:" Io ti battezzo in nome del padre, del figlio (Gesù Cristo) e dello Spirito Santo. Amen."

Domanda:
Se non l’ho già fatto, posso mettere la mia vita nelle mani di Dio?

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Il silenzio nel deserto

All’inizio della sua attività come Cristo* – o come Messia, in ebreo „colui che è cosparso di unguento" – Gesù si trova solo. A questo periodo appartengono il battesimo ed i 40 giorni nel deserto – per esempio Marco 1,12-13 – con le tentazioni. In seguito avviene la vocazione dei discepoli.

Il deserto significa esteriormente ed interiormente isolamento, che ancora meglio permette di divenire più profondamente cosciente e di unirsi in modo più forte con il Dio onnicomprensivo. Questa preparazione per tutto ciò che verrà è indispensabile in ogni sentiero religioso serio per il nuovo legame con l’origine divina, anche se non è il sentiero completo. Anche Gesù passa attraverso una fase di questo tipo, che è molto di più però del sempre possibile tempo di raccoglimento giornaliero.

Le chiese, anche quelle che parlano spesso di „interiorità" – e la considerano per esempio come apparente contraddizione rispetto alle dimostrazioni di pace esteriori – non fanno nessuno sforzo per indicare agli esseri umani un sentiero veramente praticabile verso questa „pace interiore" ecc. In nessuna delle messe di più di 30 chiese diverse si è potuta trovare traccia dell’elemento del silenzio, anche del silenzioso guardare in sè stessi interiormente, del silenzioso aspettare dopo la preghiera. Canto, predica, preghiera, canto, possibilmente anche con la distrazione della raccolta dei soldi, il tutto contemporaneamente quasi senza pause – è quasi un’immagine del ritmo febbrile della società odierna, attraverso la quale incoscientemente o anche coscientemente gli individui vengono distratti dal loro spirito inesplorato. Solo in tempi recenti, vista la ricerca di molte persone ricche di esperienze – non importa quali –, si sono fatti passi avanti, così che almeno per alcuni hanno luogo seminari durante il fine settimana o attività simili organizzate in modo diverso o a seconda delle richieste vengono trovati indirizzi di circoli sulla bibbia o di gruppi che si riuniscono a casa. Ma anche qui manca spesso una guida diretta. Così alcuni hanno avuto la possibilità di riconoscere che una più grande vicinanza a Dio ha bisogno anche della „cameretta silenziosa", ed altri che i loro principi sociali, come la capacità di autocritica, la tolleranza e la pace, presuppongono lo stesso come punto di partenza il periodico sospendere la laboriosità esteriore. Naturalmente non basterebbe se questo avvenisse di tanto in tanto durante la messa, ma questo potrebbe essere un impulso a riconoscerlo come un bisogno pressante e represso.

Il mistico Jakob Lorber scrisse di un consiglio di Cristo agli uomini per „una via breve verso la rinascita", cosa che oggi – per evitare equivoci – può essere denominata come „nuova nascita", come è stata descritta nell’articolo precedente. Vedi anche „Vom inneren Wort, Stimme der Stille" della casa editrice Lorber (tedesco):

La Prassi è questa: così come qualcuno sente di voler essere rinato da Cristo, nello stesso modo dovrebbe riconoscere i suoi peccati – cioè tutto quello che lo divide da Dio. Questo è qualcosa di diverso dal semplice lasciarsi convincere. Sentendo internamente ed esternamente i propri peccati, dovrebbe pentirsi profondamente e pensare seriamente ad un cambiamento. Inoltre dovrebbe porsi l’obbiettivo di „tagliare" con il mondo – e con questo si intende con le sue implicazioni egoistici e non con la vita attiva in esso, „e darsi completamente a Me e nel suo amore avere un grande desiderio di Me, ed in questo grande desiderio deve giorno per giorno ritirarsi dal mondo e dalle sue occupazioni e passare almeno sette quarti d’ora con porte e finestre chiuse nè pregando nè leggendo, ma in questo tempo di calma assoluta occupandosi solo ed esclusivamente nel profondo della sua anima con Me". Dopo un tale discorso (invito) „andate verso la calma e crescete nel desiderio e nell’amore verso di Me! Così voi che vi eserciterete per breve tempo, così dico a voi, vedrete presto dei lampi, e sentirete dei tuoni, ma non vi spaventate, e non diventate paurosi! Poichè adesso arriverò da ognuno prima come giudice nella tempesta, nei lampi e nei tuoni, ed in seguito in dolci e sante doglie come Padre!…Vedete, questo e il sentiero più breve e più effettivo verso la pura rinascita, attraverso il quale solo può essere raggiunta la vita eterna. Ogni altro sentiero dura più a lungo ed è insicuro, poichè esistono molti sentieri plagiati,….attraverso di essi, chi non ha una „buona armatura" e non è „armato fino ai denti" arriverà difficilmente ( è quasi impossibile) alla meta."
È possibile, al fine di richiedere una purificazione e un’illuminazione attraverso lo spirito.

Coloro che praticano lo yoga per esempio sanno che gli uomini pensano „di non avere tempo". E così hanno cura di ridurre le loro indicazioni da alcune ore a mezz’ora fino a 11 Minuti, il che vuol dire fino a che nessuno può più dire di non avere tempo per seguirle. Anche il più breve momento di silenzio, anche se altri pensieri, sentimenti e sensazioni non possono essere rimossi, ma solo osservati senza andarvi incontro, ha il suo effetto, in modo particolare se è legato ad un orientamento verso Dio. Non può però sostituire un lungo silenzio. Nella chiesa orientale – come sul Monte Athos – viene usato come aiuto per la meditazione il „Kyrie (inspirazione) eleison (espirazione), cioè Signore abbi pietà", cfr. per esempio Kreichauf: „Als Pilger auf dem Berg Athos" (in tedesco).

Una grossa sfida è anche, per esempio, in una severa meditazione Zen-Sesshin di sei giorni – una meditazione Zen in posizione seduta, che si è diffusa anche nei monasteri cristiani – mantenere costantemente il silenzio, anche oltre ai periodi di meditazione, mangiando con gli altri. Dopo normalmente circa tre giorni molti non esperti di questa pratica non resistono quasi più, per poi durante il quarto giorno – paragonabile all’effetto del digiuno – trarre un profondo respiro di sollievo e capirne l’utilità, che attraverso le parole può sempre essere solo descritta in modo insufficente.

Il silenzio produce franchezza. Un riferimento a Dio produce anche una protezione per questa franchezza. Dopo una meditazione sono obbligatori un nuovo confronto e una preparazione alle condizioni che seguiranno, in cui eventualmente anche essere meglio essere un po‘ meno franchi.

Senza dubbio sarebbe importante portare nel mondo anche un po‘ di silenzio, per imparare in modo sempre più forte a mantenere intatta una certa chiarezza della coscienza. Questo vorrebbe dire per prima cosa per i singoli lasciar tornare, ad intervalli che si ripetono a seconda di come ci si sente, o dopo esperienze complicate, oppure appunto non appena sia possibile, un momento di pace interiore che riordina e che ricompone. Questo significa accettare dapprima dei pensieri senza continuare a rifletterci; lasciar calmare i sentimenti (e più tardi ricordarsi di quelli sui quali sui quali è necessario riflettere), e lasciar rilassare una dopo l’altra le parti del corpo; non perdendo però la coscienza di essere umano completo e non nel senso di lasciarsi trasportare dal singolo benessere.

Per quanto riguarda gli incontri, il lavoro, le conferenze e altre attività questo vorrebbe dire non affrontare molti temi uno dopo l’altro in maniera stancante, ma almeno tra un tema e l’altro inserire una breve pausa, che di nuovo non dovrebbe servire solo per parlare ecc., ma in primo luogo per osservare semplicemente l’accaduto, o anche per prepararsi in modo cosciente ad un altro tema. Lo stesso vale in modo pratico per l’alimentazione, e cioè il rendersi in maniera più consapevole dei singoli alimenti. Si possono trovare molte relazioni tra i punti di vista della scienza alimentare e il „nutrimento dell’anima o mentale".

Il processo che possiamo chiamare „arrivare alla calma dall’accaduto" e che lascia crescere di nuovo la forza per il presente ed il futuro, non è quindi un sorvolare i problemi privo di contenuto. Esso crea un punto di partenza, dal quale in effetti la rielaborazione del tutto diventa produttiva. Anche in occasioni superficiali non viene perso tempo, ma tutto sommato viene risparmiato del tempo, poichè tutto avviene più facilmente e in modo più leggero. Anche persone di per sè molto spirituali non si accorgono di quello che perdono senza questa pace interiore.

Già solo questa semplicissima esperienza spirituale, il silenzio, nasconde quindi in sé segreti di più grandi elevatezze spirituali. Questa elevatezza presuppone però un percorso per raggiungerla. Proprio Cristo insiste dapprima sulla semplicità dell’uomo che spesso è la prima a rivelarsi, il suo sentiero porta poi verso orizzonti sempre più grandi e quindi complicati, ed in questa complessità risplende poi di nuovo la fondamentale semplicità.

Per esempio in un silenzio concentrato può ancorarsi in modo più profondo un passo in avanti interiore a cui si è lavorato o che ci è stato regalato, nel senso di una capacità che non può essere „smangiucchiata dalle tarme", vedi per esempio Matteo 4. Si può veramente integrare nel mosaico degli altri progressi. Il silenzio può arrivare addirittura a farci sentire la „vita" del tutto, che dovrebbe essere nata in noi dal modello divino originale. Questo è un modo di vivere in noi „il Dio del nuovo nato". È possibile avvertire l’ombra di questa possibilità nel momento in cui in una pace cosciente, il cervello libero– magari legato ad una rivelazione – le forze del cuore diventano percettibili ed i piedi rilassati. In questo momento qualcosa è „superato", qualunque sia l’aspetto delle vita - anche irrilevante - di cui si tratta. Senza questo d’altra parte niente viene „superato", qualcosa di essenziale rimane in modo non rielaborato „incastrato", e può causare non solo problemi nei sogni – che qui possono essere rielaborati solo in parte –, ma anche problemi di salute o di altro tipo.

Cristo è in realtà un titolo. All'epoca del primo cristianesimo erano in uso diverse forme di scrittura della parola "Cristo" che avevano rispettivamente significati diversi. La più nota è la forma greca "Christos" che corrisponde all'ebraico "Messias" = "L'unto". Esisteva anche il greco "Chrestos" = il buono, il santo; e più raramente "Chrystos", dal greco "chrysos" (splendente).

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Le tentazioni e la vocazione degli Apostoli

Anche Gesù dovette imparare a conoscere i suoi attributi umani e a volgerli in maniera sempre più forte verso Dio. Dopo 40 giorni di digiuno nel deserto apparve il „diavolo tentatore"*. P.es. Matteo 4, 1-11

Nel corso della vita e attraverso dei percorsi interiori vengono alla luce, anche in misura minore, delle forze negative che – come tutte le forze – possono essere percepite come qualcosa che prende forma. In primo luogo si tratta di nominare tendenze residue, diventate autonome, prive di un cuore integrante e quindi senza Dio. Il „cibarsi del frutto dall’albero della conoscenza" si riferisce a questa autonomia prima del pensiero e poi della volontà.

Da una parte si tratta di caratteristiche dure, legate a condizionamenti materiali. Esse sono profondamente ancorate all’inconscio e possono anche venire riconosciute nel loro essere se ad esse si contrappone qualcosa, ma verranno superate in profondità solo in ultima istanza. Una rinuncia consapevole, un „saper avere" consapevole anziché un „dover avere" di tipo costrittivo e un rapporto creativo ed etico con esse rappresentano un allenamento al superamento di queste stesse forze.

I desideri contrari conducono invece ad un allontanamento indifferente e sarcastico e alla fuga dai problemi materiali, eventualmente verso campi spirituali. A volte viene ignorato che questo rappresenta solo l’altra faccia della stessa medaglia „negativa", legata al suo rovescio in base al principio del pendolo. Questo secondo campo è oggi caratterizzato da una maggiore apertura ed è quindi più facile da definire. Uno strumento per realizzare questo cambiamento è la compassione, un libero dare amore.

Un’ulteriore caratteristica, correlata ad entrambi, è legata all’avidità di potere. Trasformare questa illusione richiede coraggio nei confronti di una veridicità incondizionata e della tolleranza, e una libera solidarietà nel rapporto con gli altri.

In generale in tutti gli ambiti di questo tipo manca un’individualità forte e nello stesso tempo altruista da parte degli interessati, che potrebbe riempire questi spazi sostituendosi alle tendenze negative.

Nel Vangelo secondo Matteo 4, Gesù viene esposto a questi impulsi devianti, qui chiamati rispettivamente „Satana" o „Diavolo". Egli non rimanda semplicemente al loro rispettivo contrario, si appella invece a qualcosa di superiore, qualcosa che è al di là del movimento delle forze negative: alla „parola di Dio", a „Dio, il Signore" e a „Dio, il Signore che solo deve essere pregato e servito". Cristo è al di là della dualità tra le tenebre e la luce, e la supera grazie alla sua superiore terza via, così come risulta chiaro in tanti altri episodi.

(...) V. anche nella parte 4 il capitolo „Zaratustra", e p.es. la parte 2, tavola „Un atteggiamento cristiano...").

R. Steiner descrive le due principali forze negative come entità separate, così come possono essere percepite nel mondo dal punto di vista spirituale. Come già accennato, è opportuno considerare entrambi i modi di operare del male, ma al di fuori della visione spirituale non è completamente giustificato che gli Antroposofi disconoscano alcune immagini cristiane partendo da un solo essere negativo, perché esse racchiudono in sé entrambe le dimensioni. Le diverse tendenze si presentano spesso in maniera così mischiata, che alla fine le tendenze „controdivine" possono essere trattate come un tutt’uno – di fronte alle quali non si trovano numerosi dèi, ma il Dio di Cristo con tutto ciò che opera secondo la sua volontà.

Ci sono però altre correnti spirituali che a questo proposito in effetti chiudono un occhio e considerano tutti gli sforzi di ricerca spirituale di alto livello come espressione divina.

Infine, teologi evangelici moderni ignorano completamente il problema (chiudono entrambi gli occhi), così come altre correnti spirituali negano la presenza di esseri negativi, con la spiegazione che essi compaiono solo in pochi passi della Bibbia. In questo modo trascurano il fatto che non si trattava di immaginazione, ma di esperienze solenni che non si manifestavano solo nell’antichità.
Alcuni gruppi minori di cristiani, partendo dall'espressione "principe del mondo"- ad es. Gv 14:30 - hanno ipotizzato che il principe "appartenesse" a questo mondo e che gli uomini potessero semplicemente sottrarsi da lui, anche se in verità il NT ne cita solamente il ruolo di tentatore e di signore. Gv12:31: "Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori".

Le forze negative non hanno nessun potere diretto se non si ha paura o non si è in preda ad altri sentimenti negativi; in questo senso può anche essere un meccanismo di difesa non vedere tutto sotto l’aspetto negativo (in tedesco: „non dipingere il diavolo sulla parete") – anche di fronte al „far paura" da parte della Chiesa. Oggi la percezione spirituale potrebbe dimostrare che presunti „aumenti" dei cicli negativi rappresentano in realtà dei potenziali, presenti già da tempo e rimasti nascosti fino a quel momento, che sono stati sollecitati. Al contrario, le capacità positive possono realmente ancora aumentare, sebbene si sviluppino in modo contrario rispetto al prototipo già esistente.

Tali „punti deboli" personali possonon rappresentare entano allo stesso tempo una superficie di risonanza per forze esterne affini. In tutte le società se ne possono trovare le tracce: nell’Occidente per esempio nelle situazioni dove il denaro e l’egoismo rappresentano i valori più alti, in particolare nella vecchia forma individualista, priva di un sistema di sicurezza e previdenza sociale; nella ristrettezza di vedute del Nazionalismo e del Nazionalsocialismo – in particolare nel caso dell‘arroganza e dell‘indifferenza nei confronti del resto del mondo, – e in attività „religiose" distruttive; così come negli estremismi dello Stalinismo, - per esempio nel suo brutale egualitarismo. Questo non significa però una maledizione generale di tutto e tutti in queste società.

Gesù non insegna tanto la „resistenza al male"; ma non sostiene né la sua necessità come „volontà di equilibrio" (come sostengono alcune dottrine orientali), né la sua necessità per il riconoscimento del bene divino ad esso contrapposto. Neanche una diretta elaborazione del „negativo" – che è spesso necessaria – può essere utile a tutti. Almeno per alcuni può funzionare quel tipo di percorso che viene proposto in generale nella „Christliche Wissenschaft„ („Scienza cristiana") di Mary Baker-Eddy". Questo non prova però che non esistano forze contrapposte, quanto piuttosto che esse possano venire indirettamente trasformate. Anche con Cristo non esiste la maledizione eterna, tutte le forze distruttive sono alla fin fine mutevoli sino al tempo di quell’ultimo capitolo della rivelazione di Giovanni, dove viene promesso che non esisterà più la tenebra (v. capitolo relativo).

A questo periodo seguì la vocazione degli Apostoli - Giovanni 1, Matteo 4, 18 - 22, Matteo 10.

* Per quanto riguarda la storia delle tentazioni, nella teologia viene tradizionalmente considerato il nesso carico di valore simbolico con la storia dell’umanità: il deserto e gli animali feroci come immagine contrapposta al mondo tramandato del paradiso di Adamo; si tratta quindi di uno stato che deve essere superato tramite Gesù come "nuovo Adamo". Nella prima tentazione, che parla di trasformare le pietre in pane, si tratta della questione se a guidarci debba essere la materialità o Dio. (Quando più avanti si tratta dell’alimentazione e resurrezione di molti uomini, non vi si vede più alcuna tentazione.). Nella seconda tentazione, quella di saltare dal tetto del tempio, si tratta del superamento della superbia nei confronti dei fardelli della vita umana. Gesù ha superato tutto quello che gli è stato inflitto (fino alla redenzione attraverso la resurrezione). La terza tentazione parla del potere dei regni terreni esistenti, o del "Regno dei Cieli" donato da Dio. (Tuttavia, nel prosieguo, il "Regno della pace" profetizzato e rilevante anche dal punto di vista terreno potrebbe portare alla trasformazione delle ambizioni di potere terreno attraverso Dio).

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Le nozze di Cana

Qui – Giovanni 2, 1-12 – ci imbattiamo innanzitutto in un esempio che illustra come i problemi abbiano origine non tanto nelle traduzioni errate o nelle „correzioni" antiche dei Vangeli fatte su incarico della Chiesa, quanto piuttosto semplicemente nelle interpretazioni emozionalmente unilaterali e colorate di patriarcalismo.

La frase che Gesù disse a Maria „"Che ho da fare con te, o donna?" venne più tardi giudicata in maniera sprezzante. Chi cerca di comprendere veramente il testo e vede come Gesù in fondo facesse tutto ciò che Maria voleva, può facilmente dedurre che la frase esprimesse piuttosto ammirazione, che potrebbe forse venire espressa più chiaramente in questo modo: „Com’è stretta la relazione con te nelle cose che faccio, o donna!" L’espressione originaria non tramandata in lingua aramaica – una lingua a quel tempo molto semplice – nella traduzione dal greco può essere solo stata così: „Donna, io con te". Senza comprensione del contesto, il senso esatto era già ai tempi di Gesù spesso non riconoscibile.

Da questo momento fino alla croce si manifesta per un certo tempo un rapporto a volte creativo tra Gesù e Maria. Lei ha su di lui un effetto ispiratore, partecip alle tappe fondamentali della sua vita ed è anche oggetto di una trasformazione psichica.

Se nei tempi moderni il concetto di „sposa di Cristo" per le suore ha spesso solo un significato esteriore, originalmente esso si riferiva ad un reale tipo di vita.

La „forma" di Cristo come essere umano, così come era già stata menzionata nel capitolo sul battesimo di Giovanni, si fonde con l’aspetto maschile dell’anima (Animus). Può arrivare ad essere un „matrimonio interiore" con le parti femminili della nostra anima sotto l’auspicio divino. Ciò può avere un effetto trasformatore in senso alchimista anche in rapporto alle forze vitali e al corpo. L’immagine di Maria potrebbe per similitudine incontrarsi con l’aspetto femminile dell’anima (Anima)**.

Anche per gli uomini un percorso che passava attraverso Maria o attraverso le Marie* era talvolta ovvio. Ma entrambi i sessi possono trovare la loro via attraverso Gesù o attraverso Maria o attraverso entrambi, perché non esiste essere umano che, dall’anima sino agli ormoni, sia legato o debba rimanere legato completamente ai modelli di reazione del proprio sesso. Esistono però esseri umani che hanno un migliore accesso all’una o all’altra strada. L’unità interiore si manifesterà al termine del percorso. Questo sviluppo interiore per esempio non si pone il problema se l’autore di questo capitolo sia cattolico e se quindi sappia ben poco su Maria, ma allo stesso tempo non sia vittima di quei pregiudizi che invece molti osservanti del culto mariano si sono tirati addosso. Nella chiesa cattolica c’era la pratica oggi quasi dimenticata dell‘adorazione del cuore di Gesù e del „puro cuore di Maria".

Solo chi intraprende un percorso di tale portata trasformatrice è in grado di percorrere una strada nella quale non è necessaria la rimozione (in senso psicologico). Ma anche questa non deve essere una strada solitaria; grazie ad una più grande libertà interiore, una relazione con l’altro sesso potrebbe diventare possibile, addirittura possibile in modo più completo.

In questo contesto anche le parti dell‘anima ereditate dal padre e dalla madre vogliono essere integrate nella personalità.

Alcuni elementi della psicologia del profondo possono essere interamente posti in relazione con le esperienze religiose. Questo è ciò che tenta di fare Eugen Drewermann in un modo diverso. Le esperienze religiose fondamentali, dopo un’osservazione più attenta, dovrebbero manifestarsi ad un livello separato, da cui poi agiscono sui processi psicologici. Oggi ci sono delle tendenze che vedono in fondo la ricerca religiosa come un impulso vitale comune a tutti gli uomini „complessivo, sconfinato e rivolto alla ricerca del senso", V. Hubertus Mynarek: „Möglichkeit oder Grenze der Freiheit", 1977. Bisognerebbe però distinguere tra un impulso spirituale generale non plasmato ed un impulso religioso in senso stretto del Re-ligio, del re- o nuovo legame dell’uomo con l’origine divina, con il „Padre", cosa che per i cristiani credenti convinti è possibile attraverso il legame con Dio.

Dio, in quanto segreto più grande del mondo, può essere conosciuto non tanto se ci si limita ad un’unica scienza, ad un unico tipo di esperienza o ad un solo fenomeno - approccio che nel migliore dei casi è in grado di rivelare solo aspetti singoli - ma piuttosto attraverso il tentativo di riconoscere diversi approcci e di esaminarli insieme. Questo finora è successo solo in minima parte. Se il processo alchimistico e con esso anche l’uso comune della parte sinistra e della parte destra del cervello (sul quale oggi si effettuano numerose ricerche) venissero affrontati dai Cristiani alla loro maniera, con il risultato della „conoscenza creativa amorosa", gli scontri tra i teologi apparterrebbero al passato. Inoltre si renderebbe possibile una specializzazione su aspetti singoli, ma essa sarebbe riconosciuta come tale e non pretenderebbe una validità esclusiva. Questo rapporto complementare tra gli uomini ne trarrebbe vantaggio.

Chi invece poteva „sentire" nel senso del principio universale di Gesù „Ama il tuo prossimo come te stesso", poteva nel corso del tempo raggiungere lo stesso risultato e forse andare anche oltre. Chi si adopera per questo amore allo stesso tempo rivolto a sé stesso e al prossimo, si renderà comunque conto che tutto ciò deve essere prima di tutto imparato. Il „diventare più completo interiormente" può da parte sua agevolare questo amore.

La domanda sui „miracoli", che si potrebbe porre anche in relazione alle nozze di Cana, verrà illustrata più da vicino in un apposito capitolo. A proposito degli aspetti divini femminili di Maria-Sofia v. il capitolo „L’evento della Pentecoste".

La teologia tradizionale ha interpretato questo avvenimento come un distacco dal culto del dio greco Dioniso o come riferimento simbolico all’incontro di Israele con Dio ("il terzo giorno…", 2. Libro di Mosè 19:16), o anticipazione della Passione, in cui il vino assume un significato più profondo.

* Mentre Maria, la madre di Gesù, viene vista come madre spirituale di coloro che ne desiderano la guida, Maria Maddalena è, per coloro che l’adorano, una figura legata all’amore terreno.
Maria Maddalena (Maria di Magdala) era una donna che seguì Gesù. Molti pensano, conformemente alla tradizione, che si trattasse di una prostituta che cambiò la sua vita grazie a Gesù. Ma Gesù disse: "Lei ha amato molto". Questo non significa necessariamente sesso sfrenato, ma piuttosto – o comunque anche – la capacità di amare le persone in maniera totale, di essere comprensiva e buona nei loro confronti. Lei amava Gesù, e cioè lo onorava come uomo e lo ammirava come guida spirituale. Secondo la letteratura mistica (Jakob Lorber) Maria Maddalena purificò il suo amore sempre più in direzione di un amore spirituale. L‘amore quindi rappresentava la sua strada per capire Gesù e Dio. (Probabilmente in maniera simile a Clara, la donna che amò il monaco Francesco d’Assisi/ San Francesco intorno al 1100 – il quale dapprima la respinse e successivamente la accettò, nel momento in cui il suo amore era diventato puramente spirituale. (Su questo tema esiste un film molto interessante disponibile in lingua tedesca e inglese).
C’è una tradizione particolare che si riferisce a Maria Maddalena: la leggenda del „sacro Graal". Giuseppe di Arimatea, Maria Maddalena e alcuni altri seguaci di Gesù portarono il Graal – in origine la coppa nella quale era stato raccolto il sangue di Gesù – nella Francia meridionale o in Inghilterra. Al Graal vengono attribuiti alcuni miracoli. (Il Graal è anche simbolo dell’amore divino).
Ci sono anche altre speculazioni più recenti su Maria Maddalena. Per esempio l’idea che ella abbia avuto un figlio con Gesù il quale diede l’inizio ad una dinastia reale eruopea (i Merovingi). Nessuno può dimostrare la veridicità di questi libri moderni e intenzionalmente sensazionalisitici.

**) I concetti citati di "Anima e Animus" non sono materia di fede. Emerge dall'esperienza di molti uomini, cristiani oppure no, che uomini e donne hanno rispettivamente nella propria psiche componenti "maschili" e "femminili", che in parte provengono dai genitori presso i quali sono cresciuti, e che possono imparare a integrare nella propria personalità. Il concetto di "animus e anima" non è identico alla realtà che abbiamo delineato, ma costituisce un tentativo da parte degli psicologi di comprenderla a partire dal suo substrato.

Domanda:
Posso strutturare meglio il mio rapporto con l’altro sesso con l’aiuto di Dio?

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Punti di vista sulla sessualità, sulla simpatia, sulla capacità di comprensione e sull’amore

Lo sviluppo delle prese di posizione ecclesiastiche sulla sessualità, così come le posizioni contrarie interne ed esterne alla Chiesa, danno l’impressione che in questo campo esistano grosse difficoltà a scoprire quale possa essere un rapporto con la sessualità „conforme all’uomo" o addirittura „cristiano". A partire dagli anni ’60 i divieti morali esterni hanno perso la loro efficacia; le Chiese inoltre non erano in grado di cercare nelle tradizioni l’essenza dell‘etica in esse presente che avrebbe potuto essere riflettuta fino in fondo in relazione alla nostra società. La „rivoluzione sessuale" nata come reazione alla sessualità repressa, ha portato all’altro estremo di una nuova ideologia caratterizzata da una „coazione del rendimento sessuale"– dissipazione dell’energia vitale – e inosservanza del desiderio di relazioni che si assumano anche una responsabilità psicologica e spirituale: continue rotture sino a rendere gli individui incapaci di lavorare. Di conseguenza, al più tardi con gli anni ’80, non rimase spesso nient’altro che la rassegnazione; ed era quasi impossibie trovare un movente sensato per uno sviluppo ulteriore della società al di là di questi estremi. Esso potrebbe trovarsi nell’aspetto del superamento della „mentalità del possesso". Da questa lunga lotta degli esseri umani che ha caratterizzato il secolo si può dedurre che entrambe, la responsabilità e la libertà anche proprio in rapporto alla loro realizzazione tra uomini e donne, senza un accenno ad un ulteriore sviluppo completo degli esseri umani, non sono realizzabili e neanche conciliabili in maniera armoniosa. Esempi di singole coppie, dove apparentemente o anche realmente è riuscito, fanno supporre che sia possibile trovare una tale via.

Ad ogni modo Cristo si rivolge agli uomini e alla loro possibilità di diventare „interi", „completi", che è una caratteristica che già da sola crea la base per una vera libertà. Non si pronuncia sulla continua frammentazione degli strati dell’essere umano, ormai divisi, non si tratta quindi nenche di un’estatica esperienza del Tutto, ma piuttosto della sua nuova integrazione intorno alla "saggezza del cuore".

Ma Cristo non è neanche un sostenitore dei „condizionamenti", delle forme esteriori e della loro soppravalutazione, o addiritura dell’abuso di termini come responsabilità, fedeltà e onestà per abbellire l’invidia, la gelosia e l’avidità di possesso. Lui si riferisce allo spirito che è ispiratore dell’agire. Anche nel matrimonio per Lui non è automaticamente tutto perfetto, quello che considerato dall’esterno viene visto come un aspetto negativo.

Amare Dio – e i prossimi – come sé stessi – quella regola cioè con la quale Cristo riscattò la logica del divieto del Vecchio Testamento, descrive innanzitutto un atteggiamento universale che percorre e unisce questi tre campi. In questo contesto l’amore per il prossimo è qualcosa di diverso rispetto al mero preoccuparsi istintivo per i parenti ecc. – può però riguardare anche i parenti, ma in maniera più libera. A causa di questo ruolo dell’uomo come aiuto amorevole, ovunque esso sia opportuno, anche l’amor proprio non è un amore egoista, ma è piuttosto un amore verso sé stessi – compreso l’amore del corpo in quanto strumento – attraverso il quale vengono serviti gli altri e quindi anche Dio.

La forma più alta dell’amore è incondizionata. Cfr. anche l’amore per i „nemici", Matteo 5, 43-48 – che non significa rinunciare alla saggezza.

In questo contesto dovrebbe essere chiaro che per esempio le tesi molto diffuse che mettono sullo stesso piano la sessualità e l’amore o l’amor proprio e l’auto-appagamento e le fantasie, sono lontani anni luce dall’approccio di Cristo. Ciò che piuttosto rappresenta un isolamento interno di singole forze, e che pone delle false immagini tra gli esseri umani e gli altri reali, è senza dubbio una delle numerose imperfezioni dell’uomo dalle quali si può imparare qualcosa. Ciò però non rappresenta lo scopo finale.

Gli europei contemporanei possono vivere una trasformazione della sessualità quando nello svolgimento di attività in comune due esseri umani entrano in contatto spirituale e intellettuale e imparano in questo contesto a gestire le loro antipatie e simpatie. Non a queste in prima linea, ma anche a queste si deve prestare attenzione per trovare contatti al di fuori. Solo più tardi verrebbe ad aggiungersi il piano fisico; esso non appartiene automaticamente ad ogni amicizia od incontro. Le energie del cuore possono allora portare con sé energie sessuali e queste non devono essere costrette a essere soddisfatte in maniera esplosiva, come invece oggi normalmente succede a causa del condizionamento culturale. Un atteggiamento di base amorevole ne è parte integrante.

A proposito della sessualità, molte tradizioni spirituali insegnano, al posto della rimozione o, al contrario, di un continuo godimento della stessa, una sua trasformazione che può anche essere di più della „sublimazione" freudiana (...). Le più antiche correnti orientali avevano il difetto di partire in parte proprio dalla sessualità, anziché permettere agli uomini completi di incontrarsi – cosa che oggi potrebbe risparmiare numerose tecniche e come almeno sarebbe adatto oggi - „cominciando dall’alto" e cioè conoscersi prima spiritualmente e intellettualmente. Rimane il punto di vista delle correnti orientali che un tranquillo stare insieme, e non uno stare insieme orientato all’orgasmo maschile o femminile, può portare lentamente in armonia con l’intero essere. Anche nel Cristianesimo ci sono stati approcci di questo tipo che oggi però sono scomparsi e che sarebbe opportuno recuperare, come dimostrano a questo proposito alcune eredità dei cantori cavallereschi e dei trovatori.

Poiché nella sessualità possono manifestarsi delle complicazioni subconscie, nelle diverse religioni essa viene posta in relazione con la coppia, nella quale può venir gestita in comune nei suoi vari sviluppi. Chi vuole riservare questa esperienza in senso stretto al matrimonio, può farcela se nelle precedenti relazioni entrambi i partner chiariscono in tempo cosa vogliono e cosa non vogliono e si danno appoggio reciproco.

Questo vecchio approccio che Gesù riconosce fino alla sua caratterizzazione negativa di uno sguardo desideroso nei confronti p. es. della donna di un altro, non dovrebbe però escludere la possibilità di un incontro diretto ed entusiasta tra due persone che non si conoscono – che più spesso di quanto si pensi è sentito e talvolta non viene esattamente compreso neanche dagli stessi interessati: „Se due o tre si raccolgono in mio nome, io sono in mezzo a loro" (o in una traduzione più corretta „in loro"). Questo non richiede una riunione ecclesiastica organizzata, né una particolare preparazione, può invece avvenire in qualunque luogo dove lo „spirito di Cristo" fa in modo che due persone si incontrino per un qualche scopo. Può essere difficile riprendere questo tema dove si tratta di un uomo e di una donna tra i quali esiste anche una simpatia e anche in questo caso mantenere una coscienza chiara e tenere presente che si tratta del punto di partenza, ma è una necessità mondiale. Non deve trattarsi né di legami né di sessualità, sono gli stessi interessati che devono scoprire di cosa si tratta in maniera sincera.

Già la vita di Gesù sulla terra dimostra che si trattava di una persona non convenzionale. Ne potrebbe risultare che le convenzioni siano necessarie fino al momento in cui Lui „non è tra loro".

Un presupposto per migliorare e rendere adeguati i rapporti tra gli esseri umani è uno studio della propria individualità, compresa la propria "Aura". Anche come coppia si rimane individui, una completa dissoluzione di entrambi nella coppia in ogni caso non viene auspicata.

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Il „santo zelo" (e alcuni punti di vista sulle emozioni)

In Giovanni 2, 13-25 dopo le nozze di Cana viene descritta la pulizia del tempio. Gesù scaccia con zelo i mercanti e i cambiamonete dal tempio. Qui egli vuole dare un segno evidente contro l’ipocrisia del mondo che caratterizza il tempio come casa di Dio e che anche lì non ha altro scopo che quello di dedicarsi al semplice mercanteggiare. La situazione è tale per cui egli non si può aspettare niente dai capi cittadini o spirituali e, poiché è l’unico che si sente ancora responsabile „nella casa di suo padre" se ne occupa lui stesso; si tratta di un‘azione di resistenza sociale, senza ferire gli uomini. „Obbedire di più a Dio che agli uomini" non è per lui in nessun modo un’atteggiamento servile. Anche quando dice: „Date a Cesare quello che è di Cesare" (e a Dio quello che è di Dio), non si può identificare un atteggiamento servile, come spesso è stato tentato, ma piuttosto lo sforzo di evitare agli apostoli degli inutili contrasti con le forze sociali. Religione e politica hanno le loro rispettive leggi. Servire il prossimo e volere il „meglio per la città" è tantomeno un atteggiamento servile.**

In questo contesto si potrebbe porre la domanda relativa al rapporto dell’uomo con i moti emozionali. Non tutti/tutte vivono le proprie emozioni ad un livello così alto come Gesù, che viveva continuamente nel „rabbrividire positivo di fronte a Dio" e nella compassione per il prossimo, e il cui zelo si basava solo sulla consapevole buona intenzione. Negli uomini comuni all’inizio quasi tutte le emozioni si presentano mischiate con dei meccanismi inconsci di stimolo-reazione – che sono diversi a seconda della biografia del singolo e si manifestano con diverse intensità, ma che sono simili nella loro struttura di base. Anche senza accontentarsi delle interpretazioni altrui, purificare le proprie reazioni da tali meccanismi, osservarle e quindi infine dominarle o consegnarle a Dio, è un processo che richiede molto tempo.

Anche se abbiamo a che fare con la psiche, i consueti metodi di analisi psicologica e i metodi terapeutici non sono particolarmente adatti a coloro che sono alla ricerca di Dio e della verità.
Dove ancora si hanno in mente quei modelli di interpretazione unilaterali che riducono i problemi psichici alla sessualità e alle esperienze della prima infanzia, e dove inoltre le „cause" delle debolezze„ diventano „motivi" per „rimanere così" invece di porre l’accento sulla capacità di sviluppo dell’essere umano così come fa Erich Fromm, la psicologia può addirittura diventare un ostacolo sulla via spirituale.

Dove la psicologia, come „scienza dell’anima", stimola l’osservazione dei processi dell’anima e l’anima – cosa rara – viene vista più di una funzione cerebrale chimico-elettrica, il suo studio potrebbe anche essere un utile punto di collegamento. Essa si svilupperebe meglio se fosse disposta a recepire le affermazioni delle correnti psicologiche alternative. Serve a poco cercare di trattare interi complessi di problemi come un tutt’uno. Sarebbe più efficace cercare singole parti di un complesso, e distinguere in maniera consapevole se si tratti di „una trave nel proprio occhio" o di „una pagliuzza nell’occhio altrui", e individuare di chi è la responsabilità. Alcune scuole cristiane cercherebbero di porre l’accento sul primo aspetto perché esso è più difficile e deve prima essere appreso, rivolgere cioè l’attentione alle proprie azioni problematiche perché è più facile corregerle da soli; la confessione ecclesiastica quindi, accanto ad un aspetto spirituale ha anche un effetto terapeutico. Nella prassi psicologica si troverebbe più spesso in primo piano l’altra prospettiva, quella della vittima. Alla fine ci si accorgerà che ciononostante entrambe le parti sono entrate in gioco. Le dottrine spirituali orientali p.es. porrebbero l’accento sulla relazione esistente tra i due aspetti nella vita come fonte del „Karma"/ del destino.

Quando si tratta di affrontare e risolvere le ripercussioni di giornate difficili, potrebbe aiutare anche un metodo rivelato da R. Steiner: uno sguardo retrospettivo al contrario partendo dalla serata e arrivando fino al mattino. Dopo è più facile ritornare al presente.

È anche possibile scrivere e consultare spesso uno „specchio dell’anima" che contenga osservazioni finalizzate al proprio miglioramento o caratteristiche auspicabili, una prassi sperimentata nel campo mistico.

Anche una conversazione tra diverse persone p.es. può portare a progressi nel campo dell’anima. I molti pregiudizi e giudizi avventati diminuiscono nella misura in cui l’individuo diventa pù trasparente nei confronti di sé stesso e lascia andare la zavorra. L’importanza che Gesù attribuisce al „non giudicare" e a ciò che „esce dalla bocca" non è una pretesa morale inadempibile, ma piuttosto un’esortazione a cominciare con questo processo. (Ciò spesso presuppone di rimanere in silenzio, anziché continuare a litigare, e di parlarsi in un momento successivo con calma e in tranquillità. (Vedi il capitolo "Il silenzio nel deserto").

In questo contesto ci sono correnti formative europee che presentano elementi conosciuti nello Yoga, quali i centri nervosi o della coscienza – i chakra – cui vengono però attribuiti altri nomi (Antroposofia, Vita Universale ecc.). Tali tentativi non sono automaticamente „non cristiani", come viene supposto da parte della Chiesa. Questi centri invece erano già conosciuti dai teosofi del Medioevo (J. G. Gichtel) e sono ormai realmente riconoscibili in tutte le strutture energetiche presenti nell’uomo; così come la conoscenza dei ben noti punti dell’agopuntura non è automaticamente „taoistica" – perché questi sono ormai da tempo misurabili con degli strumenti e da qualche tempo anche attestabili istologicamente nei tessuti del corpo umano.

A questo proposito vedi anche la pagina aggiuntiva „Principi dei valori etici".

**) Lo "zelo" in questo senso va distinto dallo "zelo senza conoscenza" (Lettera ai Romani 10,1-3).

A questo proposito vedi anche la pagina aggiuntiva „Principi dei valori etici": 3. Parte.

Domanda:
Posso elaborare le mie emozioni in modo più consapevole con l’aiuto di Dio?

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Sul discorso della montagna (e alcuni punti di vista sulla ragione)

A proposito del cambiamento dei valori (anche di quelli odierni) della vecchia società a causa del discorso della montagna è stato scritto molto. Cfr. Matteo 5 - 7,29. Gli uni lo accolgono favorevolmente in relazione alle attività sociali. Gli altri lo minimizzano in quanto „etica dei principi" e preferiscono quella che loro chiamano „l’etica della responsabilità" con le minacce di castigo del Vecchio Testamento, con la presenza dell’esercito ecc. Alcuni cercano semplicemente di vivere conformemente ad esso. Il discorso della montagna viene apprezzato anche al di fuori degli ambiti cristiani (p.es. da Gandhi).

Anche dal punto di vista della ricerca sulla coscienza si può riconoscere che il discorso della montagna si rivolge soprattutto a quegli uomini per i quali la coscienza può essere di più che un’umana „analitica della ragione", e per i quali la vita non termina nella sfera esclusivamente privata. I „poveri nell’anima", coloro cioè che „sanno di sapere poco o niente", che sono aperti nei confronti delle relativizzazioni e sono consapevoli del fatto che Dio sappia più di loro, sono „beati", „loro è il regno di Dio". Questo atteggiamento può anche dimostrarsi una continua e potente spinta allo sviluppo, più che qualsiasi altra attitudine considerata „ragionevole" dagli uomini.

„Gli afflitti" non devono sempre sopportare solo il loro destino individuale, - e in questo modo elaborare la loro parte rispetto al tutto, invece di ignorare il tutto con leggerezza. Alcuni portano con sé qualcosa di pesante che riguarda tutta la rete di persone che fanno parte della loro vita e in fondo il destino dei popoli e dell’umanità. Anziché degli uomini di Stato spesso oggi si tratta di movimenti di base, e chi dà loro la necessaria assistenza, chi prega per loro, invece che sempre per i potenti, i famosi, i grandi dell’economia?

I „miti" sono più chiaramente quelli che sono miti per propria volontà (non semplicemente i paurosi). „Loro sarà la terra promessa" e con loro essa si manterrà e si svilupperà.

„Quelli che hanno fame e sete di giustizia": non l‘invidia, ma la giusta ricerca della giustizia per sé e per gli altri, apre gli uomini „verso l’alto", prima o poi non senza risposta, anche se la risposta non sempre è così come la si immaginava. „I misericordiosi" portano spontaneamente e in maniera molto chiara i loro fratelli e sorelle e tutte le creature a loro simili „verso l’alto" e verranno sostenuti così anche da Dio.

„I puri di cuore" e che in questo modo si sono „tolti gli occhiali spirituali" o meglio hanno riconosciuto e messo da parte i loro pregiudizi, vedranno Dio. Questo è il vero significato della parola „non giudicate".

„I pacificatori" che ristabiliscono la pace nel senso della preghiera di pace di S. Francesco D’Assisi, permettono anche ad altri di riconoscere che ci deve essere un’altra forza in azione, diversa da quelle che normalmente dominano la vita. Essi veranno quindi chiamati i figli (e le figlie) di Dio.

„Quelli che vengono perseguitati a causa della giustizia e „a causa mia", cioè per il fatto di essere i discepoli di Gesù, contro i quali vengono dette falsità e calunnie, verranno ricompensati con la beatitudine. Essi conoscevano interiormente la beatitudine, mentre il loro essere esteriore soffriva. Ciò non significa che la sofferenza sia uno scopo di per sé.

Gli eletti devono esercitare il loro ruolo di „sale della terra" e „luce del mondo". Proprio in questo capitolo Gesù fa riferimento anche alle „leggi" e ai profeti del Vecchio Testamento. Riprende più volte ciò che di giusto c’è stato nel suo tempo, ma lo rende fecondo per una nuova epoca nella quale non più le leggi stesse sono in primo piano, ma le loro fonti, e dove ogni essere umano è in grado di creare i princìpi vitali interiori.

Chi „aspira al regno di Dio" tutto il resto „gli spetterà". Anche qui è evidente che il piano del pensiero comprensivo non deve venire distrutto, ma piuttosto deve aprirsi affinché possa essere compreso anche quello che scaturisce dalla logica spirituale superiore. Non si parla però di dover abbandonare i condizionamenti terrestri semplicemente in favore di una voluttà in condizioni di coscienza separate. Visioni superiori dovrebbero venire più spesso completamente messe a confronto con la coscienza e la vita terrestri, fino a che il mondo non sarà cambiato. La chiarezza rimane o emerge per la prima volta dove l’uomo, ponendosi determinate domande relative alla speculazione, alla supposizione, alla teoria e alla convinzione, nella scala dell’ignoranza arriva al sapere, e questa è un’importante base per lo sviluppo. Questa rappreseta una differenza p.es. con quella pura ricerca della beatitudine tipica di alcune correnti spirituali antiche.

Questo pensiero superiore nel discorso della montagna (v. il prossimo capitolo) già per il suo contenuto, è diretto in prima linea agli uomini che non lo vogliono usare esclusivamente per un nuovo ordine della loro attività spirituale individuale. Il percorso si rivolge innanzitutto alla vita individuale, nella quale si può cercare un partner o il „prossimo", come è stato descritto nei capitoli „Il battesimo" e „Il silenzio nel deserto". Dopo si costruisce in particolare sul piano delle relazioni uomo-donna e subito si tasterà il terreno relativamente alle ulteriori interazioni spirituali tra diversi individui. Questo è stato descritto nei capitoli „Le nozze di Cana" e „...L’amore". Questo è stato descritto nei capitoli „Le nozze di Cana" e „...L’amore". Ora invece nel discorso della montagna si affrontano il piano spirituale e quello etico, e ci si orienta subito alla più ampia direzione spirituale d’arrivo, che potrebbe dar vita ad una comunità basata sulle relazioni tra gli individui. Questo corrisponde all’immagine originaria della relazione tra suono e intervallo tra le triadi e la scala musicale – con il Tutto.

La teologia ha osservato il collegamento con le affermazioni contenute nell’Antico Testamento, ad es. Salmo 1 e Geremia 17:7 e seguenti. Secondo il 4. Libro di Mosè 12:3 in collegamento con Matteo 11:20, Gesù era visto come il nuovo Mosè. In base alla profezia in Zaccaria 9:9 e seguenti. "…il suo dominio si estenderà da mare a mare…" si fa riferimento al significato universale dell‘annunciato Regno di Dio. Non trascurabile è il fatto che nel discorso della montagna Gesù trasformi più volte le leggi dell’Antico Testamento in qualcosa di nuovo "…ma io vi dico…". Egli cioè non parla come i rabbini che interpretavano le Scritture, ma dalla consapevolezza di una missione divina. Proprio questa caratteristica profetica e messianica risultava controversa a coloro che provenivano dall’Antico Testamento.

Nelle pagine in tedesco e in inglese si trova anche un passo del discorso della montagna, Matteo 5: Le beatitudini e il sale della terra.

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La trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor (Matteo, 17)

Molti gesti di Gesù, dal dialogo con Nicodemo – Giovanni 3 – al discorso della montagna, sino ad arrivare alla guarigione del cieco nato e a quando Gesu dà da mangiare ai cinquemila sulla montagna, costituiscono nel loro simbolismo il contesto esterno di ciò che trova espressione interiormente nella „trasfigurazione". Essa è simile al concetto orientale della grande illuminazione. Lo spirito viene illuminato. Ma nel caso di Gesù e anche nell’uomo che è capace di sentire questa possibilità si riferisce ad una più stretta relazione con Dio, che qui non viene inteso come il generale assoluto, ma come essere.

Il puro e semplice „pensiero positivo" potrebbe, se praticato in maniera non egoistica e non megalomane e senza manipolazioni tecniche, trasferire il pensiero in uno stato che sarebbe più affine a ciò che può giungere da Dio; potrebbe quindi aprire ad esso. La letteratura di questa corrente in gran parte trascura però questa precisazione e così può spesso terminare in un autoinganno.

Ancora però non si tratta di „trasfigurazione".Con essa non viene semplicemente aggiunto un "tocco" di programma positivo alla confusione, comune per altro a tutti gli uomini, del programma spirituale, così che ne derivi una sovrabbondanza di programmi positivi – un esercizio sicuramente possibile. Tutto invece verrà risolto e liberato da distorsioni e punti di vista ingannevoli attraverso la possibilità di osservare le origini spirituali. Un ordine divino superiore diventa visibile in tutte le cose. Verrà osservato come la maturazione dell’uomo può anche perdersi in questa strada, essa si presenta come un’approfondimento dei processi di psico-igiene, come è stato trattato nel capitolo „Il santo zelo". A partire da un più fondamentale strato delle conoscenze, tutto verrà illuminato. Le conoscenze non sono pensiero, possono emergere con o senza pensiero, non si possono ottenere con la forza, e hano un effetto liberatorio. Qui non è più necessario rimuovere il mondo dei pensieri, come invece è stato provato altrove.

Il pensiero verrà liberato da modelli di reazione istintivi, in questo modo il pensiero controllabile analitico e sintetico diventerà più facilmente strumento della ragione-coscienza posta al di sopra. La facoltà di discernimento nel pensiero progredisce – senza diventare indecisa („tiepida"). Qui p.es. diventerà chiaro che cosa sia o meno opportuno ed in quali condizioni.

Per quanto riguarda Cristo stesso, si può partire dal presupposto che non doveva eliminare ogni intorbidamento che separava l’uomo comune da questo piano. Tuttavia si manifestava anche per lui una chiarezza sempre più grande. Più tardi, nella cosiddetta preghiera del sommo sacerdote, pregò per quella chiarezza che lui stesso aveva presso Dio prima della creazione (Giovanni 17).

Alcuni teologi interpretano la trasfigurazione e la professione di fede in Cristo da parte di Pietro sullo sfondo del giorno di espiazione degli ebrei (jom kippur) ossia della seguente festa delle capanne. (Il giorno di espiazione il sacerdote per l’unica volta in tutto l’anno pronunciava il nome di Dio nel Sancta Sanctorum del tempio). Altri vi hanno visto un collegamento con la salita di Mosè sul Monte Sinai (2. Libro di Mosè 24:16).

Nelle pagine in tedesco e in inglese si trova un passo del vangelo secondo Matteo 17, 1-13:  La trasfigurazione di Gesù.

Domanda:
Posso riordinare i miei pensieri in accordo con la ragione con l’aiuto di Dio?

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La questione dei „miracoli"

Gesù non agiva per soddisfare la voglia di sensazionalismo di molti uomini e neanche per costringere gli uomini alla fede attraverso avvenimenti esterni. Tutto il suo percorso è caratterizzato da una chiarezza interiore rispetto a ciò che doveva fare - e quindi non a causa di questa o quella circostanza, per ottenere questo o quell’effetto.
Le guarigioni erano spesso „segni", azioni in piccolo che rimpiazzavano qualcosa di più grande, di più fondamentale. Nella guarigione del nato cieco avvenuta di sabato, Gesù risponde che il motivo non sono i peccati, ma invece „è così perché in lui si possano manifestare le opere di Dio". Cfr. Giovanni 5, 6-9; Giovanni 6; Giovanni 9, 3 e v. anche nella terza parte il capitolo "Gesù e la guarigione".

Lo sconvolgimento di modelli di pensiero antiquati e la riflessione sul significato più profondo di tali azioni sono allo stesso tempo effetti collaterali indesiderati. Che ci siano uomini che hanno bisogno di poter osservare dall’esterno, contare, misurare, soppesare, Gesù lo riconosce nel caso di Tommaso, che tra i discepoli può essere definito come il „tipo scienziato naturale" (...). (V. nella terza parte il capitolo „Scienze naturali e fede in Dio").
Gesù non voleva costringere nessuno, ciò avrebbe avuto il carattere di un tribunale, e d’altra parte non è neanche possibile trovare nelle sue azioni l’intenzione di provocare un rifiuto da parte di coloro che non erano maturi per una decisione.
Vale la pena di leggere anche il „Vangelo secondo Tommaso", una raccolta apocrifa ed esatta di massime di Gesù, indipendentemente dal fatto che esse siano state scritte da Tommaso stesso o no. Questo testo era conosciuto e accettato dai cristiani spirituali in Egitto e anche altrove.

I „miracoli" di Gesù non sono stati il punto chiave della sua attività. Spesso li faceva solo per aiutare dopo che era stato pregato di farlo, senza che intorno a lui si fosse raccolta una folla di persone, e lui spesso intimava alle persone di non raccontare ciò che avevano visto.

Se oggi però i teologi e le teologhe della scuola della „teologia della smitizzazione" di Bultmann pensano di poter negare l’esistenza di questi miracoli o li spiegano attribuendo loro un significato simbolico, allora bisogna riconoscere che essi si conformano all’immagine meccanicistica del mondo e dell’uomo tipica del XIX secolo e che semplicemente non hanno preso atto delle nuove correnti scientifiche. Perché le nuove correnti nella fisica dei quanti, nella biologia, nella medicina naturale e nella ricerca parapsicologica, nell’astrofisica ecc. sono ormai così avanzate che in esse possono almeno essere trovati degli elementi che possono aiutare a rimuovere la „inimmaginabilità" degli avvenimenti biblici. Ciò non deve rappresentare la ricerca di una „prova di Dio", per la quale sarebbero competenti altri piani, diversi da quelli delle scienze naturali.

In questa corrente teologica è accettabile solo questo aspetto: essa non considera l’obiettività scientifica come una premessa della fede.

I tempi della parzialità del vecchio illuminismo sono finiti. Anche per gli per gli scienziati è diventato possibile avere una fede senza per questo diventare schizofrenici. In un tempo in cui gli uomini credono a cose ben note nella parapsicologia, come la capacità di alcuni di piegare i cucchiai a distanza, senza ulteriore fede – nonostante una grande quantità di inganni, rimane comunque una buona parte che è indubitabile –, sarebbe semplicemente assurdo disconoscere a Gesù Cristo tali possibilità. Gesù agiva partendo da un altro spirito, diverso dal divertimento provocato dal piegare un cucchiaio, ma oggi appare ovvio che Gesù fosse realmente in grado di penetrare tutte le forze della natura – e che proprio oggi è sicuramente importante guardare da vicino questo fenomeno; per la nostra immagine dell’uomo, per una guarigione completa in senso cristiano ecc. Una tale visione spirituale di Gesù non è in contraddizione con l’immagine di Gesù in quanto „figlio dell’uomo", che voleva dare un esempio ai singoli e alla comunità. Spesso è l’accettazione di una tale contraddizione apparente a condurre al rifiuto dei „miracoli", perché gli individui in questione ritengono in buona fede di dover respingere le tendenze sbagliate che allontanano da un Cristianesimo umano e socialmente critico. In verità prendere insieme le due componenti dovrebbe fornire un’immagine più chiara della radicalità di Cristo e del suo legame con la volontà e quindi anche con la forza del creatore.

(...) L’energia qui non è una forza priva di sostanza; essa è allo stesso tempo un’effetto dell’entità di Cristo. P.es. nello yoga orientale l’energia viene spesso osservata isolatamente. Anche oggi avvengono guarigioni che nel senso originario sono nate con la preghiera e in relazione con la parte più intima dell’uomo legata a Cristo che vuole la guarigione e la completezza dell’uomo che anche secondo Cristo „può fare cose più grandi" di lui.
La guarigione spirituale di per sé e il progresso psichico-spirituale ad essa legato rimangono comunque una grazia che non si può ottenere con la forza, a prescindere da quanto l’uomo possa fare per prepararsi ad essa.

Sui "doni spirituali", come il dono delle guarigioni, la "diversità delle lingue", e i doni delle capacità profetiche v. anche la prima lettera ai Corinzi 12, 7-11; gli atti degli apostoli 2, 17-20; e il capitolo "La Pentecoste" in questo scritto.

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La resurrezione di Lazzaro

Fino a questo punto tutti gli strati dell’essere umano, con i quali le vecchie scuole misteriche si sono date pena per secoli, sono state affrontate da Cristo in un modo nuovo. Così "l’ultra-conscio", l’io interiore dell’uomo può manifestarsi nel cogliere la vita corporale, spirituale, mentale. In questo modo viene sviluppata la facoltà di chiarire, integrare e ampliare coscientemente strati più profondi e più antichi del subconsciente.

Nei misteri dell’antico Egitto p. es. si trattavano gli aspetti spirituali e mentali fino ad arrivare alle forze della volontà della vita corporale.

Nella resurrezione di Lazzaro – Giovanni 10:39-11* - si accenna ad un ulteriore approfondimento. Innanzitutto, alcuni dettagli apparentemente di scarsa importanza assomigliano in maniera sorprendente a quel sapere egiziano sopra citato. Quest’ultimo conosceva l’esperienza nella quale l’individuo trascorreva tre giorni in uno stato che la parapsicologia moderna conosce come „Out-Of-Body-Experience", cioè un‘esperienza extra-corporale simile ad un sogno che allontana dalla realtà, ma di tipo cosciente. Il corpo sembrava essere morto. L‘individuo dopo questo tipo di esperienza aveva la certezza che dopo la morte avrebbe continuato a vivere come essere psico-spirituale. Lo Ierofante doveva badare al fatto che la persona in questione al più tardi dopo tre giorni si risvegliasse nella coscienza terrena, altrimenti il risveglio non sarebbe stato più possibile e il corpo avrebbe cominciato a decomporsi. Lazzaro ci racconta proprio di questo, dopo quattro giorni „ormai puzzava". Nel profondo, sino alla sostanza fisica doveva essere in azione una forza che lo fece resuscitare. Attraverso gli eventi biblici si manifesta una tendenza a dimostrare che un tipo di spirito cristiano è riconoscibile anche e soprattutto in particolare negli aspetti materiali e nell’azione esterna – una tendenza che solo adesso nel nostro tempo può venire ripresa, dopo che la mistica dei secoli precedenti ha penetrato gli strati psico-spirituali in maniera chiarificatrice.

È possibile che in tutte le religioni, le dottrine che riguardano la vita oltre la morte abbiano origine in certi tipi di esperienze che riguardano il sentirsi al di fuori del corpo fisico anziché partire da speculazioni di tipo filosofico che non erano adeguate allo stato della coscienza degli uomini della preistoria, della protostoria e della storia antica. Una descrizione adatta si trova in „Ursprung und Gegenwart" di Jean Gebser. Egli distingue tra uno stadio della coscienza arcaico, magico e mitico, precedenti a quello del pensiero astratto, e una coscienza integrale. Se le rotture tra questi diversi stadi fossero veramente necessarie è un’altra questione; in ogni caso oggi è possibile affrontarle. Anche R. Steiner sottolinea l’incomparabilità degli antichi tipi di coscienza. Soltanto le reminescenze di esse si possono trovare nelle diverse fasce di età delle singole persone nel processo della crescita.

Il confronto con gli antichi riti di iniziazione non deve comunque significare che la resurrezione di Lazzaro sia stata un’azione rituale, come nel caso dell’ Egitto, concertata formalmente tra tutti gli interessati. Gesù si è allontanato spesso nelle sue azioni dalle prescrizioni relative al culto riguardanti il tempo – p.es. il Sabbat – il luogo – p. es. il tempio, o la situazione. Partendo da questa libertà, di quando in quando egli sfruttava le circostanze in maniera comunque positiva, p.es. le feste Pessach, il tempio.... In questo può essere un modello per i rapporti con alcune tendenze, p.es. l’accettazione di punti di vista astrologici, "di luoghi di forza" ed usanze. (V. anche i libri di Marko Pogacnik : "Wege der Erdheilung", "Erdsysteme und Christuskraft", ...).

In relazione con la resurrezione di Lazzaro anche Gesù e la cerchia che si sta formando intorno a lui diventa visibile in maniera più forte verso l’esterno come un tutt’uno. Questo mostra una coscienza allargata di Gesù che coinvolge anche i discepoli e che in questo modo feconda anche l’ambiente sociale allargato. Un ampliamento della coscienza affine può manifestarsi anche oggi per gli individui nella successione di Gesù se le loro attività di gruppo si rivolgono all’esterno.

Segue ora la via della passione. Il sommo sacerdote stabilisce con le sue parole una relazione tra ciò che dovrebbe succedere a Gesù e il destino del popolo (Giovanni 11). Nella sua visione profetica percepisce veramente che Cristo morirà per tutti. Ma lo interpreta male (dicendo) che Gesù arreca danni al popolo se rimane in vita. Questo richiede una coscienza che è in grado di interpretare al di là del pensiero processi e correlazioni, una competenza questa, che prima però deve venire acquisita. Non è identica alle immagini che si manifestano istintivamente. Le cause più profonde possono venire scoperte, disintegrate e create. Il pensiero negativo o un altro tipo di pensiero non si possono più sedimentare in maniera semicosciente e non si possono più ammassare nelle strutture problematiche degli strati, anche corporei, più profondi. Questa problematica viene risolta anche in maniera retroattiva, quando l’individuo indaga anche queste leggi. La strada verso un futuro libero e creativo è libertà.

Nelle pagine in tedesco e in inglese si trova un passo del vangelo secondo Giovanni 11: La resurrezione di Lazzaro

Il padre della Chiesa Clemente d’Alessandria era ancora in possesso di una versione allargata, „segreta" del Vangelo secondo Marco. Secondo le sue parole questo era „un Vangelo spirituale" per l’uso di coloro che si trovavano nel „perfezionamento", che serviva al loro „progredire nella conoscenza". Qui erano compresi passaggi delle annotazioni di Marco e di Pietro, come la resurrezione di Lazzaro, mentre nei Vangeli per l’uso comune essi venivano lasciati da parte. Solo Giovanni e i suoi discepoli riprendevano certi eventi apertamente nel Vangelo. Clemente definisce Cristo come „Mistagogo" o „Ierofante", e cioè come colui che – a differenza degli altri culti misterici – introduceva o iniziava ai nuovi misteri (segreti della fede). (Cfr. Prof. Morton Smith, "The Secret Gospel..."). Le vie di Cristo non supporta tutti i suoi contenuti.

Domanda:
Posso immaginarmi che Dio aiuta a unire vita e morte, coscienza e sonno?

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„Le pecorelle"

Un po‘ di tempo prima della lavanda dei piedi, le persone legate a Cristo vengono chiamate „pecorelle" - Giovanni 10, 11-18, così come Cristo stesso in altri passaggi viene chiamato „agnello". Qui viene sottolineata la franchezza già esistente o nuovamente elaborata dei discepoli - in special modo per ciò che viene da Cristo - così come la stessa relazione tra Cristo e Dio. Benché possa essere già molto maturo, l’Individuo può su un certo piano sentirsi di nuovo come un „foglio bianco", come un bambino. Il vero progresso - anche se deve essere sempre rivisitato con orgoglio – porta piuttosto all’umiltà; cresce la convinzione che tutti gli uomini abbiano un ruolo significativo, ma in fondo un piccolo ruolo di fronte a Dio. Qui si può parlare anche di „umiltà"; ma in un senso libero e spirituale e non nel senso di un comportamento servile di fronte alle autorità terrestri, che ha spesso prodotto degli equivoci. Non a caso Cristo nello stesso capitolo dice „Io sono la porta". Chi apre il proprio essere o il proprio cuore per Cristo, per lui egli è aperto come una porta che conduce a Dio, una premessa per tutto il resto.

Le „pecore" vengono anche poste in contrapposizione ai „capri" (p. es. Matteo 25:32-33).

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Cristo e la lavanda dei piedi e l’unzione di Gesù da parte di Maria di Betania

Il resto dei Vangeli presenta sempre più eventi simbolici in cui mancano veri e propri insegnamenti. Al più tardi a questo punto possiamo mettere da parte tranquillamente le "rivelazioni" e il "Tutto su Gesù" commerciali e trasformati a proprio uso e consumo, alla fine delle quali non sappiamo ancora niente. Anche qui alcune conoscenze esteriori possono essere d’aiuto, ma l’essenziale può essere reso accessibile solo e soprattutto attraverso la contemplazione meditativa. Ma questo non può che essere per altri che uno stimolo per i propri sforzi personali di conoscenza, che nessun parroco o storico può toglierci.

La lavanda dei piedi nella Bibbia – Giovanni 13, 1-20 – viene descritta come una purificazione. Dato che più tardi tali passaggi „esoterici" sono stati compresi a malapena, non hanno subito la censura. La persona in questione è „completamente pura", non si tratta cioè dei piedi, ma del loro significato simbolico nell’intero uomo. Nelle diverse culture quel pensiero era diffuso con delle analogie: le stesse funzioni si ritrovano nell’organismo umano, nel micro e nel mesocosmo, e nella natura esterna, cioè nel macrocosmo. I piedi sono rivolti alla terra, il loro movimento segue la volontà. L’individuo „percorre" esternamente una o l’altra strada, e ciò richiede una decisione della sua volontà. Una purificazione di questa volontà e dei suoi movimenti contraddittori si mostra come contenuto della lavanda dei piedi. Cfr. anche Gesù in Matteo 25, 31 e segg. che attribuisce all’opera buona un valore più alto rispetto alle professioni di fede formali cristiane.

Questa azione, come tutti gli eventi seguenti, non rappresenta una semplice ripetizione degli impulsi dati negli anni precedenti per la purificazione delle diverse parti esistenziali del’uomo. Tutto sta sotto il nuovo auspicio, Gesù sa intimamente che „era venuto il suo momento" e che i suoi discepoli avrebbero dovuto maturare per diffondere in circoli più ampi „quel qualcosa„ in maniera autonoma. Lo scopo non sono più solo le loro qualità personali, in questo caso la loro buona volontà, sotto la visione del loro io interiore, come era stato invece fino a questo punto. Ma piuttosto questo io superiore non egoista adesso unito alla „persona", può diventare sempre di più un tutt’uno con quel „Cristo che ha preso forma in noi", come un „io degli io".

Tale esperienza potrebbe innanzitutto essere descritta in questo modo: nel compimento interiore di questa azione si può manifestare una tale purezza che tutto può venire guidato in maniera più diretta dalla fonte più intima attraverso i diversi strati dell‘esistenza. Ma innanzitutto si tratta della volontà. Il sentire e il riconoscere si perfezionerà e l‘uomo sarà in grado di spiegare più chiaramente il perché dei suoi impulsi. Anche Dio segue in noi questa successione come mostra in maniera profonda il risveglio di un bambino. Ciò non significa che questa nuova fase dello sviluppo proceda per esempio „senza la testa". Lo sviluppo umano del sentire etico e della conoscenza chiara era già stato prima fortemente stimolato. Qui manca ancora un ulteriore perfezionamento nel senso di Cristo, che invece già esiste nel campo della volontà.

Un altro tipo di esperienza di questa fase difficilmente descrivibile potrebbe essere posta in relazione con l’accorgersi della propria coscienza, cioè dello sguardo, dell’"angelo", dell’io superiore che potrebbe osservare la vita. L’io superiore (in forma angelica) può mostrarsi in maniera più forte unito a Cristo, e compie così anche lui una trasformazione. Oggi nell’ambito dei nuovi movimenti spirituali le esperienze angeliche sono spesso esperienze comuni, mentre i Cristiani nonostante la Bibbia hanno spesso dei dubbi sul fatto se gli angeli esistano o meno, per non parlare della domanda di cosa sia nel linguaggio popolare „il proprio angelo" o „l’angelo custode", e di come potrebbe essere un tale legame. Cristo rappresenta la forma, la parte personale dell’essere uomo, e la conservazione delle conquista della vita umana nell’aprirsi ai mondi di forza degli „angeli". Anche per Cristo però un uomo che fa questo tipo di esperienze non è ancora perfetto. Già in Giovanni 1 egli consente ai discepoli di farsi un’idea di ciò. Alcune persone orientate alla spiritualità dicono che si tratta solo dell’esperienza angelica, in seguito alla quale essi possono ritirarsi dalla vita terrena; al contrario una ricerca in questo campo presuppone che sia stata acquisita una grande stabilità se non si vuole finire nel labirinto delle illusioni; solo molto più oltre comincia con questa fase la possibilità di un compenetrazione degli elementi terrestri da parte dello spirito. Come punto di riferimento possiamo citare per esempio Steiner che come ricercatore dell’anima assegna all’evoluzione dell’uomo sulla terra un periodo di sviluppo ancora molto lungo, e lo stesso fanno altre correnti di pensiero. Non è necessario sottolineare che anche altre pratiche, come gli „scongiuri" ipnotico-spiritistici non hanno niente a che fare con le esperienze archetipe dell’angelo di cui si parla qui. Ci sono però ormai sforzi degni di considerazione da parte di alcuni individui di entrare in contatto con gli angeli.

Nella lavanda dei piedi finora non ci si è quasi accorti che esiste una connessione con quel passaggio - Giovanni12 – dove Maria di Betania sparge simbolicamente di unguento Gesù e gli asciuga i piedi con i suoi capelli. Rappresenta l’essere umano o rappresenta anche gli aspetti femminili di Dio, come sono attribuiti in altri passaggi a Maria, la madre di Gesù e Maria di Magdala – probabilmente non in maniera identica a Maria di Betania? Perché questo precede la famosa lavanda dei piedi? Per gli approcci femministici della teologia dell’esperienza, d’altre parte contraddittori, esistono sicuramente tesori ancora non scoperti o scoperti solo in parte. „L’ultima unzione" della Chiesa cattolica può venire interpretata anche come un’eredità di questo evento.

Inoltre è degno di nota che la lavanda dei piedi non venga rappresentata come un’azione unicamente di Cristo, ma piuttosto che anche i discepoli vengono incoraggiati a lavarsi i piedi reciprocamente, analogamente come la comunione viene posta semplicemente nelle mani della comunità che sta nascendo come segno di un sacerdozio di tutti. La volontà o la volontà di vita migliorata attraverso il lavaggio dei piedi viene allargata al di là del proprio esserealle persone che stanno intorno, innanzitutto alla persona di fronte, che lava i piedi all’altro, e poi alla corresponsabilità per gli altri e per i discepoli in generale.

Il lavaggio dei piedi può anche essere inteso come servizio verso l’altro. Solo con questo lavaggio „saranno uniti a lui", come dice Gesù. Questo sottolinea in molti aspetti il significato ampio di questo passo del Vangelo. In particolare qui innanzitutto ci si riferisce a ciò che i giovani chiamano così: lei/lui va con me (modo di dire tedesco per indicare una relazione „er/sie „geht mit mir". Ma non si tratta più di „avere una relazione" quanto piuttosto di „essere in una relazione (vivace/viva)". La lavanda dei piedi va intesa innanzitutto come „passo in avanti". La forma esteriore di una tale azione non ha molta importanza. Nel senso della prassi alchimistica di usare le azioni esteriori come aiuto per osservare gli atteggiamenti e i processi interiori, una tale azione ha un senso, ma solo con l‘atteggiamento interiore adeguato. Anche un possibile atteggiamento giusto da parte di un parroco non basterebbe, è necessaria la persona stessa, perché è di lei che si tratta. Questo vale anche per la comunione – sui diversi aspetti di essa i teologi litigano; forse in un certo modo hanno anche ragione, ma questo aspetto della trasformazione cosciente della persona in questione non è stato riconosciuto in maniera sufficiente né dalla Chiesa cattolica né dalla Chiesa evangelica.

Se al tempo degli insegnamenti più semplici c’erano ancora p.es. 5000 uomini al seguito di Gesù, e più tardi solo 500 e poi 70 che ancora riuscivano a seguirlo, alla lavanda dei piedi parteciparono solo gli undici apostoli che da Gesù avevano imparato molto ed erano quindi pronti per poter cogliere questa occasione. Giuda forse in quel momento non era ancora pronto. Anche Gesù non dà tutti gli insegnamenti contemporaneamente a tutti, lo fa piano piano. Comunque è possibile che alcuni facciano progressi quando la loro contemplazione profonda si rivolge agli eventi che portano alla crocifissione. Questo è stato tentato dai Rosacrociani cristiani. La lavanda dei piedi, la flagellazione, l’incoronazione con la spine, la crocifissione, la sepoltura, la resurrezione, l’ascensione vengono chiamate „iniziazioni cristiane". Trasferiti nella profondità di un nuovo tempo, da essi scaturirono le immagini di sogno dei sette giorni: „chymischen Hochzeit des Christian Rosenkreutz", pubblicati sotto forma di satira nel 1616 dal teologo luterano J.V. Andreae.

Un tale passo non è certamente portato a compimento la prima volta che viene vissuto in maniera esteriore, nella meditazione o nel sogno. L’essere umano può ampliarsi in molte direzioni con tutte le sue capacità, a questo passo possono seguirne altri, alcuni possono sovrapporsi ai precedenti, ma le nuove qualità potranno venire in un certo modo a completarsi solo dopo che è avvenuto e si è completato quello su cui si basano.

Dopo l’episodio dell’unzione a Betania – Giovanni 12 – segue l’ingresso di Gesù a Gerusalemme come Messia. Dopo la lavanda dei piedi viene annunciato il tradimento da parte di Giuda Iscariota, seguono le ultime parole ai discepoli e la preghiera del sommo sacerdote (p.es. in Giovanni 13-17).

Nella lavanda dei piedi i teologi hanno spesso visto un’azione simbolica che indica l’avvicinarsi della crocifissione oppure un esempio del servire con l’amore purificatore di Dio. Tuttavia, ciò è stato anche annunciato come un’azione dall’effetto diretto.

Nelle pagine in tedesco e in inglese si trovano passi del vangelo secondo Giovanni 13,3-15: La lavanda dei piedi.

Domanda:
Se non l’ho già fatto, vorrei chiedere* a Dio che la buona volontà verso il prossimo diventi parte di me – anche se ciò fosse faticoso?
* Più avanti – invece di chiedere (pregare) – credere, ossia esserne convinti. Successivamente esperire l’azione di Dio (Grazia).

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L’ultima cena, la cattura e la flagellazione

Gesù era entrato trionfalmente in Gerusalemme - Giovanni 12, 12-19 -.

Le indurite caste sacerdotali capirono di dover premere sul tasto della psicologia al fine di poter influenzare le masse fino a creare in esse uno stato d'animo negativo.

Come abbiamo già cercato di dimostrare, gli individui che hanno potuto individuare in sé stessi il negativo e l'indifferenza e che hanno saputo compiere una trasformazione sono coloro che possono raggiungere quella stabilità ed unione con Dio che li rende immuni alle manipolazioni, alle suggestioni di massa ed a quelle forze esterne negative osservabili anche nella realtà del XX secolo.

Al momento dell’arresto - Giovanni 18 - le guardie indietreggiano e cadono a terra: Cristo prova che non è sotto il loro controllo. Tuttavia consente che venga fatto di lui quel che si vuole.

La flagellazione di Gesù - Giovanni 19, 1 – Gli flagellarono la schiena. La parte centrale dell’essere umano, la sua sensibilità, la sua forza di volontà nel saper superare le sofferenze sul piano emozionale, sono qualità che emergono con la meditazione; non è una sofferenza passiva e priva di coraggio. Tuttavia tutti i mistici del cristianesimo che hanno vissuto ciò volutamente o involontariamente, testimoniano del dolore. In tal modo anche Cristo non fugge impaurito davanti al dolore, cosa che di sicuro – come il maestro indiano Pratjahara, che anche padroneggia il controllo dei sensi - gli sarebbe stata possibile. Anche qui va piuttosto cercata l'interpretazione in una presa di coscienza che si estende alla sofferenza altrui.

A questo punto bisogna osservare che, come abbiamo già accennato, non sia stato del tutto corretto interpretare la flagellazione di Cristo come il simbolo di una forma di "iniziazione". Non si tratta di un passo ulteriore nello sviluppo dell'uomo moderno sulla via di una maggiore perfezione. Il vero passo avanti viene fatto da Cristo al momento dell'ultima cena, dopo l'unzione di Betania (Matteo 26, 26-29). L'ultima cena è il simbolo di ció che Cristo offre all'umanità sofferente. Il pane rappresenta in primo luogo la sostanza (/ l'anima) di Gesù Cristo, del "Verbo". Il vino rappresenta lo spirito divino di Cristo, che rende vivo il Verbo affinché esso operi a favore del prossimo. La Chiesa cattolica ha sempre messo in evidenza la trasformazione della sostanza del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo; le chiese protestanti invece vedono nell'Eucarestia una commemorazione del Cristo. Certo, in questo hanno entrambi ragione: ricordiamo infatti che anche le ricerche scientifiche fatte sulla semplice "acqua benedetta" hanno portato alla dimostrazione che una mutazione della struttura molecolare dell'acqua ha avuto luogo. Tuttavia il punto essenziale sta nella trasformazione che ha avuto luogo in colui che prende parte all'Eucarestia, in quanto egli in questo momento si concentra sulla trasformazione che avviene in lui tramite il "corpo e sangue" di Cristo trasformato e trasformante. Qui il pane ed il vino sono strumenti di aiuto alla contemplazione. C'è chi addirittura ha cercato di ricevere spiritualmente, senza l'aiuto del pane e del vino "il corpo ed il sangue" di Cristo e ne ha sentito gli effetti. Non sono pratiche facili da seguire. Se qualcuno volesse consumare un pasto consacrato, senza tuttavia pretendere di celebrare un "sacramento" della Chiesa lo chiamerebbe "un pasto agape" – „un nutrimento d’amore".

La flagellazione potrebbe essere interpretata come la caricatura di una possibile reazione da parte di un potere ignorante a quello che stava accadendo realmente e, come tale, non va posta al centro della nostra riflessione. Ciò vale anche per il passo seguente: l'incoronazione di spine. L'insistere quasi ossessivo sul dolore di Cristo, tipico della prima esoterica cristiana, si rapporta alle più nuove interpretazioni, come lo stile dell’insegnamento di Giovanni Battista a quello di Cristo e dei suoi apostoli. Gli uomini sono liberi di scegliere la via che vogliono seguire.

A livello teologico si è discusso se l’ultima cena rappresenti una forma particolare del banchetto di Passah (Pascha) o se Gesù stesso, in quanto vero "agnello sacrificale" annunciato, sostituisca il vecchio festeggiamento. La Nuova Alleanza di Dio con gli uomini (il Nuovo Testamento) attraverso Gesù (Luca 22:20) è stata vista in collegamento a 2. Libro di Mosè 24:8, Geremia 31:31-33, Isaia 53:12. Il pane è stato interpretato come la persona di Gesù, il sangue come il sacrificio totale che redime. Altri hanno messo in dubbio l’originarietà di quanto tramandato (le cosiddette "Parole dell’Istituzione"), cosa poco probabile, data la loro appartenenza agli scritti più antichi.

Nelle pagine in tedesco e in inglese si trova un passo del vangelo secondo Matteo 26,26-29 sull’ultima cena (Comunione e Eucarestia).

Domanda:
Se ciò non fa già parte della mia esperienza, vorrei chiedere* a Dio di donarmi la capacità di collaborare amorevolmente con il prossimo – anche se ciò richiede un cambiamento del mio animo?

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La corona di spine e le ultime parole ai discepoli

La flagellazione era una pena minore imposta ai tempi di Roma e va interpretata tenendo conto dei culti misterici precristiani. Anche l'incoronazione di spine - Giovanni 19, 2-3 - trae la sua fonte dai riti misterici, ma non se trova alcuna traccia storica presso i romani**. Vi si riconosce certamente un'intenzione ironica: incoronare con spine al posto dell'oro. Ciononostante rimane aperta la domanda, come sia possibile che i soldati che catturarono Cristo si fossero ricollegati in modo così esatto, pur non essendone al momento consci, alle tradizioni misteriche. Molti soldati romani praticavano tali culti. Fossero stati a conoscenza di tali similitudini, non avrebbero tuttavia potuto ridurre Cristo al livello del loro conosciuto.

Mentre la corona d'oro poteva essere simbolo di dominio esterno, e non necessaria- mente sentito come simbolo negativo, la corona di spine di Cristo fu simbolo di una sovranità incomparabile ed unica al mondo. Le spine penetrano nel capo. Non si deve vedere solo il dolore, quanto piuttosto la forza di resistere allo sconforto, del quale Cristo non dà alcun segno. Siamo al momento in cui Cristo accetta "il calice amaro". Con la flagellazione e l'incoronazione di spine ci viene qui accennato qualcosa che ritroviamo nella lavanda dei piedi; anche il sentire e la conoscenza, nonostante tutte le resistenze, appaiono come "più elevate" spiritualmente.

Questa costante tendenza alla crescita ed al superamento di sé partendo dal luogo nel quale si agisce è una forza che si ritrova anche in contesti attuali, quali i nuovi movimenti come il movimento per la pace, il movimento ecologico e le diverse tendenze spirituali che intendono "salvare la terra".

Come già per la flagellazione, vale anche per l'incoronazione di spine l'affermazione che si tratta qui di una reazione, di una copia, di ciò che era già accaduto prima. Il punto nel quale possiamo vedere il manifestarsi in positivo di un'apertura spirituale verso la crescita ed il superamento di sé va individuato nelle ultime parole ai discepoli di Gesù, un „discorso di addio", p.es. Giovanni 13,31 - 17, e nell'incontro con Pilato, p.es. Giovanni 19,5* (*"Ecco l’uomo", qui, con la meditazione, possiamo intuire un Gesù Cristo come archetipo dell’uomo redento.) Non solo la lavanda dei piedi e l'ultima cena, ma anche le parole di Cristo furono subito „azioni".

Dove oggi si parla di "iniziazioni e atti di sviluppo cristiani", potrebbe essere utile tener conto in modo più determinante e adeguato di questi elementi positivi.

**) Nella storia delle religioni compare una figura o un re oggetto di derisione su cui il popolo scaricava le proprie ire. Nell’Antico Testamento si fa riferimento al capro espiatorio, che doveva scontare i peccati del popolo (3. Libro di Mosè 16:15). In entrambi i casi si trattava più che altro di un rituale simbolico. Perciò la teologia tradizionale si è sforzata di dimostrare che solo Gesù poteva essere un sacrificio davvero efficace per tutti. In base a queste reminescenze di antichi culti sacrificali, alcuni teologi critici hanno pensato di poter mettere in discussione la concezione stessa del sacrificio. Ciò si potrebbe considerare avventato, ma come accennato sopra, nell’evento si cela di più del sacrificio di sé. Si tratta anche dello scopo di questo sacrificio.

Domanda:
Se non l’ho già fatto, vorrei chiedere* a Dio di aiutarmi a rapportarmi in modo saggio con i gruppi a cui appartengo – anche se ciò significa lavorare duramente sui miei vecchi schemi mentali?

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Crocifissione e sepoltura

I diversi modi di vedere ed interpretare la crocifissione e la morte di Gesù Cristo sono ancora più svariati di quelli che commentano le altre stazioni della sua passione; ciò deriva dal fatto che, da una parte, la Chiesa vi ha attribuito un particolare valore e, d'altro lato, gli esegeti hanno voluto inquadrare tutto nella loro particolare visione del mondo. P. es. Giovanni 19, 12-37.

Le correnti gnostiche in margine al paleocristianesimo erano particolarmente interessate alla persona di Gesù Cristo. Dal loro contesto culturale dell'antica Grecia non potevano tuttavia immaginare come fosse possibile che un tale grandioso essere lucente avesse potuto essere generato da una donna e, come un comune mortale, avesse potuto morire. Avrebbe, insomma, dovuto essere come un angelo o, come più tardi fu attribuito ad alcuni maestri orientali, possedere un corpo apparente che l'avrebbe reso visibile e che, senza essere mortale, si sarebbe poi sciolto nel nulla. Nella loro dottrina il mondo terrestre e la materia rappresentavano il male eterno e nulla era più lontano dalle loro rappresentazioni che il fatto che un tale essere avesse dovuto compiere tutte le stazioni della vita terrestre o, addirittura avesse potuto far trapelare la propria luce. Il termine "gnostico" viene qui utilizzato in contrapposizione a quello di gnosi apostolica, differenza ammessa anche da F.W. Haack, fervente critico delle sette religiose. Tuttavia, in tali dottrine ci sono state le più svariate transizioni, per esempio, lo gnostico "Vangelo della verità" riconosce che Cristo fu inchiodato sulla croce.

Esiste una corrente materialistica e propensa ad un atteggiamento di rifiuto che propaga la leggenda secondo la quale Gesù Cristo sarebbe stato il figlio illegittimo di un soldato romano. Bisogna rendersi conto di quanto ciò sia diffamante, considerando la morale del tempo e del luogo in questione. Ci sono anche speculazioni che vogliono che Gesù Cristo non sia morto, altresì che sia stato curato e guarito. Fino al giorno d'oggi si riscontrano tentativi di identificare la tomba di un anziano dal nome Gesù trovata nel Kashmir come quella del Gesù biblico. Un'altra possibile tomba in Europa, non ancora scoperta, viene menzionata nella letteratura attuale. Il nome di Gesù, chiamato anche Jehoschua, Jeschua, Jesat, non era un nome particolarmente raro. Anche nei vangeli apocrifi (non riconosciuti come canonici nelle religioni che hanno stabilito un canone delle Scritture rivelate) vengono menzionati diversi Gesù: Gesù Sirach, Gesù ben Pandira. Anche R. Steiner afferma che nelle testimonianze degli evangelisti Matteo e Luca, che si differenziano l’una dall’altra quanto all’origine ed al luogo di nascita di Gesù, si possono riconoscere due Gesù adolescenti diversi, ma che avevano un rapporto fra di loro.

Conformemente a tali tesi sono emersi risultati contradditori dalle ricerche fatte sulla Sindone di Torino. È stato detto che la Sindone porta tracce di pollini che risalgono al tempo ed al luogo dove visse Gesù, in tempi successivi è stata datata nel medioevo. Un'altra analisi rivela che l'impressione dell'immagine del viso porta tracce di radiazioni energetiche. Inoltre le tracce di sangue dovrebbero provare che Gesù era ancora in vita al momento della sepoltura. L’attuale stato delle ricerche parla di autenticità del sudario e dell’immagine di origine insolita. Tali fenomeni possono essere d’aiuto a coloro che desiderano addentrarsi alla realtà della vita di Cristo con lo strumento della ragione (cfr. le osservazioni fatte sul cammino del giovane Tommaso nella parte terza, cap. „Scienze naturali e fede in Dio". Secondo Jakob Lorber solo la tunica di Trier non è autentica. Una tale affermazione ha innanzitutto lo scopo di far sì che la fede venga cercata in sé stessi e non debba dipendere da scoperte o teorie del momento che si alternano e si contraddicono l’una con l‘altra.

Tuttavia tali ricerche possono condurre ad una forma meditativa dell’analisi, tramite la quale ci si rende conto di trovarsi dinnanzi a qualcosa di particolare, a qualcosa che non entra nei canoni usuali. Cfr. con Grünoud „Jesus in Indien – das Ende einer Legende" (in tedesco).

Come abbiamo già potuto osservare, le testimonianze dei mistici sono spesso un’approccio fruttuoso alle domande sul significato di avvenimenti remoti per lo sviluppo attuale dell’umanità. Queste testimonianze ci rivelano qualcosa sul carattere di tali avvenimenti. Infatti, più numerose sono le esperienze spirituali di tipo mistico vissute, più alto sarà il grado di comprensione. I mistici cristiani e gli stigmatizzati, cioè coloro che portano i segni delle ferite di Cristo, non hanno avuto contatti fra di loro, ciononostante, le loro percezioni sono molto simili e rivelano dettagli sul vissuto di Gesù, che non si riscontrano nella Bibbia. Francesco d’Assisi, Padre Pio e Teresa di Konnersreuth affermano con convinzione che sia la crocifissione che la morte di Gesù sono reali ed hanno lasciato un marchio indelebile e profondo nel nostro mondo; vi si sente un legame inatteso e forse anche conscio con un accaduto di sofferenza inimmaginabile, come un’inimmaginabile forza positiva che tende verso l’alto. Il carattere della crocifissione, esperienza essenziale e che riguarda la totalità dell’essere, è sicuramente molto più vicino alla vita di queste persone fuori dal comune. Esse comprendono e sentono questo carattere meglio di quanto lo possa fare un’analisi puramente intellettuale. Trattando del tema della vita e della morte non si parla di singoli strati dell’essere riuniti in questi momenti, ma dei piani causali che generano princìpi e destini. Anche le persone che non dispongono di un tale legame di natura mistica con Dio possono servirsi meditativamente di questi eventi come ponte d‘unione con la realtà, anche se i risultati rimarranno imperfetti. Tramite le parole indirizzate ai due ladri legati alla croce ai suoi lati: „Voi sarete ben presto con me in paradiso." Cristo afferma qui che si può seguire il suo cammino anche prendendo una decisione all’ultimo momento.

Il pervadere cosciente di questi momenti profondi dell’esistenza umana, saturi di oppressione, di sofferenza e di degenerazione, possono essere attuali possibili reali, anche se di diversa dimensione. Anche se queste possibilità reali non sono legate al tempo o allo spazio dell’accadere, ci sembra che il periodo della Pasqua possa offrirci una possibilità di esperienza. È come se il vecchio ritmo tradizionale e temporale del passaggio e dell’innovazione avesse trovato in Cristo altre forme ed altri tempi.

Gesù non riconosce la convenzione che vuole che la materia fisica possa porre barriere insormontabili allo spirito. Abbiamo già potuto osservare ciò nel caso di Lazzaro. Nulla ai suoi occhi, al di fuori di Dio, possiede un valore eterno, tutto, per quanto amorfo o negativo che sia, è sottoposto ad un processo di trasformazione. Ma più profondo ed inconscio è ciò che si trasforma, più difficile sarà la possibilità di avere un’influenza su di esso.

Nella crocifissione, come negli avvenimenti che la precedono, si fa allusione ad una coscienza universale, accompagnata da una forza di volontà, che trovano il loro apice nelle ultime parole pronunciate da Cristo prima della morte „Tutto è compiuto". Questo „sacrificio d’amore" tangibile ed universalmente portatore di aiuto non viene espresso in modo esaustivo nella vecchia formula „redenzione degli uomini tramite il sacrificio di Gesù", dal tono particolarmente giuridico. Essa oggi può essere considerata un tentativo di renderla comprensibile anche alla coscienza razionale; originalmente però poteva essere un adattamento al mondo immaginario degli israeliti dell’epoca, dove si ricorreva a rituali sacrificali (animali ecc.) per ottenere la benevolenza della divinità – una cosa che Gesù stesso non ha mai imparato.

Anche le altre teologie che mettono l’accento sul fatto che Gesù, sino al momento della morte, non rinneghi i propri princìpi, non ci forniscono sufficienti chiarimenti sulle esperienze mistiche e, tanto meno, sugli effetti fisici collaterali quali le stimmate, i digiuni, ecc.; cfr. con Thurston „Die körperlichen Begleiterscheinungen der Mystik" e Höcht „Von Franziskus bis Padre Pio bis Therese Neumann",e con il capitolo seguente.

Rupert Sheldrake, un biologo che si è fatto un nome all’interno dei nuovi movimenti spirituali, grazie al suo pensiero globale, ha sviluppato la teoria del „campo morfogenetico" che qui illustriamo: se delle scimmie su di un’isola sviluppano una nuova facoltà, altre scimmie della stessa famiglia, potranno sviluppare contemporaneamente questa stessa facoltà, anche trovandosi in un altro luogo distante e senza essere entrate in contatto con le prime. La condizione è che esista un campo di forze che unisce questi animali dello stesso tipo e che permette l’esercizio di un’influenza più che fortuita.

L’autore di questo scritto chiese a Rupert Sheldrake se poteva immaginare che il passaggio di Gesù dalla croce alla risurrezione avesse potuto irradiare l’intera umanità grazie ad un campo di forze simile a quello descritto. Rupert Sheldrake, dopo un momento di riflessione rispose, sorpreso: „Sì, ma in questo caso non abbiamo a che fare con un campo morfogenetico, bensì, probabilmente, con un campo di forze spirituale".

Anche questa non è una „prova dell’esistenza di Dio", tuttavia alcune nuove correnti scientifiche ci offrono migliori possibilità di approccio a tali correlazioni difficilmente comprensibili di quelle fornite dai teologi, i quali si aggrappano dogmaticamente alle vecchie dottrine, oppure danno chiarimenti non soddisfacenti e difficilmente intellegibili.

Per quel che riguarda la crocifissione, si trovano paralleli con antichi riti di iniziazione, senza che tuttavia vi si possa scoprire una vera identità con essi. La croce, l’albero al quale viene appeso l’uomo si ritrovano anche al nord, per esempio nel mito di Odino che rimase appeso all’albero nove giorni, durante i quali ebbe esperienze elevatissime. Il motivo del sepolcro, come luogo di iniziazione, si ritrova correntemente nell’era megalitica, nell’epoca celtica e, in particolare, nella cultura egizia delle piramidi. Le piramidi, luoghi di sepoltura o meno, infatti non è stato provato che lo siano state. Il semplice fatto che un nome veniva iscritto su di una piramide non prova che questa fosse stata adibita a tomba. Le piramidi furono con certezza utilizzate per ragioni di culto, come le tombe a cumulo dei Celti. Non ci attarderemo oltre su questi fatti che ci sembrano evidenti. R. Steiner ha osservato che i due motivi spirituali, quello della croce e quello della tomba fluiscono entrambi nella passione e morte di Gesù Cristo.

Il rivivere la crocifissione, la „mezzanotte dell’anima", „la morte mistica"; attraversare l’abbandono di tutto ciò a cui si aggrappa l’uomo, è una prova di forza sostenuta, in una forma o nell’altra, da tutti i mistici conosciuti. Queste esperienze si ricollegano, in un certo modo, ai momenti più elevati dello yoga, il Nirvikalpa Samadhi; la mistica cristiana aggiunge all’esperienza del vuoto, del nirvana, la convinzione che, dietro a questo "vuoto" ci sia „qualcosa": Cristo e, rispettivamente, Dio. Aurobindo ci ha mostrato la possibilità che, anche seguendo il cammino indiano, si possa andare al di là di questo nirvana giungendo a ciò che giace dietro. Nel percorso cristiano troviamo l’abbondanza di „ciò che giace dietro il tutto", senza soluzione di continuità, già dal primo passo del cammino religioso. Questo è possibile perché l’essenza di Cristo, di cui è impregnata la terra, ci offre un „ponte di passaggio".

Aurobindo ci sembra camminare sul filo del rasoio quando si trova di fronte a forze nelle quali trova paralleli alla vita di Cristo, anche se totalmente fuori del contesto storico-culturale. Non è però impossibile: ci basti l’esempio del fanciullo indù Sadhu Sundar Singh che, ignaro del cristianesimo, fece tuttavia l’esperienza di Cristo grazie al suo intenso appello a Dio, esperienza che documentò più tardi scrivendo un libro. Anche nel corso di esercizi spirituali tantrici ci furono persone che, preparandosi a ricevere divinità indù, ebbero improvvisamente visioni di Cristo. „Lo spirito vola dove vuole".

Le tesi stimolanti di R. Steiner non trovano particolarmente credito nella nostra teologia vincolata al cristianesimo come „comunità religiosa", ma possono essere interessanti per altre cerchie culturali. Steiner vede nel Cristo un essere solare ben conosciuto nell’epoca del primo cristianesimo ad alcuni saggi, cfr. con il capitolo „All’inizio era il Verbo...„ in questo testo e nella terza parte il capitolo „Il vecchio testamento e le religioni del primo cristianesimo".

Più tardi, 2000 anni fa, Cristo si materializzò sulla terra. Questo evento fissò un punto irreversibile nello sviluppo del mondo: prendere in certo qual modo l’umanità su di sé, accoglierla nella propria vita. Gli antichi culti sono in parte decaduti, come più tardi il cristianesimo, che divenne man mano più superficiale, ma una ricerca in questa direzione sarebbe comunque di grosso significato. La figura di Cristo potrebbe anche non apparire in accordo con il ruolo che gli è stato spesso attribuito, cioè quello di garante di un potere affidatogli da una comunità religiosa che fa parte a sé. Un essere appunto che incorpora l’umano rinnovato, il „nuovo Adamo" di Golgota.

La teologia (Giovanni 1:29) parla di remissione dei peccati, tuttavia ciò che si può vivere realmente è una „redenzione" che necessita un’attività germinante la quale si sviluppa e cresce nella vita reale. Ciò che si può vivere realmente è che, passando ad una condotta di vita che segue il Dio che ci ha trasmesso Cristo, questa vita può scorrere in modo più organico che seguendo le leggi correttive del karma o quelle meccaniche del destino. Cristo dice che „i conti devono tornare", che ognuno deve avere il proprio tornaconto, ma non più nella logica dell‘„occhio per occhio, dente per dente". Questo nuovo compito fondamentale dell’uomo è il più importante ed è prioritario. Quel che è di per sé fertile e utile al proprio ambiente viene coltivato, trapiantato e raccolto; qui non è in programma alcun superamento del passato visto come fine a sé stesso o come passo avanti. Si deve piuttosto vedere, nel gioco d’insieme delle svariate possibilità a disposizione degli uomini d’oggi, il fatto inconfutabile che esiste un aiuto „che viene dall’alto".

Rimanendo su questo tema possiamo notare in R. Steiner una tendenza a collocare Cristo in rapporto al destino dell’umanità, lasciando il singolo individuo alle prese con il proprio destino. Tuttavia conosciamo le esperienze chiare e comprensibili di molti cristiani che, in modo molto individuale, cercano l’aiuto di Cristo quando sono alle prese con il proprio destino. Egli può causare delle vere metamorfosi, al posto dello sviluppo ostentato delle proprie risorse individuali – metamorfosi che non avvengono senza rispetto del resto dell’umanità che ci circonda. Anche la forza del perdono è, tra gli uomini, un’esperienza più che reale e propria della particolare e specifica essenza del cristianesimo. Grazie ad essa l’interminabile spirale della violenza e risposta alla violenza viene interrotta, ma non è semplicemente una dottrina della liberazione dalle implicazioni terrestri, oppure una non-identificazione con esse. Esiste qui una similitudine con le dottrine buddiste. Con una profonda convinzione si troverà la forza che rende possibile la soluzione dalle implicazioni terrestri, e sempre partendo da sé, dal proprio essere interiore. È la forza di saper rimanere, nel senso più ampio, nel mondo, senza tirasi indietro; la forza di essere sempre „lavoratori nel vigneto".

Anche con queste alte aspirazioni non avverrà che l’individuo venga sommerso e scompaia come una goccia d’acqua nell’oceano. La creocefissione non è descritta in maniera esauriente se si descrive solo un repentino lasciarsi indietro l’individuo, diviso in centinaia di parti, anche psichiche e mentali, ciò che invece era già stato descritto in maniera più completa negli scritti teosofici e anche in Castaneda quando scrive in un contesto sciamanico e senza nominare la crocifissione stessa.

Una cellula nel Tutto, che assume la responsabilità di tutto ciò che fa parte del suo complesso essere è, a questo stadio, la descrizione adeguata dell’essere umano che „porta la propria croce" ed i cui sforzi passati si approfondiscono uniti nella padronanza dell’essenza esistenziale della vita.

Se vogliamo tener conto di tutti i contributi e di tutte le ricerche che hanno avuto come oggetto il fatto reale ed il valore simbolico della croce con un’intenzione spirituale, dobbiamo sempre tener presente una molteplicità di aspetti:  
Gesù ha dovuto attraversare tutti gli stadi dell’essere uomo, dalla nascita alla morte, trasformando tutto grazie alla sua nuova condotta.

La crocifissione, indipendentemente dalle più antiche interpretazioni, mantiene il proprio significato di atto punitivo, terrestre e storico e fu possibile grazie alle pratiche ingannatrici, illegali e materialistiche dei persecutori di Cristo. È stato come è stato e come non poteva essere altrimenti. Non c’è nessuna ragione di fare della croce un feticcio. La crocifissione è stato l’ultimo gesto di rivolta del potere inconscio, irrigidito e negativo che regnava all’epoca. La crocifissione di Cristo da parte dei Giudei è quasi una satira della coscienza trasformante di Gesù.
L’effetto benefico dell’accaduto non dipendeva da questo atto violento contro Gesù ed è anche da vedere in correlazione con la resurrezione. È opera di Dio.

La croce è da vedere come un simbolo inerente al contesto storico di allora anche se, in epoca più tardiva, è divenuta metafora generale dell’amore come sacrificio di sé stessi e, in questo senso, può trovare applicazione ed essere utilizzata come contrappeso all’indifferenza e all’odio. 

Le ultime parole di Gesù sulla croce „Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito" potrebbero offrirci un’immagine neutrale per la ricerca di un’unione spirituale con Gesù al di là di un contesto temporale, come il sepolcro, il quale non viene a rappresentare un „passo" in sé – a differenza delle rappresentazioni più antiche – ma che va visto in rapporto alla crocifissione. 

Ed il significato della morte di Gesù non risiede nella morte in quanto tale, ma nel superamento della stessa nel destino dell’uomo. La ragione di un così ampio soffermarsi sulle „ultime vicende nella vita di Gesù" giace nel fatto che questi avvenimenti sono stati trattati spiritualmente molto meno che i passaggi precedenti, molto più limpidi e comprensibili. Appunto per questo hanno dato vita a tutta una serie di teorie confuse e confondenti che è stato necessario cercare di sbrogliare per giungere ad una più immediata comprensione di tali vicende. Non si deve vedere la morte di Gesù come il momento più importante della sua esistenza sulla terra, come è stato interpretato da diverse direzioni teologiche, che fanno della croce il centro di tutto.

La teologia tradizionale ha osservato, come già i primi discepoli di Gesù dopo la crocefissione e la resurrezione, che molti testi dell’Antico Testamento possono essere letti fin nei minimi dettagli come allusioni alla Passione di Gesù e alla svolta redentrice che ne derivò (Luca 24:27; Salmo 22; Salmo 40:7 e segg.; Salmo 69:22; Isaia 52:13-14 e 53; Zaccaria12:10 e 13:1; Libro della Sapienza 2:10-20; e altri. Anche nei racconti tramandati sugli anni di apprendistato di Gesù sono state rinvenute numerose allusioni alla crocefissione e alla resurrezione, che in parte sono riconoscibili più difficilmente e proprio per questo non possono venire interpretate semplicemente come un’aggiunta successiva. Tra l’altro, già il filosofo greco precristiano Platone intuì che il suo ideale del giusto perfetto in questo mondo sarebbe finito con una crocifissione (in Politeia II). È stato osservato che quest’evento impressionò enormemente anche i Romani (ad es. Marco 15:38). Nonostante l’importanza innegabilmente grande di questo sacrificio nel contesto biblico, alcuni teologi critici non ne seppero trarre molto. Già agli inizi del cristianesimo diversi gruppi seguirono i passi che alcuni loro membri avevano vissuto o che essi stessi potevano comprendere, cosa che portò alla nascita di posizioni e convinzioni diverse.

Domanda:
Vorrei chiedere* a Dio di aiutarmi nella ricerca di un superamento delle vecchie concezioni di vecchiaia, malattia e morte?

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Il sepolcro vuoto, la „discesa negli inferi", „l‘ascesa al paradiso"

Rimangono aperte molte domande sui fatti inerenti alla crocifissione. Per esempio ci si può porre la questione del sepolcro trovato vuoto, Giovanni 20, 10 -. Non ha avuto luogo la guarigione di un essere ancora in vita con l‘impiego di erbe medicinali. E ci siamo già soffermati sull‘intervento di Nicodemo, Giovanni 19, 39, che avvolse il corpo di Gesù con bende impregnate di aromi. Escluderemmo anche la possibilità che il corpo si stato rubato, per poterlo seppellire altrove. Ma troveremo chiarimenti quando tratteremo il passo della „resurrezione", nel prossimo capitolo. Vorremmo qui porci delle domande poco usuali.

Cosa succede negli uomini al momento della morte e dopo? Ci sono differenze tra gli uomini? La riflessione su tali domande avviene sul piano della rivelazione religiosa e su quello delle cose tramandate, anche sul piano della speculazione filosofica, a scopo di ricerca parapsicologica, di psicologia umanistica e universale, ma anche sulla base di esperienze cliniche ed individuali. (Per esempio in Elisabeth Kübler-Ross,...)

Praticamente tutte le religioni sostengono che l‘uomo „continua a vivere" non solo nella sua prole e negli effetti culturali che tramanda, bensì continua ad esistere spiritualmente come individuo. Anche i culti degli antenati presso le popolazioni primitive non prevedono che il tramandarsi avvenga solamente nella propria discendenza, sono convinti che gli antenati continuano ad esistere spiritualmente e credono alla continuazione della loro esistenza spirituale reale nel momento del culto, come nella vita quotidiana. Anche coloro che credono alla continuazione della vita sotto altre forme, come per esempio sotto forma di sassi od altro, riconoscono il perpetuarsi dell’esistenza spirituale. Anche le nuove religioni superiori vedono la continuazione dell’esistenza a livelli più alti dell’essere fisico, esse parlano di possibilità di contatto tra questi livelli di esistenza, ma non ne sottovalutano la difficoltà di realizzazione. Per realizzare l’ascesa cosciente a sfere più alte di esistenza sono state create cerimonie raffinate, cfr. per esempio „Libro tibetano dei morti", al quale si è anche interessato C.G. Jung. Sul tema della reincarnazione sono state fatte diverse esperienze e questo tema è stato trattato nei modi più diversi.
Su questo punto il cristianesimo, come tutte le altre religioni, afferma l’esistenza di una vita dopo la morte. Tuttavia si ritrovano singolarmente delle differenze di fondo in prima epoca cristiana, per esempio per quel che riguarda la „pre-esistenza" dell’anima prima della concezione o nel caso della reincarnazione. Ci sono anche teologi che non credono all’esistenza dopo la morte, alla „vita eterna" promessaci da Cristo*. Questi ultimi si sono adeguati a tendenze delle scienze naturali che datano a partire dal XIX secolo e che sono da tempo obsolete. La costante domanda dell’uomo „cosa si nasconde dietro (dietro la superficie esteriore del mondo)?" conduce piuttosto a esperienze pratiche.
*La vita eterna in senso cristiano come promessa ai „giusti" (p. es. Matteo 25:46) o a quelli che seguono Gesù (p. es. Luca 18:29-30), e a quelli che credono in Gesù (p. es. Giovanni 3) non ha per forza un significato per l’aldilà. In base a ciò che, grazie a Cristo, è diventato simile al paradiso dentro di noi, cambia anche la vita del „mondo futuro", che viene anche menzionato in alcuni passaggi della Bibbia.

Nel campo della medicina troviamo non solo i rapporti di persone narcotizzate o quasi morte che sono tornate in sé ed hanno poi raccontato le esperienze fatte in altri campi della coscienza. Ci sono anche singoli rapporti scientifici nei quali viene detto che, al momento della morte, il peso del corpo cala di circa 21 grammi. L’antroposofia e la teosofia parlano della separazione dell’Io, dell’essere spirituale, del corpo „astrale", „emozionale" o „corpo energetico", „eterico", del corpo-fantasma da quello propriamente fisico, il quale segue un ulteriore „tirarsi indietro" ad un livello emozionale, poi ad un metalivello in un mondo primordiale.

Le esperienze trasmesse da medium e le considerazioni espresse dagli osservanti delle scienze occulte che si sono entrambi interessati a persone che hanno posto volontariamente fine alla propria vita, ci dicono che questi suicidi sono rimasti per lungo tempo legati all’ambiente terrestre che avevano voluto lasciare dietro di sé. Sembra che il loro desiderio di oblio non si stato esaudito.

Il vasto sapere di cui godiamo alla nostra epoca potrebbe contribuire enormemente a guidare le nostre esistenze in modo armonico e coerente secondo valori duraturi ed in accordo con l’insegnamento tramandatoci dalla Bibbia. Coloro che hanno vissuto in modo distruttivo, egoista e avido si sentiranno oppressi e soffriranno delle loro mancanze. Chi invece vive nel rispetto del prossimo, chi ha imparato ad apprezzare il creato come una parte di sé stesso ed ha saputo aiutare gli altri potrà, grazie a queste qualità leggere e luminose, star bene ed in pace con sé stesso.

Potremmo, seguendo questa traccia, inoltrarci nell’indagare sul come si comporta l’essere dell’uomo al momento della morte. Cosa ne sarà delle facoltà, delle esperienze e delle sostanze assimilate nel corso della vita, impregnate nei diversi strati del suo essere e del suo corpo fisico, e che ne sarà delle crepe, delle differenze? A queste domande ci sono risposte nella letteratura, per esempio in Padre Roesenmüller. Queste risposte ci suggeriscono di „portare con sé" l’essenziale estratto da ogni strato dell’essere; è anche preferibile una sepoltura nella terra. La cremazione non viene consigliata. Padre Roesenmüller riferisce anche dello svanire imprevisto e repentino della sostanza corporale osservato in una tomba.

Inoltre esistono numerosi rapporti esaminati dalla Chiesa i quali testimoniano di „cadaveri non decomposti", come per esempio quello di Bernadette di Lourdes. Ci sono anche molti casi di „tombe vuote" che, nella maggior parte dei casi, avevano contenuto persone molto vicine a Dio.

Esaminando questi casi, nessuno aveva mai pensato ad un rapporto con il sepolcro vuoto di Gesù, fino a quando non sono apparse nuove idee nella giungla delle pubblicazioni esoteriche. Si potrebbero citare numerosissime manifestazioni singolari, non tutte sono inspiegabili e non vanno catalogate in blocco come poco serie. Rimane chiaro che la materia fisica cela ancora segreti, infatti la ricerca nel campo della chimica e della fisica sconvolge ancora la teoria degli atomi nel corpo evitabilmente e relativamente immutabili. Ma non vogliamo soffermarci a lungo su queste cose che richiederebbero un capitolo a sé.

Dobbiamo ricordare qui i vangeli apocrifi – che risalgono al primo cristianesimo -, i quali non sono stati condannati dalla Chiesa come „eretici", ma non sono stati introdotti nella Bibbia a causa del loro carattere non chiaramente canonico. Una parte del cosiddetto „Vangelo secondo Nicodemo" descrive la „discesa negli inferi" di Gesù dopo la sua morte e l’influsso che egli portò agli esseri qui presenti. Tale influsso fu di natura emozionale ed è paragonabile ad una forma di purificazione. Più avanti viene descritto l’incontro di Gesù in paradiso con quelle figure vive che, in parte, conosciamo dal Vecchio Testamento. Questo incontro ha un carattere superiore e più spirituale di quello avvenuto all’inferno. Queste rappresentazioni, viste nel loro contesto storico, non ci stupiscono, ma potrebbe anche trattarsi di vere visioni, in parte dirette, in parte simboliche.

Il sepolcro è un’immagine del cammino di Cristo, già illuminato durante la sua vita sulla terra; è un’ultima metamorfosi del suo corpo defunto e, allo stesso tempo, ci mostra l’evento dello scioglimento dell’essere spirituale dalla coscienza del corpo. Ci troviamo davanti ad un „nuovo Adamo" globale. Ha un grosso peso simbolico il fatto tramandato, secondo il quale „Adamo ed Eva" dovrebbero essere stati sepolti nei dintorni del Golgota („luogo dei teschi"), dove ebbe luogo la crocifissione di Gesù.

Non è ancora stato esaurientemente interpretato il significato della testimonianza di Giovanni, 20,11-18, secondo la quale fu Maria di Magdala, chiamata Maria Maddalena la prima a scoprire il sepolcro vuoto, e poi la prima a vedere un Cristo in uno stato di transizione*. In un contesto spirituale essa sembra simbolizzare Eva – *„Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre." Qui si deve sottolineare la differenza con altre testimonianze, per esempio nel caso di Tommaso, a cui non venne negato da Gesù il permesso di trattenerlo e di avere con lui un contatto fisico. Il corpo senza vita sembra animato dallo spirito, in una nuova forma. I testi tramandati non lasciano aperto nessun punto nel quale si potrebbe speculare su una possibile guarigione di un Gesù ferito. Il suo aspetto era molto mutato, ma la reazione di Maria Maddalena non ci consente di pensare che il mutamento fosse dovuto alle ferite, delle quali non viene fatta menzione. Anche le erbe medicinale applicate da Nicodemo erano in uso per preparare l’imbalsamazione dei corpi. Ciò che accade qui non rientra nei canoni classici della vita e della morte, come non rientra negli schemi di avvenimenti al di là dei limiti della vita e della morte illustrati sopra. Tutto ciò ha un significato volto al futuro, come vedremo nel capitolo sulla „Rivelazione di Giovanni".

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La resurrezione

Il sepolcro vuoto e la resurrezione di Cristo rappresentano una provocazione ed una sfida enorme per la coscienza di molti uomini - per esempio. Giovanni 20,11 – 21. Le più importanti cause di ciò vanno ricercate sullo sfondo dell’esperienza umana, nel fatto che tutti dobbiamo morire e nella tendenza comprensibile che ci porta a rimuovere ciò che non ci sappiamo spiegare. Anche la forma di insegnamento ed il tipo di pensiero materialista ed obsoleto che riceviamo a scuola contribuiscono a creare incertezze.

Tuttavia esistono anche voci non in sintonia con la maggioranza, le quali, seguendo una forma di pensiero concreto e critico, ci dicono che i resoconti della resurrezione sono le testimonianze più attendibili e conformi al cristianesimo originario. Esse documentano questo avvenimento molto meglio di quanto non lo facciano le altre narrazioni della vita di Gesù. Sono i resoconti che documentano l’apparizione di Cristo in luoghi differenti, sotto un aspetto nuovo e non sempre immediatamente riconoscibile, ma sempre visibile da tutti nella sua forma di essere percepibile.

Dovremmo riflettere sulla descrizione biblica, tenedo conto degli stadi di trasformazione del corpo di Cristo, già altamente spirituale in vita, e/o del suo „corpo post-mortem". Il termine „Trennung" (separazione) significa in tedesco letteralmente „peccato". Nel corso dello sviluppo dell’umanità sono caduti in pezzi gli strati della coscienza che potrebbero ora perdere questa „separazione". La separazione era anche separazione degli uomini da Dio, vale a dire la loro origine. In questo modo la „parte inferiore", cioè il corpo, potrebbe venir a far parte delle componenti dell’essere di Cristo, come una nuova componente, accanto alle altre. Cfr. il capitolo precedente: „Il sepolcro vuoto".

„In tre giorni ricostruirò questo tempio". Ma è chiaro che Cristo parla del tempio del suo corpo. L’ascesa dell’essere in altri piani che avviene anche per i comuni mortali è un’ascesa nel profondo dell’animo (cfr. con il capitolo precedente), poichè in assenza di proprietà separanti tutto obbedisce alle leggi intime dell’animo nel quale avviene una ricomposizione degli strati dell’essere che comprendono anche il corpo fisico – senza i campi dell’"inconscio".

Anche secondo l'interpretazione antroposofica (R. Steiner) il corpo risorto di Cristo come "nuovo Adamo" - 1. Cor. 15:45-47 - viene ricreato e da quel momento diventa possibilità di sviluppo per tutti gli uomini (- il cosiddetto "corpo fantasma fisico", fondato sul livello spirituale, ma potenzialmente operante anche a livello fisico. Vi è qui una relazione con l’esperienza del "Cristo interiore" dei mistici, collegata allo sviluppo dell’uomo). Anche nell’ambiente teosofico (A. Bailey) la resurrezione viene vista come una nuova creazione reale. Anche se il punto di vista teosofico può presentare nei dettagli lacune e inprecisioni, ci si potrebbe domandare perché i teologi non sono stati in grado di formulare alcuna idea in questo campo, la quale sia in grado di reggere davanti al livello attuale di cultura e di istruzione. L’indugiare di molti teologi nel prendere in considerazione la resurrezione in un modo od in un altro non corrisponde neppure ai criteri di una buona cultura generale.

Facciamo notare che il „corpo risorto", appartenente realmente all’essere, potrebbe essere messo sullo stesso piano, anche se non senza difficoltà, del corpo apparente (Mayavirupa) presente nella letteratura esoterica, tramite il quale alcuni maestri – viene affermato – possono rendersi visibili. In un certo qual modo potrebbe essere come un abito che, indossandolo, rende visibile. In ogni caso si può qui osservare che lo spirito ha il dominio sulla materia. Si possono trovare anche similitudini con insegnamenti, purtroppo mal formulati, quali le teorie sui „corpi di luce". Esse si interessano a ciò che avviene quando gli strati superiori dell’essere umano si riflettono nell’essere fisico. Sono momenti che offrono un ponte di passaggio attraverso il quale l’uomo, senza abbandonare il corpo, può immergersi nelle realtà al di sopra del mondo fisico. In ebraico questo fenomeno viene chiamato „Merkabah". Molti fondamenti a questi insegnamenti si ritrovano negli scritti del Prof. J.J. Hurtak/USA, „Die Schlüssel der Enoch" und „Die synoptischen Evangelien". Zentrum d. Einheit Schweibenalb, CH-3855 Brienz. Il Prof. Hurtak ha fondato un movimento di cui non si conosce la forma di organizzazione e che intende aiutare coloro che lo desiderano ad affrontare con mezzi spirituali questo periodo di transizione dalla vita alla morte nei modi più svariati, servendosi del „lavoro della luce". Si cederebbe volentieri alla tentazione di credere che, tramite l‘una o l’altra tecnica o esercizio spirituale, sia possibile infine ottenere il risultato desiderato ardentemente: „l’ascesa". In realtà è parte integrante dell’accrescimento spirituale uno sviluppo complessivo di maturazione del carattere, come vedremo anche nel capitolo seguente.

Le diverse rappresentazioni della reincarnazione, re-incorporazione dell’anima in un nuovo corpo, presente nelle più svariate religioni in modo più o meno costante, rappresentano un passaggio qualitativo verso il basso nel processo della resurrezione . La reincarnazione infatti non è identica alla resurrezione. Credenze in una pre-esistenza dell’anima prima della concezione ed insegnamenti sulla re-incorporazione erano molto diffuse nel primo cristianesimo, secondo Ruffinus erano più che comuni. È interessante notare che, più tardi, queste tesi non hanno più avuto alcun peso. Ciò non è solo da attribuire al fatto che gli uomini, nel corso della storia, si sono concentrati più a lungo sulla loro vita terrestre, come afferma R. Steiner, o al fatto che dei Papi assetati di potere abbiano sottomesso gli uomini alla ristrettezza della propria esistenza terrestre, come suppongono altri autori di testi spirituali. Ma si potrebbero trovare qui altre spiegazioni. Il punto più importante risiede nel fatto che il motivo della resurrezione è profondamente ancorato negli uomini, anche se nella prassi quotidiana questo potrebbe sembrare prematuro. In fondo la reincarnazione va vista come un atto già superato da Cristo. Infatti il Cristo risorto non ha avuto bisogno di reincarnarsi per poter apparire agli uomini. La critica di molti movimenti e gruppi cristiani, e non di tutti, fatta alla tesi della reincarnazione, ci mostra che l’idea – se vista come fine a sé stessa - di una legge rigida da „meccanismo dell’anima", del destino, della morte e della reincarnazione non corrisponde al vissuto di Cristo. Ciò non vuol dire che la reincarnazione non sia mai esistita o non esista. Molte cosidette „esperienze di reincarnazione" passate o presenti non vanno negate, anche se non tutte queste esperienze sono state delle vere e proprie incarnazioni. Nelle esperienze cristiane esse appaiono, se appaiono, come casi particolari, come per esempio nel caso di san Giovanni Battista. Egli non ha assunto il ruolo di Elia – come spesso viene interpretato – e Gesù dice semplicemente: „È lui". Sarebbe tuttavia il ruolo di un essre inviato nuovamente sulla terra per un compito importante, per aiutare gli uomini. Non è la ruota eterna alla quale è vincolato il prigioniero, schiavo della propria nascita. Nel campo della mistica cristiana e sopratutto dove la reincarnazione viene presa in considerazione (per esempio in Lorber) viene spesso sottolineata l’importanza fondamentale dei nuovi insegnamenti. È impressionante quanto l’uomo d’oggi possa apprendere nel corso della propria vita. La reincarnazione – nel luogo dove avviene - non deve avere il vecchio aspetto di un automatismo ma, con la ricchezza di esperienze acquisite, dovrebbe essere una forma di sviluppo ulteriore e dovrebbe assumere nuovi compiti conformi al proprio ambiente. È possibile che la reincarnazione non abbia prima trovato un ascolto adeguato nelle cerchia dei cristiani e che sia stata vista con occhi colmi di sospetto proprio a causa di vecchie idee e considerazioni. Inoltre nelle dottrine in cui si parla di reincarnazione e che hanno un’altra origine diversa dal cristianesimo non si è mai tenuto conto né di Dio, né di Cristo. Dobbiamo invece ricordare che quei fenomeni che si riscontrano in altre religioni diverse dal cristianesimo non devono, per questa ragione, venire considerati irrelevanti e senza fondamento dai cristiani. La natura propria dell’uomo è ovunque la stessa, composta di corpo, anima e spirito. Per questa ragione possiamo tutti imparare confrontandoci gli uni con agli altri, senza che tuttavia questo significhi assimilazione.

Ci siamo già soffermati sugli effetti delle concezioni meccaniche relative al karma e alla reincarnazione nel capitolo „La crocefissione".

È stato osservato spesso che gli individui dalla personalità spiccata in età adulta perdono ogni somiglianza con i genitori. A volte danno l’impressione di trarre il loro aspetto fisico da un’altra cultura, a volte antica. Potremmo avanzare l’ipotesi che queste persone posseggano nel loro essere spirituale e nella loro anima un rapporto particolare con l’antichità e con il mondo degli antenati e siano particolarmente sensibili a trasmissioni ereditarie. R. Steiner ha visto in questi fenomeni un’impronta dell’operato di Cristo.

Nonostante queste affermazioni non c’è ragione di vedere nell’operato di Cristo una focalizzazione unilaterale della componente anima/spirito, bisogna invece entrare in un’ottica a lungo termine e scoprirvi, piuttosto un impulso che intende raffinare entrambi questi due campi, quello dell’anima e quello dello spirito e che volge a farli entrare in sintonia. Lo spirito, l’anima e il corpo devono essere in accordo – purtroppo, al giorno d’oggi, non ritroviamo ovunque questa armonia -. Il percorso verso la resurrezione non deve essere inteso né intrapreso solamente come lavoro che passa attraverso il cosiddetto lavoro spirituale, che non coinvolge il corpo, ma la corporeità deve diventare anche spiritualità e la spiritualità corporeità - comincia solo al di là di tutte le considerazioni di natura intellettuale. Cfr. ad es Lc. 24:36-43.
Questo impulso cristiano si situa all’estremo opposto di una ideologia che vorrebbe eliminata la varietà dei popoli a favore di una umanità normalizzata o di una concezione del mondo elitaria e discriminatoria . Ci sono le parti e c’è il tutto. Frase che suona evidente, ma oggigiorno non esiste più niente di evidente, tutto deve essere rielaborato in modo cosciente.

Il motto di Cristo è: „Guardate, io rinnovo tutte le cose". Anche se con queste parole si rivolge al nucleo dell’individualità umana, dove l’uomo non è „né ebreo, né greco", ma uomo, Cristo non intende qui una semplice „sopracoscienza" umana uniformata, ma si nasconde qui il pensiero di un Dio che si realizza attraverso l’uomo individuale. È partendo dall’individualità che l’uomo può costruire una nuova comunità secondo altri modelli diversi da quelli della famiglia, del rango, ecc. Questi nuovi tipi di rapporti saranno spirituali, potranno anche essere „antichi", vincolati alle tradizioni, ma liberati dalle vecchie costrizioni inconscie, liberi di fare le proprie scelte.

Riallacciandoci alle osservazioni fatte nel capitolo sulla crocifissione a proposito dell’influenza universale esercitata dai campi di forza vorremmo aggiungere che tutti gli stadi, o passi, che Cristo ha percorso, sono conteporaneamente riuniti insieme, sono presenti. Questi stadi, come la loro successione, il loro ordine sono contenuti nell‘ esperienza vissuta della crocefissione, senza che tuttavia siano identici ad essa. La crocifissione ed il suo significato sono altra cosa, se appare sullo sfondo l’impulso della resurrezione. Non è facile capire che la morte fisica debba subentrare prima che appaia alla superficie e possa entrare in azione „la forza della resurrezione". Le esperienze mistiche contribuiscono a rafforzare questa idea quando ci mostrano che la forza della resurrezione può essere vissuta come un’energia presente dietro le cose, una forza d’attrazione che anima anche le azioni ed i passi più semplici. R. Steiner si basa su altri fondamenti e afferma che l’evento pasquale oggi agisce come fattore di unità; altri fenomeni, quali „l’eterizzazione del sangue" possono venir qui citati senza ulteriori commenti.
Anche ciò che i „seguaci di Gesù Cristo" hanno sviluppato insieme a lui gioca oggi un ruolo importante.

In questo contesto è interessante osservare le tendenze di nuovi movimenti che, come Cristo, non vogliono più condividere l’evidenza e la costrizione della mortalità del corpo.

Il filosofo e Yogi indiano Aurobindo, dopo aver attraversato l’esperienza del nirvana, ha lavorato in simili direzioni ed ha cercato di attirare „forze sopra-mentali, o „extra-mentali" nella vita terrestre. La sua compagna spirituale „madre" Mira Alfassa ha saputo, grazie all’influenza di Aurobindo, penetrare gli strati carichi di memoria del corpo fisico, per esempio quello delle cellule, che sono responsabili della morte fisica, secondo i suoi vecchi schemi. Essa ha vissuto queste esperienze anche come „lavoro sul corpo dell’umanità".

In un’altra forma, ma siamo nello stesso campo di ricerca, anche R. Steiner parla della formazione di nuovi elementi superiori dell’essere, o „corpi" collocabili al di sopra della ragione che sarebbero in grado di rinnovare e dare nuova forma prima alle forze vitali eteriche antiche ed emozionali, e poi ai campi dell’essere fisici. Steiner chiama gli elementi superiori dell’essere „Spirito-sé, spirito di vita, spirito-uomo„. Leggendo Steiner si ha l’impressione che egli veda il compimento di queste profezie in tempi futuri molto remoti. Tuttavia, se facciamo un confronto con lo sviluppo contemporaneo di queste materie, dobbiamo affermare che, almeno parzialmente, si possono rilevare già ora effetti sorprendenti.

Anche nel buddismo esoterico troviamo accenni a questi „corpi" superiori, perlomeno se ne intravvede la possibilità per quel che concerne l’essere di Buddha - „Dharmakaya, Sambhogyakaya, Nirmanakaya". Anche se non si riconosce in queste diverse dottrine né un obiettivo globale, né un metodo o dei risultati, è manifesto l’interesse che unisce persone completamente diverse a questi campi di ricerca. Questo interesse comune è la prova più evidente della realtà di tali „corpi".

Inseriamo qui un’altra esperienza di questo secolo: Carl Welkisch, „Im Geistfeuer Gottes". Mistico dal corpo estremamente sensibile sentì, e gli venne confermato dalle sue visioni, che il suo compito era di trasformare la sua materia fisica mediante Dio e che lui ne era lo strumento. Purtroppo accade spesso che persone fuori dal comune e che seguono „compiti" che sono stati dettati loro dall’alto immaginano essere gli eletti e unici al mondo, mentre la distribuzione dei compiti dettati da Dio è estremamente complessa. Spesso, e per questa ragione, è facile trattare questi mistici da „folli". Chi invece ha dimestichezza con esperienze di tipo mistico sa riconoscere il fondamento e il significato reale in esse contenuto, a prescindere dalle possibili componenti soggettive, quali la suggestione, ecc.. Ciò è valso in modo particolare per Carl Welkisch.

„Immortality", l’immortalità viene propagata sopratutto negli Stati Uniti e, in particolare, da nuovi gruppi terapeutico-spirituali. In questo contesto si cerca di praticare una forma di terapia che tende ad eliminare „la rappresentazione della morte". Ulteriormente, grazie a tecniche di respirazione come il Rebirthing – il lavoro sul trauma della nascita - e un’alimentazione sana che può effettivamente prolungare l’esistenza ci si propone di contribuire al raggiungimento di un atteggiamento positivo verso la vita, verso una vita radiosa. Sebbene in questi gruppi Cristo appaia solamente a margine, sono presenti tra gli aderenti a questi gruppi anche dei cristiani, come per esempio la mormone Annalee Skarin, che si è saputa fare un nome nella loro cerchia. La Skarin ha pubblicato i resoconti delle sue esperienze nel campo della de-materializzazione e della re-materializzazione, nel contesto del suo legame con Dio.

Troviamo altri aspiranti all’immortalità nel campo della medicina, più precisamente nella ricerca sui metodi ormonali, che dovrebbero contribuire in parte al ringiovanimento. Non dovremmo accusare globalmente queste ricerche come dettate da mania di grandezza. Anch’esse comprendono momenti e aspetti interessanti.

Tuttavia dobbiamo ricordare quanto sia importante, affrontando tali temi, rimanere nel contesto dell’insegnamento di Cristo e del suo amore per l’umanità intera, senza ricadere in un culto del corpo fisico valorizzato ed isolato dalla vita fisica, che la osserva dal di fuori. La salvezza che Cristo ci indica non è il rinnovo di cellule isolate, ma la salute e salvezza della totalità del corpo – inclusi gli organi e le cellule - e degli elementi spirituali dell’uomo. Cristo ha voluto la libertà della vita, non la costrizione. Ma non bisogna fraintendere, non vogliamo qui condannare globalmente altri tentativi e speranze di una vita migliore, vogliamo solo mettere in guardia dai pericoli che possono sorgere quando ci si avventura su di un percorso così arduo e non ancora sperimentato, quasi al margine dell‘abisso.

Se vogliamo seguire questo percorso ci viene in aiuto la forza della resurrezione, vissuta con Cristo che vi opera visibilmente e globalmente. Questa forza ci sembra rappresentare il vero „fermento" per uno sviluppo armonico in questa direzione. Il germe delle cose, anticipato da Cristo, è ancora agli inzi, deve ancora maturare. Per questa ragione è necessario ed utile riferirsi sempre coscientemente a Cristo ed al suo operato.

La „Resurrezione" non è solo un’esperienza spirituale: essa può rinnovare tutto nella vita, ed in maniera duratura. Il „Lichtzentrum Bethanien" (Centro di Luce) in Svizzera (CH-Sigriswil), che pubblica la rivista „Lichtbote"(Il Messaggero della Luce) è il centro spirituale nel quale è stato coniato il concetto di „vita della resurrezione". Dopo la „porta angusta" della croce viene l’abbondanza. Gesù insegna che il suo percorso si fa chiaro tramite l’azione. I successi che si ottengono lungo il percorso individuale „al seguito di Cristo" possono di per sé rendere comprensibili i passi che non sono ancora stati fatti. Il percorso di cui parliamo non è sempre uguale e ben riconoscibile, anche le ascese non sono sentieri diritti che salgono verso una vetta ben visibile. Per illustrare meglio questi pensieri potermmo fare l’esempio di una costruzione grande e complessa alla quale lavorano coloro che hanno inziato a seguire il percorso descritto. Dio dirige i lavori e ognuno che passa depone la propria nuova pietra su quella messa dalla persona precedente.Le pietre sono le qualità e le capacità nell’essere degli uomini, le quali sopravviveranno alla costruzione materiale. Come il prototipo dell’uomo tramandato dalle rivelazioni delle Sacre Scritture, che venne creato nella perfezione, anche l’uomo di oggi può, attraversando liberamente tutti gli alti e bassi ed i drammi del mondo dell’imperfezione, rinnovarsi un passo dopo l’altro e giungere alla perfezione „come il Padre in cielo". Tale è la promessa fattaci da Cristo. Quanto abbiamo accennato non vale solo per i passi più facili di questo percorso, ma anche per il passo più arduo, quello della resurrezione – Cristo non ha posto alcun limite e non ha preso la limitatezza della forza umana come metro di misura. Egli, invece, pone nuovi criteri, cfr. con le parole del Vangelo: „Sono il pane della vita", „Sono la luce del mondo", „Sono la porta", „Sono il buon pastore", „Sono la resurrezione e la vita", „Chi crede vivrà in eterno", ma non come viene spesso interpretato dal cristianesimo, la vita eterna non inizia con il „giudizio universale"; „Sono il cammino, la verità e la vita", „Sono la vigna e il Padre è il giardiniere... voi siete le viti nella vigna...", „Sono il re, sono nato per esserlo e sono venuto nel mondo per testimoniare la verità". Cristo è il vero IO SONO nell’uomo, completamente all’opposto dell’io egoista e quotidiano.

Gli ebrei credevano nella resurrezione o risveglio, ma solo alla fine dei tempi. Nella teologia cristiana tradizionale la resurrezione è vista come una nuova possibilità data dalla fede in Cristo, senza peraltro prendere in considerazione ciò che ne è seguito al di là dell’ultima cena. Rispetto alla corrente teologica di stampo materialistico, che voleva semplicemente eliminare tutto ciò che è difficilmente immaginabile, all’interno delle moderne riflessioni teologiche critiche può essere visto come un passo avanti il fatto di tornare a considerare la resurrezione come "metafora" in senso traslato e allegorico. (Hans Kessler, Sammelband "Auferstehung der Toten"). Questo tipo di approccio a concetti difficilmente immaginabili sarà utile ad alcuni, ma non necessariamente a coloro che sono in grado di credere direttamente alla resurrezione come realtà interiore ed esteriore. Questa fede da semplici cristiani per alcuni aspetti corrisponde di più allo stato della ricerca e della conoscenza in molti campi, come affrontato nelle nostre analisi. Chi vede tutto solo "metaforicamente", secondo lo nostre ricerche ottiene un effetto solo nel senso di un’edificazione interiore; il potere curativo, che anche oggi può penetrare fino nel corpo fisico, può venire così rallentato o ridotto.

  Nelle pagine in tedesco e in inglese si trovano alcuni passi del vangelo secondo Giovanni, 20, che commentano due apparizioni di Cristo risorto.

Domanda:
Cerco di comprendere con Dio come il potere della resurrezione possa oggi diventare fruttuoso?

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L’ascensione

Premessa: in inglese le parole „ascensione" e „ascesa" sono identiche: ascension. La parola „ascesa" così come viene usata dalle correnti spirituali moderne e cioè dai „Lightworkers" (gli „operai della luce") mostra però piuttosto una relazione con il capitolo precedente, la resurrezione (v. Cap. „La resurrezione").

Se i 40 giorni del ritiro nel deserto precedono direttamente l’inizio della sua attività d’insegnamento, l’attività terrena visibile si decide con i 40 giorni dopo la Pasqua, nei quali egli appare (in visione) agli uomini in luoghi diversi.

Dopo un’ultima cena e un colloquio Gesù „condusse i suoi discepoli verso il villaggio di Betania. Alzò le mani sopra di loro e li benedisse. Mentre li benediceva, si separò da loro e fu portato verso il cielo" – Luca 24, Marco 16. „...Gesù cominciò a salire in alto, mentre gli Apostoli stavano a guardare. Poi venne una nube, ed essi non lo videro più.... Due uomini vestiti di bianco si avvicinarono loro e dissero: „Questo Gesù che vi ha lasciato per salire in cielo, un giorno ritornerà come lo avete visto partire". (Atti degli apostoli 1). Gli apostoli distinguevano molto chiaramente tra quei 40 giorni nei quali rispettivamente Cristo era tra loro e poi scomparve, e il periodo successivo, dove si sentivano anche raccolti nel suo spirito, ma senza la sua presenza personale.

Cristo aveva annunciato che sarebbe andato dal Padre. Solo dopo l’ascensione lui dice di sedere „alla destra del Padre", e cioè sullo stesso piano di Dio oltre quell‘"aldilà" raggiungibile umanamente. Qui va definendosi un punto dove Cristo agisce universalmente con Dio. Dio è: „sono quello che sono", è onnipotente, ma rende anche liberi, è punto di partenza vivace di tutte le forze e di tutti gli esseri, e anche di sé stesso; è fuori dallo spazio, ma anche onnipresente; è eterno ed in ogni momento è anche realtà nascosta. Ciò non significa che Cristo si fosse dissolto nel nulla, ma piuttosto che ora è ovunque. Anche quella congiunzione tra l’uomo e Dio attraverso il seguire Cristo poteva essere vissuta come esperienza durante la vita – „Pregate il Padre in mio nome (Giovanni 15,16). Questo, indipendentemente dalle rispettive idee sugli avvenimenti di 2000 anni fa, rappresenta una realtà particolare.

I discepoli a questo punto si accorgono della loro elevatezza di apostoli che sono sulla Terra per conto di Cristo. Con loro e attraverso di loro Cristo si mostra in maniera più forte. Sarebbe scorretto valutare questa condizione solo dal punto di vista esteriore, come se fosse successo semplicemente che un insegnante non c’era più e che loro dovessero portare avanti le cose da soli. Se si tiene in considerazione il ruolo autonomo dell’ascensione, è possibile rielaborarla come universalizzazione dell’opera di Cristo. Un‘immagine adeguata sarebbe un ologramma, ogni frammento del quale contiene in sé l‘intera immagine. Un‘osservazione: con questo paragone non si deve alludere a quella concezione del mondo olografica secondo la quale l’uomo sarebbe uguale a Dio, e non avrebbe quindi bisogno di compiere alcuno sforzo per diventare uguale a lui – del resto affine a quella concezione della redenzione che dimentica che essa è come un germe e può essere raggiunta solo attraverso la decisione individuale e l’imitazione di Cristo.

Alle relazioni proprie dell’uomo si aggiungono anche le relazioni di Cristo. In fondo proprio con l’ascensione ciò dovrebbe essere suggellato come impulso per gli apostoli e infine per tutti, una possibilità che è stata creata durante la vita di Gesù – nel capitolo sul battesimo nel Giordano si fa riferimento alla possibilità di Cristo di prendere forma negli uomini. Questo significa che ciò che Cristo ha portato o meglio elaborato, ha solo ancora un carattere più ampio riguardo ai suoi effetti sull’umanità e rispetto a ciò che può avere elaborato un uomo qualsiasi. È ancorato a Dio, non solo in un campo „morfogenetico" – v. il Cap. „La crocifissione". Un altro modo per esprimere questo modo di avvicinarsi sarebbe „Dio porta così tutto verso di sé".

Paolo è conosciuto a causa di alcune tradizionali particolarità. A parte il fatto che esse sono state spesso sopravvalutate da interpretazioni unilaterali, le sue esperienze visionarie vanno considerate vere. A modo suo egli poteva riconoscere ciò che viene espresso anche nel Vangelo secondo Giovanni ecc., che il significato di Cristo andava al di là di un ruolo per il giudaismo, che il giudaismo andava piuttosto visto come scelto per diventare per il Cristo universale il punto di partenza per il suo contributo all’umanità. Naturalmente questa fu una delle prime controversie tra gli apostoli.

Le affermazioni della Chiesa tendono a mettere alla pari la Chiesa e „il corpo di Cristo", anche se alla fine, in senso lato, viene integrato anche il resto dell’umanità. Le affermazioni antroposofiche vedono in maniera più chiara l’umanità come corpo di Cristo. Anche le correnti teosofiche, che non sono cresciute solo su fondamenti cristiani, vedono in parte un significato di Cristo che vale per tutta l’umanità, anche se lo interpretano quasi esclusivamente come ruolo didattico.

Gruppi cristiani moderni della nuova Apocalisse in particolare „la Vita Universale", vedono oggi un ruolo di Cristo anche per gli esseri viventi non umani – fino ad arrivare alla conclusione che il futuro destino della Terra sarà sottratto al dominio degli uomini. Ma coloro che non sono in prima linea una parte del problema, ma piuttosto una parte della soluzione, avranno sicuramente il loro ruolo, come accennato nel discorso della montagna.

Se qualcuno fa qualcosa „in Cristo", ciò verrebbe fatto anche per Cristo e di conseguenza per il mondo.

Chi potrebbe congiungersi veramente con Cristo e con la direzione del suo operato che non può essere cambiata arbitrariamente dagli uomini, non sarebbe però in grado di seguire le moltissime teorie, forme d’espressione ed avvenimenti, che nel corso dei secoli, da parte della chiesa, erano all’ordine del giorno. Cristo non può, secondo la testimonanza della mistica, venir sfruttato in maniera conscia o inconscia per dare sostegno ad aspirazioni a lui contrarie.

Da dove le Chiese presero la forza per la guerra e poi per la persecuzione e l’odio – per di più quasi sempre al servizio dei poteri temporali - , si può capire dalla loro stessa terminologia. Secondo le comuni massime empiriche note nei circoli spirituali, dalla luce può anche nascere „l’ombra". Rendersi però strumento dell’ombra, come spesso è accaduto in passato, anziché dare il proprio contributo per sé stessi e per gli altri lavorando su queste ombre, è una derisione delle aspirazioni cristiane.
È pur sempre riconoscibile in testimonianze più recenti, per esempio nel documento conclusivo della raccolta ecumenica europeaFrieden in Gerechtigkeit für die ganze Schöpfung" del 1989, un tentativo di affrontare la questione. La traduzione è disponibile presso la EKD di Hannover.

Anche „l’ascensione" può acquistare un significato reale nell’ambito dell’imitazione di Cristo. I Rosacrociani p.es. vivevano quella discesa delle nuvole del cielo in forma di immagini e sogni. Un’esperienza unica o anche ripetuta di questo tipo non significa però che l‘individuo in questione avesse completamente compiuto questo passo nella vita, significava come per gli altri passi innanzitutto che questa qualità aveva cominciato ad avere su di lui un effetto più intenso.

„L’ascensione", che presuppone un certo immedesimarsi profondo dello sviluppo spirituale, non è quindi in nessun caso da confondere con un „essere trasportati via da parte degli UFO „(oggetti volanti non identificati). Per alcune usanze antiche tramandate del „portare via" dei profeti biblici, considerando le altre possibilità spirituali, non è particolarmente probabile (vedi il capitolo „La resurrezione"). Di fronte però alla sovrabbondanza del materiale internazionale, non può essere contestato che gli UFO potrebbero esistere in parte come manifestazione della presenza di astronauti extraterrestri*; e che quindi si può pensare che alcune saghe del passato si potrebbero riferire a fenomeni affini, sia di tipo positivo che di tipo negativo, e che potrebbero avere un ruolo anche in futuro. Il tentativo di certi circoli di interpretare ogni pittura rupestre contenente dei cerchi come un’astronave è comunque completamente fuori luogo e scaturisce dall’immaginativa della nostra civiltà tecnico-materialistica. Anche se l’umanità ha bisogno dell’aiuto divino, alla fine deve realizzare da sola il cambiamento che la salverà. Attraverso i progressi nell’essere, nel fare e nella coscienza, gli essere terrestri possono sopravvivere e quindi scoprire il proprio compito ed adempierlo. Nessuna conquista, neanche quelle propriamente esteriori, può sostituire la crescita in ulteriori campi della coscienza. Quel tipo di aspirazione, che per esempio condusse alla navetta spaziale Challenger e al suo incidente ammonitore, sembra in parte un’imitazione esteriore che distrae l’attenzione da ciò che è veramente necessario.
Nota: A questo riguardo, la Chiesa si è espressa più volte ad es. il teologo Monsignor Corrado Balducci (Vaticano). Per il resto, le chiese vi hanno visto spesso solo un fenomeno fisico o sociologico. Il giornale ufficiale del Vaticano "L’Osservatore Romano" scrisse a maggio del 2008: "L’universo consiste in miliardi di galassie, ognuna delle quali è composta da centinaia di miliardi di stelle. Come si può escludere che la vita non si sia sviluppata anche altrove? Non possiamo porre limiti alla libertà di Dio. Se come San Francesco d’Assisi consideriamo le creature della terra come fratelli e sorelle, perché non potremmo parlare anche di un fratello extraterrestre? Forse altri esseri intelligenti vivono ancora in totale armonia con il loro Creatore."

Non bisogna però dimenticare che sono necessarie anche delle elaborazioni tecniche, per esempio per liberarsi dall’energia atomica pericolosa alla vita, da altri tipi di radiazioni elettromagnetiche, della tecnica genetica e da altre tecnologie. Questo però può accadere solo se prevale un altro spirito. Se tale crescita avviene nel senso di Cristo e con una coscienza più ampia, dovrebbe però essere una crescita organica, e non una manipolazione tecnica. La „salvezza" non si ottiene attraverso una „tecnica" spirituale. Gli esercizi di diverso tipo in fondo dopo che hanno adempiuto al loro compiuto vogliono essere abbandonati; solo ciò che è diventato proprio alla fine conta. È completamente impossibile attraverso le odierne e problematiche „Brain-Machines" tecniche – in verità: apparecchi di manipolazione celebrale – „consumare" Dio in maniera passiva e subcosciente.

Cristo in prima linea è tramandato nel suo speciale ruolo sulla Terra; si può pensare però anche ad altre manifestazioni su altri piani e in altre parti del cosmo: Cfr. lo scritto un po’ fantasioso „The Urantia Book"/ USA; che viene menzionato non come fonte, bensì solo come suggestione; il suo compito insostituibile sulla Terra fisica non viene qui posto in discussione. V. inoltre i libri „Analekta" 1 e 2. "Analekta" è in vendita presso: Mag. Alois Thurner, Staudach 103, A-8230 Hartberg, Austria (rimanenze della tiratura).

L’ascensione di Gesù in una "nube" è stata vista dai teologi in correlazione ad alcuni passi dell’Antico Testamento (2. Libro di Mosè 13:21 e 40:34). La successiva gioia dei discepoli per un nuovo tipo di presenza di Cristo, vissuta in modo intellegibile, è stata interpretata da alcuni come qualcosa di estremamente reale, da altri come qualcosa di soggettivo.

Nelle pagine in tedesco e in inglese si trovano alcuni passi del vangelo secondo Luca 24 commentati: l’ascensione.

Domanda:
Il significato presente o venturo dell’ascensione è una questione che influisce sul mio rapporto con Dio?

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L’evento della Pentecoste

Prima della crocifissione Gesù aveva annunciato che attraverso il suo andare verso il padre, dal padre sarebbero venuti lo Spirito Santo, il „consolatore", lo „spirito di verità" – Giov. 14,15,16.

Più o meno dieci giorni dopo l’ascensione la comunità a Gerusalemme è riunita in preghiera. „All’improvviso scese dal cielo un suono come di vento che soffia impetuoso e riempì tutta la casa… Apparvero quindi ad essi come delle lingue di fuoco separate e si posarono sopra ciascuno di loro. Sicchè tutti furono riempiti di Spirito Santo e incominciarono a parlare lingue diverse…" - Atti degli Apostoli 2. Con tali parole Nessuno descrive un abituale sentirsi realizzato dopo la preghiera. Già prima troviamo certe reminescenze nella pratica dei Pentacostali e dei Quaccheri. Il primo evento pentecostale, in quanto fenomeno percebibile esteriormente, è legato a ciò che è stato descritto nel capitolo sull’ascensione, e cioè l’estensione dell’effetto dell’attività di Cristo sugli apostoli e sul loro gruppo. Sulle vie della „discesa" dello spirito della verità viene di nuovo comunicato qualcosa dell’attività comune di Dio e di Cristo. In questo senso la prima Pentecoste può essere anche vista come primo segno dell’inizio di un „secondo avvento di Cristo" o almeno di un suo avvicinarsi. Anche da questo punto di vista c’è da aspettarsi che „l’avvento di Cristo" espresso nella profezia, debba essere inteso diversamente da un diventare uomo una seconda volta.

Nota: Il „consolatore" o „spirito della verità" non è in senso stretto da mettere alla pari con „lo spirito santo", o con il suo corrispettivo femminile. Vedi sotto: „Sophia".

- Lo „spirito di verità" appare come una parte di Cristo stesso, che ricorda il legame con lui e le sue parole, e che rende quindi possibile ai discepoli continuare la sua opera sulla terra. Da allora, in questo senso, non è più serio trattare questioni religiose e filosofiche come se queste fossero solo una storia della recezione letteraria e dello sviluppo del pensiero. Su questo è già stato scritto molto. Ci sono però altri fattori di influenza, anche negli uomini. Identificarli e trovarli è ciò di cui si occupa questo testo.

L’eredità del Dio creatore, del padre negli esseri umani, poichè lui „…è nato da Dio" - Giovanni 1.- viene donata a tutti come cosciente introversione nella vita di Gesù; e così da ciò che è accaduto nella Pentecoste l’eredità di Cristo viene rinforzata anche in coloro che sono rimasti sulla terra e che la accettano.

- Lo spirito santo come qualità ed energia divina „femminile, materna" spirituale e intelligente fu trovata a livelli diversi in manifestazioni esteriori diverse già a partire dalla vita di Gesù sulla terra, al di fuori degli uomini, così come negli uomini in quanto attività ispiratrice.

Ci sono anche relazioni con la „manna celeste" (Esodo, Deuteronomio., Numeri, Salmi, Neemia, Giosuè, Giovanni, Lettera agli ebrei; Apocalisse)

Non è però neanche completamente errato se i termini „spirito di verità" e „spirito santo" in relazione ad esperienze pratiche vengono messi sullo stesso piano, come del resto succede spesso. Succederà sempre più spesso che le forze di Dio che operano insieme vengano anche recepite come unità; così come anche l’uomo, che originariamente era stato creato „a somiglianza di Dio", può fare l’esperienza di una differenziazione della sua coscienza, ma in seguito anche di un’integrazione della sua essenza.

Solo così può apparire anche la vita sociale dell’umanità e della terra in un modo attualmente quasi scomparso, così come qui alla fine viene viene presa in analisi in relazione all’apocalisse di Giovanni; con questo però non si intende dire, che questo futuro sia completamente adattabile agli attuali concetti.

Lo „spirito santo" non è solo spirito o alito di vita, forza vitale. Può essere utile al nostro scopo seguire il suo apparente annunciarsi in vari livelli durante la via di Cristo. Ciò viene nominato in relazione alla concezione di Maria, almeno nel senso di un contributo in rapporto ad un singolo avvenimento.

Esso può essere trovato al momento in cui il Cristo presente personalmente nel corpo della resurrezione „alita" sui discepoli e dice „ricevete lo spirito santo" (Giovanni 20, 22) – che quindi qui agisce attraverso di lui. Una pulizia della loro capacità sensoriale o in senso più profondo della loro coscienza può essere vista come condizione per la responsabilità che gli viene conferita e di cui si rendono adesso conto: „perdonare o no i peccati". Questa coscienza, che anche dai misterici come J. Lorber viene vista come effetto dello spirito santo, non è una mistura di paure derivate dalla propria biografia, che spesso viene confusa sbagliando con la coscienza, dietro alla quale però può nascondersi talvolta una parte di coscienza vera. Coscienza in senso pieno è anche una partecipe guida interiore dei singoli uomini.

Nel primo evento della Pentecoste lo spirito santo agisce in modo già impersonale, direttamente „cosmico", ma in modi diversi che corrispondono alle differenti possibilità di realizzazione da parte di coloro che ne sono stati toccati, o corrispondente alle diverse premesse degli interessati o del mondo – toccare punti dolorosi, risolverli attaverso questa costrizione ad esaminarli e riconoscere sempre meglio le differenze sostanziali e la verità, sono qualità di una coscienza che è stata toccata dallo spirito santo. Là dove si tratta in modo meno specifico di chiarire una confusione, la stessa forza si rivela più come operazione creativa, come realizzazione di una comunità, come fattore che rende completi – che porta a Dio.

Anche il XIX secolo con i suoi sviluppi ed i suoi movimenti di nuove rivelazioni, così come anche il XX secolo, possono lasciare intravedere a ben guardare continui nuovi impulsi dello spirito santo e delle conseguenze del suo operare. Avviene che gli impulsi cristiani e dello spirito santo producano da tempo dei movimenti di passaggio verso quel campo di cui si occupa l’apocalisse di Giovanni, che si rivolge allo sviluppo nella sua totalità.

In questi passaggi degli atti degli apostoli i discepoli sono sempre „uniti nelle preghiera e nelle suppliche" a Maria e alle altre donne o discepole. Il ruolo delle donne – quando parlano o come secondo Paolo quando „tacciono", deve essere stato per diversi motivi assolutamente essenziale ed insostituibile. Esse erano più ricettive per esempio dal punto di vista delle emozioni e potevano quindi ridonare queste emozioni in modo verbale o non verbale all’interno del gruppo. Anche oggi può essere osservata la differenza in riunioni di ogni tipo, anche spirituale, quando partecipano non solo uomini, ma anche donne. Nel momento in cui non si tratta di mostrare la capacità maschile di fare effetto su qualcuno, l’occasione di incontro può volgersi in modo ispiratore ed appassionante, anche con la premessa di una partecipazione interiore a ciò che accade. Nei circoli antroposofici e rosacrociani Maria, la madre di Gesù, viene addirittura considerata la vera sorgente, attraverso la quale lo spirito santo potè agire sui discepoli.

E qui ci troviamo a confronto con il segreto della „Sophia", la „sapienza" del Vecchio Testamento, una forma di espressione femminile della forza divina. All’interno delle chiese orientali Maria è stata identificata più volte con Sophia. Il Sofiologo e visionario Solowjoff ha vissuto l’esperienza solo in tempi recenti – così come viene invece riconosciuto per Cristo – di riconoscerla nella sua dimensione cosmica che si avvicina all’essenza (così come viene accettato per Cristo, per esempio nell’ „eterico ritorno di Cristo" di Steiner nel 1909, e altri). Così come Gesù e Maria in piccolo, allo stesso modo pare possano essere vissuti in modo mistico il „Cristo cosmico" e Sophia come madre celeste nella sua totalità. Vedi anche Hildegunde Wöller "Ein Traum von Christus". La correlazione può essere espressa anche in questo modo: l’aspetto „materno" di Dio contribuisce affinché la creazione si sviluppi avvicinandosi al creatore, così come Dio va incontro alla creazione.

Teologhe femministe hanno fatto notare che lo spirito santo nella lingua di allora si traduceva in realtà con il suo corrispettivo femminile. Maria o meglio Sophia potrebbero eventualmente essere viste in modo più esatto come forme di espressione, in cui lo spirito santo entra e prende forma, come nel simbolo della colomba.

Ma anche nei vari sforzi del movimento femminista sia all’est che all’ovest si può trovare qualcosa che ha a che fare con Sophia, cfr. Dr. Susanne Schaup nel verbale dell’accademia evangelica di Bad Boll sul seminario „New Age 3: Sophia". Allo stesso modo si può trovare qualcosa che ha a che fare con Cristo non solo nei nuovi movimenti cristiani che agiscono in tutto il mondo con progetti modello come le „Vite Universali" o negli sforzi di rinnovamento delle chiese, ma anche in altri movimenti „terreni". Commento del Nuovo Testamento. „Lo spirito spira dove vuole, e ne senti la voce; ma non sai né donde venga, né donde vada; così è di ognuno che è nato dallo spirito" (Giovanni 3).

I passi seguenti hanno un carattere maschile-femminile, non sono più patriarcali, ma neanche matriarcali.

Mentre qualcosa dell’attività di Cristo è dentro ognuno di noi, come è stato spiegato nel capitolo precedente, lo stesso può essere di nuovo rinforzato attraverso il Cristo esterno e lo spirito santo, anche attraverso le sue parole, ma non solo attraverso di esse.

I cavallieri del Gral partivano in un altro modo dal presupposto, che dell’attività di Cristo sulla terra risalente a 2000 anni fa, fosse rimasto qualcosa che poteva essere cercato e trovato dagli esseri umani, il „Gral". Questa leggenda tramanda che alcune gocce del sangue di Cristo, che dalla croce impregnavano la terra, furono conservate in una coppa. Giuseppe di Arimathia ed un suo compagno la portarono in salvo in Francia o in Inghilterra e si raccoglievano sempre davanti al „miracoloso Gral" per la preghiera e per il concepimento delle ispirazioni. Cfr. per esempio R. de Boron „Die Geschichte des Heiligen Gral" („La storia del Santo Gral"), trascritta nel 1200. Nonostante il fatto che alla base della leggenda possa esserci una realtà esterna, è inveitabile notare che la coppa d’oro del Gral, con il suo calice in alto, il suo rigonfiamento nel mezzo ed il suo allargamento o apertura sul fondo, simbolizza l’essere umano*; un uomo che dal suo centro, cioè dal suo cuore si apre verso l’alto per lo spirito santo e verso il basso per la redenzione del mondo; un „uomo riscattato" che „spetta la creazione" (Lettera ai romani 8, 18-28). Nell’insieme può essere vista anche come simbolo di un mondo che si apre verso Dio. Intorno a questa corrente si raggrupparono i Catari che in parte si erano allontanati dalla vita terrena, cioè: gli eretici, e gli Albigensi, i cantori cavallereschi, i trovatori. Milioni e milioni di questi cristiani esoterici furono annientati dal potere papale, che li aveva dichiarati eretici. Il profondo significato del Gral non è quindi del tutto esaurito in quell’altra leggenda in cui al Gral sarebbero apartenuti i presunti discenti consanguinei di Cristo, di stirpe reale.

Giovanni 4: „... credimi donna; è venuto il tempo in cui, nè su questo monte, nè in Gerusalemme adorerete il padre…Ma viene il tempo, anzi è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perchè il Padre così vuole i suoi adoratori. Dio è spirito e quei che l’adoreranno, devono adorarlo in spirito e verità." Questa posizione consapevole e libera di varie correnti di un cristianesimo spirituale non potrebbe essere sostenibile per le istituzioni, se queste non avessero il coraggio di rinnovarsi sulla base di uomini cristiani liberi. Poichè certi percorsi di un cristianesimo spirituale furono talmente decimati, che addirittura i loro contenuti sono solo difficilmente riscostruibili, la chiesa stessa si è talmente allontanata da quella sostanza di cui era composta la propria tradizione spirituale, che oggi lentamente deve riconosce come un vacuum. Dopo che molteplici, in parte anche discutilbili, offerte da parte di altre culture hanno cercato di riempire questo vacuum, anche le chiese sono alla ricerca della scomparsa pratica spirituale cristiana.

Il famoso abate Gioacchino de Fiore (verso il 1100) parlò del tempo del padre – il tempo della religione delle leggi del Vecchio Testamento–, così come del tempo del figlio con intervento della chiesa e profetizzò una terza „Era dello spirito santo" – Titolo delle Edizioni Turmverlag – , in cui nell’uomo stesso cresce un legame individuale verso Dio. Anche da questa profezia, il cui significato può essere riconosciuto sempre meglio vi sono elementi che sono entrati a fare parte in modo diretto o indiretto nelle più diverse tendente, da Lutero a Marx- fino ad Hitler, dove sono state poi male interpretate o meglio di cui è stato abusato. Nella maggior parte dei casi alla base di certi capovolgimenti vi è un’origine sensata.

Qui è giusto inserire anche un’osservazione sulla differenza tra una spiritualità dello spirito santo e le pratiche spiritistiche. L’"essere colpito dallo spirito santo", nel migliore dei casi una recezione consapevole dello spirito santo, passa attraverso l’essenza interiore dell’uomo. In questo caso non si ha ipnosi o uno stato di trance estatica e no si è „posseduti" da „spiriti" ultraterreni di morti, e non si tratta neanche di un loro „complotto". Né per coloro che ne sono toccati, né per gli altri intorno a loro questa esperienza è una dispersione di energia come in una seduta spiritica. La coscienza non ne viene diminuita, ma al contrario allargata. D’altra parte così possono essere possibili sensazioni eccezionali nel luogo in cui ci si trova, ma in modo cosciente e senza perdita di memoria.

Il tipo di effetto dello spirito santo potrebbe essere compatibile con il silenzio meditativo – che nelle chiese occidentali non è quasi mai presente – così come con i tentativi di raggiungere la stessa cosa al contrario attraverso una maggiore e migliore comunicazione, come viene sviluppato particolarmente all’ovest ed in America. Se il silenzio e la comunicazione o i contenuti potessero essere uniti gli uni agli altri – una possibilità presente soprattutto nella mentalità del centro Europa–, si potrebbe riconoscere in modo particolarmente chiaro ciò che vuole Cristo o lo spirito santo. In lui si incarna in modo molteplice un terzo elemento che va al di là degli estremismi orientali ed occidentali; tuttavia questo succede solo quando questa aspirazione non è egoistica, cioè non etica. Cristo è immaginabile solo attraverso una corretta comprensione dell’umilità, dell’etica e del senso, che lui diede al mondo come storia di salvezza.

Lo spirito santo non può nenche essere osservato completamente slegato da Cristo o da ciò che gli stava a cuore. Cristo riconobbe allo spirito santo la capacità „di ricordare ai discepoli tutto ciò che vi ho detto". Inoltre disse:" ho ancora molto da dirvi, ma voi non potete ancora sopportarlo. Quando però vi sarà l’avvento dello spirito di verità, lui vi accompagnerà in ogni verità."

Qualunque cosa venga regolata verso la verità, potrebbe così unirsi allo spirito santo in un’unità di quelle forze che vogliono salvare la terra.

Cristo rende partecipi nel suo insegnamento gli esseri umani di una parte della sua soggettività,- ma non quell’illimitato relativizzare, che secondo alcune concezioni filosofiche moderne non potrebbe permettere più nessuna verità oggettiva.

* Nelle pagine in tedesco e in inglese è inserito uno schizzo simbolico del santo Gral.

Domanda:
Che cosa si è già sviluppato in me con l’aiuto di Dio e che altro mi arriverà da Dio oggi?

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Un’immagine di Gesù

Per colui che desidera avere una più chiara concezione dell’aspetto di Cristo viene qui ricordata, alla fine della presentazione dei vangeli, quella descrizione, che viene considerata come la più valida –nonostante non esista nessun ritratto riconosciuto come tale:
L’unico cosiddetto vero „ritratto del nostro salvatore" è in vendita presso la casa editrice Lorber. Secondo la tradizione venne fatto da un ritratto eseguito per ordine dell’imperatore Tiberio su uno smeraldo e mandato dalla stanza dei tesori di Costantinopoli dal sultano dei turchi in dono al Papa Innocenzo VIII come riscatto per suo fratello. A questo è legata una descrizione dell’aspetto di Gesù fatta da Publio Lentulo, in quel tempo governatore in Giudea, per il senato ed il popolo romano: "Comparve in quei giorni un uomo di aspetto molto virtuoso di nome Gesù Cristo, che vive ancora oggi tra di noi e che dai miscredenti viene visto come un profeta della verità e dai suoi discepoli viene chiamato figlio di Dio. Esso risuscita dalla morte e guarisce ogni tipo di malattia. Un uomo di statura media e prestante e di aspetto molto nobile, così che quelli che lo vedono, devono ammirarlo come temerlo. I suoi capelli hanno il colore di una nocciola matura, lisci quasi fino alle orecchie, e da lì in giù più mossi sulle spalle e di tipo più orientale, sono portati secondo la tradizione nazarena con la riga nel mezzo. La sua fronte è aperta e liscia, bella, di un rosso piacevole. Naso e bocca hanno una forma a cui non vi è niente da criticare. La barba non è molto folta, dello stesso colore dei capelli e non molto lunga. I suoi occhi sono blu scuri, chiari e vivaci. Il suo corpo è ben formato e tonico, le sue mani sono proporzionate. Nel rimprovero è spaventoso, nell’ammonire gentile e comprensivo, nel parlare moderato, saggio e modesto, misto a dignità. Nessuno può ricordarsi di averlo visto ridere, ma molti lo videro piangere. Un uomo, che supera con la sua eccezionale bellezza le creature umane."

Il ritratto è inserito nella stampa in tedesco – con il permesso della casa editrice del 1992.

 

2. Parte: i passi della rivelazione di Giovanni

La rivelazione di Giovanni

Nel vangelo secondo Giovanni si intuisce, dopo una riflessione più intensa e meditata, che il punto chiave della retrospettiva meditata degli evangelisti si basa su ciò che Giovanni stesso ha avuto modo di apprendere durante la sua vita.

Nel caso invece della rivelazione di Giovanni (apocalisse) è chiaro che essa si basa su delle visioni. Qui non si tratta di pensieri progressivi su ciò che si è appreso e che agiscono poi sul futuro. Il tipo di queste visioni mostra anche – premesso che si tratti di esperienze in lotta per mantenere la capacità di separarsi dalle immagini interiori proprie – che esse derivano da una sfera superiore rispetto a quella in cui le aspettative interiori possono diventare dei prodotti dell’immaginazione. Non vi si può riconoscere una mescolanza con il vissuto personale. La fonte di queste immagini viene anche dichiarata esplicitamente, anche se nel caso di questo tipo di esperienze, questa, da sola, non rappresenterebbe una garanzia: „Questa è la rivelazione di Gesù Cristo che Dio ha mandato per mostrare ai suoi servi le cose che devono succedere ben presto; e le ha attestate e mandate attraverso il suo servo Giovanni…".

La teologia evangelica moderna nella maggior parte dei casi non si interessa particolarmente a questo testo apocalittico. Con i suoi metodi esteriori non ha potuto, o ha potuto solo in parte, decifrarlo, visto che non può ricavare il "metodo" della sua struttura e del simbolismo ad esso congiunto attraverso la propria esperienza. Nella chiesa cattolica esistono alcune concezioni sull’apocalisse, ma le persone di ambiente cattolico non le leggono quasi; sono troppo lontane dal modo in cui gli esseri umani e le chiese odierne si sentono già soddisfatte di sé. Invece le chiese libere e le sette si rifanno direttamente all’apocalisse*. Leggono la visione profetica razionalmente, e quindi usano di nuovo un metodo non adatto, e vi vedono spesso un unico periodo di catastrofi esterne. Si sentono poi degli eletti, o almeno, tra gli eletti, quelli che lo sono in modo più diretto. La parola *apocalisse deriva dal Greco e significa portare alla luce, rivelare, e non catastrofe.

Nel capitolo sull’evento della pentecoste si sono già fatti notare i passaggi tra la funzione individuale di Gesù nella sua cerchia e gli sviluppi in grande.

Se dopo aver lavorato sui vangeli ci si avvicina anche alla rivelazione (apocalisse) di Giovanni in modo completo, così come indicato nell’ "Introduzione…", si scopre qualcosa di inaspettato, qualcosa che sotto questo particolare punto di vista non si trova nella letteratura:

La rivelazione mostra un tipo di sequenza che è legata a quella della vita di Cristo. In ogni caso è chiaro che si riferisce agli sviluppi dell’umanità, della terra e del cosmo; anche una rielaborazione, per quanto interiore o mistica che sia, conferma soltanto che non si tratta semplicemente di immagini atte ad aiutare lo sviluppo o l’iniziazione dei singoli individui, anche se poi in effetti, a causa dei già citati parallelismi con i vangeli, queste immagini possono aiutare alcune persone anche in modo individuale. Il livello proprio dell’apocalisse interessa essenzialmente la coscienza e rende più ampi gli avvenimenti originari accaduti nella sfera di Gesù duemila anni fa con uno sviluppo dell’umanità e della terra all’interno del cosmo, anch’esso sviluppatosi attraverso passi originari. In questo modo vi è compreso anche l’aspetto universale di Cristo di fronte alla sua attività come figlio dell’uomo durante la svolta dei tempi. Sotto questo punto di vista sarebbe possibile trarre alcune conclusioni su ciò che accadde circa 2000 anni fa.

La rivelazione possiede però una complessità più grande e non riproducibile rispetto ai racconti dei vangeli. Non si tratta di una mera proiezione sulla storia mondiale di ciò che Giovanni ha appreso della vita di Gesù.

La rivelazione descrive nel suo proprio „elemento" un avvenimento in più dimensioni o piani dell’essere. Solo secondariamente si possono trovare delle sequenze temporali nei vari passaggi. E già da questo risulta chiaro che le varie interpretazioni devono essere in parte viste come reminescenze di ciò che è già accaduto ed è per questo che in parte provocano gravi errori.

Da un altro punto di vista altrettanto ammisibile R. Steiner vede i terribili stati futuri della coscienza come in parte anticipabili grazie ad alcuni odierni discepoli dello spirito. R. Steiner, cfr. „Die Apokalypse des Johannes", ciclo di conferenze del 1908.

Seguendo le idee di Otto Hanish, fondatore del „Mazdaznan"- movimento di riforma della vita che si orienta a Zaratustra, Oberdörffer trovò per esempio delle analogie con lo sviluppo fisiologico dei fasci nervosi nell’uomo. „Die Apokalypse", Dt. Mazdaznan Bewegung, Gablonzer Str.7, 76185 Karlsruhe.

Artur Schult si cimentò invece, in alcuni capitoli, con un’interpretazione di tipo esoterico: „Das Johannesevangelium als Offenbarung des Kosmischen Christus" e „Weltenwerden und Johannesapokalypse". Naturalmente questi sono dei tentativi di avvicinamento al testo che portano a delle conoscenze moderatamente nuove e a cui ci sarebbero da fare numerose obiezioni.

Ancora un’osservazione a proposito delle antiche profezie: mescolare nell’interpretazione l’apocalisse di Giovanni con le profezie del Vecchio Testamento è di scarso aiuto. Anche se in alcuni passaggi vengono utilizzate immagini affini, bisognerebbe prima di tutto confrontare le affermazioni degli antichi profeti con gli avvenimenti storici dell’epoca precristiana. Risulta infatti evidente che questi profeti parlavano quasi senza eccezione degli avvenimenti imminenti dell’epoca precristiana e del tempo di Cristo: per esempio della cattività babilonese e del ritorno degli Ebrei, delle successive guerre nel paese, di una vittoria degli ebrei ecc.; anche della venuta del Messia o meglio di Cristo (a proposito del Messia cfr. il capitolo sul Vecchio Testamento). Solo in rari passaggi traspariva qualcosa in più che alludeva ai nostri tempi o meglio alla rivelazione di Giovanni (per esempio Isaia 24; 25; 27; 66:15; Daniele 7:9-28).

Nella teologia tradizionale (cristiana) il passo dell’Apocalisse 5:6 è stato interpretato come visione fondamentale: l’agnello che, seppur immolato, sta in piedi davanti al trono di Dio. Dal punto di vista della Chiesa, quest’ultima è stata considerata come il primo luogo in cui si realizza il nuovo. I teologi hanno inoltre visto l’Apocalisse di Giovanni in collegamento con la speranza escatologica in un venturo "regno" di Dio, soprattutto in relazione ai corrispondenti discorsi dagli anni di apprendistato di Gesù. Ciò che Dio ha iniziato con Gesù, ma che è rimasto incompiuto, continuerà a svilupparsi fino al compimento; cfr. Filippesi 1:6. L’inizio di "un nuovo cielo e una nuova terra" (Apocalisse 21) è stato quindi ravvisato già nella crocefissione e resurrezione di Gesù, presupponendone poi uno sviluppo continuo. Tuttavia, l’Apocalisse di Giovanni parla di un rivolgimento che, anche se interpretato simbolicamente, lascia intuire una grandezza mai esistita prima. La contraddizione apparente tra qualcosa di già esistente e una realizzazione successiva si può superare realmente solo ripercorrendo in modo meditativo la coscienza che Gesù dimostra quando dice più volte "Ma viene l'ora - ed è questa…" (Vangelo secondo Giovanni 4 e 5). Significa che qualcosa che già esiste realmente a un livello spirituale si realizzerà successivamente a un livello visibile.

Addizionale: le nostre pagine in tedesco/ in inglese: "La rivelazione di Matteo 24-25".

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Come comportarsi con le profezie

Qui è il caso di accennare a qualche riflessione di tipo generale su come comportarsi con le profezie, non solo per ciò che riguarda l’apocalisse di Giovanni, ma anche nel caso di „apocalissi", in genere più brevi, che risalgono alla letteratura apocrifa del primo secolo, oppure visioni apocalittiche di preveggenti moderni, che di solito hanno un carattere "misto"; ed ancora nel caso di altre varie previsioni individuali di ogni tipo. I passi originari della rivelazione di Giovanni non dovrebbero essere evitati, così come non si possono tralasciare i diversi stadi di sviluppo di un embrione o di un essere vivente, o i diversi passaggi nello sviluppo di un mistico, ecc… Come questi passaggi debbano avvenire, se si impari di più durante piccole occasioni e si possano così evitare catastrofi esterne, o se sia impossibile evitare catastrofi di grande portata, questo dipende dagli esseri umani stessi. Chi studia gli avvenimenti esterni del mondo, indipendentemente dai profeti, può riconoscere la stessa regolarità sia che si tratti del destino dei singoli uomini, sia che vengano studiate delle relazioni più ampie.

Le particolarità non originarie e quindi non così basilari nelle visioni sul futuro sono programmi spirituali che, a causa di ciò che è successo in precedenza, ad un certo punto sono talmente cresciute che da esse nel futuro seguiranno determinati avvenimenti sempre più definiti secondo il tipo, lo spazio e il tempo. Se però i programmi spirituali originari nei singoli o in gruppi di individui vengono cambiati attraverso degli sforzi umani, allora cambieranno anche gli avvenimenti nel futuro, a seconda di quanto essi fossero necessari alle visioni originarie. Ed è per questo che nel corso del tempo le visioni cambiano. Questo vale soprattutto per le visioni umane, che non hanno la possibilità di osservare le cose da quel livello più ampio e vasto che aveva invece Giovanni; le loro visioni, sotto determinate condizioni, possono essere superate dopo breve tempo. Anche se poi, vista la lentezza umana, il margine d’azione dell’umanità è ridotto.

I chiaroveggenti possono o percepire dei vaghi impulsi, e questi sono in genere poi i più corretti, o riescono a vedere possibilità più chiare sotto forma simbolica, o addirittura avvenimenti fisici esatti, i cui dettagli però, talvolta, dato che sono presenti in grado molto minore, vengono influenzati dal subconscio, senza contare poi le mere proiezioni di esperienze del passato sul futuro o, cosa che spesso succede, le percezioni ingannevoli o interpretate nel modo sbagliato.

Altre contraddizioni in queste „percezioni del futuro" rispecchiano evidentemente scenari futuristici uniti insieme e tra loro contaddittori (*v. anche l’indicazione alla fine del capitolo su „I sette flagelli" nella pagina di Internet). In questo caso si tratta, sul piano psichico dell’umanità, di „possibilità reali, non ancora chiaramente definite", a cui le concezioni di uomini diversi hanno dato il loro contributo. Ogni uomo prende parte in modo cosciente o subcosciente allo sviluppo di questo processo decisionale sul futuro.

Da una parte la terra è un organismo cosciente e libero e nessuno le dirà come Dio intende utilizzare questa parte del suo essere o meglio della sua creazione. Dall’altra però, anche l’uomo da parte sua è libero di decidersi per modelli risolutivi sempre migliori, esattamente come alle sue cellule è data la possibilità di un grande margine di variazioni nel loro comportamento – questo margine non è stabilito in modo centrale dalla coscienza umana, ma può però essere influenzato da pensieri positivi, ecc…

Si può quindi affermare che attraverso pensieri in movimento, preghiera, amore e fiducia in Dio, attraverso le azioni salvifiche e il perdono si può realizzare o è stato realizzato molto di più di quanto vorrebbero far intendere le posizioni fatalistiche.

La percezioni di alcuni mistici, secondo cui al livello più alto, al di fuori del tempo e dello spazio, ogni cosa è già presente e l’opinione secondo cui il livello delle percezioni sulla terra è una lotta per la decisione giusta, ecc… sono entrambe giuste, indipendentemente l’una dall’altra. Porle una contro l’altra, valutandole filosoficamente, non corrisponde al carattere assolutamente diverso dei due piani e conduce di conseguenza a conclusioni sbagliate.

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Sul contenuto dell’apocalisse di Giovanni: le sette chiese

Nel primo capitolo dell’apocalisse Giovanni descrive la prima visione di Cristo dopo l’ascensione. „Io mi voltai" o più chiaramente nel quarto capitolo „Sali qua…" „e subito fui rapito in estasi" non significano che Cristo „discende" verso Giovanni, ma piuttosto che Giovanni temporaneamente può "innalzarsi" coscientemente verso il livello da cui gli si parla. Questo è un aspetto importante e non simbolico. "Io sono il Primo e l’Ultimo, il Vivente", colui che „ha subìto la morte", „...e tiene le chiavi della morte e dell’inferno", il Dio riunito a Cristo gli parla. Nomina così anche il tema generale, variato più volte, che si sviluppa nell’apocalisse come un filo conduttore: il compenetrare degli strati di vita diversi che sono rimasti indietro o che sono diventati „oscuri" – non attraverso una qualunque luce, ma grazie alla „vera luce", secondo la concezione del vangelo secondo Giovanni, attraverso Cristo. Tutto, all’inizio, viene posto "nelle nuvole", nel contesto di una profezia che si ripete di un ritorno di Cristo. 

Cristo si mostra in modo chiaro nella sua qualità di centro „delle sette comunità in Asia", portando luce e capacità decisionale. "Abbigliato con una veste che arrivava fino ai piedi – cioè il suo spirito pervade tutto, anche la volontà che si esprime attraverso i piedi -; "al petto portava una cintura d’oro " – l’amore del cuore è anche legato alla saggezza. "Il suo capo e i capelli erano candidi..." – attraverso questo legame con l’amore la testa è radiosa -; "e i suoi occhi come fiamme di fuoco" – i suoi occhi 'illuminano' il mondo -; "le sue gambe brillavano come minerale d‘oro" – i suoi passi hanno anche un effetto purificante verso l’esterno -; "e la sua voce era come lo scrosciare delle masse d‘acqua " – anche la sua voce risuona insieme allo spirito -. "Nella mano destra teneva sette astri " –egli attrae tutte le forze, tutti i caratteri con la destra, che sta per il futuro, verso di sé, essi lo seguono -; "e dalla sua bocca venne una spada affilata e a doppio taglio " – lui porta la vera facoltà di discernimento e differenziazione. 
Questa visione appare come un’analogia a quella visione di Giovanni battista all’inizio del vangelo secondo Giovanni, con la colomba del vero spirito; le sette comunità corrispondono alla vocazione dei discepoli – per esempio Giov. 1, Matteo 4, 18-22.

Le „sette comunità" – sette chiese, Apocal. 2-3 esistevano realmente. Simboleggiavano problemi culturali diversi, qualità e possibilità che Cristo, senza mezzi termini, fa scrivere agli "angeli" di queste comunità. "Angeli" sembra riferirsi alla scala terrestre di queste comunità, le lettere non sono di tipo puramente soprannaturale. Ma d’altra parte si partiva sicuramente dalla certezza che ognuna di queste chiese venisse effettivamente amministrata da un angelo. Il termine angelo può inoltre indicare che le comunità cristiane nelle sette città erano utilizzate anche come rappresentanti di quelle forze che loro stesse simboleggiavano, e che anche altrove trovano sbocco.

Considerando questo, ci deve essere anche un nocciolo di verità quando le correnti rosacrociane o di tipo teosofico e antroposofico, senza troppe spiegazioni, partono dal presupposto che queste comunità rappresentino delle culture. Queste vengono descritte come susseguenti l’una all’altra. L’attuale capovolgimento della cultura occidentale verso una cultura più dolce che si profila all’orizzonte viene identificata con un passaggio dalla quinta alla sesta comunità o con un passaggio dalla sesta alla settima comunità. Talvolta si tenta anche di istituire un legame con la concezione di un avvento dell’"era dell’acquario", che secondo le correnti astrologiche più diverse e della New-Age dovrebbe incominciare tra circa il 1961 e il 2000 o anche il 2242, e che però secondo R. Steiner raggiunge la sua vera capacità di azione solo nel 3500. In questo caso vengono prese in parte in considerazione delle fluttuazioni temporali che vanno dai 300 ai 400 anni. Anche se alla base di questi cicli vi fosse del vero, non vengono però prese in considerazione parecchie cose.

Il carattere dell’apocalisse non è orientato verso avvenimenti ciclici, come „l’eterno ritorno delle qualità dei dodici segni zodiacali". L’immagine di una spirale che si sviluppa sempre più verso l’alto potrebbe invece essere un’immagine migliore. I "salti dei quanti", basilari nello sviluppo dell’umanità e del mondo, non possono però essere visti nell’apocalisse solo sulla base di un continuo movimento circolare, del processo dell’asse della terra e delle conseguenze spirituali. Se per esempio si osserva la storia ci si accorge che gli sviluppi avvengono sempre più velocemente. Ed in questo caso è possibile" tastare" la presenza di qualcosa di superiore. Se si resta fissati sui cicli, per avvenimenti apocalittici ci si dovrebbe immaginare un ulteriore ciclo più grande. Potrebbero però essere anche quelle influenze di cui parla l’apocalisse.

Se vengono tenute in considerazione le poche ricerche che vengono prese seriamente relative ai cambiamenti cosmici nella protostoria, come i calendari, i ritrovamenti archeologici, le annotazioni scritte, le saghe, secondo H.J. Andersen e altri i meccanismi del cielo e quindi anche i ritmi del tempo non rimangono più costanti. A quanto pare, attraverso degli influssi rivoluzionari, possono venir messi fuori gioco o cambiati. I cicli temporali avrebbero quindi un significato ancora limitato rispetto al significato che avevano nelle prime cinque „comunità" – che nel campo della teosofia vengono individuate con le culture dell’India, della Persia, dell’Egitto e della Caldea, della Grecia e di Roma e dell’odierna cultura occidentale -.

Aggiunta: „Die Aufschließung der Apokalypse" - „La spiegazione dell’apocalisse", dall’opera "Schriftwerk des Erzengels Raphael" – 'Le scritture dell’arcangelo Raffaele'  di Helene Möller - 1884-1969 -, Radona-Verlag, Am Buchstein 14/15, D-61250 Usingen - tedesco/ inglese) si riferisce alle "sette comunità" ai tempi dello sviluppo della Chiesa – indipendentemente dai cicli cosmici:
1.     33 -   333 dopo Cristo: lotte relativa alla giusta osservazione della direzione indicata da Gesù ... .
2.   333 -   633 d.C. Problemi relativi alla fedeltà alla Chiesa originaria... .
3.   633 -   933 d.C.: Illuminazione attraverso le scritture ... .
4.   933 - 1233 d. C.: pericoli dovuti a „vanità, lusso, avidità, sensualità" all’interno della Chiesa.
(Nota: in questo periodo la chiesa fu anche coinvolta in eventi bellici e nell’inquisizione.)
5. 1233 - 1533 d. C. : "Impurità ed egoismo nella Chiesa" seguiti da un massiccio „rinnegamento della Chiesa".
(Nel seguito del libro sopra citato la chiesa cattolica ed evangelica verranno però riconosciute come „le due testimoni" conformemente alla rivelazione di Giovanni 11 (apocalisse) e come partner affini).
6. 1533 - 1833 d.C.: Cristianesimo „superficiale".
(Nota: in questo periodo nacquero anche il razionalismo e la più antica meccanicistica scienza naturale).
7. 1833 - 2000 d. C. : Indifferenza di molti rispetto alle Chiese e a Dio.
(Nel libro sopra citato si parla successivamente del grande cambiamento che accompagnerà l’imminente ritorno di Cristo, così come viene descritto nel resto della rivelazione di Giovanni (apocalisse). Questo viene interpretato come un avvenimento cosmico illuminato da diverse parti. Da una parte prevale il vecchio scenario con le grandi guerre dei „lontani da Dio"; ma ad essa viene già contrapposto che „la preghiera dei popoli a Dio" può cambiare questo scenario e in particolare che i credenti seri si „uniscono" a Dio e alla sua ispirazione, e che così verranno innalzati alla sua vicinanza.

In relazione ai passi della rivelazione che seguiranno, le „comunità" rappresentano in ogni caso un livello che poteva essere ancora raggiunto con le sole forze della coscienza della vita esteriore

Le „sette comunità" e le chiese di oggi -
(nelle pagine in lingua tedesca e inglese con altri passaggi dalla rivelazione di Giovanni 1 – 3)

a.) Le prime sette chiese in Asia minore

Tavola

Le prime chiese
Cristo parla come:
degno di approvazione
ammonimento
Il traguardo per coloro che riescono a superare sé stessi
ad Efeso "quello che tien nella destra le sette stelle e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro" Opere, fatiche, costanza, non sopporta i cattivi, "odi le opere dei Nicolaiti che io pure detesto"****, hai riconosciuto i falsi apostoli, perseveranza, hai saputo soffrire in mio nome senza lasciarti abbattere.  Ha abbondonato la sua primiera carità; deve pentirsi e tornare ad operare come prima, altrimenti verrà fino ad allora tolto il candelabro dal suo posto. "...a lui io darò da mangiare dell’albero della vita, che è nel paradiso di Dio."
a Smirne "il Primo e l’Ultimo che era morto ed è tornato alla vita" Tribolazione, povertà, - „quantunque tu sia ricco" „le calunnie da parte di coloro che si vantano Giudei e non lo sono, ma son piuttosto una sinagoga di Satana". "Non ti spaventare per quello che stai per patire! Ecco, il diavolo caccerà in prigione alcuni di voi, per mettervi alla prova, e sarete tribolati per dieci giorni." "Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita. Colui che vincerà, non sarà colpito dalla morte seconda."
a Pergamo "colui che tiene la spada acuta a due tagli" "tu rimani fedele al mio Nome e non hai rinnegata la mia fede, nemmeno nei giorni in cui Antipa, mio testimone fedele, fu messo a morte fra voi " Tra di loro persone che seguono la dottrina di Balaam: culto degli idoli e di Balac e fornicazione (nel tempio); alcuni sono Nicolaiti. "Pèntiti dunque, altrimenti io verrò quanto prima a te e combatterò contro di loro colla spada della mia bocca" "A colui che vincerà, darò la manna nascosta, e gli darò una pietra bianca; e sulla pietra sciverò un nome nuovo, che nessuno conosce se non colui che lo riceve."
a Tiatira "Il figlio di Dio, Colui che ha gli occhi come una fiamma di fuoco e i piedi simili a rame incandescente" Conosco le tue opere, la tua carità, la tua fede, la tua sollecitudine nel ministero, la tua costanza e che le tue ultime opere son più numerose delle prime. la falsa profetessa Gezabele viene sopportata: sacrifici agli idoli e prostituzione nel tempio. Minaccia: grande tribolazione, morte dei suoi figli; ognuno riceverà secondo le proprie opere. Agli altri: non vi sarà l’imposizione di un altro peso, "solo rimanete fedeli alla fede che avete, finchè io non venga". "A colui che vincerà,…gli darò autorità sopra gli infedeli (/i popoli), e li tratterà con verga di ferro, condannandoli ad essere spezzati, come si frantumano i vasi di argilla", „…e gli darò la Stella del mattino".
a Sardi "colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle" "Conosco le opere tue". Alcune persone che non hanno contaminato la loro stola. "So che passi per vivo, ma in realtà sei morto. Sii vigilante e consolida le rimanenti cose che sono sul punto di morire";  opere non perfette. Ricordarsi di ciò che si è ricevuto e udito, pentirsi. Altrimenti "io verrò come un ladro…". "Colui che vincerà sarà vestito così di bianco, ed io non cancellerò mai più il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò come mio vero seguace dinanzi al Padre mio e dinanzi ai suoi Angeli."
a Filadelfia "Il Santo, il Verace, Cristo che ha le chiavi di Davide, egli che apre e nessuno chiuderà, che chiude e nessuno aprirà" Opere; nonostante le poche possibilità la sua parola è stata osservata e il suo nome non è stato negato. " E siccome hai custodita la mia consegna di essere perseverante, anch’io salverò te nell’ora della tribolazione che sta per piombare su tutto il mondo…" "Ecco, io ti do dei membri della sinagoga di Satana, che si dicono Giudei e non lo sono…"; loro devono „venire a prostrarsi ai tuoi piedi e a riconoscere che io ti ho amato." …" tu conserva quanto hai, affinchè nessuno prenda la tua corona!" "...lo farò colonna nel Tempio del mio Dio; il nome della Città del mio Dio, cioè della nuova Gerusalemme che discende dal cielo dal mio Dio e il mio nome nuovo."
a Laodicea "quello che dice Amen, il testimone fedele e verace, il principio con cui Dio operò la creazione" ("conosco le tue opere"; ma qui non c’è nessuna conferma positiva chiara) "...Ma perchè sei tiepido ***** e né freddo né caldo, io sto per vomitarti dalla mia bocca". „…e non sai di essere meschino, miserabile, povero, cieco e nudo. Io ti consiglio a comprar a me dell’oro affinato nel fuoco…", „e vesti bianche…", „e del collirio…". "Io, quelli che amo, li riprendo e li castigo. Abbi dunque zelo e pèntiti!" "Se uno sente la mia voce e mi apre, io entrerò da lui e cenerò con lui, e lui con me. Colui che vincerà, lo farò sedere con me sul mio trono, come anch’io che ho vinto, mi sono assiso col Padre mio sul suo trono."

**** Traduzione usuale „odiate" e „odia" (Cristo non odia nessuno!); v. anche la lettera agli Efesini di Paolo 4-6;*****"tiepido" non significa una terza posizione chiara, ma l’assenza di una posizione precisa.
Cristo parla alle diverse chiese, attribuendo loro caratteristiche differenti,. Questo significa che le chiese, anche per quanto riguarda gli aspetti positivi, hanno molte cose diverse da imparare.
 
 

b.) Chiese esistenti oggi

Queste sette antiche comunità / chiese esistevano realmente. Nel testo principale di "Le vie di Cristo" viene fatto riferimento anche ad un valore più generale per le culture o gruppi umani più diversi. È però possibile stabilire se sia possibile trovare caratteristiche simili a quelle delle „sette comunità" nelle chiese odierne, nei movimenti di tipo spirituale o nei movimenti cristiani. Per non dare adito ad una schematizzazione e ad una identificazione troppo veloce e superficiale non verranno qui pubblicati tali risultati, ma nel testo seguente verranno descritti brevemente e separatamente i diversi aspetti delle chiese odierne, in modo che che ognuno possa stabilire delle relazioni e fare delle riflessioni personali. Inoltre si vuole ricordare nuovamente che in questa sede non viene giudicata nessuna chiesa – questo potrebbe farlo solo Cristo stesso. Più che altro in questo modo è possibile rendere più chiaro il senso nascosto dell’„unità nella molteplicità" dell’ecumene, facendone intuire il rapporto con lo schema di base universale, come nel caso delle „sette tonalità".

Tavola

Chiese odierne*/ correnti
Punti di forza
quello che gli interessati devono in un primo tempo saper accettare
Chiese syro- ortodosse & alcuni fedeli dell’antico cristianesimo celtico; chiesa armena; chiese egizio-copte e etiopiche;

chiese ortodosse greche, russe e serbe; 

(& rami scomparsi del cristianesimo di Ario)

"la chiesa di San Tommaso" in India; chiese nepalesi;...

Spesso una fede più profonda, in parte, nei monaci, una tendenza spirituale più forte ecc…, resistenza, perseveranza.
Aspetto più originario. La cripta sotto la chiesa era in parte una reminescenza di antiche tradizioni cristiane – esoteriche. Dottrina della sapienza (Maria-Sofia). …
Nella maggior parte dei casi rito più bello, ma più severo – per esempio 3 ore in piedi – (tranne p.es. nella chiesa di San Tommaso). Poca capacità di adattamento ai diversi tipi di ricerca spirituale moderna, soprattutto da parte dei giovani che hanno, nella maggior parte dei casi, un retroterra ateo – e che quindi si trovano più ai margini della chiesa e hanno un modo di pensare più legato al mondo terreno. In alcune di queste chiese le costrizioni del sistema comunista o preferenze nazionali portarono a limitazioni nel lavoro o alimentarono gli odi verso altre chiese o popolazioni….
Chiese libere, evangelicali, anche pentecostali, i quaccheri

altre comunità che a volte vengono chiamate "sette"** per ragioni quantomeno equivoche: avventisti, le chiese nuovoapostoliche, i mormoni e altre.

Semplicità, non accettano il compromesso per ciò che riguarda il proprio modo di intendere la fede e la morale. Questa relazione con Gesù Cristo, così priva di complicazioni, dona alle persone particolarmente dotate anche un accesso diretto alla sua forza: esperienze di fede intense, come sorprendenti esaudimenti di preghiere, guarigioni attraverso la fede, ecc…; studio intensivo della bibbia senza tralasciare i punti di difficile comprensione;
forte aiuto reciproco dei componenti della comunità – non semplicemente un cristianesimo domenicale o addirittura solo natalizio….
A parte i vari sostegni nella fede, non vi sono qui metodi diretti per la preparazione all’esperienza spirituale o di fede. Spesso quindi vi è anche troppo poco silenzio o metodi che si basano su di esso, come la meditazione cristiana (così come questo manca in molte altre chiese). La severità morale nei rapporti umani, adottata a fin di bene, si basa poi però principalmente su divieti e spesso non è accompagnata da sufficenti spiegazioni, come nel caso delle amicizie, che oggi sono realmente da amministrare. In parte vi è anche una volontà limitata di capire la molteplicità delle esperienze cristiane al di fuori dello spettro qui presentato. Spesso l’opinione che è bastata ad uno viene usata per compiere un’opera missionaria per tutti gli altri. In parte vi è un senso di elezione troppo forte in rapporto alla propria chiesa (in particolare nelle chiese nuovoapostoliche, ecc…). Talvolta, contro la propria definizione individuale, vi è l’annessione forzata in un gruppo politico. …
La maggioranza nelle chiese protestanti/

evangeliche
 
 

& chiese progressive aperte ecc…

Per esempio il forte riferimento di Lutero alla Bibbia come fonte della fede.
Molti servizi sociali. In parte posizioni aperte, atteggiamento serio rispetto alla fede, anche con scelte politiche proprie, riflessione e rimprovero individuale – anche al di fuori dei "temi morali". Posizione liberale verso il rapporto ecumenico delle chiese tra di loro…
Lo studio teologico storico-critico toglie oggi purtroppo a molti la fede in molte cose e nei seminari sulla predica viene poi insegnato come debba venir però predicato al popolo. Alcuni cercano delle vie per arrivare ad un approfondimento della fede che però spesso non vengono proposte. Superficialità e un adattamento alla società si trovano anche negli eventi e nelle manifestazioni legati alla chiesa. Talvolta la chiesa stessa è stata anche la causa di sviluppi problematici della società del profitto (nel calvinismo.) …
Cattolicesimo di sinistra, teologia femminista, teologia della liberazione nel terzo mondo. Vicinanza alla vita delle persone, forte impegno cristiano per il sociale ed i diritti dell’uomo, ecc…In relazione a questo anche posizione vigile all’interno della chiesa. Sforzi per trovare anche per la donna un ruolo spirituale adeguato ed umano. Da qualche tempo anche posizione liberale minima verso i sentieri dell’esperienza mistica… In alcuni fede superficiale. In parte ci si limita a metri di misura di tipo psicologico o sociale (che valgono per tutti, anche per gli umanisti). All’interno della teologia femminista talvolta si trova una fede ispirata ad antichi culti, di cui non sempre viene accertata la compatibilità con il cristianesimo. …
Tradizione della chiesa cattolica

& aspirazioni cattoliche più severe. che riguardano p. es la profezia di Maria e il misticismo

Conservazione di quello che era stato dato alla chiesa per quanto riguarda la fede ed il rito. All’interno della venerazione per Maria ed altre tradizioni si trovano anche elementi che mancano ad altre chiese.
Molte attività caritatevoli ed un attenzione sociale aperta a tutto il mondo. In parte freno al crollo etico generalizzato della società. Perlomeno alcune concezioni per trasmettere ad almeno un piccolo numero di componenti della chiesa dei metodi (esercizi, semplici tipi di mediazione). Presso i mistici – che appaiono spesso in questa chiesa – in parte comprensione dei segreti legati alla crocifissione di Gesù. (p.es. anche il famoso teologo Rahner intuì che la chiesa dovrebbe curare di più i mistici). …
Molto venne affidato ai dogmi e alla capacità di imporsi dei capi della chiesa, anche all’interno della chiesa stessa, invece di basarsi sulla compassione e su una dottrina di compresione dell’uomo odierno indipendente. Moralmente anche qui divieti e leggi. Pochi sforzi per imparare le lingue che le chiese, al giorno d’oggi, devono trovare per poter trasmettere a uomini diversi la fede in modo attuale e vivo. Il freno morale non basta per un reale cambiamento e rinnovamento. Il lavoro cominciato di riflessione sulle antiche prassi dell’inquisizione e della guerra e la complicità con il potere terreno è molto difficile. Una dottrina che insegna che solo la propria chiesa è quella assolutamente valida. Anche i mistici nel migliore dei casi vengono spesso solo sopportati, invece di riconoscere la loro funzione di guida. …
Comunità cristiane e cristologia di Rudolf Steiner; e i rosacrociani cristiani;

comunità particolari come il movimento della nuova apocalisse ****;

altre correnti, tra le altre derivate dalle dottrine del Prof. J. Hurtak.

Tali sentieri verso Cristo sono comuni a quelle concezioni di un cristianesimo di conoscenza che è stato trascurato e perseguitato*** p.es. a causa del vangelo secondo Giovanni – che non è identico allo "gnosticismo" -. (la cui mancanza portò a fattori degni di miglioramento delle chiese attuali).
Diverse sentieri di studio per arrivare a Dio. Nel caso di Hurtak, tra le altre cose, lavoro con il nome biblico "il nome di Dio".
Nall’antroposofia p.es. spesso si tratta di „lavoro secondo la concezion di Cristo", anziché di un’integrazione direttamente nelle preghiere. (La comunità cristiana ispirata da R. Steiner non appartiene direttamente all’antroposofia). (Non in tutti gruppi rosacrociani moderni il riferimento cristiano è visibile immediatamente). I gruppi della nuova rivelazione che si riferiscono agli scritti del mistico Jacob Lorber vi integrano, oltre alla bibbia, soprattutto altre forme di "profezie". Chi volesse crearsi un’opinione sul loro significato e la loro problematica dovrebbe procurarsi dei metri di giudizio adeguati.
****
Alcuni circoli che ruotano intorno al cristianesimo e che sono quasi impossibili da definire come p.es. i gruppi vicini alla New Age In parte sforzi per raggiungere una nuova era rispetto all’incompletezza della società materialistica odierna ed in questo simile alle promesse della rivelazione. Sguardo rivolto più alle proprie qualità ed esperienze invece di incolpare gli altri. Sforzi per un dialogo tra più direzioni di pensiero… Non sempre differenza chiara tra Cristo ed i vari presunti Cristi, così come „la coscienza di Cristo" di altre direzioni di pensiero.
Visto che gli aspetti comuni con le altre religioni si basano più sugli aspetti etici che sulla fede, le differenze vengono risolte in parte artificialmente.
Il fatto che sulla terra sia necessario distinguere tra forze costruttive e forze distruttive talvolta non viene capito, perchè Dio è al di sopra di ogni cosa. Da questo deriva, in parte, una certa tolleranza di fronte ad apparizioni problematiche ed una carenza nel sopportare eticamente le difficoltà, che invece aveva caratterizzato il cristianesimo organizzato. In questo movimento l’impegno sociale è scarso. …

* Sarebbe anche possibile individuare le affinità delle varie chiese con i singoli apostoli originari. Diversi esseri umani ricevono da chiese diverse quello che li aiuta ad andare avanti.
** Se Lei si interessa ad uno di questi gruppi e ciò: a.) le permette una Sua libertà personale e contatti con la famiglia e gli amici; b.) non La porta a commettere attività che non sono etiche; c.) non si occupa di portarLe via quello che Le appartiene (a parte l’obolo per la chiesa o le tasse o le offerte fatte volontariamente); d.) si rifà alla bibbia o al nuovo testamento oppure con la stessa intenzione a Gesù Cristo; e.) riconosce di non essere l’unico e solo vero gruppo cristiano; - in questo caso l’uso della parola setta, che ha normalmente un’accezione negativa, non è giustificabile, qualunque siano le interpretazioni teologiche e comunque vengano giudicate le ulteriori tradizioni che, a parte nelle chiese evangeliche libere, si possono trovare ovunque.

*** P.es. Giovanni stesso, Clemente di Alessandria, Origene, i Paulichiani, Gioacchino de Fiore, il maestro Eckehart, Tauler, Seuse, Nicolaus von Kues (Cusano), Jakob Boehme, Angelo Silesio, Paracelso, Novalis, ecc… . Certi circoli hanno sicuramente avuto i loro limiti, come le chiese hanno avuto i loro, ma fanno lo stesso parte del cristianasimo nel suo insieme. I Bogumili e i Catari avevano in parte aspetti comuni, ma sfuggivano al mondo terreno in modo un po’ parziale.
**** Vedi anche il capitolo „Come comportarsi con le profezie" – in generale anche su "parole profetiche" e simili – nel testo principale di Le vie di Cristo.net. Non tutti i gruppi di nuove rivelazioni si sentono in concorrenza con la chiesa, e per questo non si sentono neanche costretti a lasciare la chiesa o a convertirsi (p.es. Lorber). Altri gruppi invece sono molto critici rispetto alla chiesa, perchè ancora oggi la percepiscono come la loro più grande persecutrice.

c.) approcci risolutivi per i conflitti tra le chiese nell’ecumene

Le possibilità complete del cristianesimo si mostrano solo nel momento in cui si osserva la molteplicità ecumenica delle chiese.  Chi reputa cristiano solo la più piccola parte dei concetti comuni delle famose dottrine delle chiese più grandi, priva l’umanità e le chiese proprio di quelle spinte di cui avrebbero bisogno per andare avanti nel rinnovamento necessario di un cristianesimo ormai appiattito, seguendo il concetto delle antiche chiese. È necessario che i cristiani imparino l’uno dall’altro. Facendo questo non rinunciano però alla loro identità. Provare un sentimento di unione, anche nella molteplicità delle chiese, non significa che si debba aspirare ad un unico cristianesimo. Cristo stesso non ha assolutamente parlato di questo nelle sue lettere alle sette chiese in Asia; lui sapeva infatti che esistono diversi tipi di esseri umani. Anche quella profezia, fatta in altro luogo, per cui arriverà un tempo in cui vi saranno un pastore ed un gregge non significa che questo gregge non possa più contenere aspetti diversi. Il "pastore" più importante alla fine è Cristo. Ed è anche l’unico che sarebbe in grado di portare le chiese ad un’unione diretta in modo giusto. Altrimenti chi verrebbe ascoltato? È possibile però cominciare a fare dei passi in questa direzione. Qui di seguito verranno trattate quelle questioni che oggi dalle guide delle grandi chiese vengono ritenute come i maggior ostacoli in questa discussione. (La maggior parte delle persone nelle chiese non sono interessate a mantenere in piedi degli ostacoli.)

0. Con il concilio vaticano II del 1962 si è avuta una certa apertura nei confronti dell’ecumene: la chiesa cattolica ha riconosciuto che elementi come la parola di Dio, la misericordia vivace, la speranza, l’amore e i doni dello spirito santo – elementi visibili e invisibili – esistono anche al di là della Chiesa cattolica, e che una santificazione e redenzione sono possibili anche altrove. La chiesa cattolica ha continuato però ad essere definita come l’unica chiesa completa.

1. L’ininterrotta "successione apostolica" (successore) attraverso l’imposizione delle mani fin dai primi apostoli e, legato a questo, la consacrazione del vescovo e dei preti, non viene accettata dalla chiesa cattolica protestante. Ed è per questo che le due chiese non si possono considerare completamente sorelle. D’altra parte però alcune chiese protestanti sono nate grazie all’aiuto di alcuni nobili feudali, in parte attraverso la conversione, per cui anche alcuni preti cattolici consacrati devono essersi convertiti. E questi parteciparono poi all’inserimento di altri pastori nelle funzioni della messa. L’uso dell’imposizione delle mani per diversi scopi (guarigioni, benedizioni…) è senz’altro motivato biblicamente. Se questo secondo le concezioni cristiane venne interpretato come una catena ininterrotta che deve proseguire fino ad oggi – cosa che invece la bibbia non impone così chiaramente –, allora esisterebbe la possibilità che la chiesa evangelica reintroduca l’imposizione delle mani – cosa che tra l’altro non susciterebbe un cambiamento troppo drammatico; inoltre troverebbe nelle sue file, o anche al di fuori di essa, qualcuno che rappresenti questa parte della „catena ininterrotta" – cosa che, a seconda delle circostanze, potrebbe già smuovere in modo più determinante l’orgoglio della chiesa evangelica. Esisterebbe però anche la possibilità di riconoscere reciprocamente che la relazione con quello spirito santo di Cristo, che normalmente avviene con l’imposizione delle mani, può venir acquistata anche direttamente. (Addirittura ogni credente potrebbe. Ed inoltre vi sono anche esseri umani che evidentemente sono particolarmente portati per la guarigione cristiana attraverso l’imposizione delle mani pur non avnedo mai ricevuto una consacrazione ecclesiastica, addirittura più portati di alcuni che invece sono stati consacrati). Di conseguenza questo spirito santo potrebbe essere trasmesso da un pastore anche in modo classico attraverso l’imposizione delle mani. Questa variante potrebbe però d’altra parte essere estranea all’orgoglio della chiesa cattolica. (Ma la chiesa evangelica non ha praticato questo metodo; così non verrebbero fatte preferenze. Preso in senso stretto, la chiesa cattolica potrebbe riconoscerla come una possibilità e potrebbe quindi dire in modo limitativo che attraverso metodi normali non sarebbe possibile controllare se in questo modo lo spirito santo agisca con la stessa validità. D’altra parte però la chiesa ha sempre avuto a portata di mano delle persone che in queste circostanze erano in grado di dire se il risultato era vero o no (p.es. uomini come Padre Pio, ecc…). A questo si aggiunge tra l’altro che anche per la consacrazione cattolica attuale potrebbero esserci delle limitazioni. Come ci si comporta con una persona consacrata, il cui deperimento fisico drastico ha probabilmente seppellito il flusso dello spirito santo? Sarebbe ancora in grado di trasmettere lo spirito santo? Anche queste sono domande a cui senza ricerca di rispondere, ma senza uomini come Padre Pio è impossibile rispondere in modo sicuro.

2. La questione del ruolo della funzione di Pietro, e quindi del Papa per le altre chiese, è, per la chiesa cattolica, legata al suo concetto di una chiesa visibilmente unita in modo completo sotto la sua guida. Gesù aveva dato il compito a Pietro di far „pascolare" i suoi „agnelli" e le sue „pecore" (Giovanni 21). Gesù non ha però posto gli altri discepoli e le loro scuole sotto il potere di Pietro, ma i cristiani presenti nel loro insieme: p.es. le antiche „sette chiese in Asia" (v. sopra) vennerò assistite da Giovanni e non da Pietro; molte comunità vennero assistite da Paolo, ecc… La questione, quindi, è capire che cosa potrebbero significare quei "pascoli" per un successore di Pietro nelle condizioni odierne. Dei rappresentanti della chiesa ortodossa segnalano da alcuni anni che sarebbero d’accordo con un "primato d’onore" del Papa senza un potere diretto sulle altre chiese, così come nelle chiese antiche il vescovo romano era generalmente riconosciuto il primo tra uguali. Addirittura alcuni teologi protestanti ci stanno pensando. Il Vaticano allora lo ignorò. Il Papa però, da parte sua, più tardi, propose che le chiese elaborassero un’opinione sul ruolo che, secondo loro, il papato avrebbe dovuto rivestire nella prospettiva di un’unità delle chiese. Delle riflessioni su questo tema non nuocerebbero a nessuno. Se le chiese si riunissero, voterebbero sicuramente insieme anche un capo comune.

3. Le chiese protestanti sentono la mancanza, nella chiesa cattolica, dell’ammissione del conferimento degli ordini alle donne. E d’altra parte anche le chiese ortodosse e alcune parti delle chiese anglicane e protestanti, in alcuni paesi, hanno delle difficoltà a risolvere questa questione. Inoltre anche all’interno della chiesa cattolica vi è un movimento chiamato „Noi siamo la chiesa" che, in nome di tutta la chiesa, tra le altre cose sostiene questa richiesta. Per quanto questa questione rimanga molto importante, non si capisce perchè debba essere risolta in relazione alla questione della via da seguire verso l’unità della chiesa. Questa in realtà è un’esigenza che ogni singola chiesa deve risolvere da sé. Il Vaticano dovrebbe per prima cosa semplicemente non proibire alle chiese evangeliche di continuare a praticare il conferimento degli ordini alle donne, così come hanno fatto finora, anche quando un avvicinamento tra le chiese sarà più prossimo. Chiaramente una prassi che si stacca dalla norma potrebbe rappresentare una sfida positiva per le singole chiese e un impulso alla riflessione. Biblicamente (da Paolo) viene in primo luogo solo accennato ad un ruolo in parte tradizionalmente diverso per gli uomini e per le donne. Il fatto che le donne avessero in generale meno diritti non aveva importanza in un periodo in cui, nella cerchia dei discepoli, si era ancora a conoscenza e si faceva l’esperienza di quanto fosse importante p.es. il ruolo di Maria e poi delle donne addirittura nell’evento della pentecoste. "La donna taccia nella comunità" aveva sicuramente un significato diverso da quello che, più tardi, venne interpretato e non ha niente a che fare con le questioni a cui si è già accennato. Poichè però c’è da dubitare che questo venga capito in modo unanime, rimane l’argomento dell’inopportunità di questa questione come nodo centrale negli sforzi verso l’unità della chiesa allo stato attuale. Chiunque pensi di portare avanti il conferimento degli ordini alla donna mescolando questa questione a quella sull’unità, dovrebbe dimostrarsene lo stesso deluso. Meglio trattare queste questioni come due temi separati. Quando l’unità delle chiese sarà più vicina, diventerà chiaro a che punto si trovino le chiese.

4. La venerazione della Madonna praticata nella Chiesa cattolica e nella chiesa ortodossa non esiste nella stessa forma nella chiesa protestante, ma evidentemente non è questo il punto centrale di discordia sulla via della grande unità. Il secondo concilio vaticano ha ammesso anche che ci possano essere delle differenze nella liturgia relative alla spiritualità dei fedeli, differenze che possono anche essere degli arricchimenti per entrambe. Siamo a conoscenza di tentativi fatti dalle chiese evangeliche negli anni ’50 e ’60 di voler reintrodurre la venerazione della Madonna in forma appropriata.

5. Da una parte è comprensibile che il diritto canonico (CIC), le cui forme antiche hanno dato adito ad ogni tipo di abuso, sia in generale un tema difficile. Il ruolo non chiaramente definito biblicamente del diritto canonico nella chiesa cattolica non dovrebbe però essere una questione che blocchi gli sforzi della chiesa per un’unità più forte, come pensava la chiesa evangelica tedesca. Questo riguarda prima di tutto una sola chiesa. Ogni chiesa può avere un regolamento proprio e così anche un suo proprio diritto canonico, anzi deve possederlo in una qualsiasi misura, finchè esso esista in una qualche unità o sottounità. Il cambiamento di queste norme all’interno della chiesa è lo stesso una responsabilità delle chiese singole, finchè nessuno pretende che le proprie regole vengano assunte da tutti senza esitazione. E anche nel caso che qualcuno volesse discutere a proposito dell’assunzone di certe regole, anche per la chiesa cattolica è chiaro che questo presupporrebbe un nuovo concilio in comune che sia appunto in grado di creare o di dare un sostegno basilare ad un nuovo diritto canonico comune – così come lei stessa nel 1983 aveva adattato il diritto canonico del suo secondo concilio vaticano del 1962 alla nuova teologia del popolo di Dio. È quindi fuori luogo presentare questo tema come un ostacolo all’unità.

6. Un altro elemento di conflitto, la questione della giustificazione dell’ uomo di fronte a Dio attraverso le sue opere o attraverso l’azione di riscatto di Gesù Cristo, può essere considerata sufficientemente chiarita grazie ad una presa di posizione comune, che nel frattempo esiste, della chiesa evangelica e cattolica.

Sarebbe così assolutamente possibile che le chiese, secondo la concezione ecumenica, continuassero ad avvicinarsi invece di continuare a torturare Cristo con le loro divisioni.*) Quello che però già oggi può esistere indipendentemente da questo, è quella „chiesa generale" nello spirito di Gesù Cristo, che è composta da tutti coloro che seguono Gesù Cristo, ognuno a modo suo, e che si sforzano "di fare il volere del Padre" – e non importa in quali chiese essi si trovino. Ed anche se tra di loro ve ne sono alcuni che non appartengono a nessuna chiesa o comunità religiosa o che non sfoggino continuamente il termine cristianesimo. È su questi aspetti che si basa il sito web "Le vie di Cristo". Nonostante questa esperienza, gli sforzi rivolti ad una unità visibile rimangono un compito ancora non portato a termine, non sono quindi una contraddizione. Ciò però deve essere voluto dal di dentro, una „sottoscrizione esteriore" non sarebbe sufficiente.

*) V. "Giovanni battista e il battesimo nel Giordano": Nota a piè di pagina.
E qui le chiese, come quella cattolica, potrebbero farsi ispirare dai messaggi di Cristo relativi a qzesto tema e che vengono affrontati dalla cristiana ortodossa Vassula Ryden, "Das wahre Leben in Gott" Vol. 1. La chiesa cattolica giudica questi scritti come una "rivelazione personale" (ispirazioni), non si oppone più alla loro pubblicazione, li esamina criticamente e si astiene dal dare poi un giudizio definitivo. Spesso il contenuto trascende tali ispirazioni che avrebbero un significato solo per la vita personale di colei che le ha vissute. (Le indicazioni bibliografiche vengono date in questo sito web come informazioni supplettive, le nostre conoscenze sono però indipendenti da esse.)

 

Le ispirazioni e le chiese

Il Nuovo Testamento descrive l’ispirazione diretta dei singoli fedeli e anche ulteriori doni dello spirito santo come qualcosa di importante che in generale fa parte dell’essere cristiano (cfr. Corinzi 1 - 14,26; Marco 16,17). Evidentemente però le vie che portano ad essa sono state rese difficili.

Accanto alle chiese pentecostali anche la chiesa cattolica per esempio riconosce questa possibilità dei messaggi non pronunciati. Essa distingue però tra una „rivelazione generale" indirizzata a tutti attraverso la Bibbia, la tradizione e l’insegnamento clericale da un lato – e le "rivelazioni private" dall’altro. Queste ultime vengono fatte valere eventualmente come rivelazione dello spirito santo se contengono aspetti significativi per la vita di coloro che le ricevono o per le persone con le quali questi hanno direttamente a che fare, anche se non ricevono nessun particolare tipo di promozione. Soprattutto si aveva spesso una reazione critica da parte di questa chiesa quando arrivavano messaggi che con il loro contenuto andavano oltre il privato e si riferivano alla chiesa o all’umanità, per esempio nel caso dei messaggi di Maria e di Cristo. A partire da Paolo VI la pressione su certi scritti da parte di case editrici vicine alla chiesa non viene più bloccata ufficialmente. Come già in passato certe testimonianze vengono comunque tenute a freno, come per esempio è avvenuto per decenni nel caso del terzo segreto di Fatima. La chiesa si riserva un giudizio definitivo successivo. Tutti, anche le congregazioni dei fedeli, sono tenuti a rispettare, nel caso di un eventuale esame più approfondito, il diritto di ascolto o di trattamento giusto di cui si parla in Can. 844 §3 (diritto canonico cattolico). Can. 220 vieta inoltre calunnie illegittime da chiunque esse vengano fatte (come potrebbero scaturire da condanne pubbliche affrettate).
In molte altre chiese questi aspetti non rivestono un ruolo importante, o non si è sviluppata una prassi particolare su come affrontarli. D’altra parte ci sono fenomeni simili anche fuori dalle chiese. In generale si ha l’impressione che Dio abbia interesse a che gli uomini vengano sollecitati anche in questo modo e che ricevano degli insegnamenti e degli avvertimenti. Si tratta di un processo di apprendimento impegnativo, che dura un'intera vita. Diffondere tali annunci presuppone del resto una chiamata particolare, un particolare legame con Dio e una preparazione corrispondente.

I primi apostoli – uomini che, grazie ai doni ricevuti, potevano rappresentare Gesù Cristo. Essi insegnavano secondo la lettera ai Corinzi 1- 14,26 rivelazioni dirette e la loro interpretazione anche come parte integrante delle riunioni. Prima lettera ai Corinzi 12, 4-7: "In ciascuno, lo spirito si manifesta in modo diverso, ma sempre per il bene comune". In base alla prima lettera ai Corinzi 12,28  il ruolo dei „profeti" *) può essere visto come subordinato a quello degli apostoli, e al terzo posto si trovavano i maestri. Nella prima lettera ai Corinzi 14 si fa la distinzione tra il dono delle lingue, come qualcosa che ha a che fare con la crescita personale, e i discorsi profetici per la costruzione della comunità; gli uomini dotati di doni profetici venivano particolarmente stimati, tanto più che gli altri discepoli non potevano soddisfare automaticamente questo compito (p.es. Matteo 10,41).

Segni distintivi:
La domanda fondamentale non è se esistano delle ispirazioni che non siano autosuggestioni o suggestioni di massa, fenomeni schizofrenici o di altra natura**. Se ci si avvicina allo studio di tali fenomeni nella cristianità senza alcun pregiudizio, si noterà che nella maggior parte dei casi i tentativi di spiegazioni mentali, (come l’autosuggestione, la suggestione di massa o la schizophrenia) non sono sufficienti. A quel punto ci si può porre la vera domanda:
- Ha senso cercare la conoscenza di ciò che viene dallo spirito di verità e che cosa invece non viene da esso, Giovanni 4,1. Ciò però deve accadere con il dovuto rispetto e la necessaria prudenza. Secondo la Bibbia non è automatico che i sacerdoti possano sempre esprimere giudizi su queste rivelazioni dello spirito mediante stime teologiche teoriche. Sono molto pochi coloro che sono in grado di percepire da quale spirito venga un messaggio; per questo secondo Matteo 7,15-20 i doni profetici sono da valutare soprattutto in base ai loro „frutti", e cioè se conducono a Dio – p. es. le cosiddette „esperienze di conversione" con un conseguente cambiamento positivo nella vita, o alla guarigione psichica o fisica. In questo caso sarebbe estremamente problematico considerarle false o addirittura „provenienti dal diavolo", perché normalmente avvengono grazie alla misericordia – Giovanni 15,5: "senza di me non potete fare nulla". Anche nel caso in cui da esse scaturisca un amore più grande per Cristo o per i propri simili si tratta di un segno positivo. Cfr. anche il monito a non giudicare in Matteo 7,1; Matteo.12,24-30 e negli Atti degli apostoli 5,38-39. Anche da un punto di vista teologico-morale e dei principi di diritto laico sarebbe sbagliato agire nel dubbio giudicando.
- Un ulteriore segno distintivo può essere l’umiltà nella condotta da parte di certi uomini, perché solo dove l’uomo è „silenzioso" può sentire lo spirito di Dio. Le conoscenze teologiche non rappresentano qui nessun segno distintivo; spesso sono state scelte persone semplici ("carismi profani"). Le persone colte sono in grado solo se non sono presuntuose o „arenate" nel loro sviluppo e cionostante secondo Matteo 5,3 apparterranno ai „poveri di spirito" (P. es. i sadducei – razionalisti e materialisti – e i farisei – per quanto fossero in maggioranza irrigiditi nel sapere razionale religioso - non appartenevano ai „poveri di spirito").
- "...Che viviate come esseri umani e ottemperiate ai vostri doveri quotidiani, ma anche che facciata spazio all’interno della vostra vita di tutti i giorni a Dio onnipotente". (Dai messaggi di Maria ai veggenti di Garabandal e altrove).
- Un altro segno di distinzione è l’atteggiamento caritatevole, secondo l’etica di Gesù, ad es. Matteo 7,12. Quanto più si imitano le qualità di Dio, come l’amore, tanto più si entrerà in contatto con lo Spirito, che sta sopra l’intelletto. Lo spirito opera attraverso la persona, in relazione con Cristo. Agire eticamente non significa automaticamente adattarsi all’idea che noi abbiamo delle persone devote, tanto per fare un esempio, ad esempio come si vestono né andare in Chiesa la domenica né altro ancora.
- Ad esempio se qualcuno, in maniera aggressiva, richiamandosi all'ispirazione da Cristo, diffondesse giudizi calunniosi nei confronti dei propri compagni, creando così un sentimento di mancata concordia, la probabilità che non si tratti né di un'attività lecita né di un vero messaggio di Cristo o dello Spirito Santo sarebbe particolarmente significativa.
- La libertà da pressioni spirituali esterne è una caratteristica che riveste un ruolo complementare. Lo spirito santo è libero dalle classificazioni umane, e per la sua crescita ha bisogno di libertà. Atti degli apostoli 5,29: "Si deve ubbidire prima a Dio che agli uomini". Qui però non viene messo in discussione il fatto che l’accompagnamento spirituale abbia un proprio significato. Ogni generazione non deve ricominciare da capo.
- Criteri come il "carattere soprannaturale" sono stati spesso oggetto d’indagine: ad esempio fenomeni concomitanti, come la mancanza di riflessi oculari, il cambiamento del battito cardiaco, il rallentamento del polso, l’aumento della pressione sanguigna, senza avere assunto farmaci né essere oggetto di alcuna altra manipolazione, o che la persona non possa sapere ciò che è stato rivelato. Ma tutto ciò non è necessario perché lo Spirito può anche utilizzare le abilità "naturali" dell’uomo.

Ci sono molte forme attraverso le quali un messaggio dello spirito si può manifestare. P.es. la "parola interiore che viene dal cuore", in piena consapevolezza, da non confondersi con manifestazioni schizofreniche o ipnotiche. In taluni casi è evidente che possiede un carattere diverso rispetto alle manifestazioni telepatiche. /cfr. "Vom Inneren Wort", estratto da Johannes Tennhardt, u.a., Lorber-Verlag). Raramente si può trattare anche di uno stato simile alla trance dove l’uomo passa ampiamente in secondo piano, ma anche in questo caso bisognerà distinguere tra le diverse circostanze (p.es. il tipo di unione o legame con Dio). Non si tratta di una normale trance, cioè di una pura limitazione della coscienza – nella quale potrebbero scaturire anche ispirazioni problematiche in senso spiritistico che farebbero indebolire le persone in oggetto. Inoltre avviene anche che qualcuno viva interiormente una visione, una luce o un’idea, che poi è in grado di tradurre e trascrivere in parole. Ci sono anche casi di scrittura diretta, ma solo se la persona è cosciente, quindi è qualcosa di diverso dalla scrittura automatica che si manifesta nello spiritismo, che avviene invece in uno stato di trance.

Che lo „spirito santo" possa avere agito nel contesto di un messaggio vale non solo nel caso in cui si ha un discorso diretto da parte di fonti spirituali (:"..."). Anche i pensieri, un colloquio tra le persone, un articolo o un libro può avere origine in questa fonte di ispirazione che è in grado di sollecitare la creatività umana come vuole. Per lo spirito santo in generale cfr. Giovanni 3,8; Giovanni 14,26 e il testo principale di „Le vie di Cristo.net*, Parte 1, capitolo "Il primo evento pentecostale". Per quanto riguarda invece le profezie di visioni future in senso stretto v. il capitolo relativo nel testo principale di „Le vie di Cristo.net*, Parte 2, p.es. il capitolo "Come comportarsi con le profezie".

*Qui sia consentito fare riferimento anche ad alcuni passaggi del Vecchio Testamento relativi al carattere della profezia – va tenuto però presente che da allora le circostanze sono cambiate (l’antico carattere della profezia era praticamente scomparso, e fu risvegliato: Gioele 3,1-2; Amos 3,7-8).

**) In taluni casi può capitare tuttavia che anche uomini con vere capacità di ispirazione finiscano in situazioni simili a quelle prodotte da noti disturbi psichici - ove il dialogo interno può proseguire in modo ossessivo e la persona può rimanere per lungo tempo incapace di affrontare le necessità terrene. Per evitare per quanto possibile tali eccessi, oltre ai punti di vista sopra elencati, occorre verificare che siano presenti le seguenti premesse: sufficienti ore di sonno, alimentazione che preveda un adeguato apporto di vitamina B, prestando ad es. particolare attenzione in caso di digiuno, ecc. in questo contesto, quando non è presente un'alimentazione adeguata; mantenere un chiaro orientamento alla fonte desiderata, cioè Cristo; evitare sedute eccessivamente lunghe, che offrano occasione di divagare ed "eccedere"; impegnarsi in maniera adeguata, oltre le intense esperienze interiori, anche nel presente terreno. In questi casi consiglieri spirituali, terapeuti e figure analoghe possono essere d'ausilio solo se possiedono esperienze/conoscenze specifiche, che sappiano prendere in seria considerazione non solo la coscienza temporaneamente alterata, ma anche il fenomeno di fondo nella sua integrità.

 

Perché si ha bisogno di una Chiesa o di una comunità?

Da un lato è possibile trovare un legame interiore prettamente individuale con Gesù Cristo e con Dio. Questo rappresenta il nucleo fondamentale. È addirittura possibile che Dio guidi direttamente l’individuo verso gli stimoli esterni necessari, se egli è in grado di percepire questi segni sottili.

C’è però un altro piano di questo legame; esso si manifesta invece nella comunità con gli altri: „Se due o tre si riuniscono per invocare il mio nome, io sono in mezzo a loro" (Matteo 18,19-20). Prima di tutto si tratta semplicemente del significato letterale delle sue parole. Lo stesso in linea di massima è realizzabile anche a distanza, per esempio se due persone si mettono d’accordo per un determinato momento. Questo tipo di "riunione" è però meno facile da apprendere. Un mistico potrebbe percepire un tale legame addirittura senza previo accordo. Per i più questo rappresenta però un’aspirazione troppo grande. Infatti l’uomo normalmente non è nato eremita.

Questa forma della comunità di preghiera può sfociare per esempio in un circolo di preghiera a casa che si incontra regolarmente. Inoltre essa può essere vissuta in una comunità parrocchiale o in un’altra comunità religiosa idonea. Anche se l’una o l’altra chiesa vorrebbero accentuare eccessivamente il proprio ruolo nei confronti dei fedeli richiamandosi alla tradizione, ciò non cambia il senso della cosa.

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I sette sigilli

La visione che segue descrive innanzitutto l’adorazione di Dio da parte dei „24 anziani", dei "sette spiriti di fronte al trono di Dio", e dei "quattro esseri viventi" – con la quale vengono espresse diverse qualità primordiali e anche la creazione. Successivamente viene descritto come solo "l’agnello" – con gli attributi di Cristo – potesse aprire il libro chiuso dai sette sigilli – Apocalisse 4 - 8, 1. Questa visione avviene in "cielo" e in questo contesto rappresenta l’ambito divino. I contenuti dei sigilli vengono in primo luogo descritti su di un piano le cui forze sono caratterizzate da simboli: i cavalli di quattro colori diversi o i quattro cavalieri. Dai cambiamenti che avvengono su questo piano, che sono comparibili ad un livello di sogno metaforico, partono solo effetti indiretti anche sugli avvenimenti terreni.

Nonostante il carattere di questi passaggi, rivolto innanzitutto allo sviluppo del piano psichico, all’inizio viene anche detto "Voglio mostrarti cosa dovrà accadere dopo di questo", cioè dopo le sette comunità. Conformemente a ciò, R. Steiner e Arthur Schult tentarono di accennare ad altre sette "culture dei sigilli" sulla terra che dipendono dalla purificazione del relativo piano della coscienza. Il libro pubblicato in Messico "Libro della vita vera" nato facendo riferimento alle ispirazioni di Cristo, pone nei sette sigilli l’intera storia dai tempi di "Caino e Abele" sino al tempo successivo del compimento.

Allo stesso modo questo testo rende possibile una chiara identificazione con la terra fisica del presente. Se si riflettesse nello stile di alcune chiese libere, allora si potrebbero sospettare tutt’al più deboli reminescenze dei primi quattro sigilli in entrambe le guerre mondiali e nel successivo equilibrio del terrore tra Est e Ovest, così come i fenomeni della fame e delle epidemie, cui potrebbero eventualmente aggiungersi le persecuzioni religiose e le catastrofi di origine cosmica: meteoriti, terremoti, forse anche un improvviso spostamento dell’asse dei poli. A questo proposito v. il capitolo "I sette flagelli".

Già per esempio le scene nel vangelo secondo Giovanni 2 relative alle nozze di Cana e alla cacciata dei mercanti e dei cambiamonete dal tempio da parte di Gesù – v. il nostro capitolo relativo – nel loro carettere combattivo e orientato alla creazione della comunità ricordano questi passaggi.

Se Gesù nel capitolo 5 del vangelo secondo Giovanni profetizzò la divisione tra gli spiriti che hanno fatto il bene e il male, così la narrazione tra il sesto e il settimo sigillo va oltre il "sigillo" spirituale degli eletti delle dodici tribù" e del "trionfo degli eletti in cielo".

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Le sette trombe

Anche la visione dell’angelo con le sette trombe ha luogo in cielo - Apocalisse 8, 2 - 11, 19.  Le "preghiere dei santi" che salgono al cielo e "il fuoco dell’altare" scagliato sulla terra, e anche le trombe stesse in quanto strumenti usati all’altezza della testa, rispecchiano un livello più spirituale, così come sarebbe con i sogni caratterizzati da simili simboli. In questo contesto ciò rappresenta il punto di partenza dei cambiamenti che raggiungono in parte anche il regno terreno, dove ogni genere di ombra si solleva in vortice.

Nonostante questo carattere prima di tutto spirituale, non fisico, si è cercato di classificare temporalmente i sigilli per esempio come "culture delle trombe" terrestri. È difficile trovare delle reminescenze anche nella storia contemporanea: non sarebbe da escludere che si possa vedere nella qualità della prima e della seconda tromba la morte delle foreste e i veleni. Per quanto riguarda la terza tromba, si è spesso notato che quella torcia che cadde su un terzo dei fiumi e delle sorgenti ("assenzio") potrebbe riferirsi a Chernobyl. La quarta tromba potrebbe fare riferimento ad una costellazione, così come si presentò per esempio alla metà di agosto del 1987 in un triangolo cosmico di tutti i pianeti. Una parte dei circoli new-age allora meditarono senza appellarsi all’apocalisse, ma facendo riferimento al numero apocalittico dei 144.000 uomini – i "guerrieri dell’arcobaleno" indiani – credendo di trovarsi di fronte all’inizio o ad una tappa sulla via di una nuova epoca. La quinta tromba – fumo dal mondo sotterraneo, locuste di ferro, 5 mesi di sofferenza...– potrebbe dare l’impressione che la guerra del Golfo (1991) sia almeno un’immagine della forza di questa tromba e la sua continuazione nella sesta tromba. La settima tromba conduce al "tempio di Dio", nuovamente accompaganato da lampi, voci e tuoni ecc. Ciò può avere anche un significato interiore, mistico.

Per quanto riguarda la settima tromba alcuni sostengono che in questo stadio "i regni del mondo di nostro signore e di Cristo" sono già presenti; per lo meno a livello spirituale sono state prese delle decisioni che sulla terra non sono ancora state completamente elaborate. La forza delle "trombe" è comparabile a quella della "trasfigurazione" (Matteo 17, e il nostro capitolo relativo) e alle dottrine nel loro contesto, anche per quanto riguarda il discorso della montagna (Matteo 5-7) ecc.

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I "sette tuoni" e i due profeti

Dopo la sesta tromba "parlarono i sette tuoni", che dissero cose che Giovanni non potè scrivere. Egli poté solo "apporre i sigilli". Poi il "tempio venne misurato in cielo". Due profeti verranno uccisi e resuscitati. Apocalisse 10 – Apocalisse 11, 14. Qui è riscontrabile un’affinità con la resurrezione di Lazzaro descritta nel vangelo. V. il nostro capitolo relativo e Giovanni 11.

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La donna e il drago

In tutte le fasi della vicenda sono in gioco forze spirituali portanti e le diverse forze a loro contrarie. Nel nostro testo a volte ci soffermiamo più a lungo su una pagina, a volte su un’altra. Il segno del cielo in cui "una donna che sembrava vestita di sole, con una corona di dodici stelle in capo, e la luna sotto i suoi piedi" – Apocalisse 12 – mostra in maniera inconfondibile „Sophia", la madre celeste o meglio dei mondi, mentre l’aspetto di una madre terrestre emerge comunque meno; - v. nel capitolo "L’evento della Pentecoste" in questo lavoro. Si è già fatto riferimento alla sua relazione con Maria. Anche Maria viveva simbolicamente in una grotta, nella quale prima veniva adorata la dea madre Kybele, per portare qui il "nuovo". Suo "figlio" nell’apocalisse – il figlio di un essere celeste va innanzitutto visto come essere celeste – che più tardi dovrà guidare gli uomini con uno "scettro di ferro" e cioè con una continua esortazione al loro sincero nucleo individuale, si riferirà ad uno specifico modo di operare del Cristo cosmico. Ciò può essere tradotto anche con il "bastone di ferro", ed è così non solo un simbolo regio, ma anche un simbolo di iniziazione, e può anche avere a che fare con le "legioni celesti". Ulteriori informazioni si trovano nel capitolo intitolato "Gli ultimi sette flagelli" (le "coppe colme del terribile castigo di Dio").

Qui è riconoscibile una relazione con il carattere della lavanda dei piedi e dell’antecedente unzione di Gesù da parte di Maria di Betania - v. il nostro capitolo "Cristo e la lavanda dei piedi" e il vangelo secondo Giovanni 12,13. Qui viene anche ripreso il tema della rinascita a livelli sempre più alti dello sviluppo.

Il "drago" con i suoi angeli negativi rappresenta l’altra faccia della medaglia. Attraverso "Michele e i suoi angeli" essi verranno sconfitti nel cosmo e gettati sulla terra. Il cielo e la terra li proteggono adesso dalla donna.

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Il mostro dalle sette teste che sale dal mare

In questa visione appaiono anche le altre due forze negative, prima di tutto quelle che sono rivolte ai desideri e alla leggerezza – Apocalisse 13, 1-10; cfr. il nostro capitolo "Le tentazioni", Giovanni 13, 1-10 e Matteo 4, 5-11. Le sette teste verranno più tardi interpretate nell’apocalisse stessa come "i sette colli, sui quali la donna (Babilonia) è seduta" e i colli sono anche "sette re". Nell’apocalisse le dieci corna vengono interpretate come i "dieci re" che sono della stessa opinione e danno la loro forza alla bestia.

Anche a causa dei "sette colli" che potrebbero fra l’altro ricordare i sette colli di Roma, ci sono chiese libere cristiane che scorgono nella "prostituta Babilonia" il papato. Ciò però sembra un po’ tirato per i capelli, e nonostante la problematica storica della Chiesa cattolica questa interpretazione non risulta chiaramente compatibile dal restante simbolismo. Nell'Ap. 18:11-23 si parla chiaramente di un legame con il commercio mondiale globale. (Si veda il capitolo "Gli "ultimi sette flagelli" e la caduta di Babilonia..." .) - Le ultime sette piaghe e la fine di Babilonia) L'immagine della bestia, secondo il successivo capitolo Ap.14 potrebbe essere in qualche modo riconducibile alle false immagini (rappresentazioni) di Gesù. Può esservi una correlazione con la dipendenza dagli apparecchi multimediali, che a volte si trasforma in assuefazione o culto.

Le forze alla base tentatrici di questo "animale" possono essere trasformate in particolare attraverso la forza che è stata descritta nel nostro capitolo "La flagellazione", Giovanni 19,1.

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La bestia che sale dalla terra

Qui abbiamo una forza negativa che fa riferimento a dei condizionamente materialistici – Apocalisse 13, 11-18; cfr. il nostro capitolo "Le tentazioni" e Matteo 4, 1-4.

La relazione del contrassegno dell’uomo con la fronte e la mano, così come il numero 666 in questo capitolo come premessa del poter comprare e poter essere comprato, si ritrova rispecchiato chiaramente anche nelle vicende del mondo. Lo sviluppo della possibilità della rete dei computer, delle carte di credito e dei bancomat, dei codici a barra con tre doppie barre come limite = 666 in questo tipo di codice, gli strumenti sviluppati in Canada e testati in Malesia per l’identificazione delle persone dalla fronte o dalla mano, la designazione „La bête" = la bestia, l’amimale per la vecchia Centrale di compensazione della CE a Bruxelles, un codice bancario internazionale 666 ecc. mostrano una precisa tendenza, a prescindere da come questi codici siano nati, se in maniera inconscia o consapevole o con intenzioni scherzose. "La bestia che sale dalla terra" biblica è anche identica all’"idolo Mammon".

Un’ulteriore tendenza riguarda i problemi ecologici. Di fronte alla loro gravità e drammaticità crescente vengono affrontati prima con una inutile "cosmesi ecologica" tecnica e poi con una "eco dittatura" ingannevole e tecnocratica, anziché fare entrare in azione dei forti impulsi trasformatori di tipo democratico che trovino anche il sostegno consapevole della popolazione. Possibili meccanismi manipolatori vengono resi accessibili alla loro rottura attraverso un chiaro riconoscimento del loro carattere. Questo processo ha una relazione con la forza che è stata menzionata a proposito della corona di spine, v. il nostro capitolo e Giovanni 2 - 3.

Anche nei capitoli sul drago e su entrambe le bestie le reminiscenze nelle visioni del presente non rappresentano forse tutto il valore intrinseco. Come già accennato in precedenza, le cose non avvengono solo sulla terra fisica. Nella visione successiva dei 144.000 (Apocalisse 14) compaiono di nuovo uno dopo l’altro diversi esseri o angeli, che "raccolgono" due diversi gruppi di uomini sulla terra. Gli alleati della bestia verranno gettati "nel torchio dell’ira di Dio", verranno cioè esposti agli effetti delle leggi naturali. Si tenga però presente che l’apocalisse in verità non conosce nessuna "condanna eterna", ma piuttosto afferma che alla fine tutto condurrà a Dio e in senso superiore tutto è avvolto da Dio. Cfr. l’apocalisse 22 e il capitolo sulla "Nuova terra" in questo scritto.

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Gli „ultimi sette flagelli" e la caduta di Babilonia; il ritorno di Cristo

Coloro che rimasero fermi di fronte alla bestia e alla sua immagine, compaiono nella visione seguente ad un livello che viene descritto come "mare di cristallo, mescolato con fuoco". Dal "tempio in cielo" arrivano di nuovo sette angeli, con gli "ultimi sette flagelli" che essi versano con le "coppe colme del terribile castigo di Dio" sulla terra, nel "mare", nei fiumi, sul sole, sul "trono del mostro", sul fiume "Eufrate" e "nell’aria" (Apocalisse 15,5 – Apocalisse 21).

Da una parte qui possiamo osservare che è all’opera un livello di coscienza superiore; dall’altra parte essa può provocare anche uno scuotimento di tutti gli elementi della terra e della parte visibile del cosmo circostante: piaghe, veleni, sofferenza, fuoco, oscurità, "spiriti" negativi e una catastrofe mondiale con spostamenti dei continenti, avvallamenti e inondazioni, cadute di meteoriti, e infine una divisione in tre o una distruzione della civiltà materialistica "Babilonia" – Apocalisse 17 - 18,24. Una possibilità o una "finestra del tempo" per un evento di questo tipo si manifestava già con il sesto sigillo.

Qui è anche possibile alla fin fine porre alla base di questi eventi dei periodi di tempo più grandi. Ma i discorsi d’addio di Gesù (p.es. Marco 13) e molte profezie che hanno avuto origine in seguito all’apocalisse di Giovanni, indicano all’unanimità una rottura centrale negli anni intorno al 2000, che darà un nuovo corso alle cose. (V. sopra: Come comportarsi con le profezie). Scoperte scientifiche non ancora pienamente riconosciute nella loro portata dicono la stessa cosa. La riduzione massiccia del campo magnetico terrestre a cui si è aggiunta una serie anomala di terremoti e di attività vulcaniche, il sole che diventa "più chiaro" indipendentemente dai normali cicli dell’attività solare, così come l’andamento al massimo delle attività solari negli anni 2000... mostrano alle persone attente che si sta avvicinando qualcosa di strano.

Se i poli magnetici si dovessero spostare improvvisamente o se addirittura dovesse cadere il campo magnetico e dovesse poi riprendere in direzione opposta così come del resto è successo più volte nel corso della storia terrestre, ciò condurrebbe ad un sovvertimento geologico. Questo darebbe inizio non solo ad una nuova situazione per l’umanità, ma anche ad una nuova era della storia terrestre. Se per esempio le "fasce (magnetiche) di Van Allen" intorno alla terra perdessero in parte la loro probabile funzione protettiva nei confronti delle particelle e della "polvere cosmica", anche le cadute di meteoriti annunciate dai profeti potrebbero diventare realtà.

Scoperte personali fra l’altro fanno supporre che la vasta distruzione temuta da molti autori non deve essere o non deve più essere, né nella forma di una terza guerra atomica mondiale né a causa di un completo disastro ecologico, né nel senso della teoria dello spostamento dell’asse dei poli o della sua svolta di fronte al retroscena cosmico. Molte cose che erano alla base di tali visioni sono cambiate.

Da una parte i processi apocalittici, conformemente alla direzione dettata dallo scopo divino, sono realmente in corso. Dall’altra parte però le manipolazioni di molti processi naturali da parte di un settore dell’umanità rimasto egoista e delle sue "élite", accanto ad alcune influenze umane positive. Quindi alcuni cambiamenti terrestri limitati fino ad arrivare a "nuovi aggiustamenti astronomici" potrebbero risultare indispensabili, accanto ai cambiamenti dell’umanità e della coscienza umana.

Spesso sono stati pronosticati dei tentativi "anticristiani" dittatoriali da parte di coloro che vogliono conservare il potere, così come l’accorciamento o la fine di questo tempo antico attraverso un sovvertimento caratterizzato da due o addirittura tre giorni di oscurità. Questo cambiamento non può essere semplicemente liquidato come se fosse un’assurdità. 

In questo contesto partendo dalla visione di Maria di Garabandal viene profetizzato un „grande monito", che mostra agli uomini di tutto il mondo, rivolgendosi alla loro interiorità e senza riguardo, ciò che devono (far) superare– cfr. Giovanni 16:8 -, se vogliono riuscire nel passaggio verso la luce (cfr. Giovanni 16:13; Apocalisse 14:6-20). Questo è legato ad una apparizione visibile nel cielo. Entro un anno dovrebbe avvenire un „grande miracolo (guaritore)", e a Garabandal rimarrà un segno. Solo fino a che l’umanità non vi ritorna, avrà luogo lo spesso annunciato grande "tribunale penale („i calici dell’ira", o „i sette flagelli") attraverso il "fuoco dal cielo" (v. anche Matteo 24:28).  (Franz Speckbacher, "Garabandal" - Alemania - pag. 120... In letteratura i commenti più frequenti sulle rivelazioni di Maria da parte del cattolicesimo più severo non dovrebbero provocare equivoci sul fatto che gli annunci profetici siano pensati per l’intera umanità). Dopo di ciò, sarebbe da ripensare tutto nuovamente.
Una possibile preparazione potrebbe essere – accanto alla purificazione della propria vita – il pregare per un’influenza più forte (purificante ed illuminante) dello spirito santo.

Nei nuovi "messaggi" si parla di una "zona zero" secondo la quale coloro che hanno la maturità di immergersi sulla terra in un campo di forza cosmico-spirituale – spesso chiamato con un po’ di imprecisione "anello di fotoni" – possono condurre una vita fisica con le capacità dei "corpi di luce" delle più alte dimensioni (v. il capitolo "La resurrezione" e "Il regno della pace").

Vengono annunciate anche delle azioni di aiuto da parte di Cristo per un certo periodo di tempo, o da parte di uomini preparati dagli angeli, o evacuazioni temporanee o altri aiuti da parte di extra-terrestri positivi. Ognuno, in base alla propria religione o alla propria concezione del mondo e della vita, deve sapere da dove spera che arriverà l’aiuto. Dato che anche nel cosmo ci sono luce ed ombra, di fronte alla probabile complessità degli eventi è bene richiedere soprattutto la guida di Cristo, e applicare la propria capacità di fare delle distinzioni – perché questa rappresenta una via specificamente terrena verso l’unità, in relazione con le nuove forze che vengono dall’alto.

In questo passaggio si tratta, in definitiva, dell'ultima possibilità di decidere, anche da parte di tutti gli uomini nella loro anima, se continuare a partecipare allo sviluppo, sino al "regno della Pace" che Dio ha previsto per la Terra. Alla fine di questo avvenimento in definitiva avrà luogo il ritorno di Cristo (J.O.19, cfr. J.O. 12, Mt 24:30; Atti degli Apostoli. 1:6-8): Cristo non torna semplicemente come uomo terreno, ma come nucleo di un avvenimento più ampio: la vicinanza del "cielo" di Dio (e "Aldilà") alla Terra, esattamente come spirito (e anima) e corpo. Al tempo stesso viene descritto però un ritorno di Cristo come essere reale, cioè non solo il cambiamento nell'umanità prodotto attraverso di lui, come ipotizzano taluni gruppi moderni. Questo avvenimento ha, direttamente o indirettamente, un significato per tutti gli uomini, non solo per i cristiani. Il ritorno di Gesù, in quanto testimone dei suoi presso il tribunale di Dio, viene riconosciuto anche nel Corano. Dalle profezie di altre religioni è possibile evincere che anche i loro profeti torneranno a svolgere un ruolo e ad aiutare i loro seguaci a intraprendere la loro strada.
Una preghiera

Anche per questo passo dell’apocalisse l’idea di punizione non è adatta. Esso appare piuttosto come una parte di un concetto di per sé logico, che è orientato ad una fase evolutiva ulteriore della vita sulla terra. La sfida comunque è vivere tutto ciò come un passaggio comune verso qualcosa di superiore, dove tutto alla fine troverà il posto e il livello giusto per il proprio sviluppo. Chi accoglie in sé con buona volontà le rispettive forze e le mette in pratica, potrà viverne la parte positiva, ma sarà anche in grado di percepire la sofferenza del mondo. Chi invece non permette al nuovo di penetrare in sé, lo vivrà come un urto proveniente dall’esterno. Questo è il vero carattere del "giudizio" e del "giudizio universale" nel senso dell’apocalisse. L’uomo ha una grossa libertà di decisione, ma, così come avviene nella vita, ad un certo momento deve aver preso una decisione, perché anche il non decidere a seconda delle cirocostanze finisce per essere una decisione – i "tiepidi" nel contesto dell’apocalisse non sono particolarmente ben visti (v. "Le sette chiese" con il supplemento relativo). Anche la separazione degli spiriti appartiene al nucleo della vicenda dell’apocalisse sulla via dell’unità finale.

I "sette flagelli" – la settima si conclude con una voce dal cielo che esclamò "È fatto!" – corrispondono alla crocifissione e a ciò che venne detto nel suo contesto: "È compiuto", v. anche Giovanni 19 e il nostro capitolo relativo.

In maniera mistica e attraverso la comprensione è possibile percepire come la terra stia soffrendo e stia chiedendo aiuto, come si stia preparando ad un "parto difficile". La crocifissione o "il sepolcro" come passaggio verso la resurrezione si riferiscono qui a tutta la terra, e vanno al di là degli effetti della resurrezione stessa. Anche qui si può supporre, come già accennato nei passaggi dei vangeli, che il passaggio dalla crocifissione oggi operi come uno stato al di là della vita e della morte verso la resurrezione come unità; cosicché anche visti da lì i passi degli "ultimi flagelli" possono manifestarsi anche senza essere accompagnati da una catastrofe da "fine del mondo".

Poiché la rivelazione non richiama l'attenzione su un film che scorre meccanicamente quanto piuttosto su uno sviluppo a più livelli (si veda il capitolo introduttivo "L'Apocalisse di Giovanni""), può verificarsi che gli accadimenti esterni effettivi siano più avanzati di quanto non paia ad alcuni, che forse si limitano a fissare l'uno o l'altro dettaglio, che non si sarebbe (ancora) verificato. In altri settori sono già presenti elementi delle piaghe, che nell'Apocalisse non erano ancora stati delineati in quest'ampia forma.

Un’osservazione aggiuntiva: anche nei nuovi libri di Wladimir Megre sulla saggia siberiana donna Anastasia ("Bücher über die sibirische weise Frau Anastasia") (della casa editrice Wega-Verlag, Neufelderstr.1, D-67468 Frankeneck) trova espressione la convinzione interiore che gli altri programmi della catastrofe del mondo siano modificabili; e l’obiettivo è ottimizzare tutto con l’aiuto degli uomini e in armonia con Dio. Ma anche questo non significa che le cose possano continuare ad andare avanti come sono andate finora.

Domanda:
Vorrei che Gesù Cristo apparisse di nuovo in modo intellegibile come profetizzato e che cambiasse la vita degli uomini e del mondo?

'Prospettive future' (in inglese/ in tedesco)

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Il (vero) "regno della pace dei mille anni"

Nel passaggio attraverso il tempo dei "sette flagelli" segue la visione cosmica del Cristo che ritorna dal cielo – „chiamato fedele e verace" – con le sue schiere celesti vestite di bianco. Ciò non si riferisce solo agli odierni pseudo-cristi umani. Il "falso profeta" - con idee false o unilaterali su Gesù - verrà fato cadere. „Il regno dei mille anni" – Apocalisse 20, 1-6 che adesso si insedia non è un impero. Vengono bandite proprio la "grande macchina" sociale e le forze esterne negative e le loro manifestazioni.

Qui troviamo anche il tribunale spirituale. Qui si rende necessario correggere una traduzione errata e alquanto diffusa:
Ap. 20:04: "Vidi anche le anime dei decapitati a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio, e quanti non avevano adorato la bestia e la sua statua e non ne avevano ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano. Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni".
Qui la traduzione letterale sarebbe "vivevano" invece di "ripresero vita" (cfr. ad esempio le note a piè di pagina della Bibbia di Elberfelder). Nel caso delle "anime" ciò può significare un ritorno alla vita, mentre per coloro "che non avevano adorato la Bestia" può trattarsi di un continuare a vivere sulla terra. Ciò significa che in nessun modo questi ultimi sono tutti destinati a morire.

Questo stadio è affine alla resurrezione di Cristo (Giovanni 20-21; e il nostro capitolo relativo). Anche nel testo stesso viene chiamato la "prima resurrezione".

Le forze negative non sono però dissolte; bisogna continuare ad occuparsi delle imperfezioni dei singoli uomini, cosa che adesso risulta comunque più semplice.

Dopo „1000 anni" i resti delle forze negative vengono alla luce in maniera concentrata, per poi addirittura dissolversi (Apocalisse 20, 7-10). V. anche il prossimo capitolo.

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Il "nuovo cielo, la nuova terra e la nuova Gerusalemme"

Dopo il „regno dei Mille anni" arriva il giudizio universale anche sopra i morti: "E poi furono aperti i libri" – la base è rappresentata da ciò che stava scritto nei libri, dalle documentazioni soprannaturali di tutto ciò che è successo nella vita, - e infine fu aperto „un altro libro...che è quello della vita", l’aspetto determinante, la valutazione della vita o meglio il suo stadio di sviluppo.
Solo dopo che il fuoco consumante si sarà abbattuto sul nuovo esercito indotto in tentazione e il „diavolo sarà gettato nello stagno di fuoco e di zolfo" il cielo nuovo e la terra nuova si avvicineranno - Apocalisse. 19, 19 - Apocalisse. 20, 3 adesso in Apocalisse 20:11-15, Apocalisse 21-22 . Che lassi di tempo sono previsti per il compimento di tutto ciò rimane una questiona aperta.

Il motto di Cristo è „Vedi, ora faccio nuova ogni cosa" – senza eccezioni – Apocalisse 21, 5 – Anche questa "nuova creazione" presenta comunque similitudini con ciò che è già stato spiegato in generale e nel dettaglio a proposito dei valori eterni. Quindi l’azione odierna rimane importante anche per coloro che oggi si aspettano il manifestarsi imminente di vicende apocalittiche.

Nel nuovo cielo – nominato nel testo prima della terra e della nuova Gerusalemme – si accenna ad una sorta di ascensione cosmica (cfr. l’ascensione dei vangeli, Luca 24, Marco 16, e il nostro capitolo relativo). Se finora il punto chiave della descrizione era la terra, adesso è il significato che la vicenda ha per il "cielo" visibile e invisibile ad essere in primo piano. Qui non ci si riferisce al cielo eterno di Dio al di là dello spazio e del tempo - questo rimane invariato – ma a mondi creati. Potrebbe risultare che il piccolo pianeta Terra anche in scala cosmica non solo è un "paese in via di sviluppo", ma che nella soluzione della sua problematica ha un compito altamente specifico e importante per gli altri. Secondo Lorber e anche secondo altri, la problematica, a causa della grande libertà e delle grandi realizzazioni umane nel campo materiale, non si troverebbe affatto in tutti i mondi "abitati"; e questo vale anche per le forze negative, che secondo le visioni di Giovanni sono state "gettate sulla terra"; e ora nel suo "lago di fuoco". Così come Gesù aveva un effetto sull’umanità, allo stesso modo un passaggio corrispondente dell’intera umanità o della terra con Cristo ha sicuramente un nuovo e più ampio effetto.

La allora rinnovata "nuova terra" e l’evento ad essa legato della discesa della "nuova Gerusalemme celeste" su questa terra è comparabile con l’evento pentecostale (Atti degli apostoli), anche questo però in scala cosmica. Questa non è la Gerusalemme geografica. La terra è in relazione di scambio con il cosmo circostante a diversi livelli.

„No ci sarà più ne lutto né pianto né dolore e niente verrà più bandito – altre traduzioni: ne oscurità ecc. - , ...nella città ci saranno il trono di Dio e dell’Agnello" (Apocalisse 22:3). Secondo la logica ciò significa che qui si è liberi anche dalle forze negative e portatrici di morte, la spaccatura della terra ha fine. Il mondo appare per la prima volta come un tutto consapevole, uno stato immaginabile in visioni 'vicine a Dio', ma indescrivibile. Una debole visione di questa condizione sarebbe quando da un qualsiasi punto della vita interiore potessero venire sollecitati tutti gli altri punti, un’esperienza che può manifestarsi durante il percorso; "tutto in tutto". In Dio risiede l’unità di tutto ciò che già esiste.

Il modello divino della creazione (l’Alfa) e la nuova creazione con tutti gli esseri che sono legati completamente a Dio in maniera consapevole (l’Omega) sarebbero congruenti, ma ciononostante l’alfa e l’omega continuano ad esistere. La "fine" è quindi più che l’inizio, anche se l’inizio porta già tutto dentro di sé. Questa direzione degli eventi è già riconoscibile come continua tendenza del diventare congruente in piccole parti dell’uomo.

Venga fatto notare qui che p.es. nella visione di R. Steiners l’evento della "nuova terra" si riferisce ad una delle tre "incarnazioni terrestri" che si susseguono ad intervalli di tempo considerevoli. Senza voler prendere posizione, si tenga però presente che il carattere della "nuova terra", come già descritto, parte da un altro processo ancora, quando – comparativamente – un ritmo di incarnazione, come per es. nella cosmologia induista, veniva calcolato anche per i pianeti e per l’intero cosmo. Una volta preso sul serio, esso va al di là dei modi di diventare sinora conosciuti o supposti, in "ottave" o "spirali" sempre più alte.

Anche di fronte alle esperienze oggi possibili, l’opinione di alcuni teologi che considerano l’apocalisse solo come un’allegoria ammonitrice priva di carattere reale, perde di significato.

Le allegorie di Gesù nei vangeli venivano prese dalla vita degli uomini per illustrare dei punti i vista. Più tardi, ancora durante la sua vita terrena, Gesù sottolineò di fronte ai discepoli il fatto che lui non parlava più con loro per allegorie, ma apertamente. L’apocalisse non ha origine nella vita umana; in tutte le sue parti dove vengono date delle spiegazioni si tratta di "analogie" dirette; cioè al livello di coscienza in questione ciò che viene visto è realmente "a disposizione" come nelle odierne ricerche spirituali, p.es. quelle di R. Steiner. Anche l’apocalisse però ammonisce; per esempio esorta a passare da una "teo-logia" ad una "teo-prassi"; per vedere cosa c’è nell’aria e "fare apparire anche Dio nei rispettivi presenti". Dio agisce anche attraverso gli uomini - il che tuttavia non ha niente a che vedere con le arbitrarie azioni degli uomini: l'uomo non deve giocare a fare Dio né l'Apocalisse. Lo sviluppo dell'uomo, invece, può sempre affiancarsi con il piano di Dio nelle sue linee generali - Il programma della creazione.

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Capitolo conclusivo: la cristianità

Cercare la vera cristianità in Gesù Cristo stesso, cercare quindi in maniera autonoma nella propria interiorità il legame con il Cristo contemporaneo - "Cercate e troverete" –. Prendere sul serio il dialogo con lui e trasformare gli impulsi da esso derivanti, può risultare la via diretta per capirlo. Che questi articoli possano incoraggiare le persone interessate a farlo.

Un’altra strada che è comunque compatibile con la cosiddetta via "più diretta" è tastare quelle qualità specifiche presentate da Dio e farle entrare nella propria vita a poco a poco. Possano i passaggi in grassetto di questo articoli aiutare in tale percorso.

Questi diversi segni caratteristici che potrebbero anche venire ampliati, hanno in comune che Cristo è chiaramente al di là delle dicotomie di questo mondo. Lui non mischia semplicemente le due parti, gli atteggiamenti da lui raccomandati sono sempre una "terza via", che è in grado di comprendere in sé la parte fertile di tutte le parti, con la trasformazione di tutto ciò che è indurito. V. anche la tavola conclusiva.

Dai segni caratteristici osservati singolarmente scaturirebbero anche altre conseguenze per le discussioni della società contemporanea sui vecchi e suoi nuovi movimenti. Molti di questi gruppi nominano almeno un punto e sotto un certo aspetto una necessità che altri gruppi che sono per esempio imprigionati nelle vecchie contrapposizioni di destra-sinistra non considerano. Le discussioni tra il nuovo e il vecchio – per lo meno in un prossimo futuro – non scompariranno; ma al posto di posizioni rigide con contrapposizioni apparenti ci potrebbe essere possibilità di dialogo; e le linee di conflitto potrebbero andare al loro posto; per esempio, una persona può servire Dio o idolatrare il denaro. Nello stesso modo le persone adatte le une alle altre e che insieme potrebbero dare inizio a nuovi progetti che non finiscono nell’unilateralità di vedute, avrebbero meno difficoltà a trovarsi –. Le cose non adatte si raggrupperebbero in forme nuove.

Anche tutte le ulteriori riflessioni contenute in questo articolo, oltre il mero studio, possono acquisire un carattere pratico a seconda dell’intensità e dello sviluppo individuale, anche se alcuni punti di vista sono sparsi e non si ripetono in ogni capitolo.

Questo tipo di ricerca porta oltre l’abitudine di molte correnti teologiche e non, di "usare" Gesù unilateralmente a sostegno dei propri punti di vista, anche se con buone intenzioni. Esse spesso accentuavano quei passaggi che confermavano la loro rispettiva visione, e trascuravano gli altri o li reinterpretavano oppure li ignoravano. Già gli autori dei vangeli nei primi secoli riconobbero almeno in parte che la versatilità di Gesù era meglio rappresentabile facendo ricorso a più fonti. Non erano così stupidi da non capire le differenze delle diverse opinioni in esse contenute. Al contrario, alcuni teologici moderni consideravano una grande scoperta il fatto di poter rendere accessibili diverse fonti con diversi punti di vista dei vangeli tramandati. Per esempio la cosiddetta "fonte Q", direttamente legata alla domanda avventata e alla decisione su chi tra gli autori avesse "ragione". È riconoscibile che a loro modo quasi tutti avevano ragione, togliendo le rispettive parzialità. Ciò potrebbe fornire all’"Ecumene" nuovi impulsi.

Gli uomini che fanno riferimento ad un altro retroterra religioso o ad un’altra visione del mondo, ma che non sono positivamente interessati ad un’approccio clericale indurito o ad un approccio cristiano appiattito, o che riconoscono in esso qualcosa di sensato, possono sicuramente imparare qualcosa di nuovo; così come l’autore di questo capitolo ha imparato a conoscere e ad apprezzare le correnti più diverse. Oggi comunque alcuni sostenitori di altre religioni riconoscono quegli aspetti di Gesù Cristo difficilmente spiegabili materialmente più di quanto invece non lo facciano molti teologi cristiani storico-critici. Questo fatto dovrebbe far riflettere.

Inoltre Cristo non può comunque venire monopolizzato dalle comunità religiose del "cristianesimo". Il suo approccio può dare agli uomini la forza dell’unità nella molteplicità: amore, e una profonda volontà di capire, una forza armonizzante. Questa non livella però tutte le differenze, lascia piuttosto le cose compatibili le une vicine alle altre amorevolmente e lascia che le cose veramente inconciliabili diventino visibili. Questa forza di Cristo che spinge alla convergenza e alla vicinanza correnti diverse è stata spesso rifiutata da parte dei cristiani nel mondo. Anche nell’interesse della salvezza della terra è arrivato per i cristiani il momento di una nuova e fondamentale conoscenza dei propri compiti – a condizione che si considerino veramente cristiani.

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Tavola: un atteggiamento cristiano - "Nel mondo, ma non "fuori dal mondo*", una "terza via"

Chi cerca di progredire dalla propria incompletezza – con Gesù come unità di misura e come aiuto – verso qualità più promettenti (cfr. le pagine "…Guarigione", "…Etica" ed "…Elaborazione…"), dovrebbe prima:
– trattare se stesso in modo più veritiero, e solo su questa base riflettere sugli altri (invece di proiettare subito tutto sugli altri), cfr. Mt. 5,3 "Beati i poveri in spirito";
- ascoltare gli impulsi della coscienza e nonostante ciò "uscire da se stesso", (invece di reprimere semplicemente tutto), cfr. Mt. 5,5 e 5,9…;
- rendersi conto di esistere anche per gli altri, nel senso di anima, anche se il proprio benessere può essere il presupposto per poter aiutare gli altri (cfr. Mt. 5,7);
-
cercare lo spirito vivo di Dio, anche se le forme esteriori possono essere sensate, (invece di irrigidirsi nelle pure forme), cfr. Mt. 6,5-8… e Gv. 4,21-24;
- essere religioso, e comportarsi di conseguenza, (invece di apparirlo solamente), cfr. Mt. 5,8;
- avere il coraggio di vivere secondo le nuove conoscenze, anche se potrebbe essere necessario avere riguardo per gli altri nel proprio comportamento (invece di considerare sempre solamente ciò che ha valore in questo mondo), cfr. Mt. 5,15;
-
nonostante le nuove conoscenze, essere modesto e servire gli altri, (invece di diventare presuntuosi), cfr. Mt. 5,19 e Lc. 9,48…

Chi attraverso un tale orientamento più amorevole e più saggio non pone più ostacoli a se stesso, troverà che il cristianesimo non è solo una maniera di vivere, ma piuttosto una vera via spirituale. In questo modo Gesù potrà essere percepito anche come una bussola che permette un nuovo equilibro al di là dei percorsi fuorvianti e delle cattive strade:

Tavola

Non aprirsi troppo all’esterno

Essere attivi esteriormente

- né essere sospesi interiormente

- ed essere interiormente stabili

Anziché limitarsi a pensare

    Osservare i contenuti, i problemi, la mancanza di chiarezza

- o dedicarsi al semplice vuoto meditativo

- in silenzio meditativo cosciente

Percepire il Dio "esteriore in cielo" - e lasciargli prendere forma interiormente
Riconoscere le tracce del creatore immutabile - nella propria vita in cambiamento (libera)
Studiare le legittimità nel mondo esteriore - e percepire l’ordine della creazione in esso nascosto /che sta dietro
Non dare libero sfogo ai propri istinti, ma integrarli - ma non rimuoverli

    - e cambiare

cercare il tempo, lo spazio, le circostanze - ma essere lo stesso personalmente liberi 
Lavorare esteriormente - e pregare interiormente (la regola benedettina "ora et labora")
Volere capire il contributo positivo di altri (tolleranza attiva) - e svilupparsi partendo dalla propria base di fede
Utilizzare le parti del cervello razionali-analitiche e i ponti - e anche le parti del cervello "mitiche" e sintetiche e i ponti intermediari
Conoscere la percezione soggettiva - e cercare però la verità dietro al modo di guardare soggettivo
Imparare dalla tradizione (costruttiva) - e risvegliare (lasciarsi risvegliare) alla propria vita spirituale
Fare esercizi preparatori - e sperare nella misericordia (mistica cristiana, esercizi spirituali, ...)
Rivolgersi direttamente a Dio - e alla sua forza
Amare i prossimi - come sé stessi
Conservare la ragione - e guardare oltre
Non dissolversi nell’universo

Ma essere nel tutto

- ma neanche indurire il proprio Ego

- una cellula consapevole

Rispettare il corpo e la materia in quanto strumenti - e crescere spiritualmente e psicologicamente
Accettare la pienezza e la responsabilità - in base al principio della "porta stretta"
Lottare per le decisioni giuste nella coscienza terrestre - e presentire su un altro livello il piano divino
Trasmettere agli altri le proprie conoscenze - e prepararsi a ciò che è giusto
Cambiare socialmente nel proprio ambiente circostante - ciò che è migliorato interiormente
Partecipare al dolore del mondo - ed essere contenti della guida divina
Far parte di comunità spirituali - e aspirare a Dio innanzitutto in quanto persona singola
Rispettare la pluralità dei popoli - e lasciar crescere il nucleo umano generale presente in tutti

...così la via di Cristo si mostra come terza via al di là delle contraddizioni apparenti del mondo – una via che conduce alla pienezza di vita e alla vera libertà spirituale in Dio. Vedi a questo proposito anche i passaggi in grassetto del testo principale e per esempio Giovanni 17, e „ I vangeli apocrifi di Naq Hammadi": il vangelo di Tommaso 22. Questa non è indecisione – che vede nelle contraddizioni un problema, e non è nemmeno un "parlare troppo". (Anziché l’indecisione, a volte sarebbe meglio non entrare nel discorso oppure prendere posizione per una delle due cose – tenendo presente che qualcun altro potrebbe decidere diversamente). La terza via prevede invece il pensare a cercare un punto di vista superiore al di là dei due contrari, che renda possibile nuove libere constatazioni (postulati, affermazioni, tesi, decisioni) – risolvendo così il problema. Chi riesce a superare le situazioni critiche della vita può poi approfondire con più profitto gli ulteriori passi di Gesù nei Vangeli, ossia nella Passione e negli Atti degli Apostoli (Pentecoste). Questa capacità dell’uomo di avvicinarsi sempre di più alla "vera luce" di Dio (Gv. 1:9), celata dietro le apparenze del mondo, è al tempo stesso punto di partenza e arrivo del difficile cammino attraverso la vita. (Vedi il nostro testo principale, Parte 1).

C’è una relazione tra ciò che si trova nei Vangeli e ciò che in dimensioni maggiori viene espresso nella rivelazione di Giovanni (Apocalisse), v. il nostro testo principale, Parte 2.
 
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3. Parte: 11 capitoli su vari temi e questioni della vita

Una preghiera per la pace, la vita e la terra

La preghiera è così costruita da fare in modo che con il primo paragrafo si arrivi al giusto atteggiamento per una preghiera efficace senza necessità di grosse spiegazioni. Essa può essere modificata per poter rispondere meglio alle sensazioni individuali. Al posto della terza parte possono essere consegnate a Dio anche tematiche diverse. La cosa migliore è pregare lentamente e con forza di immaginazione:

Dio, mia origine, mio aiuto e mia speranza!
unito a Gesù Cristo io ti ringrazio per tutto cio che viene da te;
perdonami per ciò che mi ha allontanato da te;
ti prego lasciami diventare creativo attraverso il tuo spirito in questo silenzio

guidami affinché io non arrechi danno agli altri nel loro percorso verso di te;
guidami ad aiutare gli altri secondo la tua volontà;
proteggimi sulla mia strada *.

Ispira gli uomini a lasciare nelle tue mani le decisioni sulla vita e sulla morte **;
aiuta coloro che lavorano per la tua creazione***;
guida questo mondo al passaggio alla tua epoca nuova.****

 *) Qui possono venire coinvolti anche altri .
**) qui possono venire coinvolti anche altri aspetti particolari, o infine venire trattati in un contesto meditativo come 'porre fine all’altelana tra violenza e controviolenza’, ‘togliere alla violenza i suoi motivi di esistenza risolvendo i problemi’, 'adottare solo quelle misure di sicurezza che lasciano alle cittadine e ai cittadini pacifici i loro diritti umani’, ‘condurre un dialogo pacifico tra le persone di buona volontà che appartengono alle diverse religioni’, ... .Matteo  5:9; 26:52. "Churches' declarations" in english.
***) La natura torturata grida aiuto. Sarebbe il momento di chiedere a Cristo o a Dio di proteggere il mondo dalle forti violenze della natura. Ciò però non può sostituire il necessario cambiamento del comportamento umano di fronte alla creazione.
****) Luca 11:2; 21:31. Apocalisse 11:16; ... v. anche il Padre Nostro, Matteo 6, 7-15.
Le sacre scritture delle religioni, siano esse la Bibbia o il Corano, lo Zend Avesta o la Bhagavadgita, ponevano originariamente l’accento sulla lotta dell’uomo con i suoi propri lati oscuri e non sulle guerre esterne. Ciò è stato spesso ignorato o male inteso. Oggi però ci sono degli sforzi di porre gli aspetti etici comuni delle diverse religioni in contrapposizione alla caduta dei valori di questa civilizzazione egoistica. Le religioni conservano però le loro differenze.

Vedi Marco 12:30 e 5. Libro di Mosè 6, 4, 5. La preghiera si riferisce al credere profondamente e sentitamente nella realizzazione secondo la volontà di Dio ed essere grati. Le parole di Gesù in Giovanni 16:23 nei vecchi testi in aramaico dicevano anche "…lasciatevi circondare dalla risposta" (cfr. Neil Douglas-Klotz: Prayers of the Cosmos. Meditations on the Aramaic Words of Jesus). Pregare, vivere e agire nello stesso "spirito" sono azioni che appartengono l’una all’altra. I nuovi punti di vista presentati in questa pagina non sono contrari alle tante preghiere delle varie chiese. Vedere anche the Lord's Prayer, with bible passages etc. concerning prayer. Dio può ripartire l’amore che gli viene donato tra tutte le chiese.

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Principi dei valori etici

Gesù Cristo attribuiva valore al fatto che il metro di misura del comportamento etico e morale vivesse in ogni singolo uomo anziché agire a causa della pressione esercitata da una norma giuridica o dagli usi e costumi. Anche questa interiorizzazione non si realizza perché dal di fuori viene "ficcato in testa" qualcosa, ma piuttosto attraverso una vita nella quale si sviluppano "l’amore per Dio e l’amore verso il prossimo come si ama sé stessi". "Amatevi gli uni gli altri" (Giovanni 13,34) è la forza che rende possibile l’agire in armonia con la vera coscienza. L’amore verso Dio lascia intravvedere i suoi scopi più elevati. Dove i singoli, le coppie, i gruppi vivono questo amore universale, si vedrà la differenza. Più sono le persone che vivono in questo amore, meno importanti saranno le prescrizioni e le regole esterne dettagliate

Tuttavia i contenuti, così come sono stati trasmessi per esempio nei "10 comandamenti", non sono superati, ma piuttosto confermati. Essi non sono soggetti ai principi, ma ai dettagli del mutamento culturale. Ciò certifica già il racconto di Mosé stesso, cui venne trasmessa innanzitutto una forma più elevata dell’etica, ma che portò al popolo evidentemente immaturo una versione più semplice. Fino a quel momento nel cristianesimo, nell’ebraismo e nell’islamismo i principi etici sono gli stessi, e praticamente in tutte le altre religioni si trovano elementi affini come è dimostrato nella "Dichiarazione sull’etica mondiale del parlamento delle religioni del mondo" (v. il nostro link: le nostre nuove pagine tematiche in tedesco/ in inglese.) Anche un’etica che si ritiene "non religiosa" o umanistica presenta collegamenti con i valori delle culture religiose. Fondamentalmente l’etica si riferisce al trattare il prossimo in maniera così umana come uno vorrebbe essere trattato; non danneggiare quindi gli altri, ma piuttosto aiutarli. Questo è importante per il destino, perché "ognuno di noi raccoglie quel che ha seminato" (Galati 6,7; 2. Lettera ai Corinzi 9,6) Questa è la condizione minima necessaria per sopravvivere in una società in continua evoluzione. In fondo si tratta anche del criterio principale per poter essere parte di quel tempo nuovo di cui parlano la preghiera del Padre nostro: "Venga il tuo regno!" (Matteo 6), e il discorso della montagna "Dei miti sarà la terra promessa".
In senso lato ne scaturiscono punti di vista che sono di vitale importanza per i diversi piani dell’esistenza umana. L’etica del discorso della montagna viene ancora oggi indicata erroneamente da alcuni circoli cristiani come "un’etica dei principi" non direttamente applicabile. È vero che essa non fornisce automaticamente delle "istruzioni" per esempio per quanto riguarda difficili decisioni politiche. Se una cosiddetta "etica della responsabilità" umana ponderata conduce nella società a decisioni contrarie rispetto a quelle che l’etica dei principi si aspetterebbe da ogni singolo nella sua vita privata, non ci si può aspettare che Gesù avrebbe deciso allo stesso modo.
L’individuo è responsabile per la sua parte di quello che succede, e non può attribuire la responsabilità degli avvenimenti agli errori degli altri anche per quello che riguarda la sua parte. Una tale attribuzione di colpa non è sempre corretta, come invece spesso avviene nei contrasti legali. Anche i gruppi hanno una responsabilità per i condizionamenti che esercitano e per il "campo d’insegnamento positivo o negativo" che rappresentano. Quindi avrebbero bisogno di un codice etico (come quello che hanno alcune categorie professionali). Partendo dall’etica individuale si potrebbe quindi individuare un’"etica strutturale" della società o di parti di essa. Le leggi da sole non possono sostituire tutto ciò.

Tavola

I dieci comandamenti (2. Mosé =Esodo 20)

Etica nel Corano

"Etica del mondo"

1.  Io sono il Signore Dio tuo...Non avrai altro Dio fuori di me. (Non ti fare nessuna scultura....)

2.  Non nominare il nome di Dio invano (perché Dio non lascerà impunito chi nominerà invano il suo nome).

Non mettere a fianco a Dio un altro Dio... (Sura 17,22*)

(l’accordo su un’"etica del mondo" non riguardava il concetto di Dio nelle diverse religioni. Per esempio per i buddisti era comune a tutti riconoscere la sua "ultima realtà", cioè qualcosa al di là della realtà materiale).

3.  Ricordati di santificare le feste...

...Nel giorno dell’adunanza rivolgetevi ...alla memoria di Dio... (Sura 62,9*)

 

4.  Onora il padre e la madre (che tu possa vivere a lungo nel paese che il Signore Dio tuo ti dà).

Devi essere buono nei confronti dei genitori..., rivolgiti a loro in maniera ossequiosa ...; e dai ai parenti ciò che loro spetta... (Sura 17,23-26*).

 

5.  Non uccidere

Non uccidere, perché Dio ha vietato di uccidere (Sure 17,33 e 5,32*).

Dovere/obbligo di rispettare una cultura della non violenza e del profondo rispetto di fronte ad ogni vita ...

6.  Non commettere atti impuri **

Non abbandonatevi alla lussuria! (Sura 17,32)

Dovere di rispettare una cultura dell’uguaglianza e della coppia di un uomo e una donna (contro un atteggiamento distruttivo rispetto alla sessualità...)

7.  Non rubare

9.  Non desiderare la roba d’altri

10.Non desiderare la donna d’altri, il servo, la serva, il bue, l’asino e tutto ciò che appartiene agli altri.

Se un uomo o una donna commettono un furto, tagliate loro la mano....Ma se cambiano e migliorano, Dio tornerà da loro ... (Sura 5,38-41*)

Dovere di una cultura della solidarietà e di un ordine economico giusto...

8.  Non dire falsa testimonianza

Fatevi garanti della giustizia come testimoni... anche se ciò dovesse rivolgersi contro i genitori o i parenti stretti.. Sura 4,135* (per quanto riguarda l’imbroglio v. Sura 2,188*)

Dovere di una cultura della tolleranza e una vita nella veridicità...

*) Con ciò ci si è riallacciati a molti differenti dettagli delle diverse religioni. Questo potrebbe appunto far capire che i diversi particolari non devono più essere giusti per tutti. Rispetto alle intenzioni di oggi, prima inoltre non si distingueva abbastanza tra principi religiosi e leggi secolari dettagliate; ciò non significa però che ciò sia auspicabile quando la fede e le leggi mostrano contraddizioni sempre più grandi.

Già dopo il diluvio universale, cioè prima dei 10 divieti che abbiamo citato più sopra, secondo quanto emerge dalle versioni bibliche tramandate, esistevano alcuni precetti etici di base che l'intera umanità era tenuta a rispettare, cioè dai tardi israeliti in poi: 
- Prestare attenzione alla vita e non commettere omicidi ("perché Dio ha creato l'uomo a propria immagine", Gn 9, 6) e non mangiare la carne di animali ancora vivi. Nel giudaismo rabbinico successivamente vennero elaborati 7 "Precetti Noachici" per i non Ebrei, per i quali vi erano diverse modalità di lettura: 
- il divieto di uccidere;
- il divieto di essere crudeli verso gli animali;
- il divieto di stuprare;
- il divieto di commettere adulterio e fornicazione;
- il divieto di idolatria (cioè secondo questa norma i non ebrei non avrebbero dovuto pregare Dio, come gli Ebrei, ma neppure adorare altre divinità);
- il divieto di bestemmiare;
- il divieto di istituire tribunali giusti.

Può essere d’aiuto annotare in una tabella le imperfezioni osservate e le caratteristiche positive e seguire poi coscientemente lo sviluppo. Ci sono diverse possibilità per lavorare su questo:
1. Il lavoro diretto sulla base delle caratteristiche problematiche proprie in base agli avvenimenti della vita. Buoni propositi ecc. Questo rimane importante anche per Gesù: prima" una trave nel proprio occhio...". Anche nel Islam il lavoro su sé stessi è considerato come la "grande Gihad" e cioè qualcosa che è più determinate di tutte le altre confrontazioni esterne.
2. La riparazione diretta e 3. Il perdono reciproco diretto finché esso sia possibile. In caso contrario consegnare a Dio con la preghiera i problemi affinché essi si risolvano e perdonare interiormente. Anche questo rimane importante per Gesù, anche lui parla di arrivare sino "anche all’ultimo spicciolo" (Luca 12,59, v. però 5.)
4. Se non è possibile altrimenti, c’è anche la possibilità di fare del bene ad altri diversi da quelli a cui è stato fatto un torto. Molte cose vengono purificate direttamente da Dio, nel caso per esempio in cui vengano intraprese azioni di interesse collettivo e utili alla comunità. (Qui c’è anche un passaggio fluido dal puro elaborare ciò che è stato finora in opere libere e utili, e allora diventerà relativo ‘chi semina e chi raccoglie’ cfr. Giovanni 4,37.) Lo stesso vale per Matteo 7, 20-21 "...è dalle loro azioni che li riconoscerete. Non tutti quelli che mi dicono: ‘Signore, Signore!’ entreranno nel regno di Dio. Vi entreranno soltanto quelli che fanno la volontà del Padre mio che è in cielo".
5. "Pregate Dio in mio nome" per il suo perdono e la sua misericordia nel successivo sviluppo della vita. Questo è l’aiuto fondamentale che un’etica puramente umanistica non può dare. Il destino poi non deve più manifestarsi in maniera meccanica, piuttosto l’uomo si sentirà guidato da Dio, e tutto verrà elaborato e si svilupperà come è meglio per il singolo e per il suo circolo di appartenenza confermemente alla sua saggezza superiore.

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Supplemento: una breve rettifica delle moderne storie del "tutto ciò che c’è da sapere su Gesù"

Nel testo della pagina web sono state corrette direttamente o indirettamente alcune delle più gravi „opinioni parziali" sostenute da alcune correnti teologiche – con l’aiuto di nuovi metodi e rifacendosi a scoperte recenti. Qui ci occuperemo del confuso proliferare di moderni „scrittori sensazionalisti". Non vogliamo fare ulteriormente pubblicità a questi bestseller, ci rivolgiamo piuttosto a coloro che conoscono questo tipo di letteratura e che ora si sentono confusi.

1. Per quanto riguarda i papiri del Qumram questi scrittori hanno tentato di dimostrare che la maggior parte delle rappresentazioni di Gesù contenute nel Vecchio Testamento sono errate. Gesù e i discepoli secondo questi autori sarebbero in verità dei semplici militanti in rivolta contro il regime romano. *

Al fine di dargli maggiore credibilità questa interpretazione viene avvolta da una sorta di „teoria del complotto": i papiri della comunità di Qumram ritrovati tra il 1947 e il 1956 sarebbero stati tenuti nascosti al 75% e sarebbero stati soprattutto gli studiosi della chiesa cattolica ad averne avuto il controllo. Già questo di per sé è falso – anche se la nostra pagina web non deve giustificare e sostenere nessuna chiesa, e comunque non accetta nessun occultamento di scritture cristiane. Il team di studiosi era composto da scienziati cattolici, protestanti, anglicani, ebrei e anche ateisti. Le molteplici opinioni sui numerosi pezzettini ritrovati danneggiati allungarono notevolmente i tempi per una pubblicazione completa. Ma quando venne pubblicata la versione originale inglese relativa a questi ritrovamenti „tenuti nascosti", l‘80% dei testi Qumram erano già stati pubblicati. Nel 1992, un anno prima dell’uscita di un tascabile sensazionalistico che si basava sui testi non pubblicati che rappresentavano il 75% di tutti i testi ritrovati, anche i restanti testi decifrati fino a quel momento erano ormai stati pubblicati.

Per l’intepretazione dei contenuti gli autori dovettero ricorrere ad una serie di teorie temerarie per poi affiancarle le une alle altre e giungere alle conclusioni sopra citate. Da una parte viene affermato che i papiri non sarebbero pre-cristiani, ma risalerebbero al tempo di Cristo.**). Questi scritti invece risalgono chiaramente a tempi diversi e non sono omogenei nelle loro affermazioni. La comunità Qumran esistette per lungo tempo. Essa non può essere posta sullo stesso piano degli Esseni né dei militanti Zeloti, che più tardi avevano ad una certa distanza la fortezza di Massada. La comunità di Qumram potrebbe essere paragonata ad una odierna comunità spirituale ecologica. Si presume che i Qumram avessero contatti dappertutto; probabilmente la comunità aveva alcune usanze simili a quelle degli Esseni. Dagli eruditi scrivani del tempio di Gerusalemme i Qumram ricevettero inoltre alcune informazioni confidenziali sul tesoro del tempio – ciò significa che, non essendo direttamente coinvolti nei conflitti con i Romani, venivano considerati un posto sicuro per la custodia del tesoro -; e probabilmente avevano contatti anche con alcuni Zeloti.

Gli autori affermavano anche che gli Esseni non erano monaci che vivevano asceticamente, ma piuttosto dei combattenti militanti nella resistenza. Tutto ciò che è stato tramandato sugli Esseni indica piuttosto una corrente giudaica, esoterica e pacifista, vegetariana e molto credente che cercava l’isolamento dal resto del mondo in maniera più rigida degli odierni monaci, a causa delle scritture zaratustriane veramente puriste. Considerare gli Esseni come militanti significa porre illecitamente gli Esseni e gli Zeloti sullo stesso piano, senza però avere degli elementi sufficienti a prova delle proprie affermazioni.

Giovanni Battista, Gesù e Giacobbe, il fratellastro di Gesù, avrebbero avuto „gli stessi motivi militanti degli Esseni". Anche questa intepretazione presentata come un dato di fatto non è dimostrabile partendo dalle scritture Qumram. Gesù, Giacobbe e Giovanni non sono assolutamente identificabili in quelle scritture. Per esempio „l’insegnante della giustizia", evidentemente una personalità importante di questa comunità, viene identificato nella persona di Giacobbe, una teoria che non è dimostrabile. Tanto meno è dimostrabile e anche improbabile il fatto che questo „insegnante della giustizia" fosse uno Zelota radicale; può essere però che la comunità gli riconoscesse un’alta autorità spirituale rispetto alla decadenza dei sacerdoti del tempio. Anche ciò che è stato tramandato su Giacobbe stesso non coincide con questa immagine militante. Giacobbe, non il giovane Giacobbe, ma il sopra menzionato fratello di Gesù, che dopo la sua crocifissione guidò la comunità dei primi cristiani a Gerusalemme – aveva a quanto pare un carattere particolarmente tollerante e accomodante. Doveva per così dire porsi tra Pietro e Paolo e fare da mediatore nelle dispute tra i discepoli al fine di mantenere unita la comunità.

Per poter continuare a sostenere che Paolo era un agente romano che falsificò tutto dovrebbe reggere anche un’altra costruzione di cui di nuovo non esistono prove, e cioè che i romani avessero messo in scena il suo arresto al fine di tranne tutti in inganno. (Nel nostro testo „Le vie di Cristo..." ci occupiamo tra le altre cose anche di Paolo in maniera più approfondita e anche del fatto che – a prescindere da come uno voglia posizionarsi rispetto alle sue posizione tradizionali, per es. a proposito del suo atteggiamento verso le donne - le sue esperienze e conoscenze visionarie vanno considerate senza dubbio autentiche; è vero però che per capire sia necessario fare lo sforzo di dedicarsi alle esperienze di tipo mistico, ciò che gli autori sensazionalistici evidentemente non hanno fatto).

Le scritture di Qumran sono solo alcune delle numerose scritture di quel tempo che a mo‘ di mosaico ci forniscono informazioni su alcuni usi e costumi del tempo. Altre scritture che risalgono a questi secoli sono note già da molto tempo come apocrife, e altre sono invece state ritrovate in tempi più recenti (come per esempio i reperti che ci forniscono alcune informazioni sulla fede dei primi cristiani in Egitto). Certo è che gli uomini di Qumram credevano in Dio, e che in alcuni usi e modi di pensare erano vicini alle dottrine di Gesù, quelle che sono descritte nella Bibbia e non quelle militanti di cui parlano gli autori sensazionalisti. È del tutto possibile che Giovanni Battista provenisse dall’ambiente molto credente degli Esseni o dei Qumram, o che almeno fosse presso di loro un ospite di grande rsipetto. Allo stesso tempo è anche possibile ritenere che Gesù incontrò questi uomini. (Nella nostra pagina web „Le vie di Cristo" viene però anche sottolineato che egli venne a contatto con molti circoli, ma ciò non significa automaticamente che egli provenisse rispettivamente dalle scuole i cui seguaci egli incontrava).

2. Altri autori collegavano le citate speculazioni su Gesù a numerosi dettagli sulla storia ebraica, ma senza mai chiarire le citate contraddizioni. In una parte di questa letteratura anche la resurrezione di Gesù veniva ridotta a un mero rituale di resurrezione storicamente certo, ma simile a quelli operati dai tardi sovrani egizi ed eventualmente degli Esseni e delle tradizioni che ne derivavano, mentre al lettore viene taciuto l'aspetto di novità che Gesù ha portato in questo contesto. Questo non avrebbe recato danno ai rapporti tra gruppi storici (come gli Esseni e i Templari), se semplicemente avessero lasciato fuori il dogma contrario alla resurrezione. La parte, comprensibile solo con un approccio di natura mistica, di ciò che Gesù aveva portato con sé già nei primi tempi del cristianesimo passava dalla comprensione di talune comunità giudaico-cristiane e gnostiche. Pertanto è inutile volere dimostrare, con il loro punto di vista, che ciò che esse avevano compreso era già tutto successo. Altri avevano compreso un'altra parte della verità, come mostrano anche i numerosi cristiani delle origini, che credevano a un ampio significato della resurrezione, oltre a quelli che utilizzavano il controverso testo del Vangelo secondo Filippo. L'apostolo Paolo, criticato da molti,  non rappresentava l'unica fonte di quelle tradizioni che mantenevano vivi gli insegnamenti della natura della resurrezione, come evento in grado di produrre un cambiamento fisico e spirituale.
 Coloro che prestano ancora una certa attenzione alla versione tramandata dalla Chiesa e ampiamente accettata sono in grado di giungere più vicini alla verità rispetto a coloro che, con una certa leggerezza, si limitano a eliminare tutto ciò che non corrisponde ai loro piani.
Dove tali attività danno luogo alla costante denigrazione di Gesù Cristo, ciò può avere anche delle conseguenze spirituale, che partono da un fatto puramente umano.

3. Si è speculato anche su diverse presunte "tombe con i resti di Gesù", alcune in Israele ma anche altrove. In un contesto del Medio Oriente in cui sono all'opera i ladri di reliquie (ad es. uno dei contenitori di ossa ritrovato di una di queste tombe è poi "scomparso"), in cui migliaia di tali contenitori sono conservati nei musei e in cui eventuali ossa venivano prelevate e nuovamente interrate, ecc, è quasi impossibile ottenere un riconoscimento affidabile delle persone. Taluni nomi incisi, che compaiono con una certa frequenza, non dimostrano alcunché. Neppure il calcolo delle probabilità è in grado di escludere le similitudini esistenti tra i nomi nelle diverse famiglie. 
Una ricerca storica olistica non potrebbe comunque prescindere dalla premessa che la resurrezione, nel senso tramandatoci, non avrebbe potuto verificarsi. Ciò corrisponderebbe piuttosto al possibile stato delle conoscenze, da intendersi come profezia che può essere riferita allo stesso Gesù, non solo come fonte di speranze soggettive di 2000 anni fa, quanto piuttosto prendendo in considerazione che essa può fare riferimento a qualcosa di reale, che non sarà compreso completamente fino a quando non avverrà.
Informazioni complementari (in inglese):
http://dukereligion.blogspot.com/2008/01/talpiot-tomb-controversy-revisited.html

*4. C’è una serie di altre speculazioni su Gesù che hanno rispettivamente condotto a conclusioni differenti. Ad es. una tesi secondo la quale Gesù sarebbe stato un appartenente alla scuola filosofica greca dei cinici… Inoltre altri volevano confrontare Gesù addirittura con Mosè o con un faraone egiziano, o ancora con Giulio Cesare o con un imperatore bizantino.

** Colpisce il fatto che in tali libri non venga fatto riferimento agli ulteriori ritrovamenti realizzati a Qumram: altri testi evangelisti risalenti al I secolo, il cui confronto con i testi odierni mostra che sono stati tramandati in maniera corretta.

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Scienza naturale e fede in Dio

Sulla legittimità dei contributi delle scienze naturali

Che ci siano uomini che anche nelle questioni di fede hanno bisogno del sostegno dell’osservazione esteriore, di contare, misurare, soppesare, Gesù lo riconosce nel caso di Tommaso, che può essere considerato il "tipo scienziato naturale" tra gli apostoli e che rappresenta un modello per molti proprio nella nostra epoca. Quando ebbe la possibilità di esaminare esteriormente se Gesù Cristo gli stava davvero di fronte, Gesù gli disse: "non essere incredulo, ma credente". Quindi Tommaso doveva tarsformare le nuove esperienze con una meditazione sincera e profonda per fare in modo che potessero sparire le radici del suo dubbio, affinché qualcosa lo "convincesse": il fatto che dopo Gesù debba ancora ribadirlo significa anche che Tommaso non era uno scettico che veniva "colpito" dalla realtà e "costretto a credere", eventualmente per paura di una punizione, ma invece che anche dopo aveva conservato la sua capacità di arrivare o meno a nuove convinzioni partendo dal di dentro. Ciononostante doveva percepire che ci sono anche altre possibilità del convincere sé stessi, diverse dall’osservazione dell’esteriorità. Gesù sapeva che cosa era adeguato per Tommaso. Non voleva costringere nessuno, ciò avrebbe avuto il carattere di un tribunale; e non è neanche possibile trovarvi l’intenzione di provocare un rifiuto da parte di qualcuno che non era maturo per una decisione.

Una scienza, l’empirismo = che faceva sparire un accumulo di esperienze ogni qual volta esse non potevano rientrare nell’immagine antica, non è degna di chiamrsi scienza. Veri geni come Einstein non portavano avanti questo tipo di "amministrazione del sapere", ma nelle loro ricerche cominciavano invece proprio là dove c’erano delle cose non chiare. Anche questa ricerca può rappresentare una delle tante vie verso Dio – sino a quando i motivi sono sinceri e la scienza non viene corrotta da interessi economici o interessi problematici di altro tipo.

Però il puro lavoro scientifico – osservare, formulare ipotesi e infine teorie e poi verificarle – nelle scienze umane e nelle questioni di fede non è sufficiente. Non sempre c’è una persona che ci mette davanti una verità superiore indubitabile e magari riproducibile (come Gesù con i discepoli), o che apre la nostra percezione (come citato in Giovanni 1, 51). Ci sono però molti indizi che ci dicono per esempioche nell’essere umano ci sono strati che non nascono dallo spettro psichico e dalle sostanze conosciute, ma piuttosto si manifestano nei loro effetti: forze vitali, moti psicologici, pensiero, coscienza...(se ne trovano alcuni esempi in diversi passaggi del testo principale di "Le vie di Cristo.net"). Spesso molte tradizioni "prescientifiche" delle culture più diverse si rivelano essere una forma più antica di esperienze e scientificità. Anche oggi è possibile per certi campi sviluppare processi della percezione e della valutazione ad essi adatti, come mostra l’esempio delle osservazioni scientifiche di Goethe o il lavoro sulla teoria della conoscenza di Rudolf Steiner, che si basa su di esso. Anche le scienze più nuove della teoria dei quanti fino ad arrivare a quegli scienziati che elaborano una nuova biologia, una nuove geofisica e una nuova astrofisica ecc. e infine un nuovo "paradigma" o una nuova concezione del mondo, vanno in questa direzione, senza però nella maggior parte dei casi cercare per i nuovi contenuti anche un nuovo metodo, come invece fece Steiner.
Ne risulta quindi innanzitutto che le conoscenze scientifiche finora a) mostrano solo una piccolissima parte di verità;
b.) le basi della scienza naturale diventano sempre più relative: la materia si mostra come energia condensata o come spirito condensato; le forme di energia al contrario possono assumere grandi velocità e la velocità della luce fino all’infinito (Tachione...); possono "ringiovanire", il tempo diventa ancora più relativo di quanto già non fosse con la teoria della relatività; possono così sparire dal nostro spazio e riapparire di nuovo da una sorta di spazio trascendentale – così che anche lo spazio stesso risulta meno assoluto di quanto già non appariva con la cosiddetta "curvatura" dello spazio. Ciò che rimane è "l’informazione" non a portata di mano della cibernetica, che è priva di materia e di energia e quindi non è descrivibile con i mezzi comuni. Qui si potrebbe parlare di "coscienza".
c.) Allora questa rottura della vecchia concezione del mondo a rigore non sarebeb ancora una "prova di Dio", ma tutt’al più una preparazione. Ad alcuni questo basta, perché erano solamente bloccati dalla vecchia concezione materialistica del mondo; adesso possono essere intrapresi dei passi più diretti verso Dio. Ma, vedete, c’è dell’altro: che cos’è questa informazione o anche gli altri decorsi nell’universo? Chi/che cosa produce in continuazione nuova energia e la dissolve? Che cos’è/chi è che qui come nella vita regola i limiti della vita e della morte e consente di oltrepassarli, e lo stesso vale per il sonno e la veglia? Che cos’è/chi è che trova continuamente espressione nell’universo estendosi sul tempo e sullo spazio? È davvero l’uomo che con la sua coscienza vive l’energia, il tempo e lo spazio come "dal di fuori"? Un’ "immagine" di uno che fa le cose in grande? (cfr. la Genesi 1,26) ?
d.) Inoltre a ciò si aggiunge che qui il caos e il caso come risposte sono più o meno fuori discussione. Perché questo mondo, e questi esseri viventi, e questo mondo delle particelle, e anche i percorsi della vita mostrano un grado sorprendentemente alto di ordine nel caos, di determinazione e senso all’interno del tutto come in un’unica opera d’arte; di scarsi anelli intermedi, come sarebbero necessari per un’evoluzione di tipo casuale, ecc. Già a questo stadio di conoscenza risulta chiaro che è diventato più difficile non credere anziché credere ad un’intelligenza primaria, che stabilisce l’inizio e lo scopo di un "programma di creazione" e che modella la via delle regolarità mutanti. È diventato possibile ciò che può condurre allo stesso risultato mediante la ragione, così come circa 800 anni prima di Cristo era la coscienza mistica dei popoli antichi che vedevano l’opera di Dio con la loro "parte destra del cervello, la parte mitica". (Gli "dèi" degli altri popoli erano originariamente anche solo descrizioni di particolari caratteristiche di un dio. Solo quando questa saggezza cominciò a svanire, essi cominciarono ad esssere visti come dèi indipendenti e vennero anche scambiati con esseri umani altamente sviluppati, allora esistenti). Scienziati credenti come Max Thürkauf e Georg Todoroff, percorrendo simili strade non arrivarono a Dio, e soprattutto non arrivarono alla fede in Dio.
e.) La fede nel senso di una convinzione profonda formata è più di un puro "ritenere vero" qualcosa.
f.) Tra questi si annoverano anche quegli uomini che in quanto mistici, ma anche i quanto normali credenti, testimoniano di esperienze più dirette e trasformatrici con Dio e con Cristo, e che attraverso questo contatto fanno reali esperienze con lo spirito creativo divino in sé stessi. Questi percorsi possono portare prima o poi ad una elaborazione e a conoscenze sulla natura delle esperienze in un modo completamente nuovo. A questo proposito vedi il testo principale a partire da "Le vie di Cristo".

Nella 1988 la Chiesa cattolica ha pubblicato l'enciclica "Fides et Ratio" (Fede e ragione) e Papa Benedetto XVI ha affrontato il tema nel 2006, in occasione del suo discorso di Ratisbona: la fede senza la ragione e la ragione senza la fede perdono ogni valore, in quanto non colgono l'uomo nella sua interezza. Michael Springer in "Spektrum der Wissenschaft" nel mese di gennaio 2007 argomenta contro questa tesi, sostenendo che non è vero che ogni lacuna scientifica debba automaticamente rimandare a qualcosa di non spiegabile razionalmente né a Dio, Ciò non è peraltro la nostra intenzione, ma per le conclusioni precise si veda sopra. Ammette tuttavia che l'opinione che un giorno la scienza possa fornire una risposta a tutte grandi domande, resta anch'essa una fede. Allo stato di cose attuali, a oggi è già stato compiuto uno sforzo significativo per mantenere aperta la possibilità, ai singoli scienziati, di non dovere credere a Dio (il che non significa necessariamente essere atei, ma agnostici, cioè non credere, senza alcuna posizione definitiva, che Dio non esista). Un’altra nuova opinione, che vede la fede solo come una prestazione finalizzata a fornire una tutela etica alla cultura materiale, da sola non soddisfa i punti di vista citati.

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La consapevolezza, il cervello e il libero arbitrio.

Molto prima dell’avvento della scienza moderna, le persone intelligenti di ogni cultura e tempo*)avevano esperienza dell’origine dei vari impulsi che possono portare a prendere delle decisioni. Le vie di sviluppo spirituali o religiose dimostrano che è possibile per l’uomo svilupparsi realmente nella lotta per le decisioni etiche, invece di considerare tutto come predeterminato. Tuttavia, anche nell’ambito religioso vi erano delle persone che tendevano al fatalismo, ossia a una maggiore o minore predeterminazione del destino.

In molti casi, l’abilità stessa di pensare è solo parzialmente conscia. Se qualcuno volesse diventare e rimanere consapevole delle sensazioni che influenzano il pensiero, di solito deve porvi attenzione per lungo tempo, in modo da diventare più sensibile. Gli impulsi della volontà sono ancora più inconsci ed è ancora più impegnativo rendersene pienamente conto o crearli liberamente. Questa inconsapevolezza della volontà era conosciuta ad es. già da Rudolf Steiner, indipendentemente dalle moderne ricerche sul cervello. Egli sapeva anche che il controllo della volontà si può allenare, cosa che scientificamente non è ancora stata analizzata. Molti cristiani hanno l’esperienza molto tangibile di come si possa fare anche di più, ossia "affidare a Dio" sempre di più la volontà umana. Ciò vale in determinata misura addirittura per tutti gli stadi del proprio sviluppo, anche se non si è ancora sondato a fondo il proprio intimo. Vi è un’ "istanza" che ci aiuta e ci accompagna sulla via. Questa via porterà prima o poi a una vita sempre più cosciente. (Questa pratica non ha nulla a che fare con le richieste di obbedienza di una chiesa da parte deipropri membri).

In questo contesto, le scoperte di alcuni neurologi moderni portano a conclusioni diverse rispetto a quelle presentate in alcune riviste scientifiche. Questi esperti, misurando gli effetti biologici durante alcuni movimenti sperimentali delle mani, hanno scoperto che la disponibilità a muoversi è già presente nel sistema nervoso quando l’intenzione soggettiva di muovere la mano diventa conscia. La persona testata pensava che l’azione fosse già iniziata, ma in realtà era iniziata 1/100 millisecondi dopo. **)

Questo dimostra solamente che – come menzionato sopra – il pensiero cosciente dell’uomo normalmente non è l’unica base del suo agire, mentre la complessità del suo essere influisce sulle sue decisioni. Il "potenziale di disponibilità" dimostrato, però, non significa che l’uomo sia automaticamente determinato a seguire ogni impulso inconscio della volontà. Ciò significherebbe saltare a delle conclusioni in modo inammissibile. Il libero arbitrio, quindi, non è affatto stato confutato, come alcuni credevano. Tuttavia, in base alle esperienze citate sopra ("ricerche nel campo" attraverso i millenni), è corretto ritenere che il mero intelletto sia insufficiente per esercitare il "libero arbitrio". Il pensiero e le buone intenzionipossono essere solo un primo passo verso un ruolo di maggiore responsabilità. Inoltre, è necessario esaminare i sentimenti subconsci e gli impulsi inconsci abituali della volontà. In questo modo si diventa consapevoli più rapidamente del "potenziale di disponibilità neurale". Quindi, è possibile tendere a una vita più responsabile.

Inoltre va considerato che, se si misurasse il potenziale elettrico delle terminazioni nervose, si parlerebbe di "cause" solo dal punto di vista della scienza classica. Da un punto di vista umanistico è possibile vedervi un "effetto", come se si trattasse di un pianoforte suonato dall’essere spirituale assieme alla sua volontà. Dal punto di vista puramente scientifico e biologico non è possibile stabilirlo. Allo stesso modo, la biologia non può determinare se e come l’azione divina sia presente nel complesso organismo umano***).Ma, dal suo punto di vista, può di certo avvicinarsi a tali questioni. La biologia potrebbe ad esempio cercare di effettuare delle misurazioni per determinare cosa cambia nell’uomo se si agisce con la preghiera ad es. contro un impulso indesiderato della volontà****). In ogni caso, la biologia non può determinare cosa "sia" la preghiera per un credente.

*) Vedi le differenze nei vari stadi di sviluppo della coscienza umana (arcaici, magici, mitici, intellettuali…), presentatinelle nostre pagine "Punti di vista generali sulle religioni naturali" e "Religione come ‘riconnessione’ dell’ uomo con Dio…" Le fonti delle emozioni umane a volte sono state osservate più fortementeal di fuoridella persona, mentre altre volte più fortemente all’ internodella persona. Le possibilità di oggi dello sviluppo della coscienza sono presentate nella parte  1 del nostro testo principale, basato sui passi della vita di Gesù. Oggi, ad esempio, una persona può imparare coscientemente – anziché istintivamente, com’era un tempo – a riconoscere più intensamente la relazione con il proprio ambiente e la terra. Così, oltre agli aspetti sociali e d ecologici, vi sono anche aspetti generali etici e filosofico-religiosiche emergono per la società.

**) Per es. in "Spektrum der Wissenschaft", Aprile 2005. 

***)Vedi anche la nostra pagina"Scienza e fede in Dio".

****)Vedi anche la nostra pagina "Elaborazione della vita quotidiana".

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Informazioni su Cristo e le questioni alimentari

Antefatto: nel primo libro di Mosé (Genesi), 29, si dice: Poi parlò Dio "Ecco, io vi dò ogni pianta che fa seme, su tutta la superficie della terra, e ogni albero fruttifero, che fa seme: questi vi serviranno per cibo". Questo vorrebbe dire che l’uomo in primo luogo ha l’apparato digerente di un frugivoro (e non quello di un onnivoro come si potrebbe pensare, se si pensa alle categorie che riguardano la maggior parte degli animali rapaci, onnivori ed erbivori). Dopo il diluvio (documentato archeologicamente in Asia anteriore) nella Genesi 9,3 invece Dio dice a Noè "Tutto ciò che si muove e ha vita vi sarà di cibo...Solo non mangiate carne che abbia ancora la vita sua, cioè il suo sangue". Fino a questo punto si fa riferimento ad un tempo precedente alla nascita dei nuovi popoli, e quindi, se il passo è stato tramandato correttamente, riguardava non solo i futuri ebrei.
Dopo l’esodo dall’Egitto questo venne confermato nel quinto libro di Mosé (il Deuteronomio),14,3-21, e ad esso si sono aggiunti alcuni dettagli. A quanto pare a partire dal diluvio si trattava, date le circostanze, in principio di permettere tutto e di evitare solo le sostanze meno adatte.** In alcuni casi è stato possibile trovare delle conoscenze moderne di scienza dell’alimentazione. Comunque c’erano ancora casi nei quali si faceva riferimento al particolare significato dell’alimentazione vegetariana, senza però che questo diventasse vincolante per tutti, v. Daniele 1,8.

Spesso sembrava esserci una relazione con le numerose e voluminose prescrizioni oggi difficilmente comprensibili sui sacrifici animali e sul consumo della loro carne. Già il profeta Osea (6.6) disse: "Poiché io voglio l’amore più che il sacrificio, la conoscenza di Dio più che gli olocausti". In risposta Gesù disse: "Andate a imparare cosa significa ‘Io desidero misericordia, non i sacrifici’" (Matteo 9,13 e 12,7). Per quanto riguarda Luca 22, dove Gesù chiede dove può mangiare la Pasqua (aspetto che poi nell’ultima cena non compare più), esistono scritti "apocrifi" precristiani (che intorno al 400 non furono compresi nel canone biblico), come per esempio il "vangelo di Ebion". Qui si legge: "Desidero forse per questa festa degli Azzimi mangiare con voi la carne d’agnello?". La lingua aramaica utilizzava per certe frasi alcune parole in meno, e rendeva così possibili interpretazioni diverse, se l’inflessione linguistica non era più attuale. Questo portava a traduzioni diverse, che si prestavano in maniera eccezionale ai rimproveri reciproci. (Le comunità giudaico-cristiane, praticamente scomparse, ma che in realtà vennero successivamente in larga parte islamizzate, erano una parte vera e importante del Cristianesimo delle origini, anche se per talune opinioni, come nell'esempio sopra citato, andavano scostandosi dalle Chiese che si stavano sviluppando). 

Negli atti degli apostoli 15,19 il capo della comunità Giacomo dice nell’assemblea della comunità che a quei pagani (convertiti da Paolo) "...convertiti a Dio non si devono creare difficoltà. A loro si deve soltanto chiedere di non mangiare la carne di animali che sono stati sacrificati agli idoli. Devono anche astenersi dai disordini sessuali e infine non dovranno mangiare il sangue e la carne di animali morti per soffocamento". Al contrario, secondo lo storico della chiesa Eusebio, negli atti degli apostoli apocrifi (v. sopra) emerge che Gesù, Giovanni, Paolo, Pietro, Giacomo ecc. vivevano normalmente senza mangiare carne.
Matteo 15,11-20 / e Marco 7, 17-21 mostrano invece che Gesù dava maggiore importanza a "ciò che esce dalla bocca" e non a ciò che entra in bocca; però quei passi fanno riferimento alle domande dei Farisei relative al rito di purificazione delle mani prima di mangiare. Si tratta dello stesso ordine di valori della frase relativa alla trave nel proprio occhio e alla pagliuzza nell’occhio dell’altro. Si tratta cioè di iniziare da sé stessi, anziché dal timore delle influenze esterne. Al contrario, non è perscritto dover mangiare carne. Secondo Luca 10,8 Gesù consigliava ai suoi discepoli di mangiare ciò che gli veniva offerto durante le loro visite alle città. Ciò non significa automaticamente che l’alimentazione fosse qualcosa di completamente indifferente. Ancora oggi nei Paesi arabi si possono provocare reazioni inaspettate se si rifiutano del cibo e delle bevande che sono state offerte e se non si è in grado di rifiutare abilmente. Inoltre i discepoli di allora potevano anche mangiare sostanze nocive senza che queste gli facessero male (Marco 16,18.). Quindi non ha senso estrapolare tali passaggi della Bibbia dal loro contesto e generalizzarne il significato.

In misura ancora più significativa rispetto a quanto afferma la Bibbia in tema di alimentazione, il digiuno religioso trae le sue radici dalla purificazione del corpo. Tramite la pratica del digiuno aumenta l'apertura nei confronti di esperienze spirituali più profonde. Tale convinzione era particolarmente radicata nella chiesa cattolica, che proponeva il digiuno nei venerdì di Quaresima e nei tempi di digiuno prescritti tra "carnevale" e Pasqua. Ma anche al di fuori di questa chiesa, dove da lungo tempo non viene più preso sul serio, il significato del digiuno è andato riacquistando importanza. A partire dall'alimentazione, secondo altre modalità, si pratica volontariamente la capacità di sottoporsi a privazioni. In tale occasione si pensa anche ai numerosi esseri umani che nel mondo continuano a morire di fame. A quale punto si può spingere l'assenza di cibo, l'inedia, della durata di alcune settimane, lo si capisce già dai mistici medievali e sino ai nostri giorni. Questo atteggiamento è riconducibile a una base di partenza di tipo cristiano, ma anche di altro tipo, che oggi taluni chiamano "alimentazione dietetica". Questo approccio sta a indicare che lo spirito è in grado di controllare la materia in maniera molto più netta di quanto sia stato a oggi compreso dalla scienza. Ciò presuppone che la persona interessata sappia di essere "guidata" o accompagnata da Dio, che gli evita i pericoli. (Tali parole non sono da interpretarsi come consiglio a percorrere qualsiasi strada.)

Il corpo è uno strumento e come tale deve essere trattato con responsabilità.
Inoltre dal punto di vista biblico, anche gli animali sono esseri viventi creati da Dio, essi stessi creature. Non sono pertanto una "cosa" da trattare a proprio piacimento, come talvolta capita ancora oggi di osservare (per quanto tale atteggiamento venga limitato dalle leggi a tutela degli animali). 
Si tratta di decidere individualmente quale tipo di alimentazione sia quella giusta per sé.

Chi cerca informazioni sulle forme nutrizionali vegetariane contemporanee, può trovarle per esempio su http://www.ivu.org (la nostra pagina web* non è responsabile del contenuto di altre pagine web e non condivide necessariamente i contenuti di queste ultime). Per motivi di salute, etica, ecologia e altre ragioni derivanti dallo sviluppo della coscienza, vi è una sempre maggiore diffusione dell’alimentazione integrale, elaborata in oltre cento anni di sforzi vari, che tra l’altro viene consigliata dai consulenti della salute (cereali integrali, possibilmente biologici, frutta e verdura fresca, oli naturali

**) Queste prescrizioni vengono seguite ancora oggi, ad es. dagli ebrei ortodossi che utilizzano l’alimentazione "kosher" (ad es. niente carne di maiale, niente sangue e particolari metodi di macellazione per gli altri animali). Similmente, nell’alimentazione islamica "halal" si evita in particolare la carne di maiale.

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Gesù Cristo e la guarigione – anche oggi

Gesù, i suoi discepoli e altri accompagnatori vennero visti da molti come un movimento per la guarigione del corpo e dell’anima. Siccome questo oggi non è più così ovvio, è necessario lavorarci sopra.

La volontà di voler tornare sani

Gesù pose ad un uomo una domanda importante: "Vuoi guarire?" (Giovanni 5,6). Gesù parla all’anima. Il malato descrive le difficoltà che incontra nella sua ricerca di guarigione. Ma la domanda lo porta ad acquisire coscienza sul fatto se egli voglia davvero guarire. Questa è la prima condizione di una guarigione veramente capita. Fino a quando il subconscio per qualsiasi motivo blocca la via verso la guarigione e la ricerca di aiuto, anche l’accettazione di questo aiuto sarebbe difficile. Sarebbe eventualmente possibile ricorrere ad un intervento medico di pronto soccorso, o influenzare un sintomo. Ma la guarigione è qualcosa che va al di là e che funziona solo se il malato è partecipe, se cioè è in grado di mobilitare le sue forze di autoguarigione.
In questo campo non ci sono solo tutti quegli appartenenti alla professione di guaritori e di aiuto-guaritori e "consulenti della vita" che sono pronti a lavorare con il paziente, ma anche "guaritori" seri e persone che appoggiano la guarigione attraverso la fede e la preghiera.

La forza della fede

Matteo 9,22: una persona che cerca la guarigione tocca la frangia del mantello di Gesù e guarisce. Gesù: "La tua fede ti ha salvata". Chi ha esperienze di fede percepirà in questa forza qualcosa di altamente reale nella sua relazione con Dio, ciò che rende possibile la guarigione. Anche l’effetto placebo in medicina mostra qualcosa della forza della convinzione umana (per esempio nei casi un cui viene somministrato zucchero e il paziente crede che si tratti di una medicina). In questi casi non avvengono dei rovesciamenti profondi dei processi della malattia, come invece viene avviene nel caso delle guarigioni di fede.
Gesù è anche il prototipo di un uomo in senso lato fisicamente, psichicamente e spiritualmente sano.

Passi del capitolo "La questione dei miracoli" nel nostro testo principale*): Gesù Cristo non rimanda solo - come invece fanno alcuni guaritori contemporanei - all’"energia cosmica" che essi sentono scorrere dentro di sé, rimanda piuttosto alla fede, la fede in una possibilità di guarigione attraverso di lui e alla fine attraverso Dio, passando per la persona visibile di Gesù.
Le guarigioni avvengono anche oggi così come avvenivano in origine presso i discepoli: con la preghiera e ponendo in relazione la parte più interiore dell’uomo legata a Cristo. È questa parte più interiore che vuole la guarigione e il raggiungimento della perfezione e che secondo Gesù "può fare opere più grandi" di lui (Giovanni 14,12-13).
La guarigione spirituale stessa ed il progresso ad essa legato rimangono però una grazia che non si può ottenere con la forza, a prescindere da quanto l’uomo possa fare per preprarsi ad essa.
Le guarigioni erano spesso „segni", azioni in piccolo che rimpiazzavano qualcosa di più grande, di più fondamentale. Nella guarigione del nato cieco avvenuta di sabato, Gesù risponde che il motivo non sono i peccati, ma invece „è così perché in lui si possano manifestare le opere di Dio". Cfr. Giovanni 5, 6-9; Giovanni 6; Giovanni 9, 3).
Oggi, in base alle esperienze e al sapere scientifico, appare ovvio che Gesù fosse realmente in grado di penetrare tutte le forze della natura. Ed oggi è sicuramente importante guardare da vicino questo fenomeno; per la nostra immagine dell’uomo, per una guarigione completa in senso cristiano ecc.

L’imposizione delle mani

Non sempre, ma spesso Gesù e i suoi discepoli imponevano le mani per guarire. Questa pratica si incontra sporadicamente ancora oggi. La persona che pone le mani sulla testa o sulle spalle dei malati, mentre lo fa dice una preghiera, eventualmente accompagnata dalla comunità. Ciò aiuta l’immedesimazione e la coscienza ad essere un canale per l’aiuto divino. Ciò deve essere inteso simbolicamente. Ma in base alle conoscenze dei movimenti di guarigione moderni, che annoverano anche dei cristiani coscienziosi, sappiamo che si tratta di una realtà. Nel primo cristianesimo si parlava di "pneuma", il respiro vitale o lo spirito santo *) che veniva trasmesso. Questa pratica venne utilizzata sia nelle preghiere per la guarigione sia per la benedizione, a volte accompagnata da altre pratiche. V. Matteo 19,13; Marco.8,23; Marco 10,16 (benedizione dei bambini); Luca 4,40-41 (guarigione e allontanamento degli spiriti); Luca 24,50 (benedizione dei discepoli); Atti degli apostoli 6,6; 19,12 e 28,8.
Una preghiera di guarigione non dipende necessariamente dall’imposizione delle mani. Essa può funzionare anche a distanza – cosa che può essere considerata difficile.

Malattie di tipo psicogeno

La guarigione della psiche, delle forze vitali e del corpo sono strettamente legate le une alle altre. Già una buona consulenza spirituale o una "consulenza sulla vita" possono avere quindi un’influenza sui disturbi di tipo psicosomatico, se i buoni consigli vengono anche messi in pratica, anziché continuare a fare errori nella conduzione della propria vita.

Passi del capitolo: "Il santo zelo e ....le emozioni", testo principale) *: Gesù viveva continuamente nel „rabbrividire positivo di fronte a Dio" e nella compassione per il prossimo... Negli uomini comuni all’inizio quasi tutte le emozioni si presentano mischiate con dei meccanismi inconsci di stimolo-reazione – che sono diversi a seconda della biografia del singolo e si manifestano con diverse intensità, ma che sono simili nella loro struttura di base.Anche... purificare le proprie reazioni da tali meccanismi, osservarle anziché reprimerle e quindi infine dominarle o consegnarle a Dio, è un processo che richiede molto tempo.
Serve a poco cercare di trattare interi complessi di problemi come un tutt’uno. Sarebbe più efficace cercare singole parti di un complesso, e distinguere in maniera consapevole se si tratti di „una trave nel proprio occhio" o di „una pagliuzza nell’occhio altrui"(Matteo 7,1-5) e individuare di chi è la responsabilità.Alcune scuole cristiane cercherebbero di porre l’accento sul primo aspetto perché esso è più difficile e deve prima essere appreso, rivolgere cioè l’attentione alle proprie azioni problematiche perché è più facile corregerle da soli.Nella prassi psicologica si troverebbe più spesso in primo piano l’altra prospettiva, quella della vittima. Alla fine ci si accorgerà che ciononostante entrambe le parti sono entrate in gioco.

Una pratica possibile per affrontare questo problema è: 1. Osservare interiormente il sentimento negativo in maniera concreta così come si è manifestato (per esempio la paura, l’odio, la rabbia, l’incertezza esagerata, ...). 2. Aspettare un momento anziché rimuginare, in modo tale da capire esattamente di cosa si tratta. 3. Consegnare questo problema - che ormai può essere anche avvertito in maniera fisica - a Dio nella preghiera **). 4. Aspettare con calma sino a quando si avvertirà un po’ di sollievo.
In alcuni esercizi di meditazione questo può essere sentito come una corrente di forze rinnovanti che sale verso l’alto e, a seconda delle circostanze, come un’energia che entra dall’alto. In altri casi è anche possibile "espirare" le emozioni negative consegnandole a Dio, e lasciare invece entrare le forze positive che provengono dalla misericordia divina "inspirando" (una variazione della preghiera continua dei monaci cristiani del Monte Athos, che è stata citata nel capitolo "Il silenzio nel deserto" del nostro testo principale).

Problemi mentali

Passo del capitolo "La trasfigurazione" del testo principale*: esistono il "pensiero positivo" e le "affermazioni positive" (principi direttivi). Il puro e semplice „pensiero positivo" potrebbe, se praticato in maniera non egoistica e non megalomane e senza manipolazioni tecniche, trasferire il pensiero in uno stato che sarebbe più affine a ciò che può giungere da Dio; potrebbe quindi aprire ad esso. La letteratura di questa corrente in gran parte trascura però questa precisazione e così può spesso terminare in un autoinganno.

"Problemi del destino"

I movimenti moderni che aspirano alla guarigione dell’anima fanno l’esperienza di avere dei casi che danno l’impressione che una guarigione non sia (ancora) possibile o non ancora "permessa". È qualcosa che si potrebbe definire come un livello dei "programmi". Per esempio potrebbe essere che il malato "vuole" o deve ancora imparare qualcosa dalla sua malattia. Anche questo però rende possibile una soluzione attraverso Dio. A questo proposito vedi il passaggio su "La volontà di guarire".

Questioni giuridiche

Una pura guarigione (di preghiera) cristiana, che comprenda anche l’imposizione delle mani, in Germania per esempio è protetta dalla libertà di praticare una religione garantita dalla costituzione. Coloro però che volessero praticare al di fuori della propria abitazione o della chiesa dovrebbero informarsi bene sulla situzione giuridica. Se si svolgono attività che altri potrebbero interpretare come pratiche diagnostiche o terapeutiche, anche se ciò avviene gratuitamente o sulla base di un’offerta, in Germania è necessario avere superato un esame di medico naturalista/guaritore o avere completato gli studi di medicina (per esempio i "guaritori dello spirito", le cui pratiche per lo più si allontanano dalla classica guarigione dei primi cristiani, con la quale però si possono riconoscere degli aspetti comuni – possono sentire le malattie con le mani ecc.). Anche se sarebbe auspicabile che le leggi tenessero in considerazione il carattere speciale di queste attività in maniera non burocratica, anche il "Dachverband Geistiges Heilen"**** raccomanda, "date le circostanze, di fare un esame di guaritore/medico naturalista. Se si vogliono offrire solo consulenza psicologica o guarigione spirituale è permessa anche una forma semplificata dello stesso. Se sia veramente possibile realizzare questa forma semplificata, questa è un’altra questione.
In Inghilterra per esempio i "guaritori spirituali" trovano già ampio riconoscimento ovunque e sono abilitati a lavorare anche negli ospedali.

Indipendentemente da questioni legali, colui che è alla ricerca di un guaritore deve continuare a comportarsi in modo corretto, per esempio adottare una sana alimentazione o una dieta, praticare la ginnastica e, per quanto possibile, dormire a sufficienza e pregare.*****

*) Il "testo principale" affronta questi temi e altri punti da un’angolatura più ampia, cioè in relazione alle possibilità dello sviluppo umano, e quindi va oltre la guarigione in senso stretto.

**) In generale per quanto riguarda il migliore atteggiamento interiore nella preghiera cfr. anche la nostra pagina "Una preghiera per la pace...".

***) V. la pagina "Meditazione cristiana". 

****) World Federation of Healing – diversi gruppi in tutto il mondo. http://www.wfh.org.uk .
Tra tutte le associazioni non ne conosciamo finora nessuna di cui facciano parte solo guaritori cristiani. Questo era comprensibile fino a quando la tradizione cristiana era scomparsa. Oggi però essa sta invece diventando un oggetto che suscita ampio interesse. Ma una semplice ed effettiva pratica biblica della preghiera intensa di guarigione si trova qua e là in particolare nelle libere chiese come la chiesa battista o le chiese pentecostali. Anche in alcuni luoghi di pellegrinaggio cattolici come Lourdes avvengono guarigioni straordinarie attraverso la preghiera e la fede. (La nostra pagina web non è responsabile per le pagine web di altri e non condivide necessariamente i loro contenuti spesso mutevoli).

*****) (...) Le conoscenze di oggi riguardanti i sistemi di regolazione presenti nell’uomo, al di là dei punti di vista unilaterali della biologia molecolare, sono di importanza fondamentale per la comprensione della naturopatia e degli sforzi per una guarigione spirituale. Una maggiore inclusione potrebbe favorire la cooperazione dei diversi approcci medici.

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A proposito della benedizione cristiana

Il credente cristiano può benedire tutto e tutti se sente che ciò avviene in armonia con la fede e se il suo animo è rivolto a Dio. Non esiste solo la comune benedizione impartita dal sacedote o dal pastore di cui si parla nei Numeri 6:23 - 7:1 . 

Anche i laici possono dare la benedizione. Non è necessaria nessuna formula né parlare a voce alta; solo la giusta attitudine interiore è quello che conta, in questo senso: "La benedizione del Signore sia con voi, così come lui vuole". Dio non trarrà niente di sbagliato dalla vostra benedizione. Questo uso è diventato raro, ma potrebbe essere utile.  

Ci sono molti passaggi della Bibbia che riguardano la benedizione. Ecco alcuni passaggi tipici relativi ai diversi aspetti della benedizione: Zaccaria 8:13; Atti degli apostoli 3:26; Efesini 1:3; 1 Pietro 3:9-12; Ebrei 6:7. Alcuni ulteriori passaggi della Bibbia sull’argomento: Matteo 5,44 e Luca 6:28; Romani 12:14; 1. Mosè (Genesi) 9:1; 5. Mosè (Deuteronomio) 11:26; Salmi 115:13; Proverbi 11:25.

*) Ovviamente gli angeli hanno problemi con le „benedizioni" di armi...

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Lamentarsi: un elemento possibile della pratica cristiana.

Prendendo in considerazione le posizioni di alcuni circoli cristiani particolarmente osservanti, si potrebbe avere l’impressione che i cristiani debbano rassegnarsi al proprio destino e non possano criticare con impegno gli eventi del mondo: essi possono pregare per un miglioramento o anche provare ad agire. Ma avviene molto raramente che essi si possano „lamentare amaramente" di fronte a Dio – v. le lamentazioni nel Vecchio Testamento – a parte in forma letteraria ('Don Camillo e Peppone'), e ciò viene raramente insegnato ufficialmente nelle Chiese. Tutto ciò è più probabile che si realizzi nella preghiera privata. Se addirittura proviamo a confrontare questa forma di lamento alla pratica ebraica del muro del pianto di Gerusalemme   - senza voler raccomandare qualcosa di simile ai cristiani – allora diventa definitivamente chiaro che qui si tratta di una possibile manifestazione di fede di grande importanza. Proprio anche quando i valori cristiani specifici e le promesse – cfr. p. es. la predica della montagna Matteo 5:5 "Beati i miti, perché erediteranno la terra!" vengono comparati con le tendenze di sviluppo tuttora dominanti, potrebbe addirittura venire da pensare che qui il fatto che i cristiani non sappiano come comportarsi di fronte a tali promesse possa giocare un ruolo importante. Le promesse non sono delle possibilità senza impegno della misericordia, anch’essa presente, che si realizzano ma potrebbero anche non realizzarsi. Sono piuttosto delle „vere" promesse. Quando si avvereranno può dipendere anche dalla maturità dell’uomo e dalla preghiera. 
("Il regno dei cieli si acquista con la forza e sono i violenti che se ne impadroniscono". Matteo 11:12.)

A questo punto non risulta più molto chiaro di chi o di che cosa bisognerebbe lamentarsi. Degli altri uomini? O delle forze diaboliche – che alcuni teologi hanno tolto di mezzo - che hanno contribuito a indurre l’umanità in tentazione? Tutti hanno la loro parte di responsabilità. E qui compare l’idea „il male è stato permesso" (accompagnato dalla logica del pensiero umano „perché....). Ma questa „regia" che „permette" o „non permette" e che quindi stabilisce le regole del gioco del Signore, è direttamente la cosa più grande? Sarebbe troppo limitato pensare a Dio stesso come al responsabile per il male nel mondo o per qualsiaisi tipo di „concessione". Nei primi secoli i padri della chiesa che ancora oggi in alcune chiese godono di molta stima scrissero e parlarono delle gerarchie angeliche che si trovano tra Dio e gli uomini. Gli gnostici parlarono dei cosiddetti "Archonti", dotati spesso di caratteristiche problematiche. Anche altre culture hanno ripreso a loro modo simili esperienze: p. es. il „libro tibetano della morte" è colmo di raccomandazioni su come comportarsi con tali entità dopo la morte. Proprio per ciò che riguarda le cose essenziali che riguardano le accuse reciproche e meschine degli uomini, un giorno potrebbe venire confermata l’esistenza di una „regia" non perfetta al di sotto dell’onnipotente, anche al di sotto di Cristo e che gioca un ruolo importante – ma che, comparata agli uomini o addirittura comparata alle forze negative dirette, si trova straordinariamente „in alto". Questo approccio rappresenta anche un contributo all'antica domanda dei filosofi sulla teodicea, cioè il rapporto tra Dio e il male che esiste nel mondo (la sua "giustificazione"). 

Conclusione: Lamentarsi presso Dio è possibile, lui rimane infatti il giusto interlocutore; non ha invece senso lamentarsi di lui. Questa lamentela può avere il significato di consegnare a Dio le proprie convinzioni accompagnate dai relativi sentimenti agitati, anche se questi sentimenti anziché riferirsi ad una condizione di tristezza si riferiscono p.es. ad una irritazione a causa di una ingiustizia (Matteo 5:6).  Visto che poi la soluzione viene rimessa a Dio, questa lamentela rappresenta in fondo una forma intensa di preghiera. L’amore o meglio il rispetto nei confronti di Dio o Cristo ne fanno comunque parte; questo rappresenta anche una protezione per non precipitare nella pura negatività che non condurrebbe più a Dio, ma altrove. 

Un altro percorso è per esempio aspettare che questi sentimenti perdano un poco di intensità in modo tale che sia poi possibile rivolgersi a Dio nella forma di una preghiera classica e pura, con la quale ci si rivolge a Dio in forma di richiesta e ringraziamento. Di sicuro un comportamento adeguato nei confronti di Dio è pregare abitualmente in questo modo. È però anche permesso lamentarsi nel modo appena descritto nei casi in cui sia ritenuto necessario e venga fatto in maniera sincera (autentica).

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Un percorso cristiano per affrontare gli avvenimenti della vita.

– Colui che - prendendo Gesù come metro di misura e di aiuto - vuole fare dei progressi e abbandonare la propria imperfezione per avvicinarsi alle qualità più importanti per il futuro (cfr. la pagina "...Etica ": non danneggiare, ma aiutare...), deve acquisire consapevolezza relativamente ai propri difetti di carattere, agli errori fatti e ai propri falliementi anziché attribuire agli altri la responsabilità di tutti gli umori, i problemi e i danni (cfr. Matteo 7:1 Non giudicate per non essere giudicati. 2 Perché secondo il giudizio col quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà rimisurato a voi. 3 E perché osservi la paglia nell’occhio del tuo fratello, e non scorgi la trave che è nell’occhio tuo?...)
Di tutto ciò verrà preso nota interiormente o sulla carta non appena sarà possibile e con la maggior calma possibile (cfr. il nostro capitolo del testo principale "Il silenzio nel deserto ") e con scrupolo e coscienza - come se si trattasse di un „prodotto" la cui produzione va terminata, verranno cercate ed esaminate le possibilità di miglioramento e verrà osservato il successo. Ciò significa che è necessario un certo impegno: può trattarsi di preghiere adeguate al caso, e la fede potrà venire in aiuto; tuttavia ciò – se si tratta di una prassi seria e quindi completa - avverrà di pari passo alle correzioni nell’atteggiamento e nel pensiero, ad una maggiore circospezione riguardo ai sentimenti negativi e infine anche a cambiamenti nel comportamento.
Il tutto risulterà più facile se aspetti sempre più sottili di ciò che si osserva quotidianamente su di sé verranno individuati, osservati e poi consegnati a Dio nella preghiera... (Cfr. il capitolo "Il santo zelo e alcuni punti di vista sulle emozioni ".)
Proprio le abitudini di vita profondamente radicate sono molto difficili da cambiare, perché sono ancorate in uno strato non coscio della personalità. Quindi per intraprendere questo percorso è spesso necessaria molta esperienza nel riconoscere le origini conscie e inconscie (tuttavia ciò può riuscire anche direttamente, come nel caso del fumatore che da un momento all’altro smette di fumare grazie ad una decisione accompagnata da una forte volontà. Cfr. il capitolo "La trasfigurazione di Cristo ").
Questo „osservare ed elaborare in maniera cosciente con l’aiuto della preghiera" già di per sé rappresenta un percorso spirituale che può portare molto avanti e può accompagnare un individuo per tutta la vita, ma con una pratica particolarmente intensa può portare molti progressi già in breve tempo. "Strati più profondi" degli aspetti da „purificare" potrebbero essere lì pronti per una elaborazione, benché siano già migliorati notevolmente.

In seguito è possibile elaborare anche i "frammenti" dell’altro ossia quello che gli è stato fatto. Nel caso in cui sia necessaria una valutazione – relativa alle proprie azioni o a quelle dell’altro – essa va fatta non secondo l’aspetto esteriore, bensì in modo "giusto" / "equo" – quindi differenziato e per quanto possibile costruttivo (cfr. Gv. 7:24)
(...)
Emergeranno anche degli impulsi dalla coscienza... (cfr. Matteo 5,5 e 5,9 ...).

(Questa prassi è utilizzabile in primo luogo se si tratta di migliorare dei modi di comportamento che dal punto di vista psicologico erano già „normali". Se si tratta invece di migliorare situazioni che vengono considerate in una certa misura patologiche, è invece necessario l’intervento di una persona ricca di esperienza e dotata di una formazione in psicologia che sia in grado di accompagnare il percorso in maniera attiva, visto che nel caso della patologia psicologica l’autonomia dai propri problemi è ancora più limitata rispetto a come già lo è per tutte le persone quando si tratta di guardare da vicino le proprie debolezze. Se una persona ha delle difficoltà anche con il sostegno esterno è comunque ancora possibile per la persona venuta in aiuto pregare per il bisognoso. A ciò dovrebbe aggiungersi comunque una terapia adeguata. La premessa fondamentale è che l’aiuto venga cercato, perché è nota l’importante domanda di Gesù: „Vuoi guarire?" Cfr. la nostra pagina "...Guarigione".)

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Punti di vista cristiani sull’economia e le questioni sociali

Prima di tutto bisogna tenere presente che l’uomo anche in base a nuovi studi economici *) non è quell’essere puramente egoista di cui finora ha sempre parlato la teoria economica liberale. Solo una minoranza agisce esclusivamente sulla base di puri interessi privati. Per la maggior parte delle persone sono in gioco anche altri valori. La cooperazione reciproca volontaria riveste un ruolo per lo meno altrettanto importante e spesso decisivo. Questo "altruismo reciproco", esattamente come l’egoismo, non conduce però automaticamente al meglio  per la società. Esso può invece agire anche nel senso della creazione di gruppi. In questo caso solo decisioni coscienti e coerenti possono aiutare a risolvere la questione.

Qui si può fare riferimento a punti di vista psicologici o etico-religiosi. L’uomo è allo stesso tempo un essere individuale e sociale. Sia una coscienza sana non esagerata, sia un atteggiamento solidale nei confronti del prossimo, possono essere allenati se si ha la necessaria apertura. Dove sembra essere presente solo la parte egoista, la parte altruista è o non fortemente sviluppata o piegata dalla dura "scuola" della società occidentale. Le società socialiste ponevano l’accento esclusivamente sulla solidarietà e lasciavano invece spesso da parte la parte individualista bisognosa di libertà. In questo modo non tenevano conto di ciò di cui l’uomo ha bisogno. Dove gli uomini non trovano delle relazioni equilibrate, lo mostrano prima o poi con la critica ecc. O si impara presto o prima o poi cominceranno i problemi. Questo vale anche per la forma economica oggi dominante che è caratterizzata da grande imprese che agiscono globalmente. Gesù raccomanda innanzitutto di chiarire i rispettivi problemi (Matteo 7).

I valori del discorso della montagna non sono direttamente traducibili in prescrizioni per l’agire nella società (Matteo 5-7) **. Ciononostante, ciò che Gesù desidera è la divisione della coscienza, per esempio nella vita privata egli raccomanda di agire secondo il comandamento dell’amore per il prossimo. Nella vita professionale o nelle funzioni sociali raccomanda di agire invece secondo il principio opposto. Un’etica seria *** deve mantenersi su tutti i livelli e valere in fondo per tutto il mondo. Per esempio il valore della misericordia e il fatto che Gesù nella pratica si rivolgesse proprio ai poveri è importante per la società  senza dubbio anche al di là dei servizi sociali clericali - anche per un rapporto umano all’interno delle imprese. Anche Matteo 22,21 ha un significato molto pratico, nel quale accanto alla misericordia viene confermato da Gesù anche il "decimo" e cioè accanto all’imposta romana il 10% di offerta per scopi religiosi o di beneficienza. La disponibilità all'aiuto nel senso inteso da Gesù si basa tuttavia su decisioni volontarie. Non è possibile derivare da tale atteggiamento alcun obbligo alla ridistribuzione. Come in passato, restano validi i divieti 9 e 10 "Non desiderare la roba d'altri". Anche nell'impegno di molti di migliorare la propria posizione sociale, i diversi destini restano nelle mani di Dio.
L’allegoria in Matteo 25,14-30 / Luca 19 acquista un significato materiale noto. La relazione (in Luca per esempio l’atteggiamento etico di un pubblicano, in Matteo per esempio l’allegoria che precede la parabola sulle forze della fede delle vergini) mostra però che dovrebbe diventare visibile qualcosa di più grande della moltiplicazione dei beni materiali o delle finanze. Questo risulta evidente in Luca 12 / 33, dove i valori spirituali vengono posti al di sopra di quelli secolari. Ciononostante il rapporto responsabile con i beni si riferisce soprattutto alle cose materiali. Anche dove per esempio viene consigliato di aiutare i poveri e gli svantaggiati: a questo aiuto materiale o finanziario viene attribuito un valore, anziché considerare le cose materiali in generale come prive di valore. Dipende per esempio se il denaro o la proprietà sono fini a sé stesse o se essi vengono usati per qualcosa di sensato - Matteo. 6,24: l’impossibilità di servire Dio e il Mammon allo stesso tempo.
Per esempio mentire o truffare, fare il mobbing e realizzare progetti la cui innocuità per gli altri esseri umani (non criminali) e altre creature non è sufficientemente dimostrata , non è conforme ad un relazionarsi responsabile con il prossimo, come Gesù dimostrava passo a passo. Gesù non insegnava inoltre a mettere sempre in primo piano i cosiddetti "condizionamenti".

Il divieto degli interessi tipico dell’Islam è noto. Ma anche gli ebrei e i cristiani potrebbero trovare consigli simili nella bibbia (nel Vecchio Testamento gli interessi sono proibiti):
Ezechiele 18:8 e 9: "Se non presta ad usura, né prende l’interesse (altra traduzione: interesse elevato), se ritrae dall’iniquità la sua mano e fa giudizio veritiero fra un uomo e l’altro; se cammina nei miei precetti e osserva le mie leggi, operando con fedeltà, egli è giusto e vivrà, dice il Signore Dio". Vedi anche Esdra 7:24 (divieto di imposte, tributi, pedaggi nei confronti di particolari professioni); 
Proverbi 28:8. A volte ne è stata data la seguente interpretazione: la maniera di trattare il denaro ottenuto per mezzo degli interessi sarebbe indifferente perché il denaro dai ricchi andrebbe poi a profitto dei poveri. Nella situazione di oggi, dove il denaro spesso e volentieri viene utilizzato a svantaggio degli interessi dei poveri e della comunità, le premesse del verso non vengono soddisfatte. A questo fine è necessario analizzare a quali fini il denaro viene impiegato.
Nel Nuovo Testamento per quanto riguarda gli interessi v. anche Matteo 23:23 e Matteo 7:24.
Degno di interesse per la redazione di questo testo è tutto ciò che rimane degno di riflessione anche quando ci si allontana dal contesto nel quale è nato il Vecchio Testamento. Per questo non approfondiremo ulteriormente il Deuteronomio 23,20.

La Bibbia invita a non fare debiti inutili (Proverbi 22:07) e a pianificare in maniera prudente (Proverbi 21:05) e di continuare ad apprendere in saggezza e comprensione (ad es. Proverbi 04:05-8). Si invitava al risparmio. Già la citata "decima" avrebbe dovuto essere accantonata ogni anno, per partecipare all'organizzazione di feste religiose e per essere pronti alla carità (Deuteronomio 14:22-27). San Paolo invitava i cristiani a risparmiare qualcosa ogni settimana, per averne a disposizione per coloro che potessero averne bisogno (1 Cor 16:01,2), e invita a una grande prudenza nella gestione dei beni terreni (1. Timoteo 06:08). Gesù parte dal presupposto che è necessario calcolare se si dispone di denaro a sufficienza, ad esempio prima di intraprendere la costruzione di un edificio (Lc. 14:28). Un'economia sostenibile sarebbe anche oggi urgentemente necessaria come terapia e prevenzione: l'indebitamento privato, economico e pubblico è all'origine dell'instabilità finanziaria mondiale. Il sito web Le vie di Cristo non persegue alcun obiettivo politico. Per questa ragione su queste pagine vengono forniti solamente punti di vista di carattere generale.

 *) da un’intervista con Ernst Fehr, direttore dell’istituto per la ricerca scientifica empirica dell’Università di Zurigo, in un’intervista su "Spektrum der Wissenschaft", marzo 2002, "Reziproker Altruismus..." ("altruismo reciproco...").
**) Questi valori verranno spiegati sotto l’aspetto più spirituale nel capitolo relativo al discorso della montagna nel nostro testo principale, parte 1.
***) Vedi anche il nostro capitolo "Principi dell’etica".

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Punti di vista cristiani generali per la società e la politica *)

Matteo 22, 21; Marco 12,13-17; Luca 20,20-26: "Date all’imperatore quello che è dell’imperatore, ma date a Dio quello che è di Dio" è un’atteggiamento realistico riguardo al pagamento delle imposte all’autorità romana. In essa si può distinguere chiaramente tra funzioni statali e religiose. Al contrario qui non c’è traccia di servilismo nei confronti del potere pubblico; negli atti degli apostoli 5,29: "...Si deve ubbidire prima a Dio che agli uomini". Conformemente a ciò Gesù non giustifica automaticamente ogni errore facendo riferimento ai "condizionamenti".

Da un lato l’intera scala di valori del discorso della montagna (Matteo 5-7) non è direttamente traducibile in istruzioni per l’agire nella società. Non sarebbe però conforme alla volontà di Gesù agire nella vita privata in base al principio dell’amore per il prossimo e per esempio in associazioni o in funzioni politiche agire invece sulla base di principi opposti. Una critica seria **) deve dare buona prova in tutti i piani, e infine valere per il mondo intero.
Per esempio non sarebbe conforme alla veridicità e alla responsabilità che Gesù dimostra, imporsi sui concorrenti con metodi disonesti; truffare il pubblico, realizzare progetti la cui innocuità per gli altri esseri umani (non criminali) e altre creature non è sufficientemente dimostrata. Il cristiano deve pensare in modo indipendente, andare oltre i concetti tradizionali di "sinistra" o "destra".

Mt. 7:3-5 "...Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?" non indica evidentemente alcun suggerimento affinché il singolo si occupi esclusivamente e soggettivamente delle proprie debolezze, come talvolta lasciano intendere alcuni gruppi cristiani. Dovrebbe quindi diventare una pratica di vita comune quella di iniziare sempre da se stessi, per essere poi più liberi, senza attribuire agli altri i propri problemi, di sollecitargli ed eventualmente di criticarli, dove ciò appaia necessario. Ancora una volta ciò può riferirsi tanto all'ambito personale quanto a quello politico.

Un consiglio profetico si trova in Geremia 29,7: "Procurate il bene della città, dove io v’ho fatti deportare e pregate il Signore per essa, perché il bene suo sarà anche il vostro". Questo raccomanda una decisione in favore del senso comune in senso lato. Anche attraverso Matteo 5,13, Matteo 13,33 ecc. viene detto ai cristiani di interessarsi alla società e di essere "il sale del mondo".
Però anche per i cristiani ci possono essere delle situazioni nelle quali essi devono allontanarsi dai mali sociali: L’apocalisse di Giovanni 18,4: "Poi intesi un’altra voce che veniva dal cielo: "Uscite da Babilonia, popolo mio, per non diventare complici dei suoi peccati; fuggite per non subire insieme a lei il castigo che la colpisce".

 *) Questa pagina web non persegue fini politici. Qui vengono solo dati alcuni stimoli generali sul tema.
**) V. anche il nostro capitolo "Principi dell’etica" "
V. anche il nostro capitolo "Punti di vista cristiani sull’economia e le questioni sociali".

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Il cristianesimo e la filosofia: il discorso di Habermas "Glaube und Wissen*" ("Fede e sapere")

Il filosofo Dott. Jürgen Habermas ***), finora considerato non religioso, riconobbe l’importanza dei concetti religiosi anche come radici dei valori e della coesione sociale di una società secolare. L’immagine dell’uomo fatta a somiglianza divina, creata con la capacità e il diritto di libertà, potrebbe esprimere qualcosa di "religioso non musicale" (come lui si considera). Il mondo rimane dipendente dalla riconciliazione e dal perdono, cioè dai valori che provengono dalla religione. Lui li pone in relazione con "la sofferenza dei maltrattati innocenti, privati della dignità e assassinati, che va oltre ad ogni misura di riparazione possibile all’uomo". "La speranza perduta della resurrezione lascia un vuoto notevole" (nella società secolare) .

Habermas trova presso i cristiani illuminati dei contributi influenti che anche pensatori secolari dovrebbero concedere ai cristiani:
- La coscienza cristiana dovrebbe elaborare gli incontri notoriamente "dissonanti" con le altre confessioni e religioni. Un’osservazione:in occidente si registra almeno una certa civilizzazione dei rapporti, che è però comunque limitata. I punti di vista che potrebbero essere importanti per un dialogo ecumenico o interreligioso sono sparsi nel nostro testo e anche in alcune pagine extra, per esempio quelle relative alle Chiese o all’etica.
– Ci si dovrebbe mettere in sintonia con le "autorità" scientifiche. Osservazioni: dal punto di vista di questa pagina web il "mainstream" scientifico spesso non è al livello più attuale possibile, o non ha voluto ammetterlo per ragioni economiche o di altro tipo. Questa forma di autorità è diventata in molte questioni dubbiosa. Anche nel campo scientifico mancano l’apertura interdisciplinare e il necessario pluralismo. Questo vale anche per questioni importanti che riguardano l’immagine dell’uomo. Per esempio nell’ingegneria genetica (la cui problematica viene anche citata da Habermas); ma anche nelle restanti scienze naturali. Questo problema viene affrontato molto spesso nel nostro testo principale dedicato ai passi dei vangeli. È giusto però affermare che un dialogo tra la religione e la scienza è necessario. Allora però in base alla nostra esperienza devono essere prese in considerazione anche le più nuove correnti delle scienze naturali **), quindi anche le "scienze outsider" ecc. Inoltre da parte delle religioni devono essere accettate conoscenze che derivano dall’elaborazione cosciente di esperienze religiose profonde anziché il puro costrutto del pensiero teologico. Solo così è possibile capirsi anziché parlare di cose diverse. I dialoghi che si basano su paradigmi scientifici ormai superati (principi di base, immagini del mondo) o su idee limitate del cristianesimo non sono sufficienti. Di un tale processo potrebbero approfittare anche le scienze umane, perché l’uomo tornerebbe ad essere uomo e la sua anima tornerebbe ad essere anima, anziché essere una mera funzione chimica cerebrale.
La coscienza religiosa dovrebbe assentire alle "premesse di uno stato costituzionale...". Esso rimanda alla distruttività che può manifestarsi nell’ambito religioso senza questo passo. Osservazione: questo adattamento dei cristiani moderni ai valori di libertà è in parte anche un passo in direzione delle origini prima dell’unione del cristianesimo con strumenti costrittivi statali a partire dal 325 d.C.

Se nella maggior parte dei casi i circoli cristiani e religiosi, nelle loro relazioni con le istituzioni secolari, si sono adattate al loro linguaggio, secondo Habermas i circoli meramente secolari dal punto di vista del pensiero e del linguaggio nel dialogo con i cristiani dovrebbero adattarsi al loro vero pensiero, invece di "eliminare" semplicemnte "quello che si intendeva una volta". Le maggioranze secolari nelle questioni importanti per i credenti non dovrebbero imporre delle decisioni maggioritarie, senza aver prima esaminato seriamente che cosa essi stessi possono apprendere dalle obiezioni provenienti da questa parte. Osservazione:Solo allora effettivamente gli scienziati, i politici ecc. dovrebbero iniziare un dialogo sul "quel qualcosa" con i cristiani che risuona inoltre nei concetti quali "conservare la creazione", "creatura", "uomo" ecc., e di fronte ai concetti quali cosmo, biosfera, ecologia, essere vivente, Homo Sapiens... .

Habermas punta su un "terzo partito" che è capace di mediare tra religione e scienza: un common sense democratico illuminato (il comune buon senso/ - la ragione) e questo in una "società post-secolare" che si prepara alla continuità dei gruppi religiosi. Osservazione: in Germania finora questo funziona ancora poco, o solo fino al momento in cui le grandi chiese vengono più o meno coinvolte nelle discussioni. Negli Stati Uniti l’attività religiosa dei singoli riceve maggior rispetto, ma i valori religiosi si manifestano nella società secolare in una forma che spesso li rende quasi irriconoscibili.

*) FAZ/ SZ 15.10.2001 o testo Internet in lingua tedesca.
**) V. anche il nostro capitolo "Scienza naturale e fede in Dio".

***) Nota: Habermas e altre correnti filosofiche

Jürgen Habermas, insieme a Theodor W. Adorno e Herbert Marcuse apparteneva alla „Scuola di Francoforte", che con la sua „teoria critica" influenzò notevolmente il movimento studentesco del 1968 e si rifece a variazioni dei modi di pensare neo-marxisti, illuministi e ateisti.
A partire dal 1969 Günter Rohrmoser ha criticato notevolmente la teoria e la prassi del movimento del ’68 partendo da un punto di vista filosofico conservatore. Egli interpretò „l’utopia" del movimento come un surrogato della religione (che quindi stava in concorrenza con l’escatologia ecclesiastica) e tentò di salvare l’antica dottrina di Agostino dei "Due regni (voluti da Dio) - religione e Stato.
I rappresentanti della Scuola di Francoforte da una parte e i loro antagonisti cristiano-conservatori ed economisti liberali dall’altra sono ancora oggi impegnati a compilare rispettivamente liste di tutti gli argomenti ‚contro‘ gli uni nei confronti degli altri al fine di dare torto alla „controparte" vista come blocco unico. In questo modo gli uni hanno perso l’occasione di andare alla ricerca di ciò che nell’ordine dei valori tradizionale è degno di essere conservato; e gli altri hanno perso l’occasione di individuare quegli elementi dei nuovi momenti sociali che vanno al di là delle distorsioni ideologiche e che rappresentano il giusto motivo -"emancipatorio". Comunque da allora sono stati fatti molti passi avanti perché molte persone in Germania e anche altrove non erano più disposte a farsi „schiacciare" sui vecchi „fronti" del 1968. Nella ricerca scientifica invece questo passo non è stato ancora fatto – ancora oggi vengono pubblicati libri dove l’antagonista viene accusato di essere responsabile per tutto il male del mondo e dove l’agire dei propri „amici" appare senza macchie.

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Punti di vista cristiani generali relativi alle questioni ecologiche *)

Genesi 1:26-28 "Poi Iddio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini su ... tutta la terra"** non significa affatto che l’uomo possa trattare la natura in maniera irresponsabile – come invece avviene nella realtà. Qui si parla piuttosto della visione originaria di un’umanità creata per ultima come vertice della creazione e dotata di caratteristiche simili a Dio. Si tratta quindi di una autorità naturale di un essere umano che aveva la facoltà di dare un nome agli altri esseri ed era in grado di trattarli con la massima rsponsabilità. La Genesi 2:15 definisce così questa responsabilità: "Il Signore Iddio prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Questo „custodire" si riferisce ad una creazione vivace capace di sviluppi ulteriori. Più tardi (cfr. La storia del Paradiso) l’uomo si è separato da questa unità con Dio e con la sua creazione, ed è diventato egoista. Essendo quindi venuta meno la base, adesso l’uomo deve riguadagnarsi di nuovo tutti i fondamenti spirituali anziché insistere sulle „autorizzazioni" paradisiache.

Alla creazione venne data importanza anche nel Nuovo Testamento: nella lettera ai Romani 1:20 "le sue (di Dio) invisibili perfezioni, come la sua eterna potenza e divinità appaiono chiare dal mondo creato". Lettera ai Romani 8:19 "Poiché la creazione attende con gran desiderio la glorificazione dei figli di Dio" (altra traduzione „l’uomo redento", cioè l’uomo divenuto perfetto). Lettera ai Romani 8:22 „Noi sappiamo infatti che, fino ad ora, tutta quanta la natura insieme sospira e soffre le doglie del parto". Marco 16:15 „Poi disse loro: Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura (Cfr. Lettera ai Colossesi 1:23).
Adesso è Gesù Cristo che aiuta. Anche lui però non libera l‘uomo dalla sua responsabilità per i suoi simili e per le altre creature; piuttosto aiuta affinché gli uomini possano essere perfetti „come è perfetto il padre vostro celeste" (Matteo 5:48), cioè così come era previsto all’origine – affinché essi si assumano la propria responsabilità.**** Solo così la creazione è di nuovo completa. Ciò presuppone però che gli uomini accettino questo aiuto. Nella lettera ai Romani 1:20 un andare avanti dell’uomo senza Dio viene addirittura definito „non scusabile".

Nella rivelazione di Giovanni (Apocalisse) – v. la parte 2 del nostro testo principale – vengono descritti degli sviluppi catastrofici di cui potranno essere vittime l’umanità o parti di essa e la natura ancora rimasta. Ma da nessuna parte questi fenomeni concomitanti in un tempo di correzioni divine vengono mostrati come positivi o come i veri obiettivi divini; e da nessuna parte nell’Apocalisse vengono scusati gli uomini che per parte loro contribuiscono alla morte delle specie o ad altre catastrofi, e mai gli uomini vengono esortati a dare questo tipo di contributo. ***) Anzi, questa civiltà spensierata viene vista nell’apocalisse in maniera estremamente critica. L’apocalisse non cambia la visione positiva del resto del Nuovo Testamento, come per esempio nel discorso della montagna (Matteo 5 "Beati i miti, perché erediteranno la terra......").

Per quanto riguarda il creazionismo, teoria particolarmente diffusa in area anglosassone: la nostra pagina non presenta alcun tipo di "-ismo". La creazione del mondo e del'uomo, in luogo del puro principio di casualità, lascia emergere invece la saggezza divina. A riguardo si veda anche la nostra pagina "La Scienza e la Fede in Dio") Sono leciti anche i dubbi su taluni dati temporali non confermati dai reperti archeologici né da dati geologici. Ma coloro che inoltre hanno inteso i "7 giorni della creazione" di cui parla la Genesi come 7 giorni da 24 ore ciascuno, secondo la prospettiva attuale, dovrebbero intendere tale approccio come un'interpretazione: la fede non deve basarsi né cadere su argomentazioni di questo tipo. Il nostro tempo presuppone la Terra già nata e creata, insieme alla sua rotazione attuale, che all'inizio non c'era. Già nella Bibbia si dice che "un giorno di Dio vale mille anni". I 7 giorni potrebbero avere un significato assolutamente reale, ma come "intervalli di tempo" o "cicli di creazione", senza una durata definita. Considerare che i processi più complicati della creazione siano i più semplici potrebbe non corrispondere alle nuove scoperte ed "escludere" al tempo stesso le numerose scoperte archeologiche realizzate sino a oggi. Nella Bibbia viene indicato chiaramente che Dio si era manifestato anche prima di Mosè, a uomini come Enoch e Noè. La storia della creazione, così come noi la conosciamo oggi, potrebbe risalire a un'antica tradizione orale, successivamente messa per iscritto, alcune parti della quale si sono conservati anche in altre culture. Nella ricerca emergono ad esempio alcune similitudini con l'epopea sumera di Gilgamesh. Ciò non significa tuttavia che la Genesi debba essere stata scritta dai sumeri, mentre è utile ricordare che Abramo era originario della Mesopotamia.

*) Questa pagina web non è attiva politicamente. In questa sede vengono qundi discussi dei criteri generali e non delle modalità d’azione per singole questioni politiche del presente. I temi che i cristiani di diverse confessioni trattano in relazione alla conservazione della creazione sono ad es. la vita non nata e lo sfruttamento della genetica e dell’energia atomica.

**) Questa osservazione potrebbe essere interpretata come una sorta di approccio pan-en-teistico ("Dio può essere ritrovato anche nella sua creazione), che non deve essere confuso con il panteismo ("Dio è tutto"). Il rapporto più diretto di Dio con la sua creazione si attua tuttavia proprio con l'ausilio dell'uomo (cfr. anche Gv 14:21, 14:23, 15). E ciò si attua in maniera pratica solo nel momento in cui l'uomo ne diventa sempre più consapevole e sempre più legato a Cristo. Anche la gioia della creazione può ricondurre a Dio, ma in presenza di tale mistica della creazione sono invece possibili significative aberrazioni, secondo le quali Dio sarebbe solo una parola i propri desideri materiali.

***) negli Stati Uniti per esempio ciò non è chairo a tutti.

****) Le possibilità per lo sviluppo della coscienza vengono presentate nella prima parte del nostro Testo principale, seguendo i passi della vita di Gesù. Oggi l’uomo, a differenza di un approccio più istintivo caratteristico del passato, ha ad esempio la possibilità di imparare coscientemente a riconoscere più profondamente i legami con ciò che lo circonda, l’ambiente in generale e la terra. Egli può raggiungere così anche il "pensiero intrecciato" (termine utilizzato da Fredric Vester in un altro contesto), ossia il "pensiero multifattoriale" (termine utilizzato da Dörner per lo studio dei legami ecologici complessi al posto del vecchio e inservibile pensiero "lineare" o "monocausale" = "1 causa → 1 effetto". Si veda anche la nostra pagina "Coscienza, studi neurologici e libero arbitrio" e le pagine "Fondamenti dei valori etici", "Punti di vista cristiani per l’economia e le questioni sociali", "Punti di vista generali cristiani per la società e la politica", "Cristianesimo e filosofia…"

V. anche la nostra pagina „Principi dei valori etici".

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La vita non nata *

L’inizio della vita umana

C’è larga intesa tra l’opinione dei cristiani conservatori e quella dei cristiani critici nel sostenere che la vita umana comincia con il concepimento. La Bibbia mostra in molti modi la vita umana come unità, dalla sua origine divina – nel trasmettere la vita attraverso le generazioni – fino ai diversi stadi d’età e di sviluppo dei singoli. Nella Bibbia non si parla „della vita senza valore o senza dignità umana" in un tempo che precede la nascita o in uno stadio di vecchiaia o di malattia.

Nel „Manuale dell’etica cristiana" il Prof. Böckle nomina alcuni teologi presi dalla storia - facendo riferimento ai loro testi originali in parte non ritrovabili – che al posto del concepimento consideravano il momento fondamentale l’annidamento (Nidation) che segue immediatamente il concepimento.

La scienza naturale moderna vorrebbe essere il più possibile libera dai giudizi di valore. Ma anche le scoperte scientifiche mostrano solo dei passaggi fluidi tra lo stadio della cellula fecondata e quello dell’uomo adulto. Quindi, ovunque nella società si cerchi di individuare dei confini che segnano l’inizio della vita umana, si tratta sempre di qualcosa di arbitrario. Citiamo per esempio l’embriologo Erich Blechschmidt: la „legge biogenetica" di Haeckel secondo la quale l’embrione ripete nel suo sviluppo gli stadi animali della storia dello sviluppo è oggi considerata superata: ogni organo si sviluppa sistematicamente per ricoprire il suo ruolo nel corpo umano. Oggi, grazie agli ultrasuoni (ecografia) è possibile filmare le reazioni degli embrioni. Allo stesso modo il genetista umano Prof. L. Lejeune sottolinea che già i geni nella cellula fecondata contengono tutto il „piano" dell’organismo umano adulto; si direbbe che essi ne siano l’oggetto fisico di riscontro (il suo „pendant"). Anche nell’ambito della ricerca sul cervello, nella neurologia dello sviluppo e nella psicologia vengono fatte scoperte analoghe. Una ricerca scientifica complessiva e obiettiva è anche in grado di individuare i processi relativi alla memoria e alla coscienza in stadi sempre più precoci dello sviluppo. Questo concetto di valore ha acquisito significato anche al di fuori dei circoli religiosi.

Un’altra questione è però che tipo di comportamento concreto assumere in relazione a tali idee.

Il comandamento „non uccidere" – Esodo 20 – ai tempi dell’antico testamento venne capito nel senso di „non assassinare"; ma nel corso del tempo l’idea di cosa sia „l’assassinio" e di cosa invece sia „l’omicidio" cambiò. In senso lato il significato del comandamento viene applicato a tutte le vite umane, e i vegetariani addirittura lo estendono al regno animale. L’approccio moderno di „un’etica mondiale" interreligiosa ** comprende l’ideale di „una cultura del profondo rispetto per tutte le forme di vita".
Così come succede in ogni seria consulenza per la gravidanza, anche se i consulenti incoraggiano a portare avanti la gravidanza e vogliono veramente aiutare, è necessario prendere sul serio la situazione individuale della donna con le sue difficoltà, le sue paure, i bisogni della sua coscienza, anziché condannare indistintamente tutte coloro che prendono in considerazione la possibilità di un aborto. Nella maggior parte dei casi per le donne la decisione non è affatto facile. È anche necessario considerare la corresponsabilità degli uomini e dell’ambiente circostante, anziché attribuire il problema esclusivamente alla donna.
Se si tratta di tentare di ridurre il più possibile le interruzioni di gravidanza o, al limite, di farle scomparire, allora bisogna andare oltre gli sforzi individuali. Risulta quindi necessario rendere più facile la vita con in bambini anche dal punto di vista sociale e cioè affrontare quei problemi che oggi rappresentano la causa di molto aborti – anziché pretendere sforzi e oneri ulteriori da parte dei socialmente deboli.

Le questioni giuridiche *:
Gesù Cristo ha sottoposto gli uomini ad una scelta consapevole sul comportamento etico e morale, anziché concentrarsi sulla pressione di una norma esterna o di un’usanza, com’era invece ai tempi del vecchio testamento. Ciononostante le norme giuridiche possono rappresentare un aiuto nelle questioni etiche, così come del resto è stato tentato in tutti i campi dell’esistenza.
Le norme di diritto penale (come il paragrafo §218 in Germania), siano esse severe o liberali, hanno, se facciamo una comparazione a livello internazionale, un’efficacia limitata sul numero degli aborti. Quindi, come già detto, sono necessari altri sforzi per giungere ad una soluzione del problema.

La relazione tra l’ingegneria genetica e la medicina della riproduzione:
A livello internazionale esiste nell’ambito degli esperimenti scientifici e nelle inseminazioni artificiali un „uso dell’embrione" che la legge tedesca sulla protezione dell’embrione cerca per esempio di limitare. Attualmente la „diagnostica pre-impianto" (PID) rappresenta un nuovo tentativo di creare nuovi motivi per gli aborti.

Conseguenze per gli altri campi:
Quando ci si occupa di proteggere la vita umana in fondo sarebbe necessario preoccuparsi anche di tutti i pericoli cui sono esposti i neonati – e in particolare di coloro la cui vita nata o non nata si trova congiuntamente esposta a pericoli. I pericoli ambientali rappresentano un pericolo sia per le madri che per l’embrione; l’embrione è sensibile anche più degli adulti. Questo viene spesso dimenticato da parte degli antiabortisti; allo stesso modo come molti di coloro che si impegnano nella protezione dell’ambiente non si interessano del problema delle interruzioni di gravidanza, cosa che preoccupava per esempio Franz Alt già nel 1985.

*) "Le vie di Cristo" non è una pagina web politica. I suoi scritti non si rivolgono contro nessuno e non vengono fatte delle richieste di tpo politico. Questa pagina web ha il solo scopo di informare su criteri generali.
**) v. anche la nostra pagina aggiuntiva "Principi dei valori etici".

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Parte 4: Vecchio Testamento, e contributi al dialogo con le altre religioni

Il Vecchio Testamento, la religione ebraica (giudaismo), e Gesù Cristo

Questa pagina aggiuntiva vuole essere un contributo alla migliore comprensione del Vecchio Testamento e al dialogo interreligioso. Non abbiamo comunque la pretesa di affrontare le scritture del Vecchio Testamento in maniera altrettanto approfondita di quanto sia stato fatto nell’ambito di questa pagina web riguardo ai Vangeli e agli Atti degli apostoli (l’evento pentecostale).

Gesù Cristo e i suoi discepoli facevano spesso riferimento alle sacre scritture conosciute dai loro ascoltatori. Si trattava innanzitutto del Vecchio Testamento. Esso contiene una storia della creazione, libri sulla storia degli Ebrei, leggi, scritti profetici, salmi, apocrifi ecc. Gesù e i discepoli non pretendevano che il loro lavoro revocasse i contenuti delle più antiche rivelazioni. Essi però non volevano essere visti in prima linea come degli interpreti delle scritture, ma piuttosto volevano far capire ai loro ascoltatori che ciò di cui loro parlavano si riferiva alla vita che emergeva dal contatto diretto con Dio e con Cristo (vedi "Principi dei valori etici" e il testo principale). Da ciò emergono nuovi punti di vista rispetto al Vecchio Testamento.

Nel Nuovo Testamento si trovano tuttavia molti riferimenti ad altri credi di quel tempo. Per esempio il Vangelo secondo Giovanni parla spesso apertamente a coloro che conoscevano la dottrina gnostica per spiegare loro, partendo dal loro stesso contesto, proprio la specifica differenza, lo specifico cristiano. Un semplice esempio ne è l'espressione "Lui era la luce, quella vera..." in Giovanni, 1. Anche alcune lettere di Paolo prendono in considerazione il livello di conoscenza delle persone che appartenevano alla cerchia delle antiche religioni misteriche, più che le tradizioni ebraiche. Chi non conosce queste tradizioni non se ne renderà conto. In questi punti del Nuovo Testamento non si trovano giudizi di dannazione generali contro tutte le antiche scritture non ebraiche. Giudizi di questo tipo si trovano solo in quei punti dove vengono affrontati particolari abusi di concreti culti degenerati, al fine di mettere in guardia gli uomini di fronte a certe strade. Il vecchio e più legittimo percorso della missione era di andare a prendere le persone lì dove si trovavano, anziché pretendere che queste dimenticassero completamente la propria biografia - una cosa che provoca ulteriori fratture nella coscienza anziché portare la redenzione che è in grado di guarirle. Alle persone provenienti da altre culture non veniva richiesto di abbracciare tutta la tradizione ebraica. In questo modo esse avevano gli stessi diritti degli ebrei. Ciononostante, a questo proposito c'erano tra i discepoli contrasti che esistono ancora oggi.

L'opera di Gesù in questa forma era pensabile solo nel contesto della fede in Dio e nella speranza di un profondo cambiamento, che interessasse anche l'Aldilà, così come anticipato dai profeti di Israele. Inoltre sarebbe comunque possibile elaborare l'elemento cristiano anche sulla base di altre tradizioni religiose, in luogo dell'Antico Testamento. Questo fu tentato da Mani, il fondatore dei Manichei che si diffusero ampiamente in Asia, furono più tardi perseguitati dalla chiesa e oggi sono praticamente scomparsi. Anche per Mani il punto di partenza era la religione monoteista di Zaratustra in Persia. Fino a che punto gli riuscì di estrapolare correttamente il ruolo di Gesù e in che misura - nonostante l'alto livello della sua dottrina - non gli riuscì (per esempio l'unilaterale fuga dal mondo nelle dottrine) è un'altra questione che non affronteremo più da vicino in questo contesto.

La religione ebraica (giudaismo) secondo la bibbia ebraica ha prodotto anche altre scritture, come i fondamenti giuridici (Mischna) e i commenti (Gemara) del Talmud – nelle versioni di Babilonia e Gerusalemme -; così come testi fondamentali di alcune correnti, in particolare le scritture mistico-esoteriche della Cabala: Zohar (Sohar) / Sepher Jezirah. Queste ultime scritture vengono fatte risalire al XIII secolo, ma potrebbero anche risalire a tradizioni più antiche. Alcuni aspetti ricordano addirittura l’antico Egitto. Anche oggi esiste una mistica ebraica (Chassidim).

Sulle immagini di Dio

"Il Dio di Abramo" veniva conosciuto come Dio personificato della famiglia, della tribù e del popolo. In altre tradizioni diventava invece il Dio dell'Universo. Questa fede è andata crescendo, nel corso dei tempi, solo nella rigida forma monoteista, alla quale i profeti si richiamavano regolarmente*. All’inizio nel Vecchio Testamento Dio viene chiamato "Elohim" – cioè "spiriti creatori divini" e non extraterrestre materiale risultato di esperimenti genetici ecc., come oggi si trova in alcuni libri: Si sono aggiunte le influenze in parte prolematiche sullo sviluppo della Terra. "Allah", il nome di Dio per gli islamici, dalla lingua araba pre-islamica "al-ilah", in quanto parola semitica ha anche, quasi sicuramente, la stessa origine del nome "Elohim", uno dei nomi di Dio nei libri di Mosè (in ebraico).

Il nome Jahweh/ Jehovah/ JWHW compare nel Vecchio Testamento più tardi. L’avvicinarsi di Dio nel corso delle epoche secondo fonti mistiche o delle scienze umane rappresentate da studiosi quali Lorber o Steiner, si manifesta nel vivere Dio come Jehovah. Solo le traduzioni purtroppo usano sempre le stesse definizioni, mentre nell’originale compaiono numerosi nomi diversi. Di conseguenza il modo diverso di vivere Dio da parte degli uomini nelle diverse epoche è stato tralasciato e ignorato. La vera originaria esperienza divina come Jehovah è stata probabilmente offuscata dall’uomo e persino esseri negativi in questo contesto avrebbero potuto trarre in inganno temporaneamente persone la cui spiritualità era appiattita e che erano pieni di odio. Quindi non tutte le vicende del Vecchio Testamento si riferiscono necessariamente al vero „Jahwe" o a „JHWH" nel senso dell’interpretazione spirituale del Prof. J. J. Hurtak/ USA. Ma questo non significa che ogni vicenda del Vecchio Testamento possa essere valutata alla luce della logica umana della nostra società di oggi. Dio sa meglio di noi perché fa determinate cose e perché vuole determinate cose dagli uomini.

Cristo e la fede nel Messia

„Christos" è già nella Septuaginta, la traduzione in greco della Bibbia ebraica realizzata nel III/II secolo a.C. dagli Ebrei per gli Ebrei, la parola per „Meschiach", il Messia annunciato nelle profezie. Non si tratta quindi di un’invenzione di Paolo, come credevano alcuni scrittori moderni. Le pergamene ritrovate nelle grotte vicino al Mar Morto (Qumran) mostrano che proprio nei decenni/ nei secoli prima di Cristo gli ebrei molto credenti attendevano un regno della pace messianico, così come viene descritto da Isaia. Ma già allora esistevano diverse interpretazioni sull’essere del Messia – come i discepoli di Gesù avevano difficoltà a capire che il nuovo „regno" annunciato non aveva niente a che fare con una rivolta nazionale esteriore contro i romani, ma che si trattava invece di uno sviluppo spirituale che avrebbe cambiato tutto, un „regno dei cieli".

La comunità di Qumran viene spesso annoverata tra le più severe e spirituali degli Esseni, la terza scuola fondamentale dell’ebraismo di allora, accanto ai farisei e ai sadducei. Più esattamente si trattava piuttosto di una comunità indipendente vicina agli Esseni che aveva buoni rapporti con le altre correnti dell’ebraismo di allora, accanto ai pacifici Esseni anche con i militanti „Zeloti", e con i farisei di Gerusalemme (questi ultimi si fidavano di questa comunità a tal punto da affidarle in caso di necessità addirittura le scritture che si trovano sopra il tesoro del tempio; evidentemente, nonostante ci fossero su di loro opinioni discordanti, essi venivano considerati assolutamente affidabili). La „regola della comunità" 1QS comprendeva anche compiti relativi all’attesa del Messia. Si parlava addirittura di due Messia o meglio di due linee di discendenza del Messia atteso, che in base al diritto di allora potevano essere pertinenti a Gesù: attraverso Giuseppe dalla casa di Davide e attraverso Maria dalla linea dei sacerdoti di Aharon (a ciò per esempio fa riferimento anche Carsten Peter Thiede, che si occupa di queste scritture su incarico dell’Istituto per le antichità israeliano).
Sembra che le cerchie che attendevano il Messia non attribuirono nessun significato alla profezia di Micha 5,1, secondo la quale il Messia è di Betlemme. L’evangelista Matteo vi fa però riferimento. Alcuni, con molta leggerezza, la considerano una sua invenzione, dato che Gesù veniva da Nazareth. *

In un passaggio del profeta Daniele 9:25 viene spesso visto un riferimento a Gesù: dalle istruzioni relative alla costruzione della seconda Gerusalemme (v. Neemia 2:18; circa 445 a.C.) sino alla morte del (secondo) Unto trascorreranno in tutto 69 "settimane". Se si tratta di „settimane annuali", ognuna delle quali della durata di 7 anni (cfr. il significato degli „anni sabbatici" ecc.), allora ciò si riferirebbe davvero all’incirca al tempo della crocifissione.

(...)
– Esistono però anche gli ebrei messianici, che riconoscono Gesù come proprio messia.

La proposta di R. Steiners di vedere in Cristo un essere che era ben conociuto in epoche precristiane ad alcuni saggi d’alto livello e che trovava espressione nel Vishwas Karman degli Hindu, nell’Ahura Mazda dei Parsi, nell’essere solare di Osiris degli Egiziani e nel celtico Belemis = Baldur, Apollo, benché difficilmente riutilizzabile per una teologia vincolata al Cristianesimo come comunità religiosa, potrebbe essere invece molto interessante per altri ambienti culturali. Vedi anche il capitolo „In principio era il verbo" in questo testo.
A proposito della Cristologia di Rudolf Steiner vedi anche per esempio le raccolte delle conferenze dal titolo:"Die Geistigen Wesenheiten in den Himmelskörpern", 1912;"Vorstufen zum Mysterium von Golgatha", 1913, 1914;"Von Jesus zu Christus";"Christologie".

Ancora prima, circa 2000 anni fa vediamo poi la personificazione di Cristo sulla Terra come criterio in un punto di ritorno dello sviluppo del mondo e che riprende questo o rispettivamente l’umanità in un certo qual modo nella propria vita. Gli antichi culti in quel momento sono degenerati, così come più tardi il Cristianesimo divenne superficiale, ma una ricerca in questa direzione avrebbe comunque un significato. Cristo si mostrerebbe come qualcosa che non corrisponde al ruolo a volte attribuitogli di garante del potere di una comunità religiosa separata. Un essere che personifica proprio il rinnovato umano generale, il "nuovo Adamo" del Golgota.

Per quanto riguarda l‘epoca „precedente al diluvio universale" e l’epoca del Nuovo Testamento consultare per esempio le scritture scaturite dalla „voce interiore" di Jakob Lorber: www.lorber-verlag.de ; e anche Rudolf Steiner. Le conoscenze della mistica ci dimostrano che la tesi di alcuni, secondo la quale Gesù non è mai esistito come persona storica ed è stato un semplice predicatore itinerante, possono venire completamente dimenticate.

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Zaratustra

Gli insegnamenti originari di Zaratustra si possono ritrovare ancora oggi presso i Parsi e nel loro testo sacro, lo Zend Avesta. Ricercatori di questa religione in India rivelavano che essa fosse più antica di quanto fosse ritenuto dai ricercatori occidentali. Questo significherebbe che gli antichi storiografi avevano ragione. Inoltre risultò che in questa religione originalmente non si trattava solo di lotte cosmiche tra il buio e le tenebre che più tardi rifluirono nelle dottrine gnostiche. Era invece un Dio personale, chiamato Ahura Mazda, che stava al di sopra di queste forze contrapposte come "il bene supremo". Il termine per la parte impersonale di Dio era "Ahu". (Un indirizzo per la elaborazione contemporanea più spirituale di questa religione: Mazdayasnie Monasterie, Mustafa Bldg., Sir Pherozeshah Mehta Rd., Bombay 400001, India). Altrove è stato scoperto che nelle tradizioni iraniane ci sono accenni a Noè / Nuakh che concordano con le cronache bibliche. La nostra impressione è che Zend Avesta per lo meno abbia ancora molto in comune con un tipo di rivelazione primordiale dell’umanità prima del diluvio universale dell’Asia anteriore – cioè con la credenza in Dio più antica, che rimase fedele a Noè anche in questa cultura degenerata. Abramo non era il primo ad onorare quell’unico Dio. Ci sono prove che anche la forma originaria di questa religione prima del diluvio risale a circa 3500 anni prima di Cristo, ed esiste assolutamente la possibilità che un giorno vengano ritrovate scritture di questi tempi antichi. Lorber chiama queste scritture scomparse "Seanthiast Elli"; Dio è probabilmente apparso agli uomini prima del diluvio come "Abedam", così come operò più tardi attraverso il Melchisedek biblico.
Del resto i Parsi vengono annoverati da molti religiosi musulmani in Iran tra la „Gente delle scritture" del Corano, come gli Ebrei e i Cristiani, cioè non tra gli „infedeli", ma piuttosto tra coloro che credono in un unico e medesimo Dio, il ricordo del quale viene sempre tenuto vivo attraverso i profeti. Naturalmente anche in questa religione alcuni aspetti della profondità spirituale degli inizi è andata perduta, come in tutte le altre religioni, cosa che oggi deve venire esplorata e resa accessibile.

(...)
Mani (216-276) tentò di allacciare le dottrine cristiane all'antica religione di Zaratustra. (...) (Questo tentativo non deve venire giudicato; vedi anche il testo più dettagliato in lingua inglese o in lingua tedesca).

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Informazioni su: Gesù Cristo e l’Islam

Il dialogo interreligioso

Questo è un contributo per una migliore comprensione tra le religioni e per un „dialogo interreligioso" pacifico, così come esso avviene da parecchi anni. Queste osservazioni non hanno la pretesa di caratterizzare l’Islam nel suo complesso, tanto più che esistono diverse scuole dell’Islam.****

Il Corano*) e le altre religioni scritte

Islam significa "sottomissione (sottomettersi alla volontà di Dio") o anche "dedizione (a Dio)".
La Sacra Scrittura dell’Islam, il Corano, viene considerata un’ispirazione consegnata al profeta Maometto da Dio o meglio dall’angelo Gibril – che può essere identificato con l’arcangelo Gabriele noto anche nel Cristianesimo. Certamente il Corano ha un siginificato centrale. Oltre ad esso, per l’interpretazione rivestono un ruolo anche altre tradizioni (Sunna; letteralmente: "abitudine") consegnate ai tempi del profeta (Hadith). Anche un profeta è nel suo comportamento personale un uomo, non un dio. Bisogna anche tenere presente che tra i musulmani, così come tra i cristiani, ci sono persone che non conoscono molto bene le Sacre Scritture.  

Il Corano a volte si rivolge ai cristiani e agli ebrei chiamandoli direttamente "Voi gente delle Scritture" (Gente del Libro, p.es. Sura 4,171*) e "Voi figli di Israele". Quindi anche i cristiani e gli ebrei potrebbero dedicarsi al Corano*), anche se normalmente non lo fanno. La scienza delle religioni comunque si occupa delle Sacre Scritture di tutte le religioni, e studia anche lo sviluppo storico delle loro interpretazioni. Le Sacre Scritture dovrebbero comunque venire studiate con rispetto. Una parte dei commentatori del Corano islamico ha scritto che esiste una forma originaria del Corano – ben custodito da Dio – che è accessibile solo agli angeli puri e agli inviati umani puri, un’altra parte di loro ha scritto invece che il lettore del Corano che si trova sulla terra dovrebbe essere in uno stato puro.

Il profeta viene ritenuto inviato per un "tempo" (o tempo intermedio; altra traduzione: dopo un tempo intermedio), durante il quale gli inviati non sono venuti (Sura 5,19*). Il Corano distingue tra i credenti nel senso degli insegnamenti del profeta Maometto, "Gente del Libro" (Gente delle Scritture) e i "miscredenti". Con le "Genti del Libro" si intendono soprattutto gli ebrei e i cristiani, che accanto ai musulmani si basano sulla stessa tradizione, e a volte anche i fedeli di Zaratustra (Sura 22,17*). Perché il Corano riconosce anche una serie di "profeti" che diedero ai loro popoli e al loro tempo degli insegnamenti relativi a un dio, al giudizio nell’aldilà e alla preghiera ( p.es. Sura 6, 83-92; Sura 7, Sura 4,136*). Se i seguaci di queste religioni credono agli stessi principi non vengono considerati infedeli (Sura 5,48* e altre). Nei primi secoli dell’Islam i cristiani e gli ebrei non venivano costretti alla conversione (conformemente all’insegnamento del Corano "Nella religione non c’è coercizione", v. Sura 2, 256*).
Abramo è considerato uno degli "anif" che trovò da solo la vera fede in un dio.
Allah – in arabo antico preislamico al-ilah – ha in quanto parola semita la stessa origine di "Elohim", un nome di Dio nei libri ebraici di Mosé.

„Infedeli" – letteralmente più o meno "dissimulatori" – in senso stretto venivano considerati ai tempi del profeta Maometto i politeisti e gli idolatri contro i quali lui combatté in Arabia, e dai quali già la Bibbia metteva in guardia gli ebrei e i cristiani. Oggi in senso più ampio vengono considerati infedeli coloro che non credono in Dio e nel Giudizio. A volte oggi il concetto di infedele viene erroneamente usato nei confronti di tutti i non musulmani, talvolta anche nei confronti di musulmani di un’altra corrente.

Gesù Cristo nel Corano

Gesù è menzionato, oltre che nella Bibbia, anche nel Corano (VII secolo d.C.), con alcune similitudini e differenze. Si tenga presente che il Corano in diversi passaggi riconosce Gesù Cristo come profeta, come inviato di Dio , e anche come "parola di Dio" senza specificare ulteriormente il significato, e lo riconosce come uno spirito di Dio (Sura 4,171), "creato come Adamo" (Sure 2, 3, 5,...). Gesù quindi vale di più in un ben compreso Islam che tra i teologi cristiani moderni, che vedono in lui solo un riformatore sociale. Solo l’insegnamento di Gesù figlio di Dio – inteso dai cristiani del tempo di Maometto come molto terreno – nell’ambito della dottrina della Trinità, non venne accettato dal Corano. Non c’erano quasi più cristiani in grado di spiegare che cosa si intendeva originariamente in maniera ancora così autentica da poter essere compresa da persone che partivano da un altro punto (p.es. Sura 6, 101*) . Nella lettera ai Romani 1.4 si dice che Gesù si è manifestato come figlio di Dio con potenza – e cioè non è nato. 
Per quanto riguarda la convinzione musulmana che Dio non è nato e che non ha fatto nascere Gesù, ma lo ha creato, i cristiani potrebbero trovarsi d’accordo con i musulmani. Inoltre il concetto greco "logos" – che nella Bibbia viene usato per definire la provenienza e la missione divine di Gesù Cristo – tradotto nei Vangeli anche come "la parola" (vedi sopra), nel Corano viene usato per indicare Gesù. Nelle ispirazioni del Corano – così come nella Bibbia – sono forse nascosti dei segreti che né i musulmani né i cristiani hanno analizzato profondamente, ciò che forse li porta a discutere inutilmente su dei concetti? Anche quando i cristiani presentano questa dottrina in maniera tale da poterla interpretare come „dottrina pluridivina", essa non corrisponde agli insegnamenti di Gesù: "Chiedete al Padre (Dio) in mio nome (cioè interiormente legati a Gesù) " (Giovanni, 15:16). Tutto nella vita di Gesù è rivolto a quel Dio al quale egli è strettamente legato e al quale egli vuol condurre gli uomini.

Il concetto di "logos" (greco, nel vangelo secondo Giovanni 1 "la parola di Dio", una denominazione che è legata a Cristo) è presente nella versione del Corano di Paret (tedesco) indipendentemente da Gesù, ma in altre versioni del Corano viene compresa come „questione" di Dio o come „ordine" di Dio (Sure 13,2 e 13,11*).

Il Corano vede Gesù "come Adamo" (Sura 3, 59) che Dio creò con la terra e parla di un "inviato di Dio" dallo spirito di Dio che combinò la nascita verginale di Gesù (Sura 19, 17) da parte di Miriam (Maria) Sura 19,17-22*). Nella versione cristiana l’angelo del Signore annuncia la nascita di Gesù dallo spirito santo. Nel Corano Gesù venne reso più forte dallo spirito santo/ dallo spirito della santità (Sura 5,110*).

Secondo il Corano il giovane Gesù annunciò la sua resurrezione (Sura 19, 33*), con la quale però potrebbe essere inteso anche un ritorno nel "giorno del giudizio" (il giudizio con la resurrezione dei fedeli cui viene spesso fatto riferimento nel Corano, v. Sura 4, 159*. Il Corano dice che Gesù venne trasportato al cielo vivo (Sura 4, 157 –159*, Sura 3,55*).
I musulmani e i cristiani sono in disaccordo sul fatto che Gesù sia stato crocifisso vivo prima della sua ascensione, morì e sopravvisse alla morte (superò la morte) attraverso Dio – come dicono i cristiani – o se invece venne trasportato in cielo vivo senza essere crocifisso – come credono i musulmani. Entrambi i fedeli credono invece nel fatto che nel momento in cui venne innalzato al cielo, egli non era „morto", ma insegnava agli uomini.
Già nella Sura 3,55* e nella Sura 5,48* si legge „...io lo renderò puro" e „...tutti voi ritornerete a me, e io (Dio) deciderò sulle cose per le quali (nella vita terrena) eravate in disaccordo". Quindi, cristiani e musulmani, anziché litigare, dovrebbero aspettare con calma la soluzione di alcuni segreti ancora rimasti.

Allo stesso modo il Corano parla della resurrezione dei fedeli nel giorno del giudizio (Sura 36, 77-83, Sura 69, 13-37, Sure 75 e 99* e altre). Gesù quindi ritornerà e sarà testimone della gente delle Scritture (Sura 4,159; cfr. Sure 16,89*). Coloro, anche non musulmani, che credono in Dio e nel giorno del giudizio, e fanno ciò che è giusto (), non hanno da temere il giudizio. (Sura 2,62; Sura 4,123-124; Sura 7,170*). Come nella Bibbia, anche nel Corano il giudizio è chiaramente una cosa di Dio, e non degli uomini, che siano essi cristiani, musulmani o ebrei.
(Certi confronti tra le religioni non hanno qui la funzione di mettere in dubbio l’indipendenza del Corano!).

Sui principi etici dell’Islam e del Cristianesimo

Anche i principi etici delle tre cosiddette "religioni di Abramo" sono strettamente affini. I comandamenti ci sono anche nel Corano, anche se non in una lista, tra le altre nella Sura 17,22-39; Sura 5,38-40; Sura 2,188; Sura 4,135; Sura 2,195; e Sura 17,70* (dignità umana). Il Corano vieta per esempio severamente e senza eccezioni l’uccisione di innocenti (Sura 5,27-32*). Il concetto di "Gihad" siginifica solo "lotta"; il significato "guerra santa" non viene dal Corano, ma dalle massime del profeta Maometto e dalle scuole islamiche di diritto ***): Il lavoro spirituale e morale interiore relativo alle proprie passioni lontane da Dio è inteso come „grande Gihad", alla quale viene attribuito un valore più grande rispetto a tutti i conflitti esteriori. (Cfr. p.es. il messaggio di Gesù "togliere prima la trave dal proprio occhio..."- Molti conflitti esteriori perderebbero così la loro ragione di esistere). La "Gihad della parola" è la sostituta pacifica della fede. La "Gihad con la mano" è l’esempio attivo e istruttivo del fedele. La "Gihad della spada", chiamata anche "piccola Gihad"; è permessa solo per la difesa di fedeli aggrediti (cfr. Corano, Sura 2, 190*). La "veemenza" con cui relazionarsi a coloro che hanno un’altra fede è però anch’essa presente nel Corano (Sura 48, 29*, Sura 47, 4*); questi passaggi "veementi" possono essere paragonati ad altri punti che li limitano (come "Nella religione non vi è costrizione", sura 2,256).
Anche le regole tradizionali  che riguardano i rapporti tra i sessi, incluso il divieto di sposare persone di altre confessioni, trovano ampio spazio.

Alla prassi islamica appartengono "la testimonianza che non esiste altro Dio all’infuori di Dio (Allah)" e che Maometto è l’inviato di Dio ;
che devono essere eseguite le preghiere quotidiane (Sura 2,177*);
che il digiuno annuale nel mese del Ramadan va rispettato (Sura 2,185*);
che almeno una volta nella vita si deve andare in pellegrinaggio (Sura 2,196*);
e che deve essere pagata la Zakkat (imposta obbligatoria a scopi sociali) (Sura 2,177*)"

Nell’Islam odierno non c’è una sede centrale che decide sulle questioni etico-religiose. Ciononostante le posizioni sostenute da una netta maggioranza di studiosi di diritto verranno probabilmente largamente accettate.

*) è stato utilizzato „Der Koran. Übersetzung von Rudi Paret", Kohlhammer-Verlag( in lingua tedesca), che è sufficiente per soddisfare le esigente scientifiche e che distingue nettamente tra le traduzioni letterali e gli inserimenti fatti ai fini di una migliore comprensione linguistica. Qui viene utilizzata la forma egiziana di conteggio dei versetti, la più diffusa nell’area islamica. In altre traduzioni è possibile che venga utilizzata una delle altre due forme di conteggio, in questo caso il versetto a cui si fa riferimento si troverà nella rispettiva sura ad un numero di poco anteriore o di poco posteriore rispetto al numero di versetto indicato. La difficile traducibilità del Corano non vale per i chiari passaggi qui citati. Il significato dei passaggi del Corano è stato confrontato anche con "Der Koran, übersetzt und kommentiert von Adel Theodor Khoury, 2007( in lingua tedesca)", la cui traduzione ha trovato riconoscimento anche tra gli studiosi musulmani (p.es. Dr. Inamullah Khan, allora segretario del congresso islamico mondiale), e il cui commento tiene conto dell’interpretazione tradizionale delle scuole islamiche di diritto.

***) Anche le „crociate cristiane" storiche non trovano alcun fondamento nella Bibbia ed oggi molti cristiani europei le considerano sbagliate.

****) (Cfr. versetto del Corano 164,125.

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Informazioni su Gesù Cristo e il Buddismo

Qui verranno affrontate le comunanze e le differenze che esistono tra le correnti buddiste ed un tipo di cristianesimo che è (nuovamente) consapevole delle sue profondità spirituali. Con questo non si pretende di riprodurre la vita e gli insegnamenti del Budda (500 a.C.) * Si tratterà piuttosto di concentrarsi su alcuni aspetti precisi.

Il "nulla" e l’Io

Il nucleo degli insegnamenti del Budda, che rappresentava la base del Buddismo "Hinajana", è la progressiva liberazione dell’uomo da tutto ciò che non appartiene al nucleo del suo essere. Il desiderio di comprendere il senso esteriore ed interiore che conduce alla sofferenza dovrebbe venire riconosciuto come "qualcosa che non appartiene a sé" ("anatta") e, mediante un percorso di vita e di apprendimento, attraverso la meditazione ecc. dovrebbe sparire per sfociare poi nella condizione del nirvana. Ciò ha in particolare portato a fraintendere spesso la corrente successiva del Buddismo detta "mahajana", che intendeva come progressi altri aspetti (per esempio una chiara "simpatia" per gli altri esseri umani) anziché predicare una fuga dal mondo. Questa corrente interpretava il concetto menzionato e sempre ricorrente del "non sé" come una sparizione dell’io dopo che tutte le caratteristiche egoistiche umane più basse sono state abbandonate. Quindi essa tende anche a vedere il nirvana come "niente". Budda stesso parlava persino così a proposito delle sue esperienze più elevate: "E io capivo ... con il tempo (anche) la miseria del campo sia del ‘percepire che del non percepire’; mi risultò però chiaro e penetravo per fortuna l’annullamento della percezione e del sentire, e lo assaporavo... E da quel tempo acquisto – dopo aver completamente eliminato sia il percepire che il non percepire, l’annullamento della percezione e del sentire e mi ci soffermo, e le influenze, dopo avere riconosciuto il tutto saggiamente, sono arrivate all’esaurimento". (Suttam dell’Anguttara Nikaja 9, Numero 41 ...).

A tale riguardo bisogna riconoscere che anche Gesù Cristo stimola alla purificazione delle diverse qualità umane e al fatto che ogni persona parta da sé stessa, anziché criticare gli altri. (V. a questo proposito il testo principale di "Le vie di Cristo.net"). Inoltre non identifica sé stesso e i suoi discepoli con il mondo o con attività secolari e terrene, li descrive piuttosto come non appartenenti al mondo, ma in maniera più energica rispetto al Buddismo originario – come viventi e operanti in questo mondo (Giovanni 17), e che trasformano questo mondo "in lievito".
In ogni modo, nei messaggi di Cristo e di Budda sulle questioni ulteriori riguardanti la vita è possibile identificare così tanti aspetti concordanti che da alcuni decenni alcuni sono arrivati a supporre che Gesù abbia imparato dal Buddismo. Però non è così. 
Per spiegare queste concordanze non c’è bisogno di fonti esterne, come pensano alcuni ricercatori moderni– anche se ci possono essere dei punti di contatto.
Allo stesso modo si potrebbe affermare che ha predicato questa o quella dottrina. Nel nostro testo principale viene spiegato che tali aspetti in parte comuni si fondano su realtà spirituali e logicamente tutti coloro che vi hanno accesso le percepiscono in maniera simile, senza per questo copiarsi l’uno con l’altro. Questa è l’ispirazione; alla fine, fintanto che sia vera, essa viene dalla fonte eterna, senza la quale non ci sarebbe „qualcosa" o „niente" o il „non niente" ecc. o la liberazione, tanto più che questa stessa liberazione senza tutto ciò non avrebbe senso. Da ciò che sta dietro al Tutto ed è nascosto nel Tutto e nello stesso tempo è anche al di fuori del Tutto. Il „non manifestato" che però contiene già tutto, e che ciononostante alla fine della creazione sarà più che all’inizio – cioè qualcosa in senso terreno è contradditorio tanto quanto un Koan (un aforisma paradossale per le meditazioni nel buddismo zen). Qualcosa che non può essere capito attraverso un percorso teorico, benché l’animo umano possa piano piano diventare abbastanza flessibile da potere almeno intraprendere dei tentativi di avvicinamento indiretti, o al fine di elaborare ciò che è stato visto interiormente.*****
Questa è la forza che le religioni hanno in comune di fronte ad una società materialistica egoistica, e che però non sfruttano abbastanza. Anche gli aspetti in comune e i contatti delle religioni tra di loro non hanno cambiato il fatto che esse abbiano i loro propri percorsi, talvolta anche diversi.

Tra i mistici cristiani, l’opera di Meister Eckhart si avvicina maggiormente all’impersonalismo orientale. Tra le scuole di pensiero buddiste, gli insegnamenti di Nichirenpossono essere considerati come un ponte. Tra gli altri filosofi indiani, l’opera di SriAurobindo – e la sua partner, "la Madre" – si avvicina maggiormente al personalismo europeo. Egli provò ilnirvana e riconobbe – pare in un modo molto simile ai mistici cristiani – che dietro l’esperienza del "nirvana" c’è qualcosa di ben diverso dal "nulla". Egli parla dell’ "Altissimo", di cui alcuni aspetti vorrebbe portare sulla terra. Ci sono alcune persone per le qualiSriAurobindoè stato un ponte che li ha ricondotti alla cristianità – alla vera essenza della cristianità, che comprende la reale "imitazione di Cristo"e anche il potere che Gesù dimostrò nella sua resurrezione.

La "realtà ultima" e la questione di Dio.

Le qualità umane purificanti nel campo sia cristiano che ebreo sono però legate l’une alle altre anche dal concetto di peccato di fronte a Dio. Innanzitutto si trattava dell’osservanza di norme religiose etiche consolidate; più precisamente del superamento di tutte le caratteristiche che ci separano da Dio. Solo che normalmente – anche tra i buddisti stessi – c’è la convinzione che nel Buddismo non ci sia un dio. In prese di posizioni etiche comuni delle diverse religioni ci si riferisce solamente ad una "ultima verità" accettata da tutte le religioni che va al di là della vita materiale, a prescindere da quello che ciò significhi per ogni singola religione. Questo però non è corretto. Budda non ha mai sostenuto che non ci sia un dio. Egli, date le circostanze del tempo, si limitava quasi sempre alla trasmissione di conoscenze relative alla via umana. Budda rispondeva alle domande dei sacerdoti induisti: "conosco il Brahma, e il mondo brahmino, il sentiero che arriva al mondo brahmino, e come Brahma è giunto nel mondo brahmino, anche questo io lo so" (Digha Nikaya, Discorso 13 – facendo riferimento alle esperienze spirituali, non solo alle conoscenze della letteratura induista). Il Brahma degli induisti senz’altro non può essere posto sullo stesso piano del "Dio padre" di Gesù Cristo; è piuttosto una personificazione delle caratteristiche divine. Ad ogni modo non indica forze negative.
A che cosa si riferiscono allora coloro che parlano di un’origine superiore degli dei adorati nei tempi antichi, anziché adorare questi stessi dei come creature superiori? Evidentemente per Budda l’origine e lo scopo giacevano nel „non manifestato". Questa realtà superiore „non manifestata" non è però „niente". È soltanto al di fuori di Tutto ciò del quale l’uomo con il supporto delle sue capacità terrene, psichiche o mentali è in grado di farsi un’idea.
Ed ecco che abbiamo improvvisamente un parallelo non riconosciuto consapevolmente tra il Cristianesimo, l’Ebraismo e l‘Islam. Perché in tutte queste religioni c’è la consapevolezza che non ha senso o che è addirittura vietato farsi un’idea di Dio – anche se il motivo è stato dimenticato. Nella religione ebraica il nome di Dio non poteva neanche venire nominato direttamente. Vedi anche la nostra pagina "Religione come riconnessione con Dio", Nota 2 sugli archetipi.

I vangeli e l’apocalisse al contrario descrivono il "Padre" come colui dal quale parte la creazione e nella cui perfezione essa finisce (Alfa e Omega), colui che quindi sta al di sopra di lei e delle sue caratteristiche, e che prima di lui non era completamente raggiungibile. I mistici cristiani come Jakob Böhme, grazie alle loro esperienze autentiche, hanno fatto notare espressamente che questo Dio non solo è al di sopra della creazione terrestre, ma anche al di sopra dei mondi celesti dell’aldilà.**) Non serve a molto che le religioni nella letteratura scientifica siano state spesso messe a confronto senza coinvolgere coloro che hanno avuto profonde esperienze religiose. Senza questo non è neanche possibile trovare una lingua che potrebbe essere comprensibile per entrambe le parti (religioni).***

La via buddista porta al raggiungimento del "nirvana", l’aldilà dell’aldilà, che per la maggior parte dei buddisti è distante quanto lo è per i cristiani l’unità mistica con Dio.**** Budda però insegnava anche la possibilità che un Bodhisattwa "liberato dalle reincarnazioni" possa volontariamente ritornare per esempio per aiutare il resto dell’umanità.
Cristo salì al Padre ("e il sepolcro era vuoto", resurrezione e ascensione) per poi ritornare. Con Cristo oggi è possibile una più forte compenetrazione del piano divino più elevato fino alla terra.

Rudolf Steiner può essere menzionato a questo punto, poiché egli ha detto che Buddha portò l’insegnamento dell’amore, mentre Gesù portò la forza dell’amore. La forza dell’amore riporta tutto alla divina perfezione. "Pregate il Padre in mio nome" – ossia in accordo con lui, attraverso lui la via cristiana porta all’Uno. Qui il Buddha viene visto come una sorta di precursore.

Chi desidera conoscere la realtà, può chiederlo a Gesù e/o al Buddha sulla propria via!

Buddha in "Kalama Sutra": "Non la sciatevi guidare..., non per sentito dire, ...non da tradizioni, ... opinioni del giorno, ...dall’autorità delle sacre scritture, ...ragioni e conclusioni logiche, …teorie fittizie e opinioni preferite, ...impressioni di vantaggi personali,...dall’autorità di un maestro. Quando invece lo riconoscete da soli...". (La vera convinzione religiosaè più simile al riconoscere che a un atteggiamento puramente intellettuale del "ritenere vero" il credere.)

*) Gli insegnamenti tramandati del Budda si trovano in particolare nelle voluminose traduzioni di K.E.Neumann, "Die Reden des Buddha: mittlere Sammlung"; e anche nella "längeren Sammlung".

**) Per le persone abituate ad un linguaggio teosofico: in senso teosofico il nirvana o atman giace al di sotto del piano divino "paranirvanico" e "logoico".

***) Il mistico cristiano Meister Ekkehart descrisse la propria esperienza come un nirvana – senza usare questa parola -, con la differenza che per lui ciò significava un incontro con Dio.

****) Il ritorno a Dio con l’essenza della via attraverso il mondo è da un lato un ritorno a qualcosa che esisteva già da sempre. Dall’altro lato è qualcosa in più, che prima non c’era, come due triangoli che combaciano. Questo paradosso può essere compreso solo attraverso una profonda esperienza mistica.

*****) Vi sono anche aspetti filosofici. Nel buddismo Mahayana, Nagarjuna nei suoi Commenti generali a Prajnaparamita afferma che qualcosa può essere visto come vero, non vero, vero e non vero, né vero né non vero, quindi in quattro modi diversi anziché nel modo puramente dualistico della contrapposizione "aut/aut". Dal momento che la ragione classica non è sufficiente per una comprensione completa di ciò, come nelle affermazioni paradossali del buddismo zen (vedi sopra), ciò poteva portare l’uomo a superare questa concezione dualistica (in una sorta di "illuminazione") e raggiungere un livello di comprensione più alto. Nella filosofia europea vi è un altro modo per espandere il pensiero al di là dell’aut/aut dualistico: la dialettica di Hegel (tesi e antitesi) comprende anche la sintesi che ne deriva. Essa può quindi abituare la ragione a raggiungere un punto di vista al di sopra degli opposti o delle contraddizioni apparenti, aprendosi così ulteriormente alla verità superiore dello Spirito di Dio. Indipendentemente da ciò, il nostro progetto cristiano ha sviluppato un metodo simile in cui, partendo da punti di vista differenti, si possono raggiungere gli elementi comprensibili e compatibili da una prospettiva olistica (superamento delle contraddizioni apparenti).

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Informazioni su:  Gesù Cristo e l’Induismo

Le pagine aggiuntive del progetto internet „Le vie di Cristo" che affrontano altre religioni rappresentano un contributo alla migliore comprensione delle stesse e al dialogo interreligioso. Qui vengono presentate le affinità e le differenze tra le correnti induiste e un Cristianesimo che è (di nuovo) consapevole delle proprie profondità spirituali. A ciò non è legata la pretesa di descrivere la religione indù in maniera completa. Qui verranno piuttosto affrontati degli aspetti cruciali precisi dell‘induismo.

Gesù Cristo

Nelle dottrine di origine induista il concetto di „avatare" esiste a diversi livelli. Esso indica uomini che non sono sulla terra per il loro progresso personale, ma piuttosto per contribuire volontariamente al progresso di un popolo o dell’intera umanità, come una goccia della „perfezione divina". Le differenze tra questi „avatare" che si susseguono l’uno all’altro e le religioni finiscono tuttavia per sfumarsi in certe interpretazioni, mentre l’interpretazione ebraica e cristiana pone l’accento sul „Dio della storia", sull’aspetto dell’evoluzione e dello sviluppo ulteriore e del ruolo particolare del „Messia". (Passaggio tratto dal capitolo „In principio era il verbo..." del testo principale * ).
Tuttavia dal punto di vista del pensiero indiano ciò rappresenta un’avvicinamento consentito alla comprensione del compito di Gesù Cristo. Per questo anche i maestri Yoga induisti riconoscono spesso a Gesù un ruolo più grande di quello attribuitogli da altri moderni teologi che vedono Gesù solo come uomo normale o riformatore sociale. Ci sono però anche degli induisti che vedono Gesù come un normale maestro o insegnante. In questo contesto bisogna tenere in considerazione che le profondità spirituali del cristianesimo erano in parte scomparse e devono essere di nuovo rese comprensibili, affinché sia possibile un dialogo sensato con le altre religioni. (A ciò lavora questa pagina web nei suoi testi più dettagliati * ).

Le vie dello Yoga** e il cristianesimo

In conformità con la parola „Siate dunque perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste" (Matteo 5,48),per noi la cosa più interessante in ogni religione è la questione su dove conducono i sentieri spirituali pratici. Nel caso dell’induismo si tratta delle molteplici vie delle yoga. Queste ultime cercano, attraverso il dominio sulla natura esterna ed interna dell’uomo, di condurre l’anima alla sua „perfezione divina".
In questo contesto esistono delle dei percorsi formativi europei (...) che possono definiscono con altri nomi i centri nervosi o della coscienza conosciuti nello Yoga - i chakra. Questi percorsi non sono automaticamente "non cristiani", come invece viene sospettato dalla chiesa. Questi centri invece erano già noti ai teosofi cristiani del Medioevo (Johann Georg Gichtel), e sono ormai realmente riconoscibili nelle strutture energetiche presenti nell’uomo; così come la conoscenza dei ben noti punti dell’agopuntura non è automaticamente „taoistica" – perché questi punti sono ormai da tempo misurabili con degli strumenti e da qualche tempo anche attestabili istologicamente nei tessuti del corpo umano.
(Passaggio tratto dal capitolo „Il santo zelo" del testo principale). Cfr. anche Albrecht Frenz "Christlicher Yoga - Christliche Begründung einer indischen Meditationsweise", dove si afferma che il cristianesimo e i metodi pratici dello Yoga siano compatibili.

Per i cristiani è però decisivo l’atteggiamento spirituale; ciò significa che gli esercizi vengono visti come una preparazione del proprio essere all’operare di Dio, o si pensa erroneamente che la perfezione di Dio possa essere raggiunta con la forza attraverso determinate tecniche (esercizi fisici e di respirazione, recitazione dei mantra, concentrazione, meditazione e contemplazione...) ?.
Una ulteriore differenza per i cristiani: se per esempio nello yoga emergono concetti come „la forza di Cristo", la forza guaritrice di Cristo viene vista come parte del suo essere, che ha per giunta effetti su tutti gli esseri umani – o viene vissuta solamente come una forza cosmica isolata? Se qualcuno non si prepara a Cristo, da dove vuole sapere che ciò che ha vissuto ha davvero a che fare con Cristo? (passaggio tratto in parte dal capitolo "La questione dei miracoli" nel testo principale). *
In ogni caso, al posto di certi metodi in parte adattati al cristianesimo e presi da altre fonti, esistono anche percorsi cristiani originari. Solo adesso si sta cominciando a farli diventare fertili per i tempi attuali. Per esempio l’antica pratica dei monaci ortodossi del Monte Athos ("kyrie-eleison", "Signore abbi pietà") nella terminologia indiana è un esercizio di respirazione e recitazione di mantra (cfr. „Il silenzio nel deserto" nel testo principale) * . Inoltre esiste per esempio la meditazione specificamente cristiana dei Vangeli, che è stata posta alla base del nostro testo principale e che è stata descritta nella nostra pagina aggiuntiva „Meditazione cristiana" *.

**La parola indiana Yoga significa letteralmente "aggiogare", cioè la riunione con l’origine, analogamente al significato della parola di origine latina re-ligione. Metodi di addestramento per il corpo, l’anima e lo spirito di origine induista.

Tipi di mistica di cristiani e indiani

L’esperienza della crecifissione e cioè della „mezzanotte dell’anima", della „morte mistica", del passaggio ad un abbandono di tutto ciò al quale l’uomo potrebbe aggrapparsi, che fu avvertito da parte di tutti i mistici cristiani conosciuti nell’una o nell’altra forma (per esempio Meister Ekkehart), ha anche una certa affinità con l’esperienza più alta dello Yoga, il Nirvikalpa Samadhi o meglio dell’esperienza del vuoto del „nirvana". La mistica cristiana sostiene per esperienza che in questo vuoto o dietro di esso ci sia di nuovo „qualcosa", e cioè Cristo o Dio. Aurobindo ha mostrato che anche nella via indiana è possibile un superamento di questo „nirvana" in qualcosa che sta dietro di esso. Nel percorso cristiano però questa pienezza che giace dietro il tutto può essere presente direttamente già dal primo momento del cammino religioso perché l’essere di Cristo che è passato sulla terra rappresenta un ponte.
Si ha l’impressione di camminare sul filo del rasoio / di essere in una situazione limite difficile se qualcuno come Aurobindo viene a confrontarsi con forze che hanno una connessione con lo sviluppo di Cristo, ma non esiste il background. Non è però qualcosa di assolutamente impossibile; si ricordi a questo proposito il caso di un fanciullo indù che era ignaro del cristianesimo, ma che, grazie al suo intenso appello a Dio, fece improvvisamente l’esperienza di Cristo che documentò più tardi scrivendo un libro. (Ed. Friso Melzer, "Sadhu Sundar Singh"). Anche nel corso di esercizi induisti e tantrici alcuni individui che si preparavano a al manifestarsi di divinità indù ebbero improvvisamente visioni di Cristo. „Lo spirito soffia dove vuole ".
Le tesi stimolanti di R. Steiner potrebbero essere difficilmente utilizzabili da parte di una teologia che vede il cristianesimo come una comunità religiosa, ma possono invece essere interessanti per altre cerchie culturali. R. Steiner vede in Cristo un essere solare, ben conosciuto da parte di alcuni saggi di alto grado in diverse culture precristiane. (passaggio tratto dal capitolo „La crocifissione..." del testo principale *). Per quanto riguarda l’India egli richiama l’attenzione su "Vishwas Karman", un „architeto del mondo", i cui effetti gli antichi Rishi indiani (i saggi) potevano percepire dietro i livelli a loro direttamente accessibili.
Per quanto riguarda le numerose divinità indù, si potrebbe pensare che sulla base delle nuove conoscenze gli dèi di molte culture antiche – se non si tratta di divinità tribali o di persone – rappresentano aspetti di una divinità che più tardi vennero adorati come divinità autonome. Le definizioni teoriche come il politeismo da sole quindi dicono molto poco. Anche gli ebrei hanno – nei testi ebraici originali – diversi nomi per indicare Dio e le sue qualità. Ma non percorsero il cammino di adorarli come diversi dèi. Per esempio anche i seguaci di Zaratustra (i Parsi) mantennero una fede monoteistica (un Dio). Nell’induismo per esempio la scuola dei seguaci di Vishna può essere considerata monoteistica.

In questo contesto è interessante il fatto che esistono nuovi tentativi che, come nel caso di Cristo nella resurrezione, non condividono più l’accettazione della mortalità inevitabile e naturale del corpo: (...). Per esempio il filosofo indiano e Yogi Aurobindo e la sua compagna spirituale, la „madre" Mira Alfassa cercarono in questa direzione. (...) (passaggi tratti in parte dal capitolo „La resurrezione" del testo principale) *.

Gli insegnamenti relativi al "Karma" e Dio

Una parte considerevole di quei percorsi cristiani delle opere sociali e della misericordia in India verrebbe considerata "Karma Yoga" (Yoga del destino) o "Bhakti Yoga" (Yoga dell’amore), mentre un percorso orientato alla conoscenza potrebbe venire comparato all‘"Inana.-Yoga".
Co che può venire vissuto realmente è nell’atteggiamento relativo alla conduzione della vita attraverso Dio trasmesso da Cristo, fare scorrere questa vita in maniera più organica rispetto ad un atteggiamento dettato da un destino che agisce meccanicamente = leggi di requilibrio „karmico". Anche Cristo parla di un’elaborazione secondo il principio che „i conti devono tornare", ma non dice che ciò debba avvenire ancora nella logica dell‘„occhio per occhio, dente per dente" (Vecchio Testamento). Questo nuovo compito fondamentale dell’uomo è prioritario – ciò che è produttivo per lui e il suo ambiente verrà utilizzato nelle sue possibilità e messo in pratica. Non si parla più di un superamento del passato fine a se stesso o come motivo di sviluppo. Oggi si può osservare un aiuto „dall’alto" nell’interazione delle diverse possibilità degli uomini. (Passaggio tratto dal capitolo „La crocifissione" del testo principale; esiste anche una pagina aggiuntiva sul Karma e sulla reincarnazione). *

Valori etici

È nell’etica che si presentano le maggiori affinità tra le religioni ed è quindi nell’etica che il dialogo è più avanzato. Per esempio all’inizio del classico cammino yogico secondo Patanjali si pone come premessa per il successo lo "Yama": non danneggiare nessun essere vivente con pensieri, parole o opere; non essere avidi, veridicità, purezza sessuale, non accettare semplicemnte regali (essere indipendente). Il secondo livello è il "Niyama": purificazione interiore ed esteriore, sobrietà e modestia, ascetismo, generosità, immolazione, studio e adorazione delle divinità, fervore religioso e fede. Gli yogi insegnano che anche il „campo di battaglia" nel Bhagavadgita va inteso nel senso di un campo di battaglia che serve ad una purificazione interiore. È evidente che qui esistono dei paralleli con i comandamenti e con gli insegnamenti di Gesù. Gli indù, così come i cristiani e molte altre religioni hanno contribuito a portare avanti il progetto dell‘„etica mondiale".

Le sacre scritture

Le fonti religiose più antiche sono i „Veda" che sono stati ricondotti ai "Rishi" dell’epoca d’oro delle origini. Più tardi si aggiunse per esempio il poema epico Mahabharata, con la narrazione di eventi preistorici che vengono spesso considerati miti, tra i quali le guerre e quindi relativi ad un’epoca non più d’oro. La letteratura dei saggi delle Upanishad si allaccia a questo. Bhagavad Gita è uno dei testi sacri più importanti dell’induismo, la cui tradizione unisce gli antichi Veda con la filosofia di Upanishad e dello yoga nonché di Mahabharata. Krishna, l’eroe di questo poema didattico, è considerato un avatar, una manifestazione della divinità suprema sotto forma umana.

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Informazioni:  Gesù Cristo, il taoismo e il confucianesimo.

Le pagine aggiuntive del progetto internet "Le vie di Cristo" riguardanti le altre religioni sono un contributo per una migliore comprensione e per favorire il dialogo interreligioso. In questa pagina aggiuntiva esaminiamo le concordanze e le differenze tra il taoismo, il confucianesimo e il cristianesimo– un cristianesimo(nuovamente)consapevole della propria profondità spirituale. Con ciò non si desidera descrivere approfonditamente la tradizione e la vita di Lao-Tse o Kon-fu-tse, bensì trattare con precisione i punti essenziali.

Nella tradizionale spiritualità cinese s’incontrano diverse fonti:

1. L’insegnamento originale del massimo principio.
L’insegnamento originale del massimo principio, Tao / Tai-dji, "riguardo il quale nulla può essere detto", è anche l’unità originale prima della separazione delle due polarità Yin e Yang*) e quella seguente dei "5 elementi"*. Quest’unità originaria sta dietro le manifestazioni dell’universo.
Tra i missionari cristiani, ad es. i Gesuiti videro in questo massimo principio un elemento che corrisponde a Dio, mentre i monaci francescani, i benedettini ma anche il Papa si opponevano a questa visione. Da un lato il "Tao" non è in linea con la nuova esperienza di Dio come "Padre" che si può contattare personalmente, come ci ha insegnato Gesù. Dall’altro può essere visto come un antico metodo di cercare e sperimentare Dio, com’era possibile nell’antica Cina.

*) Lo Yin è un principio "femminile" in espansione – ad esempio il nervo simpatico; lo Yang un principio "maschile" restringente – ad es. il nel nervo parasimpatico, entrambi lavorano assieme. I "5 elementi terra, acqua, legno fuoco e metallo" corrispondono ai "4 elementi o caratteristiche di terra, acqua, aria, fuoco = calore" tramandati dall’antica scuola alchimista ed esoterica europea. (Esistevano anche alchimisti cristiani). Il 5° elemento cinese, il cosiddetto "metallo", in Europa era talvolta chiamato "prima Materia" (materia prima) – vedi la moderna teoria fisica delle particelle elementari – mentre antiche fonti teosofiche e antroposofiche indiane la chiamano "etere" e le attribuiscono diversi livelli per un totale di 7 stati aggregati. Oggi non accosteremmo in senso stretto queste antiche idee alla religione. Tuttavia non si trattava semplicemente di una filosofia speculativa; è un antico genere di cosmologia per certi versi avanzata e di carattere scientifico – anche se i metodi di allora differiscono da quelli moderni.

Indipendentemente da ciò, le pratiche degli antichi maestri taoisti cinesi hanno un carattere spirituale. Le antiche intuizioni sul ruolo degli "elementi" e delle forze del corpo sono state riprese poiché difficilmente si può ignorare l’imperfezione fisica sulla via di una perfezione spirituale – in senso olistico. È un tipo di spiritualità che non intende staccarsi dalla terra, come altre tradizioni spirituali orientali. La ricerca della perfezione in quanto tale non è contraria all’insegnamento Cristiano della redenzione. Spesso ci si dimentica che Gesù disse, "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Matteo 5,48). Tuttavia i metodi sono diversi. Gli antichi cristiani sapevano che l’uomo può prepararsi attivamente e aprirsi all’influsso divino, ma allo stesso tempo sapevano che non è possibile forzare la grazia di Dio attraverso queste attività: anche Dio è libero.

Tra il paradiso, il T’ien cinese, la terra e l’uomo – tutti derivanti dalla stessa unità originale – i maestri cinesi avevano visto similitudini (‘corrispondenze’) ovunque. (similmente alle "7 arti libere" delle università europee nel medioevo). Quindi tutto era proteso verso l’armonia della vita umana con il "Paradiso" – indicato come il "potere supremo" – e la terra.Questo indica il carattere religioso di tale tendenza, oltre a quello spirituale. Re-ligione (dal latino) significa riconnessione all’origine del tutto. Ciò nonostante, dal punto di vista cristiano, il Creatore è l’origine e la fine di tutto mentre Gesù Cristo è il legame che ci aiuta a connetterci con Dio.

Nel corso del tempo nell’antica Cina la gente ha venerato svariati "dei": il Paradiso, gli Dei del suolo, gli spiriti e i santi. Tuttavia il termine "politeismo", usato per tali religioni, non è molto significativo in questo caso; questo perché gli "dei" erano originariamente caratteristiche ed emanazioni di un massimo principio, così come si trova in altre religioni. (Un caso particolare è l’adorazione dei santi – pur essendo familiare per alcune chiese cristiane.)

In questo modo, la suddivisione di tutti i fenomeni in ying e yang può ulteriormente trattenere la mente umana all’interno di tali polarità; con degli sforzi appropriati, però, è anche possibile superare la polarità e arrivare a stati mistici della coscienza

2. Taoismo.
Ciò che è stato descritto finora è alla base delle scuole di Lao-tse e Con-fu-tse (Confucio) – che gli storici credono abbiano vissuto attorno al 500 AC.
Il Taoismo (Lao-Tse: tra gli altri il libro "Tao-te-ching") si basa sulla legge "dell’agire senza agire" (Wu-Wei). Nulla viene fatto dalla parte egoista e intellettuale dell’uomo, ma solo dagli istinti naturali del nucleo buono dell’umanità in armonia con la natura. Quest’atteggiamento si tradurrebbe in una sorta di etica naturale di altruismo e modestia.
Questo nucleo buono non è automaticamente identico a Gesù Cristo, che ha preso forma nell’uomo e vi agisce (Giovanni 15: "…Rimanete in me e io in voi"). Tuttavia oggi i teologi non possono negare che persone di fede diversa non abbiamo questo nucleo buono – le simili etiche dei diversi credi ci mostrano come "il Bene" abbia preso piede ovunque. Perfino lo Spirito Santo "soffia dove vuole" (Giovanni 3).

I Taoisti erano pratici, non teorici. Il taoismo si avvale dell’ascetismo, come tutte le religioni. Ma esistono anche pratiche per la sublimazione o trasformazione della sessualità (ad esempio Mantak Chia, "Tao Yoga" e "Tao Yoga dell’amore". Gli antichi percorsi orientali spesso cominciano "dal basso verso l’alto", al contrario dei percorsi europei/occidentali, che oggi cominciano generalmente "dall’alto verso il basso", partendo "dalla consapevolezza").
- Esercizi per il corpo, il respiro e la concentrazione per risvegliare e dirigere l’energia vitale, o "Chi". L’esistenza di questa energia vitale è stata scientificamente provata dalle ricerche sull’agopuntura e sull’elettro-agopuntura, anche se la loro natura non è ancora stata dimostrata scientificamente. L’esistenza dei "Meridiani" dell’agopuntura è stata provata, anche a livello istologico (nei tessuti), come "canali vuoti". Quindi questa forza non è "taoista", come certi cristiani hanno sempre creduto, ma semplicemente umana. Tra gli antichi greci e i primi cristiani era chiamata "pneuma", una parola greca che significa respiro o forza vitale – il respiro della vita, soffiato nell’uomo da Dio – ed era anche usata per indicare lo Spirito Santo. Ma lo "Spirito Santo" è strettamente legato a Gesù Cristo; se l’uomo non entra in sintonia con Gesù Cristo, come può capire che ciò che prova è lo Spirito Santo come lo ha annunciato Gesù?
- Fra le pratiche taoiste, similmente allo Yoga indiano, vi è la meditazione sull’origine primaria di ogni cosa per superare la limitatezza della vita. Anche la ricerca alchimistica dell’immortalità ha avuto un determinato ruolo.

3. Confucianesimo.
Kon-fu-tse (Confucio) raccomandava similmente l’inserimento dell’uomo nella "legge cosmico-etica". Invece della via piuttosto individuale dei taoisti, Confucio cercava un sistema educativo morale che abbracciasse tutta la società. Si trattava di coltivare coscientemente e perfezionare il nucleo buono dell’uomo attraverso abitudini ed esempi: se in famiglia si imparano l’amore e il rispetto, il risultato è una società etica.

- Sin da tempi antichi in Cina erano proibiti ad es. l’omicidio, il furto, la prostituzione e il culto delle immagini.

- Come praticamente in tutte le religioni del mondo, Confucio insegnava "l’amore per il prossimo: non fare agli altri ciò che non vorresti venga fatto a te".

- A ciò si associano l’autocontrollo, l’umanità e la bontà, ossia le virtù etiche: benevolenza, giustizia, comportamento appropriato e rispettoso (anche verso gli antenati), magnanimità, saggezza, lealtà.

- Virtù doppie secondo il libro Shudijng: gentile e dignitoso, benevolo e deciso, retto e cortese, amante dell’ordine e rispettoso, abile e audace, sincero e dolce, indulgente e moderato, forte e affidabile, coraggioso e giusto.

- L’obiettivo era un atteggiamento soddisfatto al di là dell’ira, della tristezza e del piacere.

Negli antichi insegnamenti vi sono sia valori senza tempo sia valori condizionati dal tempo e legati all’epoca imperiale.

4. Queste due scuole cinesi avevano dei punti in comune, ma anche alcune contrapposizioni. Tuttavia, sin dall’inizio venivano percepite più come complementari che come opposte. Ciò valeva anche per il buddismo, che arrivò più tardi dall’India con il suo insegnamento tendente al superamento dei dolori terreni.

I templi cinesi di oggi, ad esempio a Hong Kong, danno spesso l’impressione di una semplice ricerca di oracoli o di riti per la fortuna nella vita. Come in quasi tutte le religioni odierne, l’originaria profondità spirituale non si trova ovunque.

Alla tradizione cinese appartengono anche pratiche non strettamente religiose, quali il libro degli oracoli I Ching, gli oroscopi cinesi, la variante cinese della geomanzia ossia il "Feng Shui" e la già citata medicina cinese tradizionale.

Una testimonianza interessante del primo incontro tra cristianesimo e taoismo si trova nel libro di Martin Palmer "Sutra di Gesù", Ansata: una chiesa cristiana in Cina, oggi non più esistente, nell’ottavo secolo ha "tradotto" i contenuti essenziali del cristianesimo per l’ambiente taoista (citando i libri di altri autori non s’intende affermare di sostenerne tutti i contenuti).

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Punti di vista generali sulle religioni naturali

Le pagine supplementari del progetto internet „Le vie di Cristo" relative ad altre religioni vanno intese come contributo ad una migliore comprensione delle stesse ed al dialogo interreligioso. Da parte cristiana verranno poste alla base della discussione ricerche indipendenti che rendono di nuovo accessibili le profondità spirituali del cristianesimo, e la moderna ricerca della coscienza. Per quanto riguarda le religioni naturali non ne verrà fornita un’ampia descrizione, ma solo alcuni aspetti adatti allo scopo.

Anche per es. il culto scintoista giapponese è originalmente una delle religioni naturali affini a livello mondiale, più antica rispetto alle altre religioni quali il buddismo e il cristianesimo.
Le origini delle religioni naturali risalgono ad un tempo in cui gli uomini avevano una coscienza profondamente diversa dall’attuale coscienza intellettuale. Jean Gebser, autore del libro "Ursprung und Gegenwart" (in lingua tedesca) chiamerebbe questo stato della coscienza "coscienza mitologica". Lo studioso della coscienza Julian Jaynes, autore di "Der Ursprung des Bewusstseins" (in lingua tedesca e inglese) la definirebbe una coscienza nella quale i due emisferi del cervello comunicavano in maniera più diretta rispetto ad oggi*). Secondo questo autore la parte destra del cervello permetterebbe di percepire tutti i tipi di fenomeni, per esempio quelli naturali, complessivamente come „entità", mentre la parte sinistra sarebbe in grado di elaborarle in modo tale che l’uomo sia in grado di udirne le „voci". Tutto ciò che anche in Europa viene tramandato a proposito degli esseri elementari, nelle fiabe ecc. deriva da allora, non è stato inventato. Questo tipo di percezione sparì complessivamente come fenomeno sociale rilevante nell’antichità europea e nell’Asia anteriore intorno al 500 a.C. in concomitanza con la crescente diffusione della scrittura e della lettura a scapito della tradizione orale. Siccome al tempo mitico venivano adorate numerose entità, avi e divinità a carattere locale e legate alla stirpe, il mescolarsi delle culture ha ulteriormente contribuito al fatto che le antiche forme di coscienza abbiano smesso di funzionare o non abbiano più funzionato correttamente. Gli errori inoltre rendevano sempre più problematico l’uso di questo tipo di percezione e accelerarono questo processo. Usare questi passaggi al fine di affermare che la nuova coscienza razionale è ciò che oggi conta e ha valore e che i prodotti della vecchia coscienza oggi sono invece privi di valore non sarebbe corretto. La nuova coscienza portò con sé nuove capacità, ma ne andarono perse altre che l’intelletto da solo non è in grado di sostituire. È comunque possibile, pur conservando le conquiste del pensiero analitico, ridare sviluppo alle antiche facoltà seppellite della sintesi metaforica; per esempio con la meditazione. In questo modo può nascere una coscienza integrata che aiuti entrambi gli emisferi del cervello a riappropriarsi dei loro ruoli originari in un modo del tutto nuovo. La pura coscienza intellettuale è oggi arrivata ai limiti del suo rendimento. Per esempio è dimostrato che riconoscere in tempo utile i problemi ecologici nella loro vera complessità e risolverli facendo ricorso solo a questo tipo di coscienza è impossibile: Dörner parlava di una „coscienza multifattoriale", che sarebbe necessaria per il rilevamento dei processi ecologici, ma che i suoi studenti, stando ai dati di una ricerca appositamente realizzata, praticamente non possedevano. L’umanità odierna è in grado di farsi sollecitare da vecchie tradizioni tramandate relative alle percezioni pre-intellettuali – anche senza però essere in grado di adottare l’antica forma di questa coscienza. Per questi motivi ancora oggi le fiabe per i bambini sono molto preziose. Esse contribuiscono affinché la parte destra del cervello non si attrofizzi.

I „doni dello spirito santo" nel cristianesimo originario giocavano un ruolo importante: (v. Giovanni 16; Corinti 12, 7-11; Atti degli apostoli, 17-20). V. anche il nostro capitolo „Pentecoste" nel testo principale della nostra pagina web in lingua inglese e in altre lingue. Lo spirito santo è una forza divina che fa crescere al di là di sé la creatività dell’uomo. Non si tratta di una semplice attività dell’emisfero destro del cervello, ma effettivamente fa uso di questo. Ma lo spirito santo è in relazione con Gesù Cristo. Anche quando Gesù disse ai suoi discepoli: „Lo spirito soffia dove vuole" – come si fa ad essere sicuri che le proprie esperienze odierne derivino dallo spirito santo nel senso di Cristo, se non si è interiormente preparati ad accogliere Cristo?

A differenza di ciò che abbiamo identificato nelle religioni apparentemente politeitische – alla cui origine esisteva un’unica divinità con particolari „attributi", che solo più tardi vennero venerati come divinità separate – per una serie di religioni naturali non è identificabile tale origine omogenea.

Mentre i miti della creazione presso altri popoli cominciano con la creazione del cielo e della terra (e degli inferi), il mito della creazione giapponese parte dal presupposto dell’esistenza di cielo e terra. Gli dèi scaturiscono spontaneamente da questa immagine, e popolano tutti e tre i mondi, mentre la terra è abitata solo dagli uomini e gli inferi anche da molti defunti e da demoni. Anche gli avi degni di venerazione sono annoverati nel pantheon divino. (...)

La venerazione avviene in modi diversi, con preghiere già prestabilite (ringraziamento e preghiera/richiesta), o con il sacrificio di prodotti naturali o simboli.
(...)

Mentre nelle religioni naturali gli sciamani – stregoni, dotati di particolari conoscenze e di capacità mediatiche, giocano spesso un ruolo importante, il culto scintoista viene guidato dai sacerdoti.

Dottrine etiche: per esempio nello scintoismo esisteva un registro dei peccati; attraverso il contatto con altre religioni vennero sviluppati dei principi etici uguali a quelli che si trovano in tutte le grandi religioni.

(...)

*) "Bicameral mind" in lingua inglese. Lo stesso Jaynes dà l’impressione che queste funzioni naturali del cervello già da sole possano spiegare le esperienze con le forze divine o naturali; in base alle ricerche da noi effettuate questo è decisamente falso. I risultati delle sue ricerche non dicono assolutamente niente su che cosa siano queste „entità". Né Dio né gli dèi possono essere trovati nel cervello. Si tratta di un livello di realtà particolare, e il cervello è solo in grado di interpretare questo livello in un modo o nell’altro. Proprio il vecchio tipo di percezione descritto non è in grado di produrre artificialmente certe „entità" come immagini di fantasia, così come invece sarebbe in grado di fare la coscienza moderna. In un modo analogo i sogni spirituali o le esperienze fatte durante la meditazione rispecchiano in parte cose differenti rispetto ai semplici processi di elaborazione di esperienze psichiche quotidiane.

**) In Europa per esempio il tempo in cui nacquero i poemi epici omerici apparteneva ancora al tempo mitico, mentre il periodo più tardo della filosofia greca antica apparteneva già all’epoca della cosceinza razionale.

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Le nostre nuove pagine tematiche in tedesco/ in inglese.
Religioni precolombiane: il calendario dei Maya
Valutazione della religione degli antichi greci
Note sulla religione degli antichi romani
Antica religione germanica
Religione celtica
Antica religione slava
Antica religione baltica
Antica religione basca
Antica religione finlandese

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La religione1) come „ri-unione" dell’uomo con Dio – sulle vie di Gesù Cristo

1) La parola religione viene dal latino re-ligio = ri-unione con Dio, che dal più profondo prende forma in noi. È lontanamente paragonabile ad un ologramma, anche in grande avviene lo stesso.

Riconoscere i problemi profondi nella vita umana

Così come nel caso di una guarigione attraverso la preghiera, anche per altri cambiamenti nell’uomo si potrebbe porre la domanda fatta da Gesù "Vuoi guarire?" (Giovanni, 5,6). Oppure 'sai quali sono le imperfezioni che hai ancora e che devono trasformarsi se vuoi proseguire sulla strada verso Dio?' Evidentemente un „filo conduttore" può essere trovato in semplici circostanze che raramente vengono considerate religiose. Nella crescita di un bambino, durante la giovinezza e l’età adulta vengono acquisite nuove capacità e spesso vengono nascoste le capacità originarie. Più tardi l’uomo, con l’aiuto del ricordo e della preghiera, può cercare di riacquistare questo modo di sentire per lui naturale, ma ormai nascosto. Le capacità acquisite nella crescita verranno mantenute ugualmente, mentre gli indurimenti dell’essere potranno venire allentati o eliminati. La spaccatura dell’uomo dovuta a „rotture" psichico-spirituali o esteriori che si manifestano nel corso della vita - nell’intelletto o nella vita degli istinti resasi autonoma, e nel contesto di una vita „nel cuore" solo parzialmente integrata - può così essere di nuovo riparata in maniera più forte e in modi diversi. E' evidente che „il frutto dell’albero della conoscenza" nel mito del paradiso si riferisca a questa rottura e che il detto "Se non cambiate e non diventate come bambini, non entrerete nel regno di Dio" si fondi su una conoscenza più profonda della possibilità di cambiamento - Gesù in Matteo 18,1-3; Marco 10,15; Luca 18, 17. Qui non si tratta solo della naturalezza e della spregiudicatezza infantile, ma piuttosto di basi originarie dello sviluppo, che sono quasi „archetipe" 2), cioè dei modelli di base annunciati, una parte andata perduta delle „indicazioni per l’uso" dell’uomo. Questa strada può condurre molto oltre l’attuale limitata coscienza della ragione.

2) archetipo: un concetto dalla psicologia del profondo di C.G.Jung ecc.; un modello di base dell’esistenza umana che viene percepito in maniera diversa. Gli "archetipi" hanno anche numerosi contenuti misti e fuorvianti. "Dio" rappresentato come un vecchio, e altri dettagli come "paradiso" e "inferno", sono alcuni di questi simboli "archetipici" dell’"inconscio collettivo". Jung non sapeva di cosa si trattasse esattamente. A quanto pare, perlomeno il nucleo di questo strato di coscienza con tali immagini e concetti impressi nell’uomo è presente più o meno in tutte le persone. Si tratta quindi di una sorta di ricordo atavico risalente agli albori della storia dell’umanità, prima ancora del noto periodo della "coscienza mitica", come l’abbiamo descritta nel nostro capitolo "Coscienza, ricerca del cervello e libero arbitrio". Questo strato di coscienza contiene anche le contraddizioni (in parte apparenti) trattate nella nostra pagina "Un atteggiamento cristiano…, una terza via". Osservando più da vicino, l’immagine di Dio di questo strato di coscienza si rivela più che altro una caricatura molto problematica di Dio. Anche il Libro tibetano dei morti (BardoThodol), per il quale C.G. Jung scrisse la prefazione, mette in guardia i viventi di non interessarsi a queste immagini fallaci di demoni e dei dopo la morte. Anche nell’antico Egitto esisteva uno scritto simile. In ambito cristiano, ad esempio, gli gnostici avevano un rapporto critico con queste forme, di cui sicuramente si aveva esperienza nella meditazione e nei sogni. Le favole sono un tentativo di trattare in modo creativo questo mondo simbolico, il che per i bambini può essere sensato. Gli adulti invece possono cercare di andare oltre questi simboli, che hanno assunto molti aspetti umani. La vera arte è cercare direttamente Dio e non perderlo in queste immagini fallaci.

Ciò non significa che l’uomo ce la possa fare di sicuro basandosi solo sulle proprie forze. Gesù offre una via reale, e la forza o la misericordia per percorrere questa strada. I cercatori della verità cristiani - mistici e alchimisti - hanno affrontato molto chiaramente tali percorsi di perfezionamento (cfr. per es. Matteo 5,48; Giovanni 10,34;...). Anche molti altri cristiani hanno fatto esperienze in questa direzione in maniera più o meno consapevole. E ciò indipendentemente dal fatto che essi abbiano percorso una via interiore o che piuttosto abbiano messo in atto la loro fede in una dimensione più sociale, o se - nel senso di un „cristianesimo pieno" così come noi lo definiamo - abbiano unito entrambi gli aspetti. Da millenni in molte culture si è alla ricerca del superamento della lacerazione interiore dell’uomo. Ne sono una prova le aspirazioni degli alchimisti taoisti, di diverse forme di yoga, ecc. 3).

3) la parola indiana Yoga significa anch’essa la ricerca di una ri-unione con l'origine. Questo non significa che tutte le vie dovrebbero portare alla stessa meta.

„L’uomo Dio" o l’uomo mandato da Dio Gesù Cristo, il „nuovo Adamo" rappresenta il segnale che da allora anche gli uomini possono riacquistare di nuovo le loro caratteristiche originarie e dimenticate e che è venuta l’ora di riparare agli stravolgimenti ormai diventati pericolosi. Lui poté riunire in se, come un „colpo di fortuna" per la terra, il legame che è alla fonte originaria del senso della vita - Dio - con una coscienza umana altamente sviluppata. Egli poté superare le forze della degenerazione. Pur presentando delle differenze rispetto agli altri uomini, egli era comunque l’uomo che fu in grado di portare a compimento tale processo in questo modo. Per questa ragione gli uomini possono comprendere più facilmente questo percorso, in particolare se lo fanno in maniera consapevole. Ma anche per coloro che non sanno niente del Gesù storico, la sua vita, compresa la resurrezione, non è senza conseguenze - in modo analogo per esempio a quando gli animali su un’isola apprendono cose nuove e improvvisamente altri animali della stessa specie che si trovano però su isole lontane, sono in grado di sviluppare più velocemente queste capacità perché hanno una specie di campo di forze comune, come per esempio scoprì R. Sheldrake.

Una relazione interiore dell’uomo con Cristo e con Dio è possibile in primo luogo anche senza la mediazione della chiesa, benché nella maggior parte dei casi una comunità di cristiani adeguata rappresenti un notevole aiuto. Le teologie contraddittorie che avevano separato la completezza dell’essere di Cristo in un padre spirituale e in un riformatore sociale non rappresentano più la soluzione migliore, sebbene possano essere d'aiuto per alcune persone, in particolare se queste ultime conoscono diverse teologie. Ogni singolo uomo può mettersi in contatto con Cristo isolandosi in una stanza, ma in fondo anche stando sulla piazza di un mercato. Questo può da un lato avvenire con l’aiuto del ricordo delle qualità tramandate (Vangeli). Chi però è aperto a credere che Cristo poteva essere percepito anche dopo la sua morte, - come del resto in base a molte testimonianze, anche se in forma diversa e tra l’altro senza questa visibilità terrena, ogni uomo sopravvive alla morte in maniera consapevole - può credere che Dio abbia degli effetti anche nel presente. Quello che verrà sentito sarà probabilmente il desiderio di pregare in comune il Dio padre che avvolge tutto "nel suo nome" o insieme a lui come se fosse un 'grande fratello'. (Cfr. Giovanni 15,16; Matteo 6, 7-15; Matteo 18,19-20). Per esempio:
 

Dio, mia origine, mio aiuto e mia speranza!
Unito a Gesù Cristo* ti ringrazio per tutto ciò che ricevo da te;
perdonami per le cose che mi hanno allontanato da te **;
ti prego, fammi diventare creativo in questo silenzio attraverso il tuo spirito ***;
conducimi in alto sulla tua strada. *)

*) chi lo ritiene opportuno, può comprendere anche Maria. Anche le caratteristiche maschili e femminili dell’uomo verranno così elevate.

**) Più avanti ogni sentimento percepito come negativo, così come si è manifestato concretamente: 1) può venire osservato interiormente (per esempio la paura, l’odio, l’indifferenza e la presunzione, il dubbio esagerato, ...o un problema, insomma tutto, anche se si è manifestato solo in pensieri o parole, cfr. per esempio Matteo 5,22). 2) Invece di „lambiccarsi il cervello", aspettare un attimo per rendersi consapevoli di ciò di cui si tratta. 3) Consegnare a Dio con la preghiera questo peso adesso diventato percepibile anche dal punto di vista fisico (è possibile inoltre consegnare a Dio e a Cristo l’intero successivo percorso di vita). 4) aspettare con calma, sinché ciò diventerà eventualmente percepibile e si avvertirà una traccia di sollievo - o si avvertirà „una risposta" nella coscienza.

***) Nel silenzio gli avvenimenti del giorno possono „trovare la calma" e quindi diventa più semplice una loro elaborazione o diventano più accessibili alla preghiera. Allora ci sarà più apertura per il nuovo.

Il significato dell’etica in questo percorso

Un livello di questo percorso è "l’amore verso Dio", che sta al di sopra di tutto, e "verso il prossimo come verso se stesso" (Matteo 19,19). Amare se stessi può anche rappresentare una parte dell’aspirazione, e significa riconoscere il proprio compito all’interno della propria cerchia. L’amore può legare a Cristo, perché è la sua principale caratteristica, legata alla saggezza. Anche la via della buona azione nel senso di Cristo rende comprensibile la via cristiana nei suoi effetti interiori ed esteriori. Gesù ha mantenuto le regole etiche fondamentali costituite; perché l’uomo normalmente "miete quello che ha seminato" (Galati 6,7); lui però, anziché porre l’accento sulla legge esteriore, ha posto la responsabilità in maniera più forte nel singolo. In questo modo si può percepire che nell’interno proprio di ogni uomo c’è qualcosa - anche se percepibile solo come coscienza - che è in armonia con Cristo, e attraverso la quale avviene una sorta di "rinascita" (Giovanni 3). Ciò significa che nel corso del tempo l’uomo nella sua interezza entra sempre più in armonia con lo spirito, così come lo viveva Cristo. Questo punto di partenza interiore può essere vissuto nel cuore o nell’anima oppure nello spirito, i modi di viverlo sono diversi a seconda dell’individuo. A prescindere da come il singolo individuo viva Cristo o le forze a lui legate - è opportuno richiamare quanto più possibile alla coscienza ciò che è conosciuto individualmente, affinché sulla base di esso si possa sviluppare un contatto più diretto - anche nel caso in cui non siano riconoscibili degli effetti immediati notevoli.

La virtù terapeutica universale del Cristo „esteriore" o di Dio - una virtù che continua a ritornare - può poi legarsi di nuovo alla forza che si sviluppa come dono di misericordia all’interno dell’uomo. Anche in questo caso la maniera di vivere questo fenomeno può essere diversa a seconda della persona. In questo caso però essa sarà chiara e avrà delle influenze sull’ambiente circostante. Mentre questa vastità fino ad ora era limitata a pochi, che venivano considerati „mistici" o „santi", nei nostri tempi apocalittici certi fenomeni possono manifestarsi in maniera crescente tra le persone semplici - cosa che non sempre viene riconosciuta nel suo significato e nella sua portata. Per questo motivo è necessario farne menzione qui. Questo effetto universale „dal di fuori" può venire accettato o verrà eventualmente a scontrarsi in maniera dolorosa contro le barricate erette da coloro che dentro di se non hanno sviluppato niente di affine. In questo caso essi potrebbero venire percepiti come un'istanza di giudizio, un „tribunale".
 

Conducimi, affinché io non danneggi gli altri nella loro strada verso di te;
guidami ad aiutare gli altri secondo la tua volontà;
proteggimi sulla mia strada; *
Aiutami a raggiungere un’armonia più grande con il tuo amore.

*) qui possono essere compresi anche altri.

Uno sviluppo affine nelle diverse culture sin dai tempi remoti

Così come avviene negli stadi di sviluppo del bambino fino ad arrivare all’uomo maturo, anche nelle culture umane ci sono stati simili stadi di sviluppo della coscienza. Essi da una parte hanno portato a nuove capacità (una volontà, un sentire e un pensare più liberi), dall’altra però hanno fatto diminuire la familiarità originaria con la „creazione", e ciò ha fatto sorgere dei problemi. (Cfr. per esempio Jean Gebser, "Ursprung und Gegenwart": una coscienza della ragione che è in successione arcaica, magica, mitica; da ciò può scaturire una coscienza integrante più forte, che può venire chiamata per esempio "coscienza della ragione"). Anche dei modelli diversi in stadi di sviluppo riconoscibili nella loro essenza hanno avuto una grande influenza, o per lo meno hanno potuto svilupparsi in misura culturale determinante. Questo è accaduto nonostante tutte le contrarietà, ma spesso, come è già stato accennato, con grandi perdite.

Nei tempi moderni è evidente che l’umanità e i suoi popoli, se vogliono sopravvivere4), si trovano davanti alla sfida del destino di compiere nuovi, grandi o piccoli „salti di qualità" o passi evolutivi. Le basi di questi passi evolutivi sono state poste già da circa 2000 anni. Ciò adesso non deve più avvenire a spese delle capacità acquisite, come per esempio della ragione. Quando un numero sufficiente di singoli sviluppa una coscienza della ragione sempre più ampia per congiungersi con la loro origine divina 1), la competizione con le catastrofi apocalittiche può essere ancora vinta con un aiuto „dall’alto". Per questo è necessaria anche una relazione con i movimenti attivisti esteriori quali il movimento per la pace ecc. Tutte le persone di buona volontà hanno il loro „posto" in questo „gioco". Molte persone - in tutte le direzioni religiose stabili - cercano in questa direzione. Esse precedono il futuro e aiutano ad elaborare il passato, anche se prevale ancora la „mediocrità". È la domanda se è nato prima l’uovo o la gallina, se la „salvezza" esteriore rappresenta lo scopo o la coscienza esistenziale - e il progresso dell’essere umano. Le scale di valori valide finora devono assolutamente venire trasformate, perché l’uomo può esattamente immaginare dove potrebbe andare a finire se si ostina ad andare avanti con il programma finora seguito e ormai antiquato. Come ogni cosa è parte del tutto, anche ogni buona azione ha sbocco nel tutto.

4) Non può essere condivisa la visione pessimista nell’ultimo libro di Herbert Gruhl "Himmelfahrt ins Nichts", perché una fonte di sviluppo e di forza da lui ignorata deve invece essere presa in considerazione, una forza che tuttavia rappresenta solo una possibilità: Dio.

Ispira gli uomini a lasciare nelle tue mani ogni decisione che riguarda la vita o la morte *;
aiuta coloro che lavorano per la tua creazione;
guida tu questo mondo alla breccia verso il tuo tempo promesso.**

*) Qui ci si può riferire anche a dettagli, o alla fine il tutto può essere elaborato da un punto di vista meditativo; per esempio 'porre fine all’altalena tra violenza e controviolenza', 'trovare soluzioni ai problemi in modo tale da togliere alla violenza il terreno ad essa fertile', 'condurre un dialogo pacifico tra le persone di buona volontà delle diverse religioni', ... .

**) Luca 11:2; 21:31. Apocalisse 11:16. Dio può dare l’amore che gli viene dato.

 

Si annuncia allora un „ritorno" a Dio in piccolo e in grande

Non è così importante ciò che pensano gli uomini sulla religione ma il rapporto realmente vissuto con Dio.

Giovanni 16,12-13: Molte cose avrei ancora da dirvi, ma per ora non ne siete capaci.
Quando invece sarà venuto lui, lo Spirito di verità, egli vi guiderà verso tutta la verità. Perché non vi parlerà da se stesso ma dirà tutto quello che ascolta, e vi farà conoscere l’avvenire.

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Aiuto
per l’autoesame del lavoro con i testi principali de "Le vie di Cristo"

- nella propria interiorità e nella vita pratica.

In generale:

Ho letto"Introduzione al senso e all’uso di questo testo"? (In caso di risposta negativa: fallo ora, soprattutto in caso di molti dubbi di carattere generale)

Ho letto i capitoli di questo commentario nel loro ordine? (In caso di risposta negativa: se hai seriamente intenzione di seguire i passi di Gesù, leggi con attenzione anche i capitoli precedenti.)

Finora ho studiato senza avere la sensazione assillante di aver sorvolato un passo precedente senza averlo compreso appieno? (In caso di risposta negativa: rileggi con calma il passo in questione, possibilmente senza pregiudizi.)

Per comprendere, vivere e studiare a fondo, ho letto la pagina "Indicazioni metodologiche, meditazione cristiana" e ho cercato di metterle in pratica ove possibile?

Ho un’idea generale delle mie capacità, dei tratti del mio carattere e delle mie abitudini di vita attuali? (In caso di risposta negativa: riflettici e prendi nota).

In caso di risposta positiva: in riferimento a ciò che ho appena studiato, c’è qualche caratteristica particolare per il miglioramento della quale vorrei urgentemente pregare e impegnarmi?

Ho pensato di mettere in pratica le cose nuove di cui sono venuto a conoscenza?

Mi faccio già guidare dalla mia coscienza?

Mi sono impegnato o sono riuscito a farmi guidare da Dio sulla mia via in modo più diretto attraverso Gesù Cristo?

Qual è la mia posizione nel rapporto con Dio?

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